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Autore: Bash    02/03/2014    1 recensioni
Le ultime sensazioni, pensieri, dolori e speranze della piccola Mel: sacrificata ingiustamente al Dio Elos per una colpa non sua, per un crimine non commesso.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All'età di 15 anni c'è stata una carestia: l'inverno sembrava interminabile, i campi erano gelati e le scorte di cibo si stavano esaurendo. Il capo delle 5 tribù, una della quale era la nostra, esigeva le tasse ma nessuno poteva pagare nulla. Così si è presentato un giorno con un'armata di uomini e ha iniziato a portare via tutto ciò che trovava. Da noi hanno preso quattro pecore e due mucche. Eravamo terrorizzati, ma non potevamo fare nulla. Senza quelle pecore non avremmo avuto sufficiente lana per le coperte che ormai si stavano sfilacciando, per non parlare del formaggio che la mamma vendeva alla nostra vicina, la vecchia signora che fa i vasi. Le mucche ci servivano invece per il latte ma anche per la carne: papà contava di abbatterne una se l'inverno si fosse protratto ancora a lungo. Ricordo ancora l'espressione di papà e Rijah quando sono tornati dall'assemblea convocata per dissuadere in Grande Capo dalla razzia per cui era venuto: papà era seplicemente rassegnato. Rijah era furente, carico di rabbia e di odio. L'espressione del suo volto metteva paura, non ha voluto nemmeno parlare con me, ha tirato dritto verso il retro della casa e ha iniziato a spaccare legna. Era il suo modo di scaricare la rabbia.



La colpa. Colpa. Cha strano concetto. Anzi, che strana l'interpretazione che viene data a questo concetto. Non dovrebbe voler dire " qualcosa di cattivo che una persona ha commesso"? Allora perchè dicono che io sono colpevole? Non sono stata io a decidere di nascere così, non ho chiesto io di essere bassa! Se la decisione fosse spettata a me non avrei nemmeno chiesto di nascere. 
Dopo due giorni di un processo di cui tutti conoscevano l'esito, trascorsi in un posto che le guardie pietose hanno cercato di rendere gradevole, è finalmente giunto il verdetto. è assurdo dire "finalmente", lo so. Ma quella dannata attesa mi stava logorando. Ero sollevata quando sono entrati a comunicarmi il loro schifoso verdetto. Sollevata! non sarei riuscita a sopportare un'altra visita di mia madre in cui cerca di infondermi coraggio mentre è lei ad averne bisogno. Non un'altra visita del mio fratellone che cercava di rendermi la prigionia meno gravosa con racconti divertenti. Avevo dimenticato come si sorride.


Mi sono seduta su un ceppo a qualche metro di distanza e lo osservavo alzare la scure e lasciarla cadere con forza e maestria su un pezzo tronco. Osservavo la sua espressione, la nuvoletta di vapore che usciva dalle narici quando espirava. Le spalle che sembravano non effettuare nessuno sforso sollevando quell' ascia... Mio fratello era un bel ragazzo, e quella é stata la prima volta in cui l'ho notato. Ha cercato di ignorarmi, ma dopo due tronchi fatti a pezzi non ha più resistito, si è volto verso di me e ha iniziato a raccontare come erano andate le cose. Era furioso non per il fatto stesso della razzia, quanto per la sua ingiustizia: se fossimo stati in grado di pagare e ci rifiutassimo di farlo la razzia sarebbe stata giusta, ma questo gelo sta uccidendo tutti. E Rijah non sapeva cosa fare. Ed era questo a innervosirlo: si sentiva impotente di fronte ai fatti: ha sempre cercato di occuparsi di tutto dalla malattia di papà dell'anno scorso. Gli volevo un gran bene, a mio fratello.
 Mi sono alzata e, presolo per una mano, l'ho condotto in casa: se fosse rimasto ancora fuori tutto sudado si sarebbe ammalato, e io non potevo permetterlo. Avevo bisogno del mio fratellone più di chiunque altro.
  
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