Alberto entro' nella stanza e
resto' sbalordito, incantato a
vedere tanta meraviglia e splendore. Tutto quello
che si diceva riguardo
a quella stanza bianca, al numero 25 di quel provinciale complesso
residenziale,
era estremamente falso: non gli dava giustizia. Era tutto oltre
l'immaginabile,
oltre il sognabile. Sarebbe stato troppo per una mente mortale?
Fece qualche passo verso il centro della stanza per vedere
meglio cio' che gli si prospettava. Si fermo' a guardare intensamente
ogni
singolo dettaglio, ogni riflesso di luce, ogni rumore
straniero.Incalzava lo sguardo verso il fondo della sala, dietro i
vetri opachi, tra le bolle d'aria delle acque verdastre.
- Chi sei tu, cosa ci fai qui? - chiese in tono neutro un
volto tra i sette, quello centrale, che pareva essere il piu'
autoritario ed era
anche l'unico che poteva vantare d'avere un copro
intero.
- Chi sei tu, cosa ci fai qui? - la domanda era stata
ripetuta in tono ancor piu' grave e intimidatorio. Se prima solo quel
volto
mirava Alberto, ora anche gli altri pian piano andavano ad osservare
l'esile ed
alta figura che stava al centro della stanza. Alberto resto' in
assoluto silenzio, come gli avevano
spiegato. Non era necessario che attendesse nel rispondere, ma poteva
fruttargli l'attenzione di tutti e sette.
- Nessuno dovrebbe essere qui. Non tu, almeno - disse la
stessa voce di prima. Ma la bocca che si mosse era quella del volto da
fanciulla che stava alla destra del volto centrale. Ogni singolo viso
era
legato indissolubilmente, carne, ossa e muscoli, all'altro.
Ogni espressione di
un singolo volto era condiviso da quelli vicini e per sette volti
v'erano solo
otto occhi: ogni occhio era condiviso da due facce tranne gli estremi.
Ma la
cosa piu' impressionante era il loro cervello.
- Cosa desideri da noi elfo? - la voce si fermo un istante - Cosa
desidera un discendente di Arcas?-.
La sua voce risuono' molteplice e composta da vari livelli
di suono. E forse era vero quel che si diceva: qualsiasi essere poteva
sentire
quella voce e capirla, era un linguaggio ben differente da quello di
tutti i
Razionali ed era udibile a qualsiasi frequenza.
- La tua casata sparė tempo fa! - proruppe il volto piu'
largo e schiacciato, il secondo da destra, che aveva notato i fregi che
Alberto
portava sul giubbotto. L'elfo avrebbe voluto rivelare che
quel giubbotto non
era suo ma di coloro che avevano cercato di fermarlo fuori dalla casa.
Ma loro
l'avrebbero saputo presto se non avrebbe immediatamente
rapito la loro
attenzione.
- Chiedo - comincio' Alberto, con una sola parola decisa.
- Dicci cosa vuoi, arcano - dissero ad una sola voce.
Alberto riflette' un poco, osservando i vari tubi e cavi che partivano
dai corpi
delle creature e che andavano verso il fondo della sala, che era
nascosto agli
occhi di Alberto dall'enorme quantita' di macchinari che
tenevano in vita i
sette. Solo l'essere centrale manteneva il proprio corpo
integro; affondavano
tutti in un liquido tra l'azzurro ed il verde. Il corpo
subito alla sinistra
era invece martoriato da squarci e pezzi mancanti, inserito nel suo
apposito
contenitore con lo stesso fluido verdastro.
- Vorrei conoscenze - disse Alberto.
- Conoscenze di che tipo? - disse il primo volto da destra.
Proprio come si dice in giro. Alcune leggende
potrebbero pero' non essere vere. Continuiamo, ora tre parole,
pensō Alberto.
- Riguardo alle scritture -.
I volti si chiusero verso quello centrale scrutandosi con
gli occhi, poi ritornarono a contemplare l'elfo come se
avessero trovato pane
per i loro denti. - Fai la tua domanda! - ed era la donna a sinistra
dell'essere
centrale a parlare.
Mentre si muovevano, le bocche disegnavano espressioni di
dolore su quelle degli altri. C'erano forse momenti in cui il
dolore non veniva
percepito a causa dell'assenza della loro mente, vagante in
altri mondi, oppure
a causa dei componenti dell'acqua in cui i corpi erano
immersi, che
probabilmente contenevano antidolorifici.
- Il Ritornello dell'Apocalisse - affermo' Alberto, senza
inclinazione vocale.
- Ah, capisco! - s'affretto' il primo volto da sinistra.
- T'ho visto nella biblioteca! Teo
t'ha visto.
Leggevi testi arcaici e cercavi un modo per vendicarti. La disperazione
qui ti
porta. Ed un nome: Ade! - urlo' Teo. Gli altri volti si dimenarono un
poco, la
loro enorme mente comune stava condividendo le informazioni
cosė come si fa con
una rete di computer. E come un computer Teo aveva registrato cio' che
aveva
visto sulla Custom, a chilometri e ore di distanza da quel luogo.
Alberto era
stupefatto.
- Dunque voi sapere cosa cerco! - proruppe l'elfo. I volti
si fermarono, gli occhi si concentrarono su di un punto, i volti si
chiusero su
di loro e si avvicinarono ad Alberto.
- Tu cerchi delle risposte all'enigma piu' profondo ed
antico, al problema che si genero' in tempi remoti. Cerchi la soluzione
al
paradosso divino: chi e' Ade ti chiedi? - domando' il volto centrale.
- Ade e' una antica divinita' mortale - rispose l'elfo, dando
prova di cio' che gia' sapeva.
I volti rimasero allibiti e un poco sorpresi
dall'affermazione di Alberto.
- La domanda e': di quale Ade parli? - continuo' il volto
centrale.
- Della setta che porta il suo nome! - proruppe infine
Alberto. Era riuscito ad arrivare al numero esatto di parole per poter
concentrare tutta l'attenzione delle menti su di lui.
- Ah, la setta di Ade. Io capisco, El capisce. Ma
dimmi cosa c'e' d'interessante in una setta
religiosa come tante altre, dillo a
noi che siamo curiosi! - disse il volto centrale.
- Corrompe le menti, tenta il risveglio del male -
continuo' Alberto con il suo piano, aggiungendo una parola alla volta.
- Capiamo, immortale. Arcas deve essere fiero, la' dov'e'.
Con Ade, credo. O almeno col suo corpo! - proruppe il volto della donna
alla
destra di El.
- Come sarebbe, Arcas ed Ade vivono nello stesso luogo? -
Alberto stava carpendo forse un segreto ben al di la' di quello che
aveva
pensato di trovare.
- Tu proprio non conosci, elfo! Fortuna che sei venuto da Mui
e dai sui fratelli. Sappi che gli Animali non si fecero sopraffare
dagli
Spiriti! Sappi che gli Animali ora sono gli Spiriti! Sappi che Ade
cosė come
Arcas, cosė come tutti gli spiriti, furono ingannati! Poca
conoscenza hai sulle
loro diatribe. Stai attento a dove vai e cosa dici arcano! Potresti
ritrovarti
in guai seri! - disse la donna di prima.
Ora c'era un velo di speranza e di dolcezza negli occhi di
Alberto. Il volto restava imperturbabile, ma le conoscenze acquisite,
anche se
non ben comprese, erano cio' che forse avrebbe potuto aiutarlo. Ma
c'era un
altro obiettivo che doveva sondare.
- Cosa collega questo con la setta dei Seguaci di Ade? - E
speriamo ci siano collegamenti, penso'.
Fu l'ultimo volto verso destra a parlare - Xi
dei
collegamenti ti parlera'. Sondato molte menti e molti mondi ho, idee mi
sono
fatto. Questa setta un essere insospettabile segue, un membro
conosciuto
obbedisce. Mentre l'Ade che con Arcas sta, che con gli
spiriti vive, che e'
celato nello spazio altrove, il vero Ade e'. Ade che qui nel mondo sta,
che da
qualche anno nel corpo vive, un altro ben piu' oscuro e vile e'. Ed i
seguaci lui
seguono e corruzione distribuiscono. E lui il nome vero profana. Tu
attento
anche alle conseguenze devi stare, la paura dilagante e' - ed il
silenzio calo'.
Alberto forse aveva intuito qualcosa capiva che delle
verita' erano state nascoste. Fece per parlare, ma il volto secondo da
sinistra
lo precedette.
- Io sono Jod, immortale! Parlo a nome di tutti
quando dico che tu devi cercare quello che il tuo mentore ti aveva
detto: cerca
con i tuoi poteri le prove che possano portarti a dare giustizia, e non
vendetta, al tuo maestro! Quelle devi cercare! Mentre ora ti
consigliamo di
scappare, prima che le guardie tornino! Le dieci parole hai raggiunto e
di piu'
noi non possiamo fare - disse Jod, cercando di sbirciare con gli occhi
gli altri
volti.
- Grazie per avermi illuminato! Seguiro' i vostri consigli
fin da subito! - e detto cio' Alberto si volto' e raggiunse la porta
dalla quale
era entrato. Messe le mani sull'elsa della sua spada,
aprė la porto e sbircio'
la situazione al di fuori. Si volto' a vedere quello che lasciava: solo
El aveva
mantenuto il suo corpo integro. Jod aveva le braccia e la spina
dorsale, nulla
di piu'. Xi e Teo avevano i loro contenitori chiusi e senza vetri,
probabilmente
per nascondere le piaghe che martoriavano i loro corpi. Mui aveva
ancora meta'
del suo corpo integro, mentre la parte destra era nascosta dietro al
corpo di
El, che abbracciava teneramente con una mano. Coloro che avevano
taciuto i loro
nomi, l'altra donna alla destra di El e il volto con la
faccia schiacciata,
erano stati immersi in vasche che permettevano di vedere solo la parte
superiore del loro corpo. Tutti i loro volti sembravano quelli di
fanciulli, ma
l'unione delle carni e delle loro menti li faceva sembrare
qualcosa di piu',
lontano dalla mostruosita' e dal meraviglioso: erano arche di sapienza.
E le
loro menti vagavano, unite o dissoluti, fra gli spazi astrali, fra le
varie
catene dei mondi, fra l'Apeiron ed i distanti invalicabili
spazi al di la' del
conoscibile Razionale. Le loro sette menti, unite e potenti,
conoscevano il
passato ed il presente. Solo il futuro a loro era negato, imbrigliato
da altre
sette menti, divise, ma altrettanto potenti.
Quando Alberto lascio' la stanza, i volti si strinsero a
cerchio e si scrutarono l'un l'altro per qualche
minuto. Poi tornarono al loro
stato di quiete, tornarono a viaggiare fra i mondi pensando e
inconsciamente
complimentandosi ad alta voce.
- Abbiamo fatto bene a mandarlo da Dario. A quest'ora
dovrebbe essere finito il processo e fra poco il vecchio gli si
accostera'.
Abbiamo fatto bene a mandarlo su quella via, mia amata - sussurro' El.
Mui abbandono' a sua posizione e porto' il corpo davanti
a quello di El - Abbiamo fatto bene, abbiamo fatto del bene. Possiamo
fare del bene -.