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Autore: peluche    27/02/2014    4 recensioni
Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi,
il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti.
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«Hannah! - disse a un tratto Aria – Quello non è..» prima che potesse finire la frase,un tizio ci passò accanto,scioccato quanto noi.
«Harry Styles ci degna nuovamente della sua presenza,quale onore.» I brividi. Lo fissai nel suo giubbotto di pelle,nei suoi riccioli scomposti e sulla sua moto nera petrolio. Il tizio che qualche minuto prima ci era passato accanto era Zayn Malik. Zayn Malik,il ragazzo più inaffidabile su questo pianeta,dopo Harry Styles,ovviamente.
«Non era finito in riformatorio?» Mi sussurrò Aria.
«Si, - risposi io in una specie di trance – infatti.» Non riuscivo a levargli gli occhi di dosso. Zayn gli si avvcinò e si diedero un affettuoso abbraccio. Il duo-idioti era tornato. Non poteva rimanere lì dov'era? Perchè dopo cinque anni in riformatorio aveva deciso di rimettere piede qui? Perchè era tornato nella sua vecchia scuola?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ice on fire

capitolo 5

 

 

Finii in punizione.
Niente uscite, niente shopping e niente Aria.
Mi era concesso uscire di casa solo per andare a scuola.
Non avevo trovato una valida scusa e così i miei si erano giocati la carta della punizione. Carta che con me non era mai stata presa in considerazione, visto che ero la figlia che tutti desideravano. Gli amici dei miei li riempivano di complimenti. Come è bella ed educata vostra figlia, dicevano, con quell'aria da puzza sotto il naso. Vi darà tante soddisfazioni e faranno la fila per la sua mano, aggiungevano. Io non volevo nessuna fila. Non volevo essere un trofeo, un premio da vincere. Ero un essere umano come tutti gli altri e non avevo nessuna intenzione di trovarmi un buon partito e sistemarmi. Volevo essere indipendente, fare carriera. Non volevo finire come mio padre, sommerso di lavoro, tutto in tiro. Né tanto meno volevo finire come mia madre, mantenuta a vita. No io volevo essere di più, volevo mettere un po' di mio in questo mondo, volevo creare qualcosa di nuovo, qualcosa che dicesse “ Hannah Tomlinson”, qualcosa di diverso...


Osservavo le nuvole e le loro forme bizzarre. Quel bianco che si mescolava con l'azzurro intenso del cielo. Gli uccelli volavano spensierati e felici,verso una terra più calda. Mi sarebbe piaciuto essere come loro,senza nessun pensiero,senza nessuna preoccupazione. Senza dei genitori a cui dare delle spiegazioni,senza un fratello scorbutico che tutto faceva tranne che comportarsi da fratello. Mio padre si aspettava che avrei portato avanti l'azienda di famiglia – su mio fratello non ci contava più – e mia madre si aspettava che sposassi un uomo molto ricco,con cui avere dei figli e condividere una lunga vita insieme. L'amore passava in secondo piano. Si aspettava che fossi stata sempre perfetta,in ogni occasione. Che avessi fatto la brava mogliettina,dando a loro dei nipotini a cui lasciare l'azienda in un lontano futuro. E così immaginai quel piccolo uccellino rinchiuso in una gabbia,costretto a vivere per il resto della sua vita in quella gabbietta d'oro.. ma pur sempre una gabbia era. E poi lo spiraglio di luce. Qualcuno che ti offre un'altra possibilità di vita. Qualcuno che vede il mondo in maniera diversa. Qualcuno..
La campanella suona improvvisamente. Tornai alla realtà,alla Bristol Brunel Academy mentre finiva quella che doveva essere un'interessantissima lezione di storia.
«Vi prego non mi lusingate troppo con il vostro smisurato interesse.» Ironizzò la professoressa Dalton, notando l'eccessiva foga che i miei compagni ci mettevano nel lasciare l'aula.
«Tutto bene?» Mi chiese Aria una volta in corridoio.
Non feci in tempo a risponderle che Alex Rider mi piombò davanti.
«Hannah! - seconda fila,terzo banco – Come bene sai i miei rapporti con la storia non sono dei migliori,potresti prestarmi gli appunti di oggi?» Cazzo. Gli appunti.
«Ehm..» Pensa Hannah.
«Ti giuro che questa volta non ci verserò sopra nessun tipo di robaccia!» Continuò lui.
«No Alex il fatto è che non ho potuto portarmi avanti con il programma e quindi mi servirebbero..» Non ho preso appunti,avrei dovuto dire. Ma non potevo.
«Oh, - disse lui dispiaciuto – vorrà dire che mi toccherà arruffianarmi Melissa,a domani.» Melissa era la seconda secchiona della scuola. La seconda secchiona da cui tutti andavano quando non ottenevano nulla da me.
«Non hai potuto portarti avanti con il programma?» Mi chiese Aria,che avevo ignorato completamente fino a quel momento.
«Si bè ho avuto altro da fare.» Dissi.
«Cosa? Tutto quello fai di solito lo fai con me! - Mi ripeteva,mentre scendevo le scale – E comunque non mi hai ancora detto dove sei finita questo week-end! - continuò – Hannah!» Aria urlò e mi strattonò dal braccio,obbligando a voltarmi.
«Me ne sono dimenticata!» Sbottai. Non so perchè dissi una bugia, ma volevo tenere la verità per me. Ne ero quasi gelosa. Quel momento apparteneva a me e l'avrei custodito gelosamente.
«Te ne sei semplicemente.. dimenticata?» Borbottò Aria, guardandomi confusa.
«Non tira buon vento a casa mia per ora.» ripresi a camminare, tagliando il discorso.
«Ci vieni almeno alla festa stasera?» Mi inseguì con la voce.
«Non posso, - arrivai alla bici e ci montai su – sono ancora in punizione.» La mia amica storse il naso ma decise di arrendersi e andò verso la fermata dell'autobus. Mentre mettevo i libri nel cestello alzai lo sguardo e diedi una rapida occhiata alle giacche nere. Vidi Zayn appoggiato al muretto, sigaretta dietro l'orecchio destro; Lucas se ne stava sulla moto, occhiali da sole in testa; quattro gallinelle li ronzavano attorno ma di lui nessuna traccia. Erano passati quattro giorni da quella sera.
Nessun messaggio.
Nessun bigliettino.
Nessuna chiamata.
Era sparito.

 

«Hannah io vado dalla nonna, - mi urlò mia madre – ti ricordo che non puoi mettere piede fuori dalla porta.»
«Non c'è momento in cui non me ne ricordi,grazie.» Sentii la porta di ingresso chiudersi, poco dopo il silenzio. Mio fratello era andato a qualche stupida partita di calcio, mio padre in giro per chissà quale cosa e io mi ritrovavo come quasi ogni pomeriggio da sola a casa. Di solito me ne stavo lì sulla scrivania a studiare, a portarmi avanti con il programma, ma c'era qualcosa che in quel momento bloccava il mio studio. Perchè i maschi hanno una concezione tutta loro dell'amore? E' come se regolassero loro il gioco. Devi l'invito al primo appuntamento, devi aspettare che ti diano spiegazioni, devi aspettare che ti vengano a prendere a casa.. Se sono nervosi non ti si filano.. Se sono affettuosi non te li fili tu..
Cavolo.
Anche noi ragazze abbiamo il diritto di pretendere. E perchè dobbiamo passare una vita aspettando? Aspettando il principe azzurro forse, aspettando qualcosa che in cuor nostro sappiamo non arriverà mai. E fu così che quel giorno lo feci. Fu grazie a questi pensieri che andai contro la mia sacrosanta moralità. Vidi la finestra e fu un attimo.
..ti ricordo che non puoi mettere piede fuori dalla porta.
Aveva detto porta,giusto? Non avrei infranto nessuna regola se fossi sgattaiolata fuori dalla finestra. E così lo feci. Non ci pensai neanche due volte. Al diavolo la responsabilità, al diavolo tutte queste stronzate. Buttati, mi diceva sempre Aria, non pensare. E così mi sono buttata, letteralmente questa volta. Arrivai con un tonfo sul prato e ringraziai il cielo che la finestra della mia stanza non fosse poi così alta. Percorsi il vialetto, decisa più che mai. Della moto nessuna traccia. Era forse in garage?
Ma si Hannah, suona.
Arrivai davanti alla porta e prima di suonare persi almeno una manciata di minuti.
Cosa diavolo gli avrei detto? Ehi,perchè sei sparito? Si,poteva funzionare.
Suonai. Niente.
Suonai ancora. Niente.
Dopo il terzo tentativo mi convinsi. Non c'era nessuno in casa.
Decisi allora di tornarmene in camera mia, con un filo di delusione nel volto, quando qualcosa mi obbligò a fermarmi.
«Chi è? - Chiese una vocina un po' rauca – Chi è?»
Mi avvicinai di corsa alla porta.
«Signora Styles sono Hannah, Hannah Tomlinson.» Silenzio. Rimasi immobile davanti a quel legno che odorava ormai di vecchio, quando sentii lucchetti che si sganciavano, passetti che si aprivano e in un attimo la porta si aprì in un piccolo spiraglio, facendo intravedere un occhio stanco, ma allo stesso tempo attento, che mi scrutava. Iniziai a sentirmi in imbarazzo, e capii che forse la mia idea di andare a trovare Harry a casa sua era stata pessima. Poi, la porta si aprì piano, la donna diede una veloce occhiata prima a destra e poi a sinistra e in fine si concentrò su di me. Aveva la pelle olivastra, le rughe le incorniciavano la faccia, era minuta e ossuta, ma quegli occhi verdi pieni di vita che una volta mi osservavano giocare nel suo cortile erano sempre lì.
«Hannah.. - sussurrò – la mia piccola Hannah.» La sua voce era sempre dolce. Di quella dolcezza che ti avvolge e che ti rasserena.
«Buongiorno signora, mi fa piacere rivederla.» Dissi, tornando tranquilla.
«Stavi.. cercando qualcosa?» Mi chiese, rimanendo sempre attaccata alla porta. Non so se lo faceva per reggersi in piedi, ma avevo come la strana sensazione che lo faceva per sentirsi protetta. Da cosa e da chi non lo so.
«Cercavo Harry, è in casa?»
«Harry.. - sussurrò pensierosa – Harry no, Harry è uscito.. ma se vuoi puoi aspettarlo qui.» La sua espressione cambiò e in un attimo si illuminò. Fu come se non invitasse qualcuno a entrare a casa sua da tanto tempo e, non avendo il coraggio di rifiutare, mi ritrovai seduta in stanza da pranzo di casa Styles.
«Ti prego non usare tutte queste formalità, - mi disse tornando quasi in se – mi hai sempre chiamata Adele e vorrei che continuassi a farlo.» Adele. Ricordo che da piccola mi innamorai così tanto di quel nome che lo affibbiai alla mia bambola più bella. Adele. Rispecchia la nobiltà d'animo e lei era la persona più gentile, dolce e premurosa che abbia mai conosciuto.
«Grazie Adele.» Risposi, con un sorriso sincero.
«Vuoi.. vuoi che ti prepari una tisana? Oppure.. oppure preferisci un caffè? Si certo il caffè.. il caffè i giovani lo preferiscono.» Parlava in fretta, a volte in modo confuso, a volte ci metteva una manciata di secondi per formulare un discorso, ma in un baleno mi ritrovai con una tazza di tisana davanti. Non mi è mai piaciuto il caffè. Rimase sorpresa da questo.
«Come ti sei fatta bella Hannah, - disse a un tratto – ho sempre saputo che saresti diventata una ragazza stupenda.»
«Sei sempre stata troppo buona con me.» Sorrisi imbarazzata. I complimenti mi imbarazzavano sempre.
«Dico solo ciò che penso. - e so che dice la verità – Ho sempre detto a Harry di tenerti sott'occhio perchè un giorno l'avresti sorpreso. Ricordo ancora quanto gli stavi appiccicata, avevi proprio un debole per lui.» Disse, sorridendo al pensiero. Era così. Avevo proprio un debole per quei ricciolini, per quel bambino che raccoglieva un fiorellino da terra e me lo metteva dietro l'orecchio, per quel bambino che mi chiamava “Annina” e non si era mai permesso di cacciarmi o di prendermi in giro.. Adesso no, adesso quel bambino non c'era più.
«Ero solo una bambina Adele.»
«..oh e anche lui aveva un debole per te.» aggiunse, come se stesse continuando il discorso di prima e non avesse ascoltato ciò che avevo appena detto. La vidi sorridente fissare la sua tazza. Con il dito percorreva il bordo, emettendo a volte qualche suono che mi faceva rabbrividire. Cercai di non pensare a ciò che aveva appena detto e mentre mi versava dell'altra tisana, notai il tremolio della sua mano.
«Tranquilla, faccio io.» Appoggiai la mano sulla sua e la aiutai. La vidi poco dopo tornare ad appoggiare le spalle alla sedia.
«Louis come sta?» Mi chiese,senza guardarmi. Vidi il suo braccio che veniva percorso da un brivido e i suoi occhi che a poco a poco diventavano delle fessure.
«Louis.. - iniziai incerta – studia all'università, dovresti vederlo non lo riconosceresti.»
«A chi cara?» Mi chiese lei,tornando a sorridere.
«A Louis..» risposi. C'era qualcosa nella sua espressione che non mi convinceva.
«Chi è Louis?» Rimasi paralizzata. Adele si alzò dalla sedia,prese la sua tazza e la appoggiò sul lavello. Si voltò a guardarmi sorridendo, senza nessuna ombra di preoccupazione. Io si che ero preoccupata. Stava succedendo qualcosa di strano. Qualcosa che non capivo, qualcosa che stava lì davanti ai miei occhi ma a cui non sapevo dare un nome. Nel momento in cui decisi di andar via, la porta di ingresso si aprì.
«Mamma! - Harry apparse sulla soglia di casa, ma lì dov'ero lui non poteva vedermi – Che fai in piedi?» Teneva un sacchetto di carta in mano.
«Ho ricevuto una visita tesoro.» rispose Adele, calma e serena.
«Una visita? - Harry sembrava confuso e quando avanzò e mi vide, rimase pietrificato – Che diavolo ci fai qui?»
Sembrava irritato, infastidito.
«Hannah è stata così gentile a farmi compagnia...» Adele ebbe un capo giro e io ed Harry ci affrettammo a raggiungerla per evitare che finisse a terra.
«Mamma ho comprato le tue pillole, perchè non ti metti a letto? Penso io ad Hannah.» Disse gentile lui.
«Piccolo mio..» Adele accarezzò Harry sulla guancia e poco dopo seguì il suo consiglio. Io sorrisi alla scena. In un attimo Harry era tornato quel bambino che si prendeva cura di tutti, quello buono e sensibile, quello gentile. Adele era riuscita in quello in cui suo padre aveva fallito. Harry era proprio venuto su bene.
«Tu!» Mi prese con forza dal braccio e in un attimo mi scaraventò fuori di casa,chiudendosi la porta alle spalle.
«Ma che fai?» Chiesi io,massaggiandomi dolorante il polso.
«Non mettere più piede in questa casa! Non parlare più con mia madre! Stai lontana da qui, hai capito Hannah?» Mi urlò contro. Come un animale inferocito. Come un vecchio quando invadi il suo cammino. Come qualcuno che non somigliava neanche lontanamente al bambino di prima.
«Ero venuta solo per..» cercai di dire.
«Pensavi che siccome siamo usciti una volta adesso a me importi qualcosa di te? Sei proprio un illusa! Stai lontana da questa casa Hannah!» Aghi. Come aghi che cuciono una toppa, un bottone.. a me stavano cucendo quelle parole sul mio corpo. Una dopo l'altra.
«Hai ragione! - urlai anche io – Sono proprio un illusa!» E me ne andai. Tornai nel mio buco, nella mia stanza, nel mio mondo. Cosa diavolo mi era venuto in mente?

Perchè sai Harry, voi maschi amate in modo diverso.
Voi pensate che qualsiasi parola sia lecita.
Pensate che tutto sia dovuto.
Fanno male, fanno male le parole.
E rimangono cucite sulla pelle.
Lì dove non puoi più toglierle.
E non basta una toppa.
L'amore è un'altra cosa...

 

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Perdonatemi. Ho avuto fantasia zero in tutto questo periodo anche perchè ho avuto un sacco di casini per la testa. Spero solo che voi, le mie lettrici, mi perdoniate e che possiate ritrovare la passione per me e soprattutto per questa storia :) spero di avervi regalato un capitolo come si deve per il giusto ritorno. Si avete capito bene, I'M BACK!

  
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