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Autore: itsrigel    02/03/2014    2 recensioni
Sono passati tre anni ormai da quando Anya è entrata a far parte della Setta degli Assassini, e pochi giorni da quando è riuscita a fuggire dalla Casa. Forse potrebbe riuscire a vivere in pace, se non fosse per l'ombra di strani sogni e il terrore continuo di essere trovata e uccisa. Ma cosa succederebbe se il suo destino fosse davvero quello di essere un'Assassina?
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Sequel di "Remember the promise" :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il sangue dell'oceano'
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Una scia di fumo

  Quei giorni furono tra i più difficili della mia intera vita. Non capivo nulla, non... Non riuscivo più ad abituarmi alla vita di tutti i giorni. E questa cosa mi fece stare male come non lo fui mai stata prima.
  Vivevo con la costante paura che qualcuno mi avesse visto con i vestiti da Assassina, che qualcuno potesse scoprire una qualsiasi parte del mio passato o che qualche Assassino sopravvissuto all'incendio e alla furia della Maledizione di Dubhe venisse per uccidermi. Avevo già scoperto che dietro quell'attacco c'erano stati Ido, Sennar e Dubhe, e che lei era l'unica sopravvissuta oltre al principe Learco e alla maga Theana. Avevo anche scoperto che quel ragazzino che aveva creato tanti problemi alla Setta, San, il nipote di Nihal e Sennar, era scomparso nel nulla.
  Per il momento avevo deciso di rimanere a Salazar. Mi ero ripromessa che il prima possibile sarei tornata a vivere nella mia terra natale, la Terra del Mare, non appena avessi avuto un po' di soldi per comprare del cibo per il viaggio.
  E intanto continuavo a nascondermi nel mio inferno personale.

  Quella sera ero veramente agitata. Anche il sonno fu particolarmente difficile e gli incubi quasi più terrificanti e realistici del solito. Spalancai gli occhi di colpo, improvvisamente terrorizzata. Sentivo come un peso terribile in fondo allo stomaco, che mi toglieva il respiro. Mi alzai dal letto per andare a prendere un po' d'acqua, e qualcosa mi disse di fermarmi accanto all'unica finestra di quella casetta mezza diroccata che avevo trovato per vivere.
  Mi appoggiai allo stipite e guardai all'esterno. Da lì potevo vedere una buona parte di Salazar. Il cielo era totalmente oscurato dalle nuvole quella notte, e quasi tutte le luci della città erano spente. Eppure...
  Eppure riuscivo a vedere tutto. In particolar modo riuscivo a vedere la parte ricca della città. Mi accorsi tardi del perché riuscissi a vederla. Socchiusi gli occhi.
  Fuoco. Il mio cuore perse un colpo. La villa del conte di Salazar era completamente in fiamme.
  Non aspettai neanche un attimo. Mi sbrigai ad infilarmi un paio di pantaloni che avevo comprato e una camicia e corsi fuori. Intanto, quella sensazione di dolore nello stomaco era solo aumentata.
  Mentre correvo per le strade di Salazar, con il cuore in gola, il mio pensiero non faceva che tornare ad Hyo. E se lui fosse morto? E se non fossi riuscita ad arrivare in tempo? E se...
  Pian piano le domande continuavano ad arrivare, quei "se" a cui non riuscivo a trovare risposta se non quella di correre più velocemente possibile. Improvvisamente con la paura cominciarono ad arrivare dei ricordi. Ricordi di sensazioni, emozioni... tutti strettamente collegati ad Hyo.
  Senti il pubblico, Anya? Sorrisi, pensando a quanto ridicola fosse la frase di mio padre in quel contesto.
  - Pubblico? Pensavo fosse il mio cuore! - risposi con la stessa frase di quel giorno lontano. - Chi l'avrebbe mai pensato che sarebbe andata a finire così... eh, papà?
  Mentre correvo cercavo di trattenere le lacrime per la quantità di ricordi che mi stavano tornando dentro. Ora riuscivo a ricordare tutto dei giorni passati insieme a Hyo, il nostro primo bacio, la paura di perderlo... sì, ora ricordavo.
  - Devo smetterla di parlare da sola.

  Arrivai davanti la casa che ormai fuori si era già formata una piccola folla. Davanti alla casa, qualche servitore era intento a trasportare dell'acqua per spegnere il fuoco. In un angolino, distaccata da tutto e tutti, c'era la ragazza che avevo visto quel giorno insieme ad Hyo. Piangeva disperata, con la schiena poggiata ad un muro e le braccia strette al petto. Mi avvicinai di corsa, con il cuore che minacciava di esplodere da un momento all'altro.
  - Hey tu! - chiamai. Lei si girò spaventata verso di me ed indietreggiò un poco. - Hyo... è ancora lì dentro?
  Lei mi guardò un attimo confusa. Poi annuì distrattamente. - È voluto tornare dentro per cercare suo padre e non è più uscito - mormorà tra le lacrime.
  Non ascoltai nemmeno. Iniziai a correre verso l'entrata della casa, facendomi largo tra la folla a spintoni. Sentii qualcuno cercare di fermarmi, ma ormai ero partita e dovevo arrivare fino in fondo. Sarei anche morta, se fosse stato necessario.
  Quanto entrai mancò poco che un asse di legno mezzo infuocato mi colpisse. Non riuscivo a vedere quasi nulla attraverso quella spessa nube di fumo scuro e cenere. Gli occhi mi bruciavano già, le poche lacrime che erano scivolate giù per le mie guance sembravano gelide paragonate a quell'inferno, respirare stava diventando parecchio complicato.
  Intorno a me l'incendio infuriava, sentivo le fiamme lambirmi la pelle senza bruciarla.
  Almeno non mi posso bruciare, continuavo a ripetermi, come se quella semplice affermazione potesse aiutarmi a tirare Hyo fuori di lì. Ancora una volta dovevo ringraziare il Tiranno per quella maledizione che alla fine si era rivelata così utile.
  Volevo fermarmi, uscire da quella maledetta casa e respirare un po' d'aria pura, ma non potevo.
  - Hyo! Zio! - gridai con la voce resa roca dal fumo, per non ricevere nessuna risposta. Tossii, le narici ed i polmoni pieni dell'odore acre del fumo. - Dannazione! - urlai fuori di me. Davvero mi ero gettata tra il fuoco rischiando di morire per tirar fuori dei cadaveri da quell'inferno?
  No, loro sono vivi, devo solo trovarli e portarli fuori da qui.
  Ero già arrivata nell'ala della villa riservata alle stanze da letto, quando qualcosa mi fece inciampare e caddi a terra sbattendo la testa. Per alcuni, tremendi secondi non vidi più nulla. Mentre la vista lentamente tornava, sentii una mano stretta attorno al mio piede.
  - Hyo! - mi piegai e strinsi la mano del ragazzo, ancora cosciente nonostante quel caos. Provai ad alzarlo, ma mi accorsi che una trave caduta gli bloccava la gamba. Imprecai ancora una volta, e con la magia la scaraventai addosso all'altra parete del corridoio.
  Alzai Hyo di peso e lo trascinai fuori, sfinita.
  Nemmeno mi accorsi di cadere a terra quando uscii fuori, all'aria aperta. Sentii solo l'aria gelida della notte entrarmi nei polmoni, e l'accolsi come un uomo perso nel deserto accoglie l'acqua fresca.
  Lasciai Hyo, che era svenuto durante il tragitto, a terra, e feci per tornare dentro per cercare Agon, quando mi accorsi di tutte le ustioni che aveva sul corpo. Sentii qualcosa dentro di me spezzarsi. Non sarei mai riuscita a curarle tutte senza prima svenire.
  Cercai di parlare, ma la voce mi morì in gola. Vidi qualcuno correre vicino a Hyo e iniziare ad applicare qualcosa sulla sua pelle.
  Solo in quel momento mi accorsi della stanchezza che provavo. Non riuscivo quasi a tenere gli occhi aperti. Sentii qualcuno prendermi da dietro e provare ad alzarmi. Non so neanche se ci riuscì. Mi lasciai andare alla stanchezza e chiusi gli occhi.

.:: Angolo dell'autrice ::.
Non posso scrivere nulla che vado di fretta, scusatemi xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto <3

   
 
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