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Autore: beck08    23/02/2014    0 recensioni
La mia storia è un crossover tra hunger games e total drama
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
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Il Distretto 5 non era tra i distretti più fortunati; a dire il vero, non era nemmeno molto sfortunato. Non avevano molte possibilità che un loro tribuno potesse vincere gli Hunger Games; ma tutti ci speravano, perché <>, si ripetevano. Il giorno della mietitura arrivò veloce e sotto silenzio. I pacificatori si disposero in quello che parve essere un quadrato, e frotte di ragazzi e ragazze si radunarono in attesa della Annunciatrice. La donna si presentò con un paio di minuti di ritardo. Correva salendo le scale del palco. Arrivò al centro del proscenio, prese il microfono, e abbastanza affaticata cominciò il suo solito discorso.
“Bene – disse fermandosi presto per riprendere fiato – Ragazzi io sono Blaineley – e di nuovo fece una pausa per respirare.
“Sono qui – continuò sempre più affaticata – per scegliere un ragazzo o una ragazza. Considerato il ritardo con cui abbiamo cominciato direi di tralasciare il filmato.”
La cosa non sarebbe dispiaciuta, visto che si trattava del solito bianco e nero programmato ormai da anni.
“Andiamo subito alla scelta – disse l’annunciatrice riprendendosi leggermente dal fiato corto – cominciamo, come sempre, dalle ragazza. Con tono ironico disse quest’ultima frase, e poi infilò la mano nell’urna. Tirò fuori un biglietto. Lo guardò, sorrise; poi lo aprì con estrema cautela, come fosse qualcosa di fragile. Lesse il nome: “Down Monroe”.
La prescelta era nel centro della piazza. All’istante sembrò sorpresa; poi spaventata. Sgranò gli occhi alla ricerca disperata di qualcuna che si fosse offerta volontaria; ma non trovò alcuno, nonostante lei fosse benvoluta da tutti. Nessuno ebbe il coraggio di darle manforte. La folla si divise in due per farla passare. Down era bionda, vestita con un maglione verde e dei pantacollant neri, nonostante facesse molto caldo. Camminava impaurita tra le due ali di folla che si apriva davanti a lei. Mentre si dirigeva sul palco cominciò a pensare a cosa le sarebbe accaduto durante gli hunger games, ai suoi amici, alla madre, e alle sorelle che avrebbe lasciato. Curiosamente lei era molto impaurita, del tutto terrorizzata, eppure sembrava calma e stranamente sicura di se. Poteva ingannare gli estranei, ma chi la conosceva bene sapeva che era finzione!
Salì sul palco si posizionò davanti a tutti e attese che l’annunciatrice parlò: 
“Bene ed ora passiamo al tributo maschio”. 
Dopo qualche secondo estrasse l’altro foglietto. Lo spiegò e lesse il nome. “Scott Burch”.
Era un ragazzo alquanto strano: la madre e i fratelli erano morti lasciandolo solo; mentre il padre non lo aveva mai ne visto ne conosciuto;   e lui era rimasto solo già a nove anni,  vivendo alla <>, uccidendo animali e costruendosi una capanna in cui vivere. Lui non si ricordava nemmeno che esistessero gli hunger games. Infatti non era in quella piazza; ma bighellonava nei boschi, cosa che preferiva di gran lunga alla confusione della città. L’annunciatrice non sapendo cosa fare, mandò una decina di pacificatori a cercarlo. Dopo un’ora ritornarono con un ragazzo in jeans e canotta bianca. Aveva una chioma rossa e qualche lentiggine; e anche da lontano si sentiva imprecare, come fosse posseduto.
“Chi diavolo siete branco di imbecilli; e che cavolo volete da me?”
Evidentemente nessuno gli rispose. A forza lo fecero salire sul palco. Lui si guardò intorno, e vedendo una miriade di ragazzi fissarlo intensamente; urlò “che avete da fissarmi: non avete mai visto un ragazzo?”.
Fu in quel momento che si ricordò degli Hunger Games: scoppiò a ridere; ma la risata pareva amara.
 “…E voi vorreste che io partecipassi veramente a questa carneficina? Beh potete trovarvi  qualcun altro perché il sottoscritto se ne va”; ma prima che potesse raggiungere le scale del palco, due pacificatori gli si posero di fronte. Lui trattenne la voglia di prenderli a testate e disse:
“Levatevi di mezzo coppia di idioti, oppure giuro che vi gonfio come palloni”; ma loro lo spinsero indietro. L’annunciatrice ripresasi dal suo stato di semi-trance affermò:  
“che spirito combattivo il ragazzo. Bene grazie a tutti. Possiamo concludere la mietitura”.
Down, Scott e l’annunciatrice erano alla stazione pronti a salire sul treno; ma Scott imprecando disse “Se mi fate salire su quel treno ve lo smonto pezzo per pezzo”; ma nessuno gli diede retta, ne tantomeno gli fu dato ascolto. Fu trascinato sul treno da un pacificatore che lo rinchiuse nella sua stanza.
Il treno cominciò a muoversi, e Down e
Scott si incontrarono nel vagone ristorante. Il ragazzo continuava a giochicchiare che alcuni coltelli; mente lei assaggiava uno spicchio di mela. Scott smise di tormentare i coltelli non appena si aprì una porta, da dove entrò quella che per tutti era un fantasma.
Down con moltissima calma disse “Ma tu sei…..Faccia di Volpe”.
Scott aggiunse solo “incredibile”.
La ragazza si avvicinò a loro con molta cautela.
“Preferisco essere chiamata Lynna – disse – e comunque no, non sono Faccia di Volpe; lei era mia sorella e comunque si chiamava May-Lee. Io sono la vostra mentore”.
Lynna cominciò a raccontare ai ragazzi quello che c’era da sapere sugli hunger, raccomandandosi molto di usare un metodo: Correre! I tributi dopo averla ascoltata divennero ancora più rabbiosi; ma non perché stavano già preparandosi ai giochi, soprattutto perché erano stati scelti.
Non avevano tanta voglia di parlare e prima di quanto ci si poteva aspettare i tributi si ritirarono nelle loro cabine.
Dopo un’ora qualcuno bussò alla porta di Scott.
“Entra a tuo rischio e pericolo – urlò il ragazzo – ma se sei il pacificatore che mi ha costretto a salire su questo treno; entra ugualmente perché ho voglia di buttare qualcuno giù dalla finestra”.
La porta si aprì e apparì Down che si avvicinò molto piano dicendo “vuoi davvero buttare qualcuno giù da una finestra”. E lui: “Tranquilla non te, ho una mezza idea di prendere l’annunciatrice e farle fare un bel volo giù dal treno”.
Lei con un pò di paura velata dal suo solito sguardo calo disse:
“Io conosco il motivo della tua rabbia Scott. Leggo le auree e so cosa si prova a restare soli. Io voglio aiutarti,  io voglio esserti amica”.
Lui la guardò strano, e cominciò a urlare.
“Tu non sai niente di me, capito? Non puoi capirmi. Nessuno può capire ciò che ho patito io….Io….Io”. Il suo sguardo si fece vitreo e il ragazzo iniziò a piangere, ma era un pianto soffocato, un pianto che aveva necessità di essere consolato. Piano piano si avvicinò alla ragazza a l’abbracciò. La bionda non si ritrasse, anzi lo accarezzò in testa, mentre lo tranquillizzava.
“Grazie di avermi capito – disse Scott – sei stata la prima e per ora unica ragazza a farlo.  Sarai davvero una buona amica”.
Durante la notte parlarono per tutto il tempo: si conobbero meglio; anche se Scott non cambiò idea. Non voleva farli questi hunger games.  Il giorno dopo erano arrivati a Capital city e appena scesi dal treno, il presidente si presentò a loro.
“Salve tributi benvenuti a Capital City. Io sono Haymitch Aberanty”-
 Scott lo guardò dritto negli occhi in malo modo, e gli disse
“Dunque, tu sei quel gran figlio di….mmmmmmmmmmmm” la mano di Down gli bloccò la bocca, mentre Blaineley si giustificò “Lo scusi signor presidente, è giovane, e soprattutto è un ragazzo che vive fin dall’età di nove anni nei boschi al solo contatto della natura, non conosce nulla delle buone maniere”
Il presidente lo perdonò anche se  sembrava divertito da quella situazione. Blainley risalì sul treno pronta a prendere i tributi degli altri distretti; lasciando i due ragazzi da soli. Il presidente li scortò nella sala dei tributi, dove ogni mattina arrivavo i giovani contendenti. Ad attenderli c’erano quelli dei primi quattro distretti. Nessuno degli otto già presenti pareva accorgersi di loro. Solo quando i due ultimi arrivati si misero a sedere, qualcuno degli altri li guardò molto velocemente.
A prendere l’iniziativa ci pensò Lightning, del distretto uno.
“Ehy – urlò – smammate subito da li; quello è il divano dei favoriti non potete sedervi li”
Down fece per alzarsi dicendo
“Scusate non lo sapevamo”, ma prima che potesse scusarsi ulteriormente, Scott con una mano la fece risedere e disse
“Ok, bravi; è il vostro posto; peccato però che adesso ci stiamo seduti noi”.
Lightning lo guardò infuriato dritto negli occhi e gli urlò
“Pel di carota, se non ti alzi non ci sarà nessun tributo maschio per il tuo distretto quest’anno. Scott lo guardò quasi ridendo e gli disse:
“Voglio proprio che ci provi faccia da idiota”.
Lightning si infuriò lo prese per la canotta, lo alzò, e proprio mentre stava per sferrargli un pugno; Scott gli prese la mano: gli abbassò il colpo. Poi prese una sedia, e gliela spaccò in testa. Lightning cadde a terra esanime. Scott esultò
“Così impari brutto stronzo!””, gli urlò in faccia.
Lightning venne portato via dagli altri tributi favoriti giurando che nell’arena si sarebbe vendicato di lui.
Scott lo guardo molto male mentre si risedeva sul divano.
“Non perdono molto tempo da queste parti – disse tra se.
Down si mise la mani in faccia come a dire cosa ho fatto di male per meritarmi questo compagno.
“Scott – gli disse – quello era uno dei favoriti, si vendicherà molto pesantemente su di noi, lo sai questo vero?”
“Tranquilla ho già una ideuzza per sopravvivere e toglierceli di mezzo. Vedi noi siamo….”
Si fermò improvvisamente vedendo che i tributi del distretto 3 e quelli del 4 lo stavano guardando. Scott si girò verso Down, e gli fece capire che glielo avrebbe detto dopo.
Fu quello il modo per fare le presentazioni. I sei che erano rimasti parlarono a lungo; per tutto il pomeriggio e anche dopo cena. 
Andarono a dormire tutti con le idee chiare. Il giorno dopo sarebbero arrivati i tributi del Distretto 6. Erano state gettate le basi per una nuova alleanza fra i distretti 3,4 e 5; ma Scotte Down erano consapevoli di avere i tributi del distretto 1 tra i loro più acerrimi nemici.
 
  
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