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Autore: RedFeather1301    02/03/2014    8 recensioni
I fiocchi cadono, cadono, cadono. Ricoprono tutto, anche il triste cuore di Lauren. Abbandonata ai suoi sogni viene accolta nelle gelide braccia della stagione più fredda, e come in un lungo letargo ricopre il suo cuore di neve costruendoci un pupazzo che finge un sorriso. Arriva imbrattando il suo amore, sotterrandolo sotto la neve. Scavando scavando, quanto può andare in fondo o tornare in superficie? Un fiocco di neve cadrà silenzioso sulle labbra sigillate della dea bendata.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Vergil
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The seasons to love'
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Capitolo 6 fiocco
Troppe verità

«Ciao Fede...»
Si sentì stralunata dall'espressione dell'amica; si sarebbe aspettata all'inizio una faccia spettrale, poi l'avrebbe chiamata per nome e cognome ed infine sul volto le si sarebbe disegnato un sorriso lunghissimo e raggiante. Tutto ciò non accadde. Rimaneva lì, sulla soglia immobile a guardarla con un paio di occhi che non sembravano nemmeno suoi.
Le si avvicinò con aria tenebrosa mentre Lauren alzò il capo quasi facendosi un po' più indietro con la schiena, come se ci fosse un'aura negativa e spaventosa intorno a lei.
«Quel tipo...della chat. Non devi più incontrarlo.»
Come una sberla, Lauren subì il colpo di ghiaccio che le aveva frustato il cuore. Non sapeva cosa intendesse l'amica ma una cosa era certa: l'aria fra loro due si era appesantita ed era diventata tesa. Con un moto al cuore la paziente diventò seria, come mai in vita sua, e fece l'ultima cosa che si poteva immaginare di fare. Difese Vergil, o meglio, lo sconosciuto che le aveva strappato il cuore come una vecchia lettera.
«E perchè mai?»
«Non devi farlo più e basta!» l'amica alzò di due toni la voce, facendo spaventare i presenti.
Lauren la guardò per interminabili attimi, sembrava irrequieta, era difficile vedere la sua amica spaventata in questo modo, come se fosse stata minacciata di morte o qualcosa del genere, poi notò una pallida preoccupazione nei suoi occhi, una preoccupazione apprensiva. Si dispiacque per un attimo ma subito partì in rimonta, da quel momento capì fino a che punto poteva tenerci a lui. Se ne vergognò come al momento stesso se ne sentiva orgogliosa.
«Insomma Fede! Cosa c'è che non va?!» ringhiò.
Stavolta l'espressione stupefatta fu quella dell'amica. Sicuramente si stava chiedendo fino a che punto sarebbe arrivata, avrebbero litigato? Ma Lauren non ne era capace...o forse si? Forse per proteggerlo si, ci riusciva. Riusciva a sbraitare contro un'amica che era buona, si, ma le aveva sempre fatto paura per il suo carettere deciso, cosa che non sembrava più avere. Umberto come pallido unico pubblico rimaneva a bocca aperta per entrambe le strane parole e toni che avevano. Quella che poco prima era bianca come un cencio sembrava aver riacquistato vigore e forza, anzi forse più di quanta ne aveva mai potuta mai avere. L'altra invece era sempre stata un vulcano, piena di energie e rabbia alle volte, ora giaceva fredda davanti ai suoi occhi come un vampiro alle prese con la solitudine dell'immortalità. Si sentì ferito a vedere Federica così, soprattutto perchè in fondo al suo cuore l'amava. Intuiva che qualcosa non andava.
«Quell'uomo è un mostro...»
Ringhiò sul suo viso nuovamente mentre le si avvicinò con rabbia, per la prima volta Lauren tremò ma non si mosse. Statica la guardava, decisa sulla sua pozione, sicura non l'avrebbe fatta crollare...
«Lui è un pazzo! Guarda! E' un ricercato!» sventolò un foglio di giornale «Ha ucciso sette donne! Ti sei innamorata di un maniaco!»
Il suo castello dalle fondamenta intangibili e dai muri spessi come marmo crollò su se stesso, come se fosse sospeso in aria, fatto di carte in una bufera. Cosa diceva? Cosa poteva...?
Sentì il suo cuore spezzarsi in un nuovo frammento, in quei giorni quell'organo poteva sembrare mangime per cani per quante botte stava ricevendo. Dolorosamente e con la sua espressione tipica piena di paura, senza più un castello ed una casa, la sua mente collassò.
«Cosa...significa?...»
Federica notò la sua espressione e ritornò serena mentre le si strinse il cuore, il dolore che le bruciava nel petto era come un falò di mille fuochi scoppiettanti. Prese con delle mani sottili ed insicure il foglio scritto leggendolo accuratamente. "Sette donne uccise e smembrate senza pietà", "scene orribili che in foto non possono essere mostrate" impallidì mentre una lacrima silenziosa prese strada sulla sua guancia. Questo colpo non lo riuscì a prendere, a metabolizzare in modo opportuno. Pianse, con gli occhi annebiati continuava a leggere di atroci torture e una foto, la foto di un uomo dai capelli chiari come la luna che spiccava fra le ragazze morte.
«Lauren...»
«Non ci credo...» prese il foglio sbattendolo il più lontano possibile «Poteva essere chiunque! Non l'hanno ripreso sul volto! Come credi sia possibile che sia lui?!»
Federica sembrava afflitta quando decise di guardarla. Aprì la bocca ma passò del tempo prima che pronunciò l'ultima stilettata in un cuore ormai morente.
«Era a casa sua...appeso al muro.»
In quel momento l'ultimo vetro si infranse. Con le lacrime che ormai facevano a gara decise di non parlare più. Questa volta non credeva ci sarebbe riuscita ad incassare il colpo, era veramente troppo forte. Si raggomitolò su se stessa iniziando una lenta discesa nel buio, non un buio che faceva paura, un buio necessario, ristoratore, che serviva a mantenere la sua integrità mentale. Lauren sapeva di non essere una ragazza forte, non era come Federica, o come Umberto. Semplicemente era lei, una ragazza sbadata che lavora come cameriera, viene pagata il necessario per vivere e soprattutto ha paura di tutto. Ovattata nel suo mondo abitudinario aveva paura di mettere anche solo il muso fuori, aveva paura di cambiare perchè il cambiamento portava con se emozioni ma allo stesso tempo portava con se anche ciò che voleva: una vita. Quindi decise di vivere, mettendo il suo cuore in gioco, cosa ne aveva ricavato? Ora era qui, in un ospedale dove poco fa era in coma per colpa di un ragazzo che non conosceva di cui si era innamorata, ora sapeva che era anche un maniaco.
"Non ho mai chiesto tutto questo..."
Mettendosi le mani sul volto iniziò ad innaffiare il cuscino non notando nemmeno le facce preoccupate degli amici. Con tristezza singhiozzò piano, non facendo rumore, solo un fremito leggero delle spalle.
«Vorrei stare un po' da sola...» sussurrò.
Così senza contestare uscirono dalla camera, mentre la ragazza tornò nel vuoto ristoratore che le riscostruiva lentamente l'anima.

Con lenta pigrizia sfogliava il magazine sospirando, un altro foglio poco più in là annunciava l'onnipresenza di Umberto che la vegliava come un falco. Dopo aver fatto i controlli di routine, due giorni fa, le è stata diagnosticata qualcosa derivante dall'ambito psicologico, ed ora prima che riesca ad uscire deve fare almeno tre sedute da questa psicologa che le deve ricostruire il suo "io" come lo chiama lei...
Sospirando sfogliò un'altra pagina, che noia stare lì, e i dottori non potevano nemmeno far muovere il ragazzo con lei perchè gli avevano detto che doveva stare sotto osservazione ventiquattro ore su ventiquattro, come se fosse una ragazza dal suicidio facile. Ma davvero credevano che le sarebbe venuta l'idea di lanciarsi giù dalla finestra? Se avrebbe fatto qualcosa doveva non essere tanto doloroso! Ci scherzò su e l'ombra di un sorriso comparve nelle labbra spente da tre giorni, da quell'ultima notizia che la fece sentire morire.
Già, da allora portava ancora quella collana, anche con quella notizia non se la tolse dal collo, segno di quanto le era entrato in profondità in così poco tempo. Si chiese se la cosa da analizzare non fossero le sue tendenze suicide ma le sue tendenze ad amare chi la uccideva, una sorta di sindrome di Stoccolma non appagata pienamente. Forse pazza lo era veramente.
Con un'occhiata guardò oltre la finestra, nel cielo buio della sera, era ancora così presto e l'inverno si sentiva forte sulla pelle. Già, tutte le stagioni avevano un fascino suggestivo, ognuna di esse i suoi colori e il suo motivo, e Lauren sentiva tanto che esse cambiavano come le sfumature del suo amore verso di lui.


Angolo dell'autrice

Questo capitolo mi piace veramente un sacco! Non scherzo! Sento di adorarlo! Diciamo che sono entrata un po' nel mio campo di scrittura qui, quindi mi sento soddisfatta del mio lavoro. :D
E voi? A voi è piaciuto analizzare con più cura la psicologia fragile di Lauren? Spero di si e fatemi sapere cosa volete sapere di più sui personaggi! :) Magari potrei approfondire...
Come sempre ringrazio tutti e vi dò appuntamento al prossimo capitolo.
Una cioccolata calda a tutti!


RedFeather

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