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Autore: GabrielleWinchester    03/03/2014    4 recensioni
Dafne è una ragazza di ventiquattro anni, lavora in un'agenzia di eventi al livello internazionale e un giorno riceve una telefonata da parte di un suo amico...Racconto ispirato a un fatto realmente accaduto, ovviamente senza offendere nè diffamare nessuno...Buona lettura :)
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi "Sei meravigliosa, intelligente...perciò ti lascio", una storiella romantico-comica, la quale ha come oggetto le scuse che gli uomini utilizzano nei confronti delle donne per lasciarle, quando praticamente rifiutano le loro avances, e ha come protagonista una donna di ventiquattro anni, lavoratrice in un'agenzia di eventi di fama internazionale. Ispirata a un fatto realmente accaduto all'autrice, ovviamente l'autrice non vuole diffamare nè offendere nessuno. Ringrazio di cuore tutti coloro che mi stanno leggendo e mi leggeranno, tutti coloro che mi stanno recensendo e mi recensiranno, tutti coloro che hanno messo le mie storie nelle seguite, preferite, ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)

Sei meravigliosa, intelligente … perciò ti lascio
 
Gli uomini!
Capirli , è davvero un mistero, fai prima davvero a chiedere il tirocinio a Indiana Jones per cercare un tempio perduto e sperduto, piuttosto che capirli. Poi hanno pure il coraggio di dire che noi siamo le complicate! Basta che sorridiamo un po’, che rispondiamo in maniera cordiale ai loro tentativi un po’ maldestri per provarci con noi, ma se pronunci la frase “Tu per me sei solo un amico”, ti guardano come se avessi le corna o il terzo occhio. Se basta un sorriso per farci cadere nelle loro braccia, per una notte di sana passione, allora stiamo freschi.
Uomini, noi facciamo le donzelle indifese, così almeno voi non siete offesi nel vostro sano orgoglio maschile, ma molto spesso siamo cerbiatte dagli occhi dolci e dalle unghie da gatto nero, siamo donzelle con il fucile a canne mozze, per dirla alla Dean Winchester.
Poi cos’è sta allergia alla parola amicizia? Vi diciamo di no e voi ne scappate per altri lidi. La parola rispetto non è una cattiva parola, anzi è in via di estinzione, facciamo una petizione.
La giornata si stava prospettando in maniera bellissima, avevo fatto un bellissimo sogno ed ero motivata  a dare il meglio. Lavorando per una nota agenzia di eventi di fama internazionale, la Flowers and Diamonds Events, sapevo per certo che oggi, San Valentino, sarebbe stato un vero inferno, tra il riuscire a coordinare gli eventi, contattare gli organizzatori e intanto non mandare a quel  paese i clienti. I quali pretendevano pure di avere ragione. Poi essere single a San Valentino, era davvero ironico.
Mi stavo accingendo a fare i miei soliti esercizi fisici per tonificare la pancia (non tanto per dimagrire, pesavo 52 chili e 300 grammi) e al mio centesimo addominale, mi squillò il fondoschiena. Imprecando perché mi avevano disturbato, guardai il numero e sbuffai. Di solito mi faceva piacere sentirlo, ma adesso no. Ma per non essere maleducata, risposi.
“Pronto?”
“Ciao Dafne, ti disturbo?”
“No, Carlo, nessun disturbo” sorrisi io, mentre con mosse da contorsionista mi mettevo il reggiseno “Dimmi pure”
Per un momento non sentì nessuno, allora andai alla ricerca di una gonna e di una camicia a sbuffo. Stavo per staccare il telefonino, aspettandomi che avesse altri problemi, quando con vocina piccola mi disse “Ti andrebbe di uscire con me a teatro?”
A quelle parole sospirai. Carlo aveva scambiato la mia cordialità, il fatto che ero gentile con lui per interessamento, quando invece era solo ed esclusivamente un amico. Ero stata chiara e concisa, ma lui si stava illudendo e io non lo sopportavo.
“Mi dispiace Carlo” dissi io in tutta sincerità “Non posso”
Per un po’ non disse nulla, sicuramente stava elaborando il mio rifiuto alla sua avance, quando lui con voce piccola mi disse “Ti prego non cercarmi più”
Guardai il cellulare, un po’ attonita e ribattei “Non cercarmi più? Intendi dire mai più?”
“Sì, la mia vita è complicata senza mettere anche te”
Per poco non mi sbattei una mano in faccia, incredula. Allora rifiutavo un avances, e lui come risposta mi dava questo? Davvero capire gli uomini era difficile.
“Giuro non ti capisco. Ma perché? Dai non perdiamoci di vista”
“Anche a me fa malissimo, io non sono degno di stare con te, tu sei meravigliosa e io non ti merito. Meglio per tutti e due se ci prendiamo un periodo di riflessione”
Riflessione di che? Che devi sistemare i mobili nell’emisfero destro? Tra me e te non c’è stato nulla, nulla, mi capisci, mi intendi? Tu per me sei solo un amico. Poi il fatto che utilizzasse la tecnica dell’incompreso, mi dava suoi nervi. La mia vita era già tutta complicata, senza che gli altri si mettevano con i loro problemi.
Ma voglio essere gentile e gli rispondo “Non ti preoccupare, quando vuoi risentirmi, io sono qui”
“Grazie”
E mi staccò la telefonata. Misi il cellulare in borsa e andai a lavoro, perplessa.
                                                                                          *
“Allora?”
“Allora che, Clarissa, niente” mi schermì, mentre alla pausa caffè stavo sorseggiando un cappuccino “Nulla”
La mia amica Clarissa roteò gli occhi e disse “Hai 24 anni e mezzo, sei una strafiga da paura!”
“Sicura di stare bene?” ridacchai io, mentre mi sporcavo di spuma “Fammi controllare”
“Sto bene” rispose Clarissa, sorridendo al cameriere che gli stava portando un caffè macchiato “ Tu non stai bene”
Il cameriere diede un’occhiata a me e sorrisi imbarazzata. Clarissa mi diede una pestata e mi incitò “Vai a chiedergli il numero”
“Sei pazza!”
“No, sono normale” rispose lei, sorseggiando pian piano il suo caffè “Ho scoperto che Mark non è fidanzato e poi è il tuo tipo. Cavolo, tu sei l’unica che hai capelli ricci e gli occhiali e sei bellissima lo stesso”
“Ci penserò”
“Glielo do io” decise lei e io annuì “Come va con Carlo? Lo consideri solo un amico?”
“Sì” risposi io decisa “Non so, non mi ha fatto scattare la scintilla e lo vedo come un semplice amico”
Per un po’ non mi rispose, inzuppando il cornetto alla marmellata nel caffè e dopo mi disse “ Ti ha invitato ad uscire?”
“Oggi”
“Tu cosa hai risposto?” mi chiese lei tutta curiosa.
“Nulla, che ero impegnata. Sai la festa per l’addio di Fiorenza al lavoro? Sono una delle addette a mettere la musica e glielo ho promesso”
Clarissa annuì, capendo quello che voleva dire. Fiorenza Conti era la nostra dirigente e si stava accingendo a andarsene in pensione, dopo quarantacinque anni di onorato servizio. Era più di una dirigente, era una seconda madre per noi.
“Lui cosa ha risposto?”
“Che ero meravigliosa, che non lo meritavo, che aveva bisogno di riflettere…”
“Gioia te lo dico chiaro e tondo. Il fanciullo ti ha mandato a quel paese”
Per poco non mi strozzai con il cappuccino. Di sicuro non erano delle scuse, ma non ero tanto sicura. Clarissa mi fece vedere una pagina web “Le migliori scuse per lasciare” e per poco non urlai. Aveva troncato la nostra amicizia, solo perché avevo rifiutato le sue avances? Non capivo.
“Me la paga” ringhiai io, lasciando 15 euro di mancia a Mark “Giuro che me la paga”
Clarissa mi guardò un po’ sconvolta, non mi aveva visto così arrabbiata, ero stata chiara con lui e lui mi ripagava così. Davvero ero furente. Mark mi parlò e io non lo sentì. Avevo una cosa in sospeso.
                                                                           *
Chiamai più volte il cellulare e come risposta mi giungeva “Tre, messaggio gratuito, è in attivo la segreteria telefonica…”
Il fanciullo non rispondeva e io allegramente gli mandai un messaggio “ Meno male che ero la fanciulla, la bellezza venuta in terra! Che razza di uomo sei, per lasciarmi con delle scuse e utilizzando la tecnica da persona incompresa? Io sono gentile, buona, ti ho rivelato anche un mio segreto personale e tu mi ripaghi così ? Io non sono un’idiota e desidero essere rispettata e non tollero questo comportamento. Tu per me sei stato solo un amico e basta e ti sei illuso nei miei riguardi e mi dispiace per te. Buona giornata!”
Dopo essermi sfogata, mi spogliai, aprì l’acqua della doccia e mi squillò il cellulare. Era lui. Dapprima staccai la telefonata, dopo risposi “Ciao”
“Ciao”
Momento di alta tensione e dopo con voce profonda disse “Non mi aspettavo un messaggio del genere”
“Non te lo aspettavi? Non te lo aspettavi? Ma ti pare che io ho scritto gioconda in faccia? Tu lo sapevi che per me eri solo un amico e tu ti sei illuso”
“Tu mi mandavi messaggi che non me ne fregava nulla”
A quelle parole non ci vidi più. Allora voleva solo provarci e basta? Non era arrivato al suo scopo e lui si comportava così? E pensare che sarebbe stato un ottimo amico. Non provavo nulla per lui e non me la sentivo di mettermi tanto per fare scena. Ai sentimenti ci tenevo tantissimo.
“Perché non me lo dicevi prima? Che cosa aspettavi, il permesso dal Capo dello Stato?”
“Basta, non voglio vederti né sentirti”
“Figurati io! Buona fortuna nella vita e tante soddisfazioni”
Staccai la telefonata e dopo mi misi sotto la doccia, per rinfrescarmi i nervi. A differenza di quello che mi era successo tre anni prima, questa volta non avevo sofferto e avevo fatto la cosa giusta. Non potevo illudere una persona, la quale per breve periodo mi aveva ascoltato e non giudicato.
Stavo per asciugarmi i capelli, quando il cellulare squillò. Dapprima non risposi, perché pensavo che fosse lui, quando notai un nome che mi fece sorridere e battere il cuore. La giornata era iniziata male e stava finendo nel migliore dei modi.


 
  
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