Solo Per Un Abbraccio
di slanif



“Kagami-kun, metti le braccia così”.

Okay, oggi Kuroko ha deciso di farmi arrabbiare…

“Così… come?” domando, con un ringhio.

“Così” si inalbera lui.

Come dite? Come faccio a sapere che si inalbera anche se non cambia mai espressione? E’ semplice: lo conosco. E riconosco i suoi vari (e strampalati, aggiungerei) toni di voce.

Comunque, nonostante mi stia davvero irritando il sistema nervoso centrale con le sue baggianate, osservo quello che sta facendo sperando così di finire presto questa storia. Ha le braccia in avanti, distaccate dal corpo, con la punta delle dita che si tocca. La posizione degli arti è leggermente piegata, come a formare un cerchio davanti al suo petto.

“E io dovrei assumere quella stupida posizione?” domando, alzando un sopracciglio e ringhiando contemporaneamente.

Lui, per niente impaurito, annuisce candidamente. La sua espressione è serafica, ma seria. Gli occhi sono decisi e le sopracciglia leggermente aggrottate. Le labbra serrate e dritte.

Ho capito che se non lo accontento non mi lascerà in pace, perciò è meglio fare come dice…

Metto le braccia come dice lui, quindi sbuffando per l’ennesima volta, mentre mi fisso le mani, domando: “Va bene così?”.

…

Silenzio.

Guardo di fronte a me, dove prima c’era Kuroko, e adesso vedo il vuoto.

…

DOVE DIAVOLO E’ QUELL’IDIOTA DI KUROKOOO?

“KUROKO! SE QUESTO E’ UNO SCHERZO SAPPI CHE TE LA FARO’ PAGARE MOLTO CARA!” sbraito a pieni polmoni, urlando in direzione del corridoio vuoto di fronte a me, mentre sento le vene del collo pulsare furiosamente.

Sto per tirare giù le braccia e correre a cercarlo per poi pestarlo appena trovato, quando la sua voce mi fa sobbalzare: “Quante storie per un abbraccio…”.

Abbasso lo sguardo di scatto e lui è lì, infilato tra le mie braccia. Ha la testa affondata nel mio petto e non posso vederne il viso, ma ho riconosciuto un tono imbarazzato nella sua voce. Forse è arrossito? Il suo corpo è caldo contro il mio e io…

Avvampo.

“Kuroko…” sussurro, mentre mi rendo conto che tutte quelle storie le ha architettate solo per avere la scusa buona per infilarsi tra le mie braccia, solo per avere un pretesto.

“Cosa c’è, Kagami-kun?” mi sussurra lui, sempre col viso affondato nel mio petto. Le sue mani stringono appena la mia t-shirt bianca “Vuoi che me ne vada?” mi domanda.

Sospiro, rilassando le braccia e posandole quindi sulle sue spalle: “No. Bastava chiedere” dico, stringendolo forte.



**FINE**



Questa stupidata mi è venuta in mente grazie all’illustrazione di una brava autrice giapponese a cui vanno i credits e che ringrazio!
Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, mi farete davvero felice!
Un saluto!