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Autore: Tomoko_chan    27/02/2014    7 recensioni
Tokyo, inverno. Naruto si imbatte in una buffa ragazza tremendamente goffa e impacciata.
All'inizio nascono alcune incomprensioni, ma poi i due cominceranno a frequentarsi assiduamente. Lei è la ricca ereditaria degli Hyuga, ma da sempre in contrasto col padre. Lui è un cantante, un chitarrista, un ex teppista e il leader di una band.
E così, fra risate, amici folli, musica e rock'n'roll, quale sarà il destino degli Origin e della giovane Hyuga?
[NaruHina doc] [Accenni SasuSaku, InoShikaTema, KibaHanabi]
****
Eccomi qui con una fic del tutto nuova. Ho accennato che nella storia si parlerà di musica: in ogni capitolo sarà presente una Song.
Tutte le canzoni saranno dei Negrita! Più che altro per le loro bellissime poesie.
Vi consiglio di aprire questa fic nonostante non amiate il genere Rock o Pop/Rock. E' pur sempre una storia d'amore!
Tratto dal testo:
Non ringrazierò mai abbastanza chiunque lassù abbia deciso di affidarmi a te. O forse devo ringraziare qualcuno all’inferno, perché non ho ancora deciso se sei l’angelo custode o il diavolo tentatore.
ULTIMO CAPITOLO.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Kiba/Hanabi, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino, Shikamaru/Temari
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli ultimi sognatori.'
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Filosofia di vita.
-
Per le vie del borgo
&
Brucerò per te.

[Dure realtà]
 
[Negrita: Per le vie del borgo; Brucerò per te]
<< Smettila di fissarmi e basta, ‘suke. >> mormorò lei, muovendo pacatamente la mano davanti al proprio viso.
Sasuke si risvegliò all’improvviso dal suo stato di trans, non tanto per la frase, detta col solito tono calmo e melodioso, né per il gesto, ma per il nomignolo con cui era stato richiamato. Usualmente pronunciato dalla voce imperiosa e allegra di Naruto, ora dormiente, quell’abbreviazione appariva tanto stonata e sbagliata sulle labbra di Hinata, eppure così dolce e tenue.
Sbuffò, sonoramente, spostando lo sguardo vacuo sul corpo di Naruto, sul suo viso sereno, la pelle pallida.
Chi l’avrebbe mai detto?, si disse mentalmente Sasuke, Rimane il solito baka anche in coma. Sembrava tranquillo, nel pieno del sonno, come in una delle tante notti passate insieme, sul punto di voltarsi e mormorare << Non fissarmi ! >>. Eppure no, a quanto sembrava Naruto non lo avrebbe più detto, Naruto non avrebbe più parlato. Sarebbe stato un miracolo se… no, non doveva assolutamente pensarci. Si era convinto, aveva creduto a Tsunade, facendosi del male, ma quella vana speranza che cercava di intrufolarsi nella sua mente e nel suo cuore, sbattendo forte i pugni contro i muri che lui stesso aveva innalzato per difendersi, poteva fargli male più di tutto, più di ogni certezza.
<< Non chiamarmi in quel modo. >> disse in un soffio,  tornando a fissare Hinata.
Da quando l’aveva rimbeccata, da quando Tsunade aveva raccontato loro quella storia assurda, che appariva talmente estranea al loro gruppo da non crederci, Hinata non aveva mai smesso di osservare il biondino. Respirava a fatica, l’odore di ammoniaca e sapone che impregnava l’aria, si sentiva soffocare mentre pensava che tutto era sul punto di finire. Tsunade aveva parlato chiaro, eppure Hinata non riusciva a smettere di sperare, a credere in un miracolo, a sognare il meglio. Non poteva accettare quell’assurda conclusione, era impossibile crederci, così continuava ad accarezzargli i capelli, sperando che si svegliasse.
Erano passate molte ore, si era fatta notte e Sasuke e Hinata non avevano toccato cibo. Quando Tsunade se ne era andata, Sasuke aveva portato Hinata in corridoio, più per sostegno morale che per altro. Toccava a lui dirlo agli altri, che quando li avevano visti uscire si erano alzati tutti in piedi, in preda al panico, e sapeva che Hinata non avrebbe spicciato parola, troppo scossa.
Lo aveva detto, utilizzando le stesse parole di Tsunade-sama, aveva detto << Naruto non si sveglierà più. >> e tutti avevano cominciato a piangere, senza proferire parola. Aveva continuato a parlare, spiegando quella situazione incredibile che nemmeno lui aveva capito a pieno.
A turno erano entrati nella stanza, per trascorrere del tempo con il biondino. Aveva visto Shikamaru piangere in silenzio mentre lo abbracciava, Ino accanto a lui che tentava di essere forte ma tremava tutta per il dolore. Aveva visto Kiba piangere e singhiozzare, tirare su col naso come un bambino, seduto al capezzale di Naruto, Hanabi al sua fianco che piangeva allo stesso modo. Sakura era entrata lì con Hinata, aveva abbracciato lei con la scusa di consolarla pur di non piangere per quella perdita, aveva cominciato a riempirsi di cose da fare per non pensare, come suo solito, aveva chiamato Gaara cercando il numero ovunque e lo aveva avvisato, ed anche lui era arrivato in breve tempo con Kankuro e Temari. Era stato doloroso per tutti, anche loro si erano persi in lacrime, Shikamaru si era stretto anche a Temari senza dire nulla, e Ino non aveva obbiettato, capendo che aveva bisogno di tutto l’affetto possibile. 
Avevano pianto tutti, proprio tutti, sarà ripetitivo dirlo, ma fu così.
Tutti, tranne Sasuke, che aveva versato qualche lacrima appena saputa la notizia, e Hinata, che invece non era stata capace nemmeno di crederci. Lo scioccava vederla così fredda, così insensibile, anche mentre gli altri, in diversi momenti, si stringevano a lei cercando di darle amore e calore, consolazione, mute condoglianze a cui lei non rispondeva. Tutti avevano abbracciato sia lei che Sasuke, perché sì, era proprio vero, loro erano i parenti più prossimi, quelli che nonostante tutto lo conoscevano meglio, sua moglie e suo fratello.
Avevano preso male la notizia, ma non potevano fare a meno che accettarla, mentre Hinata invece lottava, con i pugni e con i denti, non si sarebbe mai arresa a quell’evidenza: Naruto sarebbe morto.
Il suo cervello si era spento. Il suo respiro era manovrato da una macchina. Il suo cuore batteva innaturalmente, procedendo a stenti. Naruto era morto eppure loro continuavano ad accarezzare quel corpo innaturalmente caldo, innaturalmente vivo. Sorretto unicamente dalla forza di una macchina, Naruto rimaneva lì per loro puro egoismo.
Era inumano pensare solo di trattenerlo lì per mesi, anni, trattenere lì quel corpo privo di vita, pur di vederlo vicino a sé ancora una volta, pur di sentirlo presente nonostante la sua mente non ci fosse più. Quel pensiero non l’aveva sfiorato minimamente,  perché sapeva perfettamente che Naruto non avrebbe mai voluto che tutti loro si aggrappassero a quel corpo inanimato, ad una speranza vana e crudele. Non avrebbe mai voluto quello per se stesso, era stato Naruto stesso a dirglielo, non molto tempo prima, e solo ora capiva perché quei discorsi strani e inconcludenti: Naruto stava preparando il terreno, e gli aveva detto che mai avrebbe dovuto permettere che il suo corpo rimanesse a marcire internamente sul letto di un ospedale.
Glielo aveva detto, se ne accorgeva solo ora che aveva il motivo davanti, perché sarebbe stato proprio quello che Hinata avrebbe voluto.
Hinata stava lottando contro l’evidenza, aspettandosi un miracolo, si stava aggrappando a quel corpo inanimato, a quella speranza vana. Si stava facendo del male da sola, in quel modo, e stava facendo del male anche alla memoria di Naruto. “Tu devi perseguire i nostri sogni anche per me” gli aveva detto quella notte, nello stesso letto, e ciò voleva dire fare tutto ciò che Naruto avrebbe voluto fare, onorare la sua memoria, quindi proteggere Hinata da tutto quel dolore che si stava auto-provocando. Non avrebbe più permesso che un suo caro soffrisse, era Naruto ad averglielo insegnato, ed ora che lo vedeva steso su quel letto capiva tantissime cose, tante frasi sconnesse di Naruto all’apparenza incomprensibili, le parole di un pazzo, tutti gli insegnamenti che negli anni gli aveva inculcato. Naruto non era perfetto, né era la prova il fatto che non avesse detto a nessuno del suo male, ma era un uomo grande, che gli aveva insegnato a vivere.
Un mugolio strascicato lo richiamò dai suoi pensieri. Hinata si teneva il ventre dolorante, un’espressione di sofferenza sul volto contratto. In men che non si dica si alzò in piedi, aggirò il letto e fu da lei. Flesse le ginocchia per guardarla in viso, o dove posava le mani cercando di affievolire il dolore, posandole una mano sulla spalla per dirle che lui era lì, per lei.
Del colore rosso traspariva dalla veste dell’ospedale, che si era attaccata alle bende insanguinate. I punti probabilmente si erano riaperti per lo sforzo di stare seduta a lungo, e adesso si stava sporcando di sangue. Sbuffò indispettito, pensando che spulciare troppo fra i libri di medicina di Sakura gli aveva fatto male.  Si alzò nuovamente, strinse velocemente la mano di Naruto in segno di saluto e sospinse leggermente la sedia a rotelle di Hinata.
<< No, che fai? >> mormorò lei, cercando di voltarsi per guardarlo contrariata << Voglio rimanere qui. >>
<< E’ mezzanotte, oggi ti sei sforzata abbastanza. >> rispose lui, accompagnandola fuori dalla stanza << Ti prego, non farmi parlare come un’infermiera bastarda. >>
 << Sei un bastardo se non mi lasci in quella stanza. >> disse amaramente lei, tentando di fermare il moto aggrappandosi alla porta.
<< Smettila, o ti farai male. >> affermò lui, scostando quelle mani con un gesto veloce << E so perfettamente di essere bastardo da quando avevo 10 anni. >>
La ragazza si arrese, sbuffando lievemente, e si lasciò portare in camera da quel Sasuke stranamente premuroso. Non poteva chiedere aiuto a nessuno, perché Sasuke aveva mandato tutti a casa a riposare. Dopo aver percorso numerosi corridoi, arrivarono nella stanza 207 dell’ospedale, una stanza come tante altre. Accostò la sedia al letto, scostò le lenzuola e mentre faceva questo, Hinata si appoggiava con le mani sull’asse del materasso tentando di alzarsi. La lasciò tentare ancora una volta, finché non si lasciò andare mollemente sulla sedia. Le mise un braccio dietro la schiena, uno sotto le ginocchia e la sollevò, sotto lo sguardo stupito di lei. L’adagiò sul letto e le sistemò meglio le coperte.
<< Chiamo un infermiere per la medicazione. >> affermò lui, ma Hinata lo trattenne per un braccio.
<< Non serve, non disturbare. >> spiegò lei << Sakura mi ha spiegato come fare, devi solo passarmi l’occorrente. >>
Sasuke annuì e, obbediente, le passò tutto ciò che lei elencava. Hinata ripensò, stranamente, a quando lei e Naruto avevano parlato per la prima volta di lui, accostandolo ad un cane da guardia, un mastino feroce che però non mordeva mai. Adesso le venne in mente che era proprio un cane obbediente, altro che mastino. Sasuke era sempre stato docile ma, come un cane maltrattato, quando sentiva il pericolo tirava fuori i denti. Era strano come adesso si fidassero l’uno dell’altra, nonostante i primi battibecchi.
Hinata si alzò la veste a fiori lillà fin sotto il seno. Le gambe, nonostante fossero scoperte, erano nascoste dal lenzuolo. Sasuke poté comunque vedere i filo sottile delle sue mutandine e le numerose bende che le coprivano il corpo. Furono queste ultime ad attirare la sua attenzione.
Pensare che ci aveva messo le mani, in quelle ferite aperte, chiudendole come poteva e fermando forti emorragie goffamente, gli faceva quasi male. Ricordava nei minimi dettagli ciò che aveva fatto, nonostante fosse tutto alquanto confuso mentre agiva. Ricordava di averle detto “ti amo”, rimproverandosi di non averlo mai detto, rimproverandosi di non aver mai dimostrano a nessuno l’amore che celava nel sottosuolo del suo cuore, credendo che lei stesse morendo davanti ai suoi occhi. Invece era viva, e nonostante i suoi occhi continuassero a sembrare vuoti e morti, aveva un cuore che batteva, una mente che pensava e ferite che sanguinavano. Ed era merito suo.
La vide stringere i denti mentre scostava silenziosamente il grande cerotto dalla pelle, che si era attaccato ai numerosi punti con cui l’avevano ricucita. Punti che dovevano aiutare a chiudere le ferite, e Sasuke pensò che lui avrebbe dovuto fare la stessa cosa con se stesso e il cuore di lei, doveva trovare un modo per riuscire a soffrire di meno. Ma era inutile, ah, che speranza inconsistente, nessuno poteva davvero cercare un modo per lenire il dolore della perdita!
Con del cotone si passò sopra la ferita del mercurio liquido, per pulire i punti e disinfettare il tutto. Sul suo volto si dipinse una smorfia di dolore, ma non disse nulla. Si rese conto che Hinata era diventata, o forse lo era già, una donna molto orgogliosa e forte, che rifiutava l’aiuto di tutti, che voleva fare tutto da sola. Ma i suoi tocchi erano sbagliati, a stento riusciva a vedere bene la ferita sul basso ventre, così le bloccò il polso e le rubò il cotone che stava usando.
<< Ehi! >> obbiettò la ragazza, ma Sasuke era ben più orgoglioso e testardo di lei, così la ignorò.
Prese a pulirle il taglio con gesti delicati e precisi, curandosi di ogni piccolo lembo di pelle.
Con gli occhi vagava sulla pelle setosa tutt’attorno, sulle bende, sulle ecchimosi violacee che coloravano quella pelle candida e pallida. Interruppe il suo operato dopo qualche minuto, quando decise che era abbastanza.
<< Adesso che devo fare? >> la interrogò, notando che aveva voltato lo sguardo, incapace di farsi aiutare.
<< Cotone, benda e cerotto. >> bofonchiò, guardando un punto lontano oltre la finestra.
Sasuke eseguì, mise con cura il cotone, strappò con i denti la benda, posizionò con delicatezza il cerotto.
<< Apri l’armadio, prendimi un'altra vestaglia. >> ordinò lei, e quando l’ebbe in mano non si curò di avere Sasuke accanto, si spogliò e rimase in reggipetto.
E allora Sasuke vide la devastazione del suo corpo martoriato, un tempo bellissimo, adesso rattoppato e ripreso in più punti. Ricucita sulle braccia, le spalle, i fianchi, le gambe: tagliata, lacerata, distrutta dalla vita. Distolse lo sguardo, mentre la tristezza riaffiorava crudelmente, e lei finì di rivestirsi.
Rimasero in silenzio per un po’. Nessuno dei due aveva voglia di parlare, né tantomeno di dormire, nonostante fosse tarda notte ed il letto molto invitante. Rimasero in silenzio, entrambi a macchinare con la propria testa.
<< Secondo te, perché non ce lo ha detto? >> Hinata interruppe quel silenzio dopo un tempo che sembrò ore << Non si fidava? >>
<< Non lo so. >> rispose lui, che aveva riflettuto proprio su questo fino a quel momento << Forse aveva paura. >>
“Mi spaventa perché vi porterò a fondo con me.”, disse la voce del ricordo di Naruto, nella sua testa, “Se potessi, eviteresti di far del male alle persone che ami?”.
Sasuke aveva paura di tutti quei ricordi che riaffioravano proprio al momento giusto. Risentire la voce di Naruto nella sua testa, pronta a suggerirgli la risposta esatta, gli faceva venire un gran mal di testa. Odiò Naruto e la sua teatralità, il suo non dire niente dicendo comunque tutto. Naruto era un codice indecifrabile, che nascondeva mille enigmi che solo col tempo si sarebbero risolti. Perché affidare proprio a lui tutte quelle parole insensate che insieme formavano quella risposta temuta? Non poteva dire quelle cose a Shikamaru, a Kiba, a Hinata? Perché doveva succedere proprio a lui, così incapace di dimostrare i propri sentimenti, così restio ad aprirsi, a consolarsi e consolare gli altri?
<< Voleva proteggerci. >> affermò, pur di liberarsi da quel turbinio di pensieri << Non voleva farci soffrire. >>
Hinata sorrise, fra sé << E’ sempre stato così… >>
<< … così idiota. >> finì lui per lei, in quello che non era un vero e proprio insulto << Ho sempre odiato questo suo modo di fare. Caricarsi da solo dei problemi delle persone… è inutile e impossibile. >>
<< E’ altruista. >> asserì lei, tentando di difenderlo.
<< Piuttosto egoistico. >> rispose lui << Le persone hanno bisogno di soffrire, per crescere. E credere di potersi arrogare tutte le sofferenze del mondo è da megalomani. >>
<< Non vorresti salvarlo? >> mormorò Hinata, la voce rotta, fissando i suoi occhi umidi in quelli pece di lui.
<< Morirei per lui. >> affermò, la voce ferma << Ma lui si è sacrificato per te. È un eroe. >>
<< Vorrei che non lo avesse mai fatto. >>
<< Non dirlo mai più. >>
Si guardarono, nuovamente, lei tristemente stupita, lui freddamente arrabbiato. Si stavano sfogliando l'un l'altra, per merito di Naruto, ancora.
<< Non pensare che io non soffra per la sua perdita. Mi sento terribilmente confuso, non so come affronterò il resto dei miei anni, senza di lui. Ma ha dato la sua vita per te, lo accetto, quindi… >> si avvicinò di una spanna al suo viso, furente << ringrazialo e ringrazia ogni giorno di essere viva. >>
Hinata deglutì quel boccone amaro e scostò nuovamente il viso, non riuscendo più a reggere il suo sguardo.
<< Perché non hai pianto per lui, Hinata? >> riprese lui, continuando a fissare il suo profilo.
<< Perché non è morto, Sasuke, può ancora riprendersi, il suo cuore batte ancora! >> la sua voce era quasi isterica << Piangerò per lui soltanto quando avrò gettato la terra sulla sua tomba! >>
<< Naruto è morto, Hinata. >> disse, la voce triste. Aveva ragione.
<< Smettila di essere così cattivo! >> urlò, sospingendolo via << Non capisci? Anche io morirei per lui! >>
<< E’ che non m’importa niente di quello che succede, nemmeno della gente >> Sasuke cominciò a canticchiare a mezza voce, così, all’improvviso << voglio solo stare con te e rivederti ridere! E brucerò, per te, mi ferirò per te… >>
<< Perché canti quella canzone? Perché?!? >> Hinata urlò, batté un pugno sul petto di Sasuke, che continuava a canticchiare << Smettila! >>
<< Amica cara, amica speranza, parti da qui, dalla mia stanza e vola, salì più in alto della paura che ci corrode, che ci tortura e vai! >> nonostante i suoi colpi sul petto, Sasuke le accarezzò i capelli << Corri più della paura che ti corrode, che ti consuma e vola, io lo so che lo sai fare e niente ci potrà fermare più! >>
<< Ti prego, smettila… >> Hinata, nonostante tutto, era sull’orlo delle lacrime.
<< Lo sai che l’ha scritta Naruto, conosci questa canzone. >> spiegò, utilizzando l’ultima arma che aveva << Vuole che ci liberiamo della speranza e della paura che ci sta intrappolando qui. Dobbiamo lasciarlo andare, Hinata. Me lo ha detto anche lui. >>
<< Ma è impossibile, Sasuke! >> mormorò lei, mentre si lasciava abbracciare, abbandonando definitivamente tutte le sue difese << Non posso lasciarlo andare così all’improvviso! >>
<< Lo so, lo so. >> la strinse a sé e continuò ad accarezzarle i capelli << Lo faremo insieme, con calma, te lo prometto. >>
Un tempo non sarebbe mai riuscito a lasciarsi andare così, a consolare in quel modo una persona, a dimostrare il suo affetto. Ma ormai tutte le sue certezze erano cadute, così come le mura difensive che per lungo tempo si era creato intorno.
<< Mon Amour è triste non averti più, ma ho ancora forza per un’altra corsa, voglio bruciare ancora, cadere, rompermi le ossa, avere un’altra scossa di umana fragilità. >>
E stavolta canticchiò quella canzone di Naruto per incoraggiare unicamente se stesso e per ricordare il suo ormai vecchio e defunto amico…


Che cos'ero intorno a vent'anni? 
un manicomio in un letto di danni 
sogni sciatti, notti di festa 

tiravo sassi alla tua finestra 
ma cos'hai visto in questo qui? 
e quella cosa è ancora lì o no? 
o no? o no? o no? 

E ora, amore, dopo una vita 
cosa pensi che ti dica? 
sei l'aurora boreale 
sei la luce che squarcia il mio vuoto banale 

Brucerò per te 
mi ferirò per te 
io brucerò per te 
mi ammalerò per te 

Davanti a te un plotone schierato 
esplode colpi e non prende fiato mai 
sarò con te ovunque andrai 
ti prego dimmi che non t'abbandonerai 

Primavera, festa del mondo 
mentre io, io mi nascondo 
è che non m'importa niente 
di quello che succede, nemmeno della gente 
voglio solo stare con te 
e rivederti ridere 

E brucerò per te 
mi ferirò per te 

E la Luna pensa per sè 
se ne frega di noi 
ma io lo so che tornerai 
l'universo si muove e non smetterà mai 

E brucerò per te 
mi ferirò per te 
io brucerò per te 
mi ammalerò per te 

Amica cara, amica speranza 
parti da qui, dalla mia stanza 
e vola, sali più in alto della paura 
che ci corrode, che ci tortura, e vai! 

Corri più della paura 
che ti corrode, che ti consuma, e vola 
io lo so che lo sai fare 
e niente ci potrà fermare più 

Per te, per te 
io brucerò per te 

Per te, per te 
io brucerò per te
Dolce naufragare nel gas nervino blu.
Tra Bangladesh e Corso Como ho preso due proiettili.
Io queste vie del centro non le conosco più. Pestaggi di studenti.
Ma è una splendida giornata e ho la forza per un'altra corsa.
Posso bruciare ancora cadere rompermi le ossa per un'altra scossa di umana fragilità di umana fragilità! 
È meglio rincasare, gracchiano i megafoni.
Ma forse ho ancora il tempo di un caro e vecchio drink Shakerato bene un Hiroshima Boom!
Mon Amour è triste non averti più ma ancora forza per un'altra corsa voglio bruciare ancora
cadere rompermi le ossa avere un'altra scossa di umana fragilità di umana fragilità.
Guarda questi denti il crimine non c'è più io sono un rocker purosangue, parlano i testicoli.
Tu hai la tua Beretta io ho soltanto me!! Amico sparami che ho fretta... BUM!
FORZA! voglia un'altra corsa. Posso bruciare ancora sbandare e rompermi le ossa avere un'altra scossa...
Tra le chiavi che non girano. Soldi che non pagano. Vite che si svitano. Frasi che non spiegano.
Fari che si spengono. Su strade che non portano.....
E per le vie del borgo dal ribollir dei poveri va l'aspro odor di zolfo le anime a rallegrar...





 


uuuuuuuuff. Giuro, scrivere e postare questa long è
come fare dieci chilomentri in 15 minuti. Stancante.
E non so nemmeno che dire, o meglio, da dove 
cominciare! Innanzitutto, mi scuso per non aver risposto
a tutti, ma ho avuto molti problemi con internet.
Poi, poi...scommetto che tutti voi, o almento tanti,
da come vi conosco n.n, si immedesimeranno in
Hinata: << Non può morire, il cuore batte, ci può
stare un miracolo! >>. Ebbene, io invece sono Sasuke
e vi dico che non ci sarà nessun miracolo, che dovete
"lasciare andare" Naruto e che affronteremo tutto questo
insieme, davvero. 
Sto proprio amando il mio Sasuke, che si intrufola nella
mia testa e da' saggi consigli, cerca di aiutare tutti, di
aiutare Hinata, di realizzare i desideri di Naruto, eseguendo
il suo volere in suo vece. Si è scritto da solo, Sasuke,
e lo ammiro ç.ç
Penultimo capitolo, eh. Il prossimo sarà l'ultimo.
Cosa mi aspetto? Amerei arrivare a 400 recensioni,
ma è impossibile, lo so. Amerei entrare nelle storie
scelte, ma senza la vostra collaborazione è impossibile,
che Dio me la mandi buona! Amerei che voi continuaste
a seguirmi nel mio prossimo progetto, il sequel,
di cui vi parlerò a storia conclusa. 
Amerei che non mi odiaste ç.ç


 
   
 
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