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Autore: Ehybastaldo_    24/02/2014    5 recensioni
Mi affrettai a seguirla, sfoggiando un sorriso quando mi ritrovai al suo fianco.
"Ti ricordi quando, all'inizio, pensavo ti chiamassi Sky?"
Scarlett continuò per la sua strada, senza degnarmi di uno sguardo, sostenendomi; ma notai la smorfia che assunse la sua faccia. Così mi precipitai ad aggiungere "Ti giuro! Ero serio!" ridacchiando, ma da solo.
Evidentemente era cambiato anche il suo sarcasmo.
Quando ormai eravamo al principio delle scale che ci avrebbero portati al piano inferiore, finalmente si girò verso me, parlandomi.
"Ti ricordi quando ti ho detto di andare a fanculo?"
Aggrottai la fronte, appoggiando la mano sullo scorrimano della scala, arrestandomi immediatamente.
Prima le donne; in questo ero ben conosciuto.
"Ti giuro! Ero seria!"
____________________ ____________________ ___________________
"Senti Harry. -Scar si voltò nella mia direzione, forse più nera in volto di me- Nemmeno a me piace questa situazione di tenere i figli di Mad e Liam per qualche giorno; ma vedi di collaborare o ti farò vedere io le stelle nel mio metodo personale." mi intimò puntandomi un dito dritto al petto.
Rimasi per qualche secondo senza fiato e senza parole, al dire il vero. Dovevamo tenere chi?
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 21.
 
#SCARLETT
 
Le porte dell'aeroporto si aprirono davanti ai miei occhi. Camminai in silenzio, avvertendo lo sguardo insistente di Harry sulle mie spalle, distante qualche passo più indietro di me.
Mi guardai in giro e provai a ricordare dove si trovasse il bancone degli aiuti. Non mi fu difficile da trovare, dato che di mercoledì poca gente prendeva un aereo.
Sfilai gli occhiali da sole dai capelli e li posai nella loro custodia, poggiandomi dopo con le mani sul bancone grigio che ormai ben conoscevo. La ragazza che ne era seduta dietro mi fece cenno di aspettare un secondo con la mano, finendo di conversare attraverso l'apparecchio che aveva attaccato all'orecchio.
Approfittai della ragazza occupata in altro voltandomi appena in direzione dell'aeroporto, notando Harry seduto su una delle sedie della sala d'aspetto, i gomiti poggiati sulle ginocchia, gli occhi fissi sul cellulare.
Era stata una sorpresa ritrovarmelo davanti casa di Tom. Non me l'aspettavo. In più, mi aveva preso in giro con tono ironico sul mio abbigliamento -quello di Tom- e quello del suo amico, venuto alla porta completamente nudo, con solo una tovaglia legata in vita e i capelli ancora bagnati, visto che aveva appena fatto una doccia. Aveva guardato me, Tom e poi se n'era uscito con una frase che mi aveva fatto cessare di battere il cuore per qualche secondo.
"Avete...  Festeggiato?"
Quella stupida frase continuava a rimbombarmi nella testa, provocandomi ancora più dolore di quanto già provassi. Come aveva potuto mai pensare che lo tradissi al primo momento possibile? Più che altro, come poteva pensare solo che avevo voglia di tradirlo? Se la mia intenzione era quello di passare le serate in casa di Mad in un modo più intrigante e frizzantino, gliel'avrei detto chiaramente senza inutili giri di parole e passando direttamente ai fatti. Si era fatto odiare negli ultimi anni, potevo benissimo sfruttare ancora quella cosa e usarlo a mio piacimento, se volevo.
E poi... Avevo rischiato anche il posto per lui, e adesso se ne usciva con quella sparata?
Tom ci aveva lasciati soli, capendo di essere di troppo in quella discussione. Harry era entrato in casa come se fosse la sua, e forse in fondo lo era, visto che ci passava gran parte del suo tempo, come mi aveva detto Tom sull'aereo. Ci eravamo accomodati in cucina, io sul divano e lui appoggiato alla cucina con le braccia conserte. Io lo guardo e lui faceva lo stesso.
Poi interruppe il silenzio, sospirando pesantemente prima di dirmi che sapeva tutto del lavoro. I miei occhi si erano illuminati e per qualche secondo pensai gli fosse passata l'arrabbiatura. Ma poi aveva continuato.
"Perchè non ti sei fatta trovare al tuo studio? O che ne so, te ne andavi in un hotel." aveva sputato con freddezza che perfino le mie ossa avvertirono, tremando.
Lo guardai accigliata, mentre prendevo un profondo respiro e gli spiegavo dell'accaduto, della mia valigia persa e di Tom che si offriva di ospitarmi a casa sua finchè non fosse stata ritrovata. Gli dissi anche che l'indomani avrei preso un taxi, ma il suo amico mi aveva detto che non era molto distante dal suo studio incendiato.
Per un attimo Harry aveva aggrottato la fronte e aveva ripetuto le mie parole, solo con un tono da domanda: "Incendiato?"
Annuii e gli spiegai il motivo per cui Tom era ritornato a casa. Sapevo che doveva essere lui stesso a dirgli dell'accaduto, ma visto e considerando che al momento dovevo uscire da non sapevo quale casino, avevo preferito dirglielo io. Doveva sapere e smetterla di essere arrabbiato con me senza alcun motivo!
Gli dissi del mio incontro con Marshall, delle belle notizie e del colpo al cuore che avevo avuto per colpa di sua moglie. Del fatto che adesso anche i media mi desideravano di più e che la questione con Ashley sembrava acqua passata.
"Non si arrenderà facilmente, la conosco." aveva detto mentre mi veniva in contro. Il mio cuore aveva accelerato i battiti e il respiro sembrava essersi mozzato in gola. Stava venendo davvero dalla mia parte?
Si era seduto al mio fianco, fissando la punta delle sue scarpe marroni. Il suo viso era leggermente pallido e sotto gli occhi aveva due enorme borse nere, segno che aveva dormito poco. Indossava una semplice maglia bianca con lo scollo a 'V' e dei jeans stretti neri. Lo amavo quando li indossava, stava perfettamente bene.
Mi ero avvicinata a lui cautamente, provando a sorridere.
"Tu lo sai che non ti tradirei mai, no?" avevo azzardato a chiedere. Aveva spostato lo sguardo dalle sue scarpe ai miei occhi e per un momento mi parvero più verdi e luminosi degli altri giorni. Aveva strane sfumature più scure ai bordi e le labbra erano più rosee e gonfie, segno che aveva continuato a torturarsele con i denti. E non lo biasimavo: anche io fino a quel momento continuavo a mordermi l'interno della guancia o il labbro inferiore, strappando letteralmente via le pellicine e sentendo il bruciore invadermi la bocca.
Abbassò lo sguardo e non rispose, anzi cambiò direttamente argomento.
"Vieni in hotel con me?" mi chiese.
Sospirai lentamente e ovviamente annuii; non c'era motivo di rimanere in quella casa se Harry non rimaneva con me. Era con lui che volevo stare, non con Tom. Peccato che lui non riusciva a capirlo questo.
Si era alzato ed era sparito per le scale. Continuai a ripensare cosa era appena successo, sorridendo come una scema ricordando quelle due parole che mi avevano fatto scoppiare davvero il cuore nel petto.
Ti amo.
"Mi scusi, cosa le serve?" la voce della giovane ragazza appostata dietro il banco delle informazioni mi riportò alla realtà, strappandomi dal mio flashback violentemente.
Mi girai verso la ragazza e sorrisi.
"Sono Scarlett Evans, mi avete chiamato per ritirare la mia valigia che era stata persa." l'avvisai.
La ragazza digitò velocemente qualcosa al computer e poi mi guardò, sorridendo.
"Seguimi." si alzò dalla sua postazione e cominciò a camminare verso la parte opposta da dove Harry era ancora seduto a riflettere su chissà cosa. Che stesse pensando a quella notte quando aveva preferito dormire sul ciglio del letto pur di non starmi vicino?
Non avevo chiuso occhio per tutta la notte, intenta ad osservare le spalle muscolose e rilassate di Harry. La sua pelle era chiara e nessun tatuaggio per fortuna lo macchiava. Almeno lì. Non che non mi piacessero, ma alcuni li trovavo altamente esagerati o non mi piacevano per nulla. Ma se per lui avevano un significato, allora era apposto.
"Signorina Evans." mi richiamò la ragazza quando si accorse che non la stavo seguendo ma che mi ero persa a fissare Harry. Al mio nome, anche il riccio alzò lo sguardo e per un momento si scontrò col mio. Stavo soffrendo a vederlo in quel modo e non sapevo perchè, ma sapevo che la colpa era solo mia.
"Sì, arrivo." avvisai la ragazza, prendendo poi a camminare nella sua direzione.
Entrammo attraverso una porta nera in quello che sembrava un magazzino. Tanta roba incartata riempiva gli scaffali, qualche vecchia valigia impolverata invece era adagiata al muro.
"Eccola qui, giusto?" mi chiese mostrandomi la mia.
Annuii felice, ringraziando l'immediatezza con cui era stata trovata.
Ritornammo dentro l'aeroporto e salutai la ragazza, che riprese immediatamente il suo posto dietro il bancone.
"Eccomi qui." annunciai ad Harry una volta arrivata davanti a lui. Mi guardò dal basso e poi si alzò.
"Dobbiamo uscire da una porta secondaria; le fans già sanno che siamo qui dentro." disse solamente, afferrando poi la mia valigia al posto mio.
Sorrisi per la scena e lo seguii verso una porta d'emergenza.
 

#HARRY
 
Non volevo essere cattivo nei confronti di Scarlett; non ci riuscivo. Avevo dovuto combattere per tutta la mattina col mio istinto per urlarle contro, ma sapevo che non aveva senso. In fondo, non aveva fatto proprio nulla di male.
Se io avessi dormito da qualche amica sua, però, come l'avrebbe presa?
Non le avevo ancora fatto questa domanda perchè risultavo solo banale e infantile. Eravamo stati a lungo separati, perchè adesso mi comportavo così.
"Posso farti sentire una canzone?" la voce di Scarlett invase l'auto che stavo guidando, facendomi spostare lo sguardo dalla strada per un momento.
"Dipende." risposi solamente. Sospirò, comunque afferrando il suo cellulare e digitando velocemente sullo schermo qualcosa.
Come non riusciva a capire che mi stavo comportando in quel modo solo perchè non avevo intenzione di farmela scappare di nuovo? Come?
Le avevo detto 'ti amo', e lo pensavo davvero. Ma lei era rimasta imbambolata sulla porta finchè Tom non aveva annunciato che doveva vestirsi e quindi sparire, lasciandoci soli.
Non aveva parlato ed ero entrato in casa, come se fosse la mia. E forse lo era, per quante sere ci avevo passato là dentro con tante risate e qualche ragazza, un tempo. Ecco perchè non mi fidavo di Tom: quella casa era come un rifugio per dei giochi idiota più che una dimora per dormire.
"Ascolta attentamente." sbirciai in tempo il nome dell'artista e alzay gli occhi al cielo quando lessi il nome di Miley Cyrus. Voleva prendermi ancora in giro?
"I can't pretend that I don't see you, I can't pretend that I don't wanna hold you..."
Rimasi in silenzio per la restante canzone, sentendomi un idiota per non averla riconosciuta.
Scars. Scar. Scarlett.
Cicatrice: io, lei. Il passato e il presente. Prima e dopo. Per sempre?
Le nostre cicatrici nate in seguito alla nostra separazione, i nostri momenti impressi nella mente o meglio nel cuore, io e lei nei nostri migliori pomeriggi, tra risate, pianti e stupidi giochi. Lo studio? Solo una scusa per passare inconsapevolmente altro tempo insieme.
C'eravamo fatti del male? Di sicuro sì, soprattutto io non avvisandola dei miei piani, di non averle chiesto di fare parte del mio futuro, se mai ne avessi avuto mai uno bello. Perchè lei era bella e non meritava uno stupido come me al suo fianco, nonostante la studiavo, la desideravo e l'amavo da allora, già.
"Non posso fingere di non vederti, non posso fingere di non volerti stringere quando sei vicino."
La canzone finì quando il semaforo rosso mi costrinse a fermarmi allo stop. L'abitacolo cadde in un silenzio tagliente. Nè io, nè lei sapevamo cosa dire. O forse la canzone aveva già detto tutto?
Aveva fatto la scelta migliore, la canzone ci descriveva appieno. Scars. Sembrava quasi richiamare il suo nome.
Sfilai il mio cellulare dalla tasca, entrando nella finestra di internet e scrivendo velocemente il titolo di una canzone.
Appoggiai l'iphone sul cruscotto dell'auto e fissai per un momento la fronte aggrottata di Scarlett.
"Ma cosa..."
"Ascoltala." la interruppi quando le prime parole risuonarono dentro l'auto. Per fortuna mi aveva trovato un'auto prima di arrivare a Londra, così non avevo dovuto faticare a cercarmela da solo.
"Baby, quando guardano al cielo, saremo stelle cadenti solo di passaggio. Verrai a casa con me stanotte, bruceremo come luci al neon."
Scar spostò lo sguardo nella mia direzione, trovandomi a sorriderle. Non ci riuscivo ad essere arrabbiato con lei; non riuscivo ad essere nulla con lei se non innamorato e basta.
La amavo, gliel'avevo detto finalmente e non me n'ero pentito. Certo, non sentirla rispondere era stato un duro colpo; ma questo non voleva dire che non lo pensavo davvero. Lo provavo.
"Harry..." mentre la canzone andava avanti, Scarlett mi guardò preoccupata. Slacciai la cintura e le tappai la bocca con un dito, rimpiazzandolo dopo con le mie labbra.
La sentii irrigidirsi sotto il mio tocco, mentre le mie mani la presero per la testa, stringendola più a me.
Schiuse la bocca leggermente, dopo qualche secondo di esitazione, e mi permise di infilarci la lingua. Un bacio che toglieva il respiro, un bacio che tanto mi mancava, il bacio che desideravo darle dalla sera precedente, quando ero andato a casa di Tom.
Un clacson suonato insistentemente dietro di noi mi costrinse ad allontanarmi dalle labbra di Scarlett, rimettendomi al mio posto.
Notai le sue labbra leggermente rosse e più gonfie, fiero di averla sorpresa e imbarazzata al punto di farle diventare le guance rosse.
La canzone intanto finì, mentre l'arrivo di un messaggio mi fece incuriosire.
Prestando attenzione alla strada, sussurrai un "Leggilo tu. Il codice lo sai." e sul suo volto comparve il sorriso più bello che avessi mai visto in vita mia.
 
*  *  *
 
"Sì, ho capito. Domani mattina li vado a prendere io con Oliver." sbuffai stufo e staccai la telefonata, finalmente.
Rilessi un'ultima volta il messaggio di Louis, sorridendo appena: l'indomani sarebbero ritornati tutti a Londra e insieme avremmo finito il video del nostro nuovo singolo. Non vedevo l'ora e questa volta avrei portato con me anche Scarlett, proprio come lei mi aveva invitato -quasi insistito, direi- alla sua sfilata. E così, chiuso in uno smoking nero, una camicia con strane stampe floreali e scarponcini mi ero presentato al locale di cui non avrei mai ricordato il nome.
La stampa mi aveva bloccato all’entrata e non avevo esitato a dire il motivo per cui ero lì.
"La mia ragazza sfila questa sera." e avevo sorriso, notando felice i volti dei paparazzi e giornalisti guardarmi sorpresi.
Mi avevano fatto accomodare in un camerino, promettendomi di poter vedere Scarlett prima della famosa sfilata.
Qualcuno bussò alla porta e balzai dalla sedia, dando il permesso di entrare. Un ragazzo con tanto di cartellina in mano e apparecchio attaccato all'orecchio mi sorrise.
"Salve, mi hanno detto di seguirmi nel camerino delle modelle." disse solamente. Annuii felice, prendendo la mia giacca, indossandola e seguendo il tipo che mi fece percorrere un lungo corridoio pieno di gente che andava avanti e indietro con fogli o vestiti tra le mani, appendiabiti sparsi qua e là, sedie pieni di valigie e strane robe come parrucche o set da trucchi infiniti.
Il ragazzo si fermò davanti ad una porta rossa, battendo leggermente dei pugni. Sentimmo una voce dire 'Avanti' e quello si spostò.
"E' dentro." mi avvisò, sparendo poi in mezzo alla folla.
Abbassai la maniglia della porta, entrando nella stanza e trovandoci Scarlett seduta su una poltroncina intenta a fissarmi attraverso lo specchio posto davanti a lei. La ragazza dietro lei, invece, le stava tirando i capelli in una coda rigida e alta.
"Ehy." mi salutò con un sorriso ampio e felice.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi accomodai alla sedia vicino la sua. La ragazza con le mani tra i capelli di Scarlett sembrò sobbalzare alla mia vista. La salutai con un lieve accenno di un sorriso, posando poi lo sguardo su Scarlett: indossava un semplice vestitino azzurro, lungo fino sotto il sedere, più o meno. Ai piedi un paio di tacchi alti bianchi, di pelle. Era bellissima.
Non che fosse brutta senza trucco; anzi, la preferivo di più in quello stato naturale che con tutto quei colori scarabocchiati in faccia. Ma comunque era bellissima.
"Hai avuto il tuo posto?" continuò poi, riportandomi alla realtà.
Annuii, mostrandole un cartellino.
"Prima fila." mi pavoneggiai, facendole la linguaccia. Dio mio quanto mi erano mancati quei momenti, i nostri. Ed eravamo stati lontano solo per poche ore. Come avevo fatto a resistere per tutti quegli anni?
La ragazza si allontanò da Scarlett, chiedendole di alzarsi e mostrarle il lavoro che aveva appena concluso. Scarlett girò su se stessa, sorridendo per il buon lavoro della tipa. Poi, uscì dalla stanza, lasciandoci soli. Finalmente.
"Non posso baciarti o ti rovino il trucco." dissi.
Finalmente scollò gli occhi dallo specchio e mi venne in contro. Spostò una delle mie mani dalle cosce e ci prese posto lei.
Si avvicinò al mio orecchio e poi sussurrò un "Posso rimetterlo, se vuoi."
Inutile dire che tutta quella situazione non stava scaturendo nulla in me; ma a momenti avrebbe dovuto sfilare e non ci sarebbe stato il tempo materiale per una nuova sistemazione.
A malincuore la spostai di poco, guardandola torvo quando ammiccò con nonchalance.
"Non ti preoccupare, abbiamo una notte davanti a noi." le ricordai. E l'avrei ringraziata per avermi seguito in hotel e non aver insistito sul rimanere in casa di Tom. Adesso aveva di nuovo i suoi vestiti e con me non si sarebbe sentita sola in un hotel che avevo preso in centro. Uscire da una seconda porta, però, non le era piaciuto. Ma sapeva che con me sarebbe stato spesso così e alla fine aveva ceduto. Ci era abituata.
"Domani voglio tornare a casa mia, ti va?" mi chiese.
Uno strano scossone mi riportò alla realtà.
"Mi stai... Mi stai chiedendo..."
"Sì, Harry... Vuoi vivere con me?" abbassò lo sguardo, facendomi intenerire.
Sì che volevo vivere con lei, svegliarmi ogni mattina con le gambe intrecciate alle sue, i suoi capelli a solleticarmi il viso e il respiro calmo; sì che volevo condividere lo stesso bagno, farci la doccia insieme, farla impazzire ogni volta che proverei a fare una lavatrice, ma senza ottimi risultati; sì che volevo farla sbuffare quando, intenta a cucinare, le farò le peggio torture solo per attirare un po' di attenzione; sì che volevo darle il bacio della buonanotte, guardarla fin quando i suoi occhi non si chiuderanno e io sarò l'uomo più felice della Terra.
"Sì, certo. Wow!" preso dall'emozione, perchè stavolta non ci sarebbe stato bisogno di due bambini per costringerci a vivere sotto lo stesso tetto, mi alzai di scatto facendola cadere sul pavimento.
Scoppiammo a ridere insieme, mentre l'aiutai a rimettersi in piedi.
"Scusa." mormorai ridendo.
"No, figurati. Sono felice di averti fatto avere una simile reazione." confessò. Si sistemò gli angoli del vestito e mi guardò.
"Poco fa ho risentito la tua intervista, quella con Ashley."
Di nuovo? Perchè? Forse voleva risentire le cose belle che avevo detto sul suo conto. Sorrisi.
"Però, l'ho ascoltata tutta, fino alla fine, intendo." aggrottai la fronte. "Tu stavi venendo da me e io non lo sapevo!" rise forte.
"Come no? Mi avevi detto stamattina che l'avevi sentita già e che eri felice che entrambi avessimo risolto." ero confuso. Perchè mi aveva mentito? C'era altro che dovevo sapere?
"Sì, l'ho sentita! Solo che, quando avete iniziato con le solite domande, ho cambiato stazione e non ho sentito la parte più bella." disse. Le sue mani si appoggiarono sulle mie spalle, avvicinando i nostri bacini in modo da sfiorarsi. Anche attraverso al stoffa dei miei pantaloni, riuscivo a sentire la sua pelle calda scontrarsi con la mia.
"Ovvero?" chiesi curioso e felice allo stesso tempo.
"Che stavi andando dalla tua ragazza... Me." e fu un secondo. La vidi alzarsi sulle punte e prendere l'iniziativa, baciandomi. Non esitai molto e passai le mie mani sotto il suo sedere, prendendola di peso e voltandomi verso lo specchio. Con una mano ripulii l'intero scomparto pieno di spazzole e trucchi, gettandoli a terra, e poggiai Scarlett lì sopra, beandomi delle sue mani intente a spettinarmi i ricci tirati su da un po' di cera.
"Harry, aspetta." la sentii sorridere, mentre le mie labbra scesero lungo il suo collo e le mani cercavano la cerniera del vestito.
"La sfilata." disse poi tra una risata e l'altra. Merda.
Mi allontanai velocemente e sorrisi imbarazzato.
"Colpa tua." l'avvisai scherzosamente.
"Che?" rise e mi spinse via, saltando poi dalla base e provando a riordinare il mio disastro prima dell'arrivo di qualcuno.
"Scarlett, ti prego." feci finta di sentirmi male, mentre lei alzò lo sguardo e notò che la sua posizione non aiutava a tutta la situazione.
"Solo un paio di ore, Harry." lasciò perdere il mio casino e mi tornò davanti.
"Un paio d'ore." feci eco io sottovoce, baciandola di nuovo. Quando mi staccai, la notai aprire lentamente gli occhi. Sospirò.
"Anche io, comunque." la guardai confuso, chiedendole spiegazioni.
"Anche io ti amo, Harry." e il mio cuore prese una strana velocità, rallentata improvvisamente quando qualcuno bussò alla porta.
Mentre Scarlett dava il permesso di entrare, io alzai gli occhi al cielo, ricevendo in cambio un pugno giocoso alla spalla.
"Tra cinque minuti si inizia." l'avvisò lo stesso ragazzo che prima mi aveva portato da lei. Spostò per un momento lo sguardo sul pavimento pieno di roba e poi spostò lo sguardo su noi. Oh, e dai! Perchè non si faceva gli affari suoi?
"Arrivo." lo liquidò velocemente Scarlett, mettendosi davanti a me e dandogli le spalle.
"Devo andare; ti aspetto in prima fila." e di nuovo mi baciò, ma stavolta fu una cosa da pochi secondi e si allontanò subito, seguendo il ragazzo. Chiuse la porta e io tornai a respirare. Perchè avevo trattenuto il fiato?
La porta si riaprì.
"Ah, Harry. Hai un po' di rossetto." Scar ammiccò e uscì di nuovo, facendomi scuotere la testa e sorridere felice. Mi voltai allo specchio e provai a ripulirmi.
No! Dovevo dirle dei ragazzi e del loro rientro. Ma forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto un segreto, un'altra sorpresa. Alla fine le sorprese, seppur odiate da alcuni, si rivelano sempre cose belle. E Scarlett mi amava, una bellissima sorpresa.
 

 
 
EHIO.
Ma salve! Una settimana precisa ed io sono qui u.u
Come promesso, qualcosa è successo, ma visto
che siamo alla fine e che non volevo dilungarmi ancora
per molto, ovviamente ho fatto in modo che andava bene
comunque tra i due (:
 
Sarei felice di sapere cosa ne pensiate e bo, al
prossimo (:
 
Sofia.

 
   
 
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