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Autore: TIMELORD95    04/03/2014    1 recensioni
Io ci sarò sempre per te, Amy.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vista dall’alto, la città aveva un aspetto molto diverso. A quell’altezza era come se il sole fosse più vicino, come se semplicemente allungando un braccio si potesse toccare il cielo. Senza alcun dubbio l’altezza del palazzo sul quale Aaron era appollaiato era notevole, ma lui sembrava non curarsene affatto. Se ne stava lì a torso nudo, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, le dita affusolate a penzoloni davanti a sé, il calore del sole contro le spalle e un leggero vento che gli scompigliava i capelli. Libero. Senza alcuna paura. Sicuro di sé e soprattutto a suo agio a circa 40 metri da terra, come se la paura di cadere non lo sfiorasse affatto. « Aaron! Finalmente vi ho trovato. Vostro padre vuole vedervi. Venite con me. » Mikael. La figura che si ergeva dietro di lui era maestosa, incuteva terrore. Il sole rifletteva l’ombra delle enormi ali bianche sul terrazzo dell’edificio facendole sembrare ancora più grandi. Per un attimo calò il silenzio, l’angelo continuava a fissare il ragazzo che, tuttavia restava completamente immobile, impassibile, con lo sguardo fisso verso un determinato punto della città. Non ottenendo risposta Mikael continuò: « Ragazzo mio, vostro padre vuole vedervi adesso e ha chiesto a me di venirvi a prendere. » « Devo ammettere che papà non cambia mai … non è molto originale vero? » lo interruppe, poi continuò: « Beh, mandare un messaggero per parlare con suo figlio è alquanto patetico non trovi? » Aaron continuava a rivolgere le spalle al potente angelo con noncuranza come se non stesse parlando con una delle creature più potenti del regno. « Fammi un favore, dì a mio padre di scendere del suo piedistallo e di venirmi a parlare di persona, tra i comuni mortali, senza mandare i suoi tirapiedi. » Il ragazzo si volse verso l’angelo rivolgendogli un sorrisetto di sfida, poi con un movimento fluido spiegò le enormi ali e si lanciò nel vuoto prendendo il volo con disinvoltura. Qualche semplice mortale avrebbe potuto vederlo ma non gli importava, voleva solo sentirsi vivo e, l’unica cosa che lo faceva sentire tale era il volo. La sensazione del nulla sotto di lui gli faceva credere di essere libero, ma in realtà non era altro che un prigioniero, un uomo, se si poteva definire tale, soggetto a delle catene invisibili in grado di trasformare la sua vita in un vero e proprio inferno. Dall’alto, guardando il mondo sotto di sé, gli uomini e le loro frenetiche e assurde vite, si sentiva invincibile, perché non era soggetto a quel ciclo di morte e distruzione che attanagliava la specie umana ormai da millenni. Da sempre i mortali erano oggetto delle sue complesse riflessioni, forse perché sfuggivano alla sua comprensione… forse perché lo incuriosivano. In effetti lo incuriosivano talmente tanto da spingerlo a trascorrere la maggior parte del suo tempo a osservare le loro caotiche vite alla ricerca di uno scopo quasi del tutto inesistente. La settimana scorsa si era concentrato sulla vita di un tipo di nome Pete che, non possedeva niente, ma era ugualmente felice grazie all’amore dei suoi cari, grazie all’amore della sua famiglia. Tutto questo provocava in lui un sentimento nuovo, che non aveva mai provato prima, forse invidia. La sua famiglia in effetti, non era delle migliori. Suo padre era un eccentrico egoista capace di amare sempre e solo se stesso, sovrano di un reame incantevole, meraviglioso, ma non legittimo. Pur di ottenere il potere aveva distrutto tutto ciò che precedentemente contava, la sua vita, la sua famiglia, i suoi ideali, lasciando posto all’egoismo, alla ricchezza e al potere. Da tempo, l’unica cosa veramente importante per lui era la brama di invincibilità. Niente ormai contava, né i suoi valori, né i sudditi, nemmeno i suoi stessi figli. Nel suo cuore, infatti, c’era posto per una sola persona: se stesso. Mentre si librava nel cielo, senza alcun pensiero, Aaron vide apparire davanti a sé una figura conosciuta, fin troppo conosciuta. « Che vuoi? » disse con tono seccato fermandosi ad alcuni metri di distanza da lui. Il ragazzo aveva l’aria divertita, e un sorriso beffardo stampato in faccia. Continuava a fluttuare davanti a lui a piedi nudi, senza dire nemmeno una parola, con le braccia che gli ricadevano sui fianchi. «Beh, sei tu che mi sei venuto addosso. Sai, dovresti prendere lezioni di volo » disse indicando le sue ali. Scoppiò a ridere di gusto, ma il sorriso scomparve in fretta e al suo posto comparve un’espressione eccessivamente seria. « Non sono venuto qui per prenderti in giro, fratellino. Nostro padre vuole parlarti, so come la pensi, ma devi dargli ascolto almeno questa volta. Dice che è urgente.» si fermò scrutando l’espressione di suo fratello, ma Aaron non tradiva alcuna emozione « devi venire a palazzo. E subito. » esclamò guardandolo dritto negli occhi. « Mi dispiace, » disse Aaron mantenendo un tono piatto « anzi no, sai una cosa? Non mi dispiace affatto. Non tornerò mai più in quel mondo, Shane e sopra ogni altra cosa, non tornerò mai più da lui. Dovresti farlo anche tu, fratello. Quel folle che si definisce nostro padre ci ha distrutto la vita! » Shane rimase in silenzio, senza ribattere. Sapeva che Aaron aveva ragione, ma lui aveva cercato di dare a suo padre una seconda possibilità, nonostante tutte le cose orribili che aveva fatto. Chiuse gli occhi, spostando la sua attenzione verso quell’incredibile quiete che popolava il cielo. Era come se il tempo si fosse fermato, come se il mondo per la prima e unica volta avesse smesso di ruotare su se stesso. Aaron era completamente furibondo, guardava suo fratello con uno sguardo di fuoco, come se i suoi occhi fossero diventati due pietre incandescenti. Teneva i pugni stretti dalla rabbia perché anche solo pensare a suo padre, a quello che aveva fatto e che continuava a fare giorno dopo giorno, faceva crescere dentro di lui un rancore immenso, che non faceva altro che aumentare col tempo. Non riusciva a comprendere perché suo fratello fosse così fedele a quell’essere vomitevole. Non l’aveva mai capito. Shane non era come suo padre. Si, era arrogante, sarcastico e incredibilmente fastidioso, ma senza ombra di dubbio era l’unico che era sempre stato al suo fianco. L’aveva difeso, aveva lottato per lui innumerevoli volte, e anche se spesso avevano opinioni divergenti, il loro rapporto non si era mai indebolito anzi, tutto ciò li aveva resi inseparabili. Era l’unica persona che gli era rimasta, l’unica persona che riusciva a comprenderlo veramente. L’unica persona che era sempre stata dalla sua parte, nonostante gli innumerevoli errori che aveva commesso. La sua unica vera famiglia. Dopo un silenzio che sembrava quasi interminabile, Shane continuò: «Si … ci ha distrutto la vita e lo odio per questo, però devi darmi ascolto. Stanno succedendo delle cose veramente strane a palazzo. Hanno bisogno di noi. Se non vuoi farlo per lui, fallo per gli altri e per me. » Dopo una lunga pausa, Aaron si convinse. «Va bene. » disse con tono sommesso, «Va bene. Andiamo. »

 
Angolo autrice:
Angolo autrice: Spero che vi piaccia! Ringrazio tutti per l'attenzione e in particolare a tutti coloro che recensiscono. Grazie davvero. Il capitolo è dedicato, come al solito, alla mia migliore amica. Se non fosse stato per lei e per le sue opinioni positive sulla storia, avrei lasciato "Midnight" in qualche angolo remoto del mio computer a marcire, perciò grazie. <3 Amy
  
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