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Autore: Mariam Kasinaga    24/02/2014    0 recensioni
“Mi dispiace di non averti potuto insegnare ad amare” commentò, mettendo le mani grembo. Lo spirito scoppiò a ridere, passandosi una mano tra i capelli: “Jean! La malattia ti sta facendo abbandonare questo mondo e il tuo unico pensiero è ciò che ci siamo detti più di mezzo secolo fa? Ah, voi umani non finirete mai di stupirmi”
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Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL MONACO E LO SPIRITO

Prologo

Campo cristiano di Gerusalemme, Anno Domini 1099

Aveva imparato una cosa, durante la sua vita millenaria: gli umani erano terribilmente monotoni, persino nel modo di fare la guerra. Era questo il suo pensiero, mentre osservava dall’alto il campo di battaglia, dove Musulmani e Cristiani si stavano massacrando da settimane, appena fuori le porte di Gerusalemme.

Lanciò un’occhiata distratta al sole che moriva ad Ovest, che conferiva una sfumatura rossastra alle armature che scintillavano sotto i suoi ultimi raggi, mescolandosi al rosso mattone del sangue rappreso. Abbandonò il suo punto di osservazione su una delle torri della città, scivolando come un’ombra fino all’accampamento dei Cristiani, ignorando gli uomini che attorno a lei continuavano a sputare ordini contrastanti. Lasciò che la sua essenza fosse trasportata dal vento che soffiava attraverso le tende, sfiorando i soldati stanchi ed affaticati dallo scontro e turbinò divertita attorno ad un cavallo, che nitrì spaventato nel percepirla. Pigramente si lasciò sospingere dentro una tenda vuota, dove finalmente si decise ad assumere una corporeità: in quanto spirito, poteva diventare qualunque cosa lei desiderasse, ma lei sceglieva sempre la stessa forma. Si guardò distrattamente in uno specchio, passandosi una mano nella folta chioma di capelli rossi che incorniciavano un viso dalla pelle diafana, dove spiccavano due grandi occhi viola. Un abbinamento di colori curioso ed innaturale per un umano, ma a lei non importava. Fece qualche passo dentro la tenda, fino a quando non trovò lo stemma di Goffredo di Buglione. “Trovato” mormorò, umettandosi le labbra con la lingua. Sentì distrattamente l’ordine di continuare ad attaccare e non potè far a meno di trattenere un sospiro, massaggiandosi le tempie con le mani: la stupidità umana non aveva confini, se questi re europei pensavano davvero di vincere le armate nemiche.

Un rumore alle sue spalle la fece voltare di scatto: sulla soglia della tenda c’era un bambino di circa dieci anni, con gli occhi sbarrati dallo stupore, che la indicava senza proferire parola. Lei inclinò leggermente la testa di lato: “Sparisci” sibilò, allungando una mano verso una bottiglia di vino. “Cosa volete fare?” la voce acuta del bambino riuscì a sovrastare il brusio del campo, facendola imprecare per il disappunto. Attraversò rapidamente la distanza che li separava e, dopo averlo afferrato per un braccio, chiuse con decisione l’entrata della tenda. Si inginocchiò davanti a quello stupido umano tremolante, puntandogli il dito indice al cuore: “Sai che posso ucciderti con un gesto?” mormorò sorridendo, affinchè vedesse i suoi denti appuntiti. L’altro deglutì rumorosamente: “Questa è la tenda del generale, non avete il permesso di stare qui!” esclamò, tentando di darsi un contegno. La ragazza sbuffò: “Tu sì?” lo prese in giro, premendo di più il dito contro il suo corpo. Vide il bambino tremare più violentemente e sgranare gli occhi, mentre il gelo penetrava pian piano nel suo corpo. “Io sono il suo tuttofare” riuscì a mormorare, appoggiandosi con la mano ad una sedia. Un attimo prima di appropriarsi definitivamente della sua vita, l’altra interruppe il contratto e si alzò, riafferando nuovamente la bottiglia di vino: “Sai cos’è un ifrit?” domandò, senza degnarlo di uno sguardo. “No” mormorò il bambino tentando di uscire dalla tenda. Urlò spaventato, quando si vide la faccia della ragazza davanti: “Ma come avete fatto a...?”domandò, voltando freneticamente avanti e indietro. Lei scoppiò a ridere,

dandogli in mano la bottiglia: “Dai questo al tuo generale quando torna. E se mai doveste conquistare Gerusalemme, leggiti un libro sugli spiriti” gli sussurrò all’orecchio. 

   
 
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