Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Namixart    23/02/2014    5 recensioni
- Chi sei? - chiese flebilmente.
- Jack Frost. - rispose il ragazzo, senza realizzare subito cosa era successo.
Lo vedeva! Lo vedeva davvero!
- Andrà tutto bene, Elsa. Fidati di me. - disse.
Senza sapere cosa stava facendo, mosse una mano e creò un cristallo di ghiaccio a forma di rosa dal nulla, che volò in mano a Elsa.
La bimba trasalì, con il fiore che fluttuava tra le sue mani.
- Andrà tutto bene. - ripeté Jack, poi si allontanò dai cavalli.
Elsa riuscì ad accennare un lieve sorriso, mentre il ragazzo spariva.
- Ci vediamo presto, scricciolo. - mormorò lui.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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E così, finisce bene? Oh, sì! Elsa e Anna riunite, Hans rispedito come un pacco postale a casa sua, Kristoff e Anna insieme… non c’è niente fuori posto! O forse sì: io.
 
- Sei pronta? -
Quella bella giornata d’estate, fu quello il giorno in cui Elsa tornò finalmente alla vita. Entro poche ore avrebbe inaugurato ufficialmente il suo regno, con un regalo rinfrescante ai cittadini.
Jack era, come sempre, con lei, in camera sua.
- C’è qualcosa che non va? Sei strano… - chiese la ragazza, inclinando la testa.
- Niente, pensavo… - fece lui, seduto sul cornicione della finestra, con aria assente.
- Oh, avanti! Puoi dirmelo! - esclamò lei, sorridente.
- Hai veramente intenzione di passare tutta la vita a chiacchierare con un essere invisibile? - chiese, tutto d’un fiato.
- Non m’importa di ciò che pensa la gente. - rispose lei, alzando le spalle.
- Ma… -
- Nulla. Possono dire ciò che vogliono. Non mi crea assolutamente nessun problema. - lo interruppe la ragazza.
- Ho l’impressione che tu non abbia capito dove voglio andare a parare, o fai finta di niente. - fece Jack, sempre più nervoso.
- Ho l’impressione che tu non abbia colto il messaggio. Tu resti qui. È chiaro? - ribatté Elsa, guardandolo dritto negli occhi.
La sua voce trasmetteva un solo segnale: Pericolo! Jack, lascia perdere o finirai nei guai! Allarme rosso!
- Va bene, può non importartene nulla, ma a me sì! Poi dimentichi un piccolo particolare: io sono eterno! Non ho nessuna intenzione di vederti invecchiare e morire mentre io resto lo stesso, chiaro? Voglio ricordarti per sempre così come sei ora. E non voglio rovinarti la vita facendoti passare per pazza! - sbottò lui, forse un po’ troppo veemente.
Elsa trasalì.
- Scusa. Non ci so fare con le parole. - borbottò, distogliendo lo sguardo.
- Devo andare. - mormorò poi.
- Non c’è un modo per farti cambiare idea? - chiese pacata Elsa.
Soltanto un lievissimo tremore nella voce lasciava trasparire il suo vero stato d’animo.
- Temo di no. - replicò Jack, amaramente.
Si voltò e fece per uscire dalla finestra, ma qualcosa lo trattenne all’ultimo secondo. Elsa gli aveva afferrato una mano.
- Ti prego. - mormorò, sommessamente.
Jack si girò, guardando Elsa negli occhi, affranto. La ragazza non esprimeva quasi mai emozioni, ma le tremavano le mani e gli occhi avevano assunto una tonalità più scura. Erano pieni di lacrime.
Il ragazzo si abbassò, fino ad arrivare al livello del viso di Elsa. Poi, lentamente e delicatamente, la baciò.
Dopo quella che parve un’eternità si separò da lei e le lasciò la mano.
- Addio, scricciolo. - sussurrò, volando fuori dalla finestra.
Esitò giusto il tempo necessario a udire un’esplosione e vedere la camera di Elsa completamente ghiacciata, poi guardò solo avanti.
Avanti. Era lì che doveva guardare. Non poteva permettersi di voltarsi, o sarebbe crollato.
Atterrò in un vicolo vicino alla piazza di Arendelle. Voleva fare un ultimo giro nella città, prima di andarsene. Si incamminò lentamente, diretto verso il porto. Ma non riusciva a calmarsi.
- Dannazione! - ringhiò, sferrando un pugno al muro, senza curarsi del dolore.
Crollò a terra, seduto con le spalle al muro. Di umore più nero della pece iniziò a scagliare sassolini in acqua, sempre più violentemente.
- Ehi, perché stai piangendo? -
Jack inizialmente ignorò quella voce, continuando la sua attività rabbiosa, poi si bloccò.
- Scusa? - chiese.
- Ti ho chiesto perché piangi. - ripeté la bambina che aveva di fronte.
- No… non è nulla! Grazie, piccola. - mormorò lui, sconcertato, balzando in piedi.
Iniziò a correre, senza una direzione precisa. Quando arrivò in prossimità di una piazzetta sul fiordo notò Anna e Kristoff.
- Principessa Anna! - gridò, prima di rendersene conto.
Anna interruppe la sua conversazione e si voltò a guardarlo.
- Sì? -
- La… la regina Elsa vuole vedervi. Entrambi. Vi… vi aspetta nel… salone! Sì, vi aspetta nel salone! - improvvisò il ragazzo.
- D’accordo, grazie. - rispose lei, avviandosi con tutta calma a palazzo.
Jack era sempre più sconvolto.
- Cosa diavolo sta succedendo? - si disse, guardandosi intorno.
- Stai bene? - chiese una voce.
Altra voce, altro shock. Jack si voltò di scatto, per trovarsi davanti un pupazzo di neve sotto la sua tempesta personale.
- Sì… Tu sei… Olaf, vero? -  chiese.
- Sì, perché? - rispose lui.
- Puoi cercare la regina e portarla nel salone? -
- Sì, perché? -
- Ehm… grazie. - fece Jack.
- Non c’è di che! - strillò Olaf, su di giri per ignoti motivi.
Il ragazzo ricomiciò a correre, per la prima volta desiderando di ritornare invisibile. Aveva troppi sguardi puntati addosso, troppe persone che si chiedevano chi fosse. Troppo!
Quando trovò un vicolo deserto spiccò il volo, ma si bloccò subito.
- Aspetta! Questo vuol dire… - rifletté, sogghignando.
Cambiò subito rotta, diretto alla nave su cui stavano imbarcando il principe Hans.
Lo trovò seduto su una panchina sul ponte.
- Chi saresti tu? - chiese, sgarbato.
- Mi chiamo Jack Frost. - rispose il ragazzo, pregustandosi il divertimento.
- Jack Frost? Ma è solo una favola per bambini! - replicò il principe, acido.
- Ah, sì? Allora anche questo è una favola, no? - ringhiò, mollandogli un pugno dritto sul naso.
- A mai più rivederci, principe Hans. - disse, inchinandosi e riprendendo il volo, lasciandolo lì, stupefatto e dolorante.
Raggiunse in tempo record il castello e si appostò nel salone in attesa degli invitati. Elsa e Olaf furono i primi ad arrivare.
- Perché mi hai portata qui, Olaf? - chiese gentilmente Elsa.
Aveva gli occhi leggermente arrossati e le tremava un po’ la voce, ma per il resto era quella di sempre. Jack desiderò sparire nel nulla a quella vista.
- Mi hanno detto di farlo. - rispose semplicemente Olaf.
- Chi? - chiese la regina.
- Oh, non saprei. Mai visto prima. - fece l’altro.
Jack sentì istantaneamente di adorare quel pupazzo di neve.
- Elsa! - chiamò una voce.
- Anna. Che ci fai qui? - domandò Elsa, inclinando la testa.
- Come? Tu ci volevi vedere. - spiegò Anna, perplessa.
- No, sono qui solo perché Olaf mi ci ha portata. - fece Elsa.
- Che strano… Allora quel ragazzo… - disse Anna.
- Era un po’ strano, in effetti. Mi chiedo chi fosse… - chiese Kristoff, incrociando le braccia.
- Credo di essere io. - annunciò seraficamente Jack, apparendo quasi dal nulla in mezzo al salone.
- …Jack! - sussurrò Elsa, spalancando gli occhi.
- Ecco, è lui che mi ha chiesto di portarti qui! - esclamò Olaf, strattonando la mano inerme della regina.
- Perché ci hai fatti venire qui? - chiese Anna.
- Voi… voi lo vedete? - balbettò Elsa, spostando freneticamente lo sguardo dall’uno all’altro.
- Beh, perché non dovremmo? - fece Kristoff.
- Jack, ma allora… - iniziò, la voce rotta dalla commozione.
- Mistero irrisolto, Maestà. - sorrise il ragazzo, stringendosi nelle spalle.
Elsa sospirò, poi, con immensa sorpresa di tutti tranne che di Jack, si lanciò tra le sue braccia, in lacrime.
- … Elsa? - fece Anna, scioccata.
- Stupido spiritello invernale! Hai una minima idea di quello che mi hai fatto passare? - singhiozzò Elsa, aggrappata alle sue spalle.
- Sì, e mi dispiace. - mormorò lui di rimando, stringendola a sé.
- Anna, Olaf, è il caso di andare. - mormorò Kristoff, trascinando via i due, che erano rimasti imbambolati a guardare la scena.
- Già, dovrai farti perdonare. E dovrai impegnarti. - disse Elsa, con un leggero ghigno.
- Mi hai appena citato, Regina delle Nevi? Se è la guerra che vuoi, guerra avrai! - esclamò il ragazzo, baciandola.
 
 
- Non ho ancora capito una cosa. Come mai adesso sei… umano? - chiese Elsa, quella sera.
Si trovavano in un salottino del castello, seduti, anzi abbracciati, per prendere una cioccolata calda.
Jack si agitò un po’ a quella domanda.
- Tu non la conosci la leggenda di Jack Frost, vero? La mia storia. -
- Mai sentita, ma forse in uno di questi libri c’è scritta. - disse Elsa, alzandosi e iniziando a scorrere i titoli della libreria.
- Ecco: Favole e leggende. Jack Frost… trovata. - lesse, tornando accanto a Jack.
- Jack Frost era un ragazzo, una volta. Morì per salvare la sorellina dall’annegamento in un lago ghiacciato e… Oh, Jack, mi dispiace! - esclamò, alzando gli occhi dal libro.
Lui fece un sorriso amaro.
- Non ti preoccupare, vai avanti. -
- … è diventato lo Spirito dell’Inverno. Da allora gira il mondo per portare il ghiaccio e la neve ovunque, invisibile. Ma la leggenda narra che, se troverà una persona che lo leghi indissolubilmente alla terra, potrà tornare umano. Ma, allora… - fece la ragazza, sgranando gli occhi.
- Non ci ho mai veramente creduto. Mi è sempre parsa un’invenzione frivola e romantica della fiaba. Sai, e la Bestia tornò umana grazie all’amore della ragazza o cose del genere. Mi sembrava assurdo. - spiegò il ragazzo, scrollando le spalle.
Elsa tacque, rimuginando chissà quali pensieri.
- Quindi… per trecento anni sei rimasto da solo ad aspettare “una persona che ti legasse indissolubilmente alla terra”? Oh, Jack, mi dispiace! - esclamò, affondando il viso nel petto del ragazzo.
- Ehi, ehi, frena i cavalli! Non ho mai detto questo! - sorrise lui, accarezzandole i capelli platinati.
- Ma…! -
- Il passato è nel passato. Quello che conta è il presente. E nel presente ci sei tu. Anche nel futuro, se è per quello. - rise, guardandola negli occhi.
Elsa sorrise raggiante, prima di confermare le sue parole con un lungo e freddo bacio.
 
 
Elsa dormiva, accoccolata accanto a Jack. Il ragazzo, anche lui prossimo al sonno, lasciò un piccolo bacio tra i capelli di lei.
- Grazie, scricciolo. -


[Angolo autrice]
Ciao a tutti! Mi dispiace infinitamente dirlo, ma questo è l'ultimo capitolo di questa mini-long senza pretese, e anche il mio preferito. Spero di essere riuscita a regalarvi qualche bel momento con questa storia. Non è assolutamente detto che non scriva qualcosa di collegato, come è certo che pubblicherò altro in questo fandom e su questi due che adoro.
In conclusione al papiro, voglio ringraziare tutti quelli che hanno preferito, seguito o ricordato "Scricciolo" e sopratutto quelli che hanno recensito, mi rendete felice.
Un abbraccio a tutti,
Namixart :3
  
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