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Autore: rainicornsan    01/03/2014    2 recensioni
Katniss odiava dormire.
Odiava avere delle ore di totale incoscienza dai propri arti e, soprattutto, dalla propria psiche.
(...) Dopo circa un minuto, Katniss si agitò, iniziando a respire.
Aprì gli occhi di scatto.
Peeta li vide così, indifesi e agghiacciati dal terrore.
"E' tutto finito." sussurrò dolcemente, cullandola.
[Peeta/Katniss] [WARNING: angst, spoiler per 'Il canto della rivolta']
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve. E' solo la mia seconda ff su Hunger Games, dopo il (disastroso) tentativo fatto da appena iscritta...
Sono 706 parole...
Beh, spero vi piaccia e che stavolta non faccia così schifo ;)
Buona lettura ❤




Katniss odiava dormire.
Odiava avere delle ore di totale incoscienza dai propri arti e, soprattutto, dalla propria psiche.
Nonostante quell'inferno fosse finito da circa tre anni, ne aveva ben due da cui la sua mente tormentata poteva attingere tranquillamente, alla chiusura delle sue palpebre.
Ma, in quanto umana, aveva bisogno di riposare.
Così, anche quella sera, abbracciata al corpo di Peeta, che russava già delicatamente, appoggiò la testa al cuscino.
Pochi minuti dopo, anche lei era addormentata, inerte e indifesa dal fenomeno temuto: gli incubi.


Mille urli le infestavano le orecchie. 
Le vibrazioni sonore di mille ansiti di dolore le scuotevano il cervello, le facevano pulsare dolorosamente la testa. 
'Eccole, Katniss', cominciò una voce, che inizialmente non riconobbe. 
Tutto intorno a lei era nero. L'inferno. 
Quei suoni risuonavano ancora nelle sue orecchie, facendola singhiozzare. 
'Eccole, Katniss. Guarda, guarda tutte le persone che sono state uccise per te. Per colpa tua.'. 
La riconobbe. La stridula voce di Effie Trinket rimbombava nel vuoto.
Improvvisamente, un raggio luminoso e tagliente le ferì le pupille. 
Tutto fu luce, in un solo istante. Vide Rue. La piccola, dolce Rue. 
La piccola e dolce Rue, distesa su un prato, immersa in un'innaturale lago di sangue che si allargava sempre di più, fluendo dal suo petto inerte. 
Un urlo strozzato sfuggì dalla bocca di Katniss. 
La piccola si alzò in piedi, lentamente, aprendo di scatto gli occhi. 
Iniziò a intonare con una voce flautata e sottilmente inquietante la canzone dell'albero degli impiccati:

Verrai, verrai,
all'albero verrai,
cui hanno appeso un uomo che tre ne uccise, o pare?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

Verrai, verrai,
all'albero verrai,
là dove il morto implorò l'amor suo di scappare?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

Verrai, verrai,
all'albero verrai,
ove ti dissi "Corri se ci vuoi liberare"?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

Verrai, verrai
all'albero verrai,
di corda una collana, insieme a dondolare?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.


Uno strillo le violò prepotente la bocca, mentre cadeva a terra, singhiozzante.
La scena cambiò. Era nella penombra.
Un cuniculo, una galleria sotterranea forse.
Sulla sua schiena percepiva una scala che saliva verso l'alto.
Ai suoi piedi c'era qualcosa.
Strillò ancora e ancora quando scoprì che si trattava di Finnick.
Il suo collo aveva una piega strana, storta.
Vedeva il bianco dell'osso risaltare contro il dorato della sua pelle vellutata.
Non parlò, nessun suono uscì dalle sue labbra.
Rimase lì, paralizzata, ascoltando il proprio affannoso e stentato respiro cercare riposo.
Dopo pochi minuti di quiete, sussurrò: 
'Voglio morire sull'albero degli impiccati.'
Numerosi sussurri uguali ai suoi le risposero, mentre si teneva la testa fra le mani,
stretta fra i pugni, le palpebre dolorosamente serrate.
Un profumo di rosa, sottile e pungente, serpeggiò alle sue narici, mentre lo scenario mutava.
Aprì gli occhi, scoprendoli appiccicosi di lacrime.
Si guardò intorno, tentando di calmare il proprio respiro.
Era su un palcoscenico. 
Il parquet chiaro e lucido rifletteva un futuristico lampadario scintillante.
Non c'era nulla. Il sipario, di un rosso molto cupo, era chiuso.
Un palo stava in mezzo alla sala, dal pavimento spariva verso un cielo senza stelle.
Ad improvviso, una figura appesa scivolò in basso.
Katniss non avrebbe mai saputo dire da dove era sbucata.
Era un uomo.
Snow.
Non appena lo riconobbe, un suono di risate riempì il palco.
Anche Katniss iniziò a ridere, senza saperne il motivo.
Più cercava di cacciare le risate dentro, più quelle uscivano fuori più numerose di prima.
Le faceva male il petto dagli sforzi.
Di colpo, il pesante tendone si spalancò.
La platea, ricolma di scheletri ridenti, si aprì alla loro vista.
E Katniss rideva, rideva fino a non capire più nulla.

"KATNISS!".
Peeta urlava il suo nome da minuti, scuotendola.
Aveva visto sua moglie piangere, iperventilare e ridere convulsamente.
Non sapeva più cosa pensare.
La prese fra le braccia, accarezzandole i capelli con dolcezza.
Dopo circa un minuto, Katniss si agitò, iniziando a respire.
Aprì gli occhi di scatto.
Peeta li vide così, indifesi e agghiacciati dal terrore.
"E' tutto finito." sussurrò dolcemente, cullandola.
Katniss lo strinse forte, disperatamente, come una boa nel mezzo di una tempesta, appoggiando il mento sulla sua spalla.
Un'ultima, impavida lacrima scivolò silenziosa e non vista sulla sua guancia.
Rotolò lungo il collo, fino ad arrivare allo scollo della camicia da notte.
Lì si dissolse, placidamente come era nata, nel tessuto, lasciando una piccola macchia umida.
   
 
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