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Autore: Rebecca_Daniels    23/02/2014    2 recensioni
Serie di OS che racconteranno piccoli pezzi di vita di qualcuno che potresti benissimo essere tu...
Se state cercando un mondo in cui fuggire, questa potrebbe essere la chiave che vi serve...
Lots Of Love xx
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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She Looks So Perfect



Niall si sedette vicino a Rachel, rubandole una buona parte del plaid che le copriva le gambe. Era una vita che aveva quel vizio e sapeva perfettamente quanto le desse fastidio, ma altrettanto bene sapeva quanto amasse veder comparire quella linea in mezzo alla sua fronte, tipica della sua espressione corrucciata, anche se ormai si mischiava ad una miriade di linee uguali.

Rachel e la sua proverbiale permalosità. Benché con gli anni avesse mitigato quel lato del suo carattere a furia di sopportare tutte le sue battute idiote, l'istinto di incenerire Niall con uno sguardo compariva ogni volta che dicesse o facesse qualcosa di vagamente sbagliato e la cosa non faceva che suscitare sempre le sue risate.

Ma Rachel lo faceva ridere sempre e comunque, anche quando lo rimproverava perché non aveva portato fuori la spazzatura o perché aveva lasciato i calzini sporchi per terra, invece che nel cesto della biancheria da lavare.

-Nialler: ridammi subito la mia coperta o giuro che dormi fuori sta notte!

-Non lo faresti mai...

Niall si pentì immediatamente di aver detto quelle parole, dato che Rachel si alzò dal loro divano ormai deformato, con qualche piccola difficoltà, ed andò ad aprire la porta di casa, lasciando che una folata di glaciali fiocchi di neve si fiondasse dentro casa in meno di due secondi.

-Ma sei pazza?! Chiudi subito che nevica!!

-Mi ridai il mio plaid??

-Facciamo a metà?

La guardò con il suo solito sguardo da cucciolo che nemmeno alla veneranda età di settantuno anni aveva deciso di abbandonare: le rughe rendevano tutto molto più compassionevole. Ma come al solito Rachel non cedette di un punto ed era anche per quello che l'amava ancora, dopo tutti quegli anni.

La vide risedersi al suo fianco e raccogliere le gambe sotto il sedere: riusciva ancora ad essere così snodata alla sua età e tutto per merito delle sessioni di ginnastica che lei e Liam avevano fatto per anni e che continuavano a fare, nonostante tutto.

-Vai a preparare una tazza di tea??

Ed eccolo lì: quel guizzo speciale, tipico dei suoi occhi azzurri tanto quanto i suoi, solo molto più profondi e pieni di sfaccettature, com'era il suo carattere. Quello stesso pizzico di vitalità che l'aveva colpito la prima volta in cui le loro vite si erano scontrare e che ancora non era sparito nonostante gli anni, gli scontri, le sofferenze e le gioie che quella vita assieme gli aveva donato. Non si accorse nemmeno che ormai il plaid era stato abbandonato sul divano, mentre la sua metà si dirigeva verso la cucina, perché la sua mente era già da un'altra parte.

Persa nei ricordi appartenenti a quella che, ormai, gli sembrava una vita fa...

Stava cercando disperatamente di ordinare da bere al bancone di quel pub affollato: non aveva ancora capito perché la Whitmore avesse scelto quel posto, dato che solitamente preferiva qualcosa di un pochino più tranquillo se sapeva che ci sarebbe stato anche lui. Più gente riempiva il locale, più possibilità c'erano che avrebbero impiegato un sacco di tempo a fare foto e firmare autografi. Non che gli dispiacesse,ma se stava trascorrendo una serata libera con i suoi amici, un po' gli dispiaceva trascurarli per quel suo lavoro decisamente totalizzante. Vide la cameriera farsi in quattro per servire la fila di persone che erano al suo fianco e non gli venne neanche in mente di sfruttare la sua popolarità per farsi dare da bere prima degli altri: lì erano a Londra, erano le due e mezza di notte e in quel pub lui non era altro che un avventore qualunque. E la cosa non gli dispiaceva per nulla. Tre mesi di riposo, prima di un tour mondiale negli stadi: ancora gli venivano i brividi se ci pensava. Laura, appena aveva scoperto che si sarebbe esibito a Croque Park, lo aveva chiamato urlandogli nell'orecchio tutta la sua eccitazione e quanto fosse orgogliosa di lui come Irlandese, facendolo ridere come un matto. Quella ragazza era assolutamente pazza, bella come poche donne al mondo ma non per questo meno spontanea e rumorosa: un'Irlandese dock, proprio come lui. E, a quanto sembrava, anche come la cameriera che aveva appena risposto ad un tipo tutto imbellettato che ci stava spudoratamente provando con lei, che una Guinness era diversa da una Corona come il fuoco lo era dal ghiaccio, facendogli fare una figura da chiodi davanti ai suoi amici decisamente alticci. Sicuramente se ne intendeva di birra, e questo poteva essere un buon indizio sulle sue origini, ma ciò che gli confermò i suoi sospetti fu il quadrifoglio verde tatuato sul polso destro, con due iniziali sotto: quella ragazza era sicuramente Irlandese. I capelli avevano una strana tonalità aranciata, con ogni probabilità a causa delle pessime luci rossicce del locale, e Niall dedusse che dovesse essere bionda. Li aveva raccolti in una coda alta e abbastanza disordinata, forse per le troppe ore di lavoro già affrontate, che dondolava ad ogni sua mossa veloce ed energica come fosse un fulmine. Le spalle strette erano fasciate da una semplice maglietta nera a maniche corte che si nascondeva sotto il grembiule dello stesso colore, appoggiato sui fianchi leggermente larghi. Poteva intravvedere un paio di jeans scuri e aderenti, ma l'altezza non proprio statuaria della ragazza non gli permetteva di vedere altro, dato che era nascosta per metà corpo dietro il bancone. Era così concentrato a contemplarne le fattezze che si ritrovò a sbattere più volte le palpebre dalla sorpresa quando la sua voce pratica e un po' acuta gli arrivò alle orecchie.

-Cosa ti porto?

-Scegli tu per me?

Non aveva mai lasciato che qualcuno scegliesse la sua birra, perché per lui era come qualcosa di sacro, ma quella ragazza sembrava sapere il fatto suo e gli ispirava una certa fiducia, forse anche per il fatto che avesse fatto finta di non riconoscerlo... O non aveva seriamente capito chi fosse? In ogni caso, la cosa non gli interessava particolarmente perché la cameriera gli lanciò un sorriso compiaciuto e malizioso, che fece illuminare in maniera spettacolare i suoi occhi. Niall non era mai stato uno di quei ragazzi che perdeva notti intere fantasticando sulla bellezza della ragazza per cui aveva una cotta, ma gli piaceva comunque fare attenzione ad alcuni piccoli particolari che rendevano ogni donna diversa dall'altra, specialmente da quando aveva la fortuna di incontrarne a migliaia ogni giorno. Gli sarebbero sembrate tutte uguali se non avesse avuto quella piccola accortezza e la cosa non gli piaceva per nulla: era fermamente convinto che ognuna di loro fosse speciale per un motivo diverso, oltre che per il fatto di supportarli in quella strada lastricata di sogni realizzati.

E quella ragazza aveva degli occhi semplicemente indescrivibili. Il turbinio di emozioni e storie che poteva leggere dentro quell'azzurro profondo, molto simile al colore dell'oceano vicino ai ghiacciai, dove assumeva le sue tonalità più pure, sembrava essere lì per inghiottirlo in un attimo e trascinarlo in un mondo nuovo ed eccitante. In quel momento aveva pensato seriamente che non ne sarebbe più uscito da quel gorgo assuefante di sfumature, ma a pensarci fu lei, che si voltò velocemente per preparare la sua ordinazione.

Stava tornando con un bicchiere colmo di quella che ad occhio avrebbe giurato essere una Guinness, quando la voce di Laura, interruppe il loro contatto visivo: stava letteralmente urlando e chiunque si sarebbe voltato nella sua direzione.

-Ehi Horan!! Ma 'sta birra?! Sei andato a raccogliere i luppoli a mano?!

Risata del tavolo di amici e, con ogni probabilità, anche di chiunque fosse seduto al bancone ed avesse sentito la battuta. Abbassò la testa, con un movimento sconsolato, incurante del fatto che il ciuffo che Lou aveva deciso di lasciargli calato sulla fronte durante il taglio di quella mattina, si muovesse come grano al vento, durante un pomeriggio d'estate. Sorrise lievemente, per poi risponderle a tono:

-Io mi tratto bene Withmore, mica mi accontento di una bionda qualunque... O di un biondo qualunque...

Facendo un ben poco velato riferimento al fidanzato della conduttrice di Mtv che era seduto affianco a lei, che gli rispose con un divertito dito medio.

Una risata alle sue spalle lo fece voltare immediatamente, creando nuovamente la collisione di quei mondi azzurri che erano i loro occhi: stava ridendo della sua battuta e non stava neanche lontanamente tentando di nasconderlo. Adorava quando una ragazza rideva apertamente, senza celarsi dietro una mano o girando il volto verso qualche altra parte. Per lui significava che non si vergognava di sé stessa e la cosa lo faceva decisamente impazzire.

-Ecco la tua birra... Fammi sapere se soddisfa i tuoi standard...

-Sono sicuro che andrà benissimo...

-Non vorrei mai che fosse una bionda qualunque...

-Sono più che sicuro che non sia questo il caso...

E con un occhiolino se ne era andato verso il suo tavolo di amici, con la sua birra in mano e due occhi che sicuramente stavano valutando il suo sedere e le sue spalle: ringraziò mentalmente Mark per averlo fatto lavorare così tanto durante il tour per aumentare la sua massa muscolare.

Dopo quella sera, era tornato in quel locale ogni qualvolta che qualcuno dei suoi amici o vecchi compagni gli chiedeva di andare a bere qualcosa, stando ad osservarla per intere serata, cercando di non farsi beccare o facendolo appositamente in maniera sfacciata per vederla ridere. Adorava quando si fermava, in un attimo di calma al locale, dietro il bancone: era così perfetta ferma lì, immobile ed immersa in un mondo tutto suo, i jeans skinny e il petto che si alzava e abbassava a ritmo del suo respiro calmo. Col tempo aveva scoperto che quella straordinaria ragazza si chiamava Rachel, che era effettivamente Irlandese, che era nata a Longford ma abitava a Londra da quando aveva sedici anni, ovvero da quando la madre aveva deciso di trasferirsi nella capitale per lavoro e che avrebbe compiuto ventuno anni qualche giorno dopo di lui. Aveva scoperto anche che le piaceva la musica indie, anche se segretamente adorava ascoltare qualche cantautore più pop come Ed Sheeran o Tom Oddel, ed ogni Natale e Pasqua tornava in Irlanda per festeggiare le feste con tutti i suoi parenti. C'aveva messo la modica cifra di un mese e cinquantatré birre (non tutte ordinate per lui) per venire a conoscenza di tutte queste informazioni ed aveva pure rischiato che quel pub diventasse una sorta di ritrovo di Directioners, dato che ormai chiunque sapeva di poterlo trovare lì almeno due volte a settimana. Ma nonostante tutto, aveva scoperto in lei una persona con cui poter ridere e parlare senza alcuna difficoltà, capace di metterlo a proprio agio come se si conoscessero da una vita, come se capirsi al volo, con un semplice sguardo, fosse la cosa più normale del mondo. Ma d'altra parte, chiunque si trovava bene a parlare con lei, il suo essere estroversa e con la battuta sempre pronta, la rendeva una perfetta compagna di bevute, quindi sapeva perfettamente che non stava ricevendo alcun trattamento speciale.

Poi, però, era arrivata l'incombenza del secondo tour mondiale, le prime tappe in Sud America e l'ebrezza di sentire ottantamila persone cantare le canzoni che anche lui aveva collaborato a scrivere... Quando finalmente era tornato a Londra, la prima cosa che aveva fatto, era stata andare al pub e chiederle il numero: in fin dei conti, si trovava bene a parlare con lei, poteva raccontargli tutto senza che desse in escandescenze per un incontro con qualche attore famoso nel backstage e capiva perfettamente che cosa si provasse ad esibirsi sul un palco, dato che sua madre era una famosa cantante d'opera lirica e Rachel, di teatri e platee piene, ne aveva viste parecchie.

Così avevano cominciato a sentirsi per telefono, prima qualche messaggio al termine dei concerti, poi qualche chiamata e, alla fine, sotto le estenuanti pressioni di Liam, che vedeva in lei la sua anima gemella, prima di partire per la parte europea del tour, le aveva chiesto un primo appuntamento...

-Nialler, vuoi i biscotti senza colesterolo o quelli che c'ha mandato Eleanor?

Niall si riscosse un secondo dai suoi pensieri e rispose distrattamente a quella domanda proveniente dalla cucina.

-Quelli di El... Almeno sanno da qualcosa...

La sentì ridere mentre apriva il barattolo stracolmo di biscotti portati da quella che era diventata la sua migliore amica, e quel suono lo riportò nuovamente nel mondo dei ricordi, esattamente dove si era interrotto...

L'aveva vista uscire dal portone blu di casa sua e la prima cosa che aveva fatto era stata sorridergli.

In quel momento aveva anche capito che gli era mancato troppo quel suo arricciarsi di labbra, capace inspiegabilmente di farlo sentire più felice, di quanto già non fosse. Rachel lo stava trasformando in un agglomerato di sdolcinatezza e pensieri smielati, facendolo sentire terribilmente frastornato. E, stranamente, solo quando era salita in macchina si era accorto di come fosse vestita: il vestito nero che indossava le arrivava giusto a metà coscia ed era aderente sui fianchi che aveva constato, con un pizzico di esultanza, essere per davvero leggermente larghi. Una giacca verde bottiglia e dal taglio maschile, le arrivava appena sotto il sedere, il tutto terminato da un paio di bikers che non l'avrebbero fatto sentire un nano da giardino al suo fianco e una piccola tracolla nera, con qualche borchia qua e là. L'unica motivazione per cui i vestiti di Rachel lo colpirono tanto era perché si ritrovò seriamente a dover lottare con l'impellente voglia di toglierglieli di dosso in quell'istante... E pensare che per quella sera si era accontentato di un casto bacio a stampo che gli aveva rubato, quasi senza preavviso, lasciandolo seduto in macchina, a fissare la strada, come sotto un incantesimo, per dieci minuti buoni. Era appena scesa dalla macchina, dopo una serata in cui avevano riso come matti ed erano anche riusciti ad evitare qualsiasi tipo di intrusione durante la loro cena, quando lui aveva abbassato il finestrino per chiederle l'unico dubbio che ancora non aveva trovato risposta, dopo tutto quel tempo.

-Tu sapevi chi fossi?

Rachel si era voltata, ancora con le chiavi a mezz'aria davanti al suo portone blu, e gli aveva sorriso nuovamente, facendolo quasi soffocare per l'intensità dell'ondata di felicità che l'aveva colpito. Aveva posato la borsa e le chiavi a terra ed in un decimo di secondo, aveva attraversato la strada, si era affacciata dentro la macchina e, guardandolo dritto negli occhi, due pareti celesti a confronto, sfiorando le sue labbra, gli aveva detto:

-E chi non conosce l'Irlandese più orgoglioso del mondo?

E poi era arrivato quel bacio che aveva aspettato di ripetere per tutta la durata del tour europeo.

I mesi passavano e quando il volo per l'America era a poco più di due settimane, aveva preso il coraggio a quattro mani e, con una buona dose di minacce, a pesargli sulla testa, questa volta da parte di Harry, le aveva chiesto di andare con lui e i ragazzi in tour. L'unico problema, però, gliel'aveva posto proprio lei, appena glielo aveva domandato, mentre stavano guardando un film a casa di lei.

-Niall... Lo sai vero che non stiamo nemmeno assieme?

In quel momento aveva pensato che il mondo avesse deciso di collassare tutto sul volto della ragazza che gli stava di fronte e che lo guardava con uno sguardo che dire indecifrabile, gli sembrava un eufemismo. Effettivamente, Rachel non aveva mai confermato nulla sulla loro situazione, non si era mai nemmeno sbilanciata nel fargli capire un suo interesse particolare per lui, e tutte le parole d'incoraggiamento di quel cretino del riccio, gli apparivano come una marea di stupidate, in quel momento.

-Io... Sì, scusa... Forse ho corso troppo... Fa come se non avessi detto nulla, Rach, okay??

Solo con il senno di poi, aveva capito che se Rachel non fosse stata la donna fantastica che si era rivelata negli anni, avrebbe potuto benissimo mandarlo a quel paese e lasciarlo lì su due piedi, dicendogli che era stata lei ad aspettarlo per mesi e a non dire mai nulla sulle sue presunte relazioni mentre era in tour (questa era stata l'interpretazione che Liam gli aveva gentilmente urlato contro, quando gli aveva raccontato l'accaduto)...

-Tieni...

Un peso leggero si era riappoggiato al suo fianco, mettendosi sotto lo stesso plaid che gli copriva le gambe.

-Niall... Il tuo tea... Amore?

A quel richiamo si risvegliò dal suo torpore e prese la tazza che Rachel gli stava porgendo, impaziente di potersi accoccolare su di lui e schiacciare play, per far partire il film che aveva deciso di vedere quella sera.

-Sì, scusa Rach... Mi ero un attimo perso...

-Non ci provare, Niall.. Il film è questo e non si cambia, non fare il finto annoiato...

Rise, sapendo quante altre volte avesse utilizzato quel metodo per farle cambiare idea su qualche progetto, anche se era sempre stata un'impresa, perché era testarda come poche cose al mondo. Lasciò che Rachel si adagiasse sul suo petto, raggomitolata come era sempre solita fare quando era stanca, e diede inizio al film. Quelli erano gli unici momenti in cui Rachel non era la donna combattiva che aveva affrontato anche quel suo stupido primo tentativo di allontanarsi...

-Ehi, Niall... Non volevo dire che stiamo correndo... Era un modo gentile per invitarti a chiedermi di stare con te oppure no...

Aveva sorriso talmente tanto che non ce l'aveva più fatta a trattenersi e le era letteralmente saltato addosso, facendola ridere ancora di più. Quella era stata la prima volta in cui avevano fatto l'amore e, quando la mattina si erano svegliati l'uno abbracciato all'altra, si era deciso a fare quello che avrebbe dovuto fare qualche mese prima.

-Vuoi venire con me e i ragazzi in tour, come fidanzata ufficiale di Niall James Horan, l'Irlandese più cretino al mondo?

Rachel aveva riso e l'aveva baciato ancora, ancora e ancora... Così come quando le aveva chiesto di sposarlo, nel bel mezzo di Croque Park, solo loro due, le accecanti luci ad illuminare lo stadio e quelle parole che aveva tracciato per terra con un'infinità di cd, che lui stesso aveva sistemato con l'aiuto di Greg e di Deo, durante il pomeriggio.

-Niall, mi stai stritolando il braccio...

-Scusa Rach... Ero sovrappensiero...

-Ma si può sapere che c'è?

Si era tirata leggermente su dalla sua posizione e lo stava guardando negli occhi, come era solita fare quando parlava con qualcuno e gli voleva leggere l'anima: sì, Rachel era capace di fare anche questo.

-Nulla... Stavo pensando a quando ti ho chiesto di sposarmi...

-A che cosa stavi pensando, scusa?! Oddio, Niall!! Avevo la sensazione che stessi diventando un vecchio noioso e nostalgico, ma non pensavo così tanto...

-Ehi!! Attenta a quello che dici, piccola!

La vide bloccarsi dalla risata che gli stava rivolgendo e fissarlo come se gli avesse detto la cosa più sconvolgente di sempre.

-Che c'è?? Perché mi stai guardando in quel modo?

-Perché mi hai chiamato piccola... Non lo facevi da un sacco di tempo...

-Da quando è nata Juliet... Lo so...

-Te la ricordi la tua faccia quando mi hai visto avere la prima contrazione? Dio, credo di non aver mai riso così tanto! Eri semplicemente terrorizzato e hai cominciato a imprecare in qualsiasi lingua conoscessi perché eri stato in tour tutto quel tempo e non avevi partecipato a nemmeno uno degli incontri del corso pre-parto...

Obbiettivamente parlando, se l'era fatta sul serio sotto quando aveva visto Rachel contorcersi su sé stessa come se fosse posseduta dal demonio in persona, e meno male che lei aveva sempre avuto una soglia del dolore decisamente alta.

-Fortuna che Sophia ha risposto al primo squillo ed è corsa immediatamente qui... Se avessi dovuto aspettare te, avrei fatto un dolorosissimo parto in casa, stile Irlandese del primo Quattrocento...

-Come sei esagerata!

-Niall, hai cominciato ad urlare correndo per tutta casa!! Per poco non partorivo Juliet in mezzo alla cucina, tanto stavo ridendo!!

E, per non smentirsi, aveva ricominciato a ridere facendo aumentare le linee che il tempo le aveva regalato in quei numerosi anni assieme, eppure a Niall faceva sempre lo stesso effetto che gli aveva procurato la prima volta: un'ondata di felicità lo pervadeva, stordendolo.

Aveva speso tutta la sua vita, cercando di farla ridere il più possibile e, sperava, di esserci anche solo parzialmente riuscito.

-Io invece non mi dimenticherò mai quando l'ho sentita piangere... E' stato più o meno come quando l'ho accompagnata all'altare...

-In entrambi i casi eri tu quello che non riusciva a smettere di ridere...

Ed aveva continuato a farlo anche quando, qualche mese dopo il matrimonio della figlia, aveva visto suo padre Bobby spegnersi nella sua casa a Mullingar, perché Rachel e i ragazzi erano vicino a lui ed era consapevole che ora aveva la sua famiglia e che quello era il suo turno di mettere in pratica gli insegnamenti che suo padre gli aveva donato, anche se una volta, aveva detto che lui non gli poteva insegnargli nulla. Ma tutti sapevano che Bobby Horan aveva sempre una lezione di vita da donare a chi glielo chiedeva.

-Stai pensando a tuo padre, vero?

Rachel lo capiva come nemmeno lui era mai riuscito a fare ed era questo che l'aveva sempre resa, ai suoi occhi, come un tesoro prezioso da proteggere e trattare con i guanti. Era ancora grato alle fan per averle riservato un trattamento decisamente di favore rispetto alle altre fidanzate dei ragazzi: forse perché ognuna di loro si era riconosciuta in lei o forse perché aveva promesso, quasi solennemente, di prendersi cura di lui, o magari perché avevano visto il sorriso tutto speciale che riservava solo ed esclusivamente a lei.

-Sì... Sai, ieri stavo guardando James che giocava con Brian e mi sembrava di rivedere mio padre che giocava con me, da piccolo... Quindi, forse, non sono stato proprio un papà cattivo...

Un bacio sulla sua guancia non più tonica come un tempo fu posato dalle labbra dolci di Rachel che poi gli prese la mano tra le sue, in un intreccio di dita, rughe ed amore.

-Niall: tu sei stato un papà fantastico, sia per Juliet che per James... E non lo dico perché sei mio marito e perché li hai fatti con me quei due splendori, ma perché sono diventati due persone speciali e credo che un po' di merito, sia anche nostro...

Ed era per quello che l'amava ogni giorno sempre di più: per quella sicurezza che gli infondeva costantemente, per quella sua capacità di saper trovare il lato positivo in ogni cosa, per capirlo all'istante, così come aveva fatto con i suoi gusti in fatto di birra la prima volta che si erano visti...

L'amava perché era sempre stata la sua fonte di felicità, in ogni secondo della loro vita assieme...

Poi il momento che tutti e cinque temevano era arrivato: ormai avevano una certa età e, benché le loro straordinarie fan gli avessero seguiti in tutte le loro evoluzioni, persino nei loro svariati progetti da solisti o nelle loro improvvisate carriere da artisti astratti o da presentatori tv, alla fine era giunto il tempo di porre fine a quel loro percorso insieme... O per lo meno a quella strada che li conduceva su un palco, perché loro sarebbero stati assieme comunque, presenti nelle vite gli uni degli altri, come si erano promessi attorno ad un fuoco, nel bel mezzo dei boschi svedesi, quasi trent'anni prima. Eppure lui aveva avuto paura che quella promessa non sarebbero stati capaci di mantenerla, che quella sarebbe stata la fine di tutto e che... Sì, aveva pensato di star per perdere la sua “famiglia”, quella formata dai ragazzi, da Lou, Tom, Lux (che ormai era una donna in tutto il suo splendore), tutto il loro staff che, necessariamente, era cambiato nel corso degli anni... Ma Rachel lo aveva fatto riflettere.

Lo aveva portato a Sidney per una vacanza, solo loro due e i tramonti mozzafiato sul lungomare.

Gli aveva mostrato come, anche una vita normale, fatta da una semplice routine e da loro due, Juliet e James, con nipotini aggiunti, era altrettanto straordinaria. Ma soprattutto , gli aveva fatto notare che, in dieci giorni che erano stati via, aveva ricevuto messaggi e chiamate da tutti i membri della band, senza contare Perrie che l'aveva tartassato di email per capire come organizzare il barbeque per il compleanno di Zayn, dato che Rehan non sapeva come far funzionare tutta l'attrezzatura che aveva appena comprato come regalo per la festa di suo padre...

-Niall!!! Ma sei diventato sordo?! Guarda che non ti accompagno a fare la visita dall'ottorino! Ci vai con Louis... Da quanto mi ha detto El, pure lui è diventato sordo come una tacca...

Quella volta fu lui a scoppiare a ridere, forse agli occhi di Rachel senza un motivo apparente, ma lui sapeva perché stava ridendo: anche quella volta, lei aveva avuto ragione su lui, i suoi amici e il sentimento di amicizia che li legava.

-Comincio seriamente a preoccuparmi...

Si stava allontanando cautamente da lui, verso l'altra parte del divano, come se si stesse trasformando in un mostro bavoso e ringhiante. Aveva settantun'anni e giocava ancora come se ne avesse venti.

Niall si sporse in avanti, verso di lei, per quanto le sue ginocchia, da sempre malandate, glielo concedessero: era a pochi centimetri dal suo viso e lo trovò splendido come la prima volta.

Gli occhi di Rachel stavano brillando come erano soliti fare quando lui le era vicino e si accorse che mai, in tutti quegli anni passati assieme, le aveva chiesto se anche lei trovasse in lui la sua personale fonte di felicità. Così decise di chiederglielo in quel preciso momento, constatando ancora una volta, che il motto di Louis era più che veritiero “Vivi il momento perché tutto il resto è incerto”.

-Rach...

-Si?

-Che cos'è che ti rende felice?

Sapeva che quella domanda era piuttosto ambigua e che, con ogni probabilità non avrebbe mai risposto quello che lui sperava, ma in fin dei conti non sapeva nemmeno se avesse senso farle una domanda del genere: l'amava comunque e ne avevano passate veramente troppe insieme per poter mettere in discussione tutto per una banale domanda sentimentalista.

-Oddio... Che domande mi fai, Niall? Vediamo... Juliet, James e i nostri nipotini... I fantastici amici che abbiamo... Ah sì: i miei bambini al centro ricreativo... E i tuoi occhi...

Mentre gli rispondeva sembrava che tutto in lei rifulgesse di luce propria, quasi come se i suoi capelli bianchi fossero diventati dei filamenti di polvere di stelle, messi apposta per farla brillare solo per lui. Poi si rese conto di quello che Rachel aveva appena detto e il suo cuore impazzì, letteralmente.

-E non guardarmi con quella faccia da pesce lesso! Credevo lo sapessi che mi sono innamorata di te la prima volta che ci siamo visti... Nell'esatto momento in cui ti sei voltato ridendo, dopo aver risposto alla battuta di Laura... Eri così felice ed io avevo un disperato bisogno di esserlo...

Niall rivide ogni singola sfumatura tempestosa che l'aveva inghiottito quella fatidica sera, al pub, e sperò con tutto sé stesso di non dover mai fare a meno di quel turbinio di storie, emozioni e lampi di vita che rendevano quella donna, l'unica di cui si fosse mai innamorato.

-Ti amo Rachel...

E detto questo, le posò un bacio delicato sulle labbra rosee per il calore del tea... Le piccole rughe, che ne segnavano i contorni, a scontrarsi con un amore che non avrebbe mai subito l'impassibile sentenza del tempo. Perché lei era perfetta per lui, solo stando lì, ferma, guardandolo negli occhi.






Hi sweethearts!!

Sì, sono tornata e sì, direi che questa storia è decisamente diversa dall'ultima che ho pubblicato... Non so se l'avete capito, ma sono abbastanza “schizofrenica” nel mio scrivere e questo spero possa tornare a mio vantaggio: vorrei riuscire a scrivere una storia per ognuna di voi, un racconto in cui ogni lettrice possa ritrovare sé stessa... E, soprattutto, mi piacerebbe sapere se ci sono mai riuscita a creare un legame tra voi e le mie storie... Tra tutti quelli che ho postato, qual è il racconto che sembra parlare di voi? E avreste delle idee da suggerire?? Magari, potrei scrivere il VOSTRO racconto... Si potrebbe provare **

Grazie mille per essere arrivate a leggere fino a qui... Siete speciali, sul serio **

Lots Of Love <3


  
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