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Autore: peluche    04/03/2014    3 recensioni
Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi,
il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti.
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«Hannah! - disse a un tratto Aria – Quello non è..» prima che potesse finire la frase,un tizio ci passò accanto,scioccato quanto noi.
«Harry Styles ci degna nuovamente della sua presenza,quale onore.» I brividi. Lo fissai nel suo giubbotto di pelle,nei suoi riccioli scomposti e sulla sua moto nera petrolio. Il tizio che qualche minuto prima ci era passato accanto era Zayn Malik. Zayn Malik,il ragazzo più inaffidabile su questo pianeta,dopo Harry Styles,ovviamente.
«Non era finito in riformatorio?» Mi sussurrò Aria.
«Si, - risposi io in una specie di trance – infatti.» Non riuscivo a levargli gli occhi di dosso. Zayn gli si avvcinò e si diedero un affettuoso abbraccio. Il duo-idioti era tornato. Non poteva rimanere lì dov'era? Perchè dopo cinque anni in riformatorio aveva deciso di rimettere piede qui? Perchè era tornato nella sua vecchia scuola?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ice on fire

capitolo 6

 

 

Il sangue continuava a gocciolare dalla ferita e la piccola bambina bionda si teneva stretta la gamba, come se in qualche modo potesse far andare via il dolore..
Andrà tutto bene, stai tranquilla” continuava a dirle il ragazzo riccioluto accanto a lei.
Quella roba brucia, lo so”
Hannah, ti prometto che andrà tutto bene!” e la bambina in qualche modo si rasserenava. Si perdeva in quegli occhi scuri, in quel sorriso dolce e affettuoso che le scaldava il cuore. E sapeva che se lui lo diceva era vero. Sarebbe andato tutto bene...
«..come ti sembra Hannah?» l'immagine si offuscò e mi ritrovai in un attimo seduta a un tavolo, circondata dalle mie compagne.
«Cosa?» Chiesi, confusa.
«Il tema per il ballo, - mi spiegò Tori – ho finito di spiegartelo poco fa.»
«Certo, il tema..» mormorai. Cercai di fare mente locale, osservata dagli occhi vigili e perplessi di Aria. Di cosa aveva parlato Tori? Aveva accennato qualcosa sulla luna forse..
«Hannah ti senti bene?» Mi domandò Aria.
«Certamente, - finalmente riuscii a ricordare qualcosa – il tema 'Al chiaro di Luna' mi sembra geniale.» Iniziai ad appuntare qualcosa su un foglio, cercando di sembrare più normale possibile. E così feci. Dopo una manciata di minuti le ragazze ripreso a scambiarsi opinioni, pareri e io annuii tutto il tempo, facendo finta che tutto ciò che dicevano mi andasse a genio. In realtà a fine riunione mi resi conto di non sapere nulla sul ballo. Non avevo idea di che catering avessimo scelto, il dj, gli inviti.. assolutamente niente.
«Vuoi che Melissa si riprenda il posto a capo del comitato del ballo?» Mi chiese minacciosa Aria una volta in strada.
«Mi sono solo distratta un attimo.» mi giustificai.
«Hannah sono la tua migliore amica e, nonostante mi faccia felice questa versione nuova di te, mi stai davvero preoccupando.» La guardai confusa.
«Non ti sembra che tu stia esagerando?»
«Esagerando? - la mia amica si guardò attorno per poi tornare su di me – I tuoi voti stanno calando nell'ultimo periodo, hai sempre dato il massimo per organizzare i balli studenteschi e..»
«E cosa? - sbottai – Sono stata un po' assente per ora è vero, ma anche io sono un essere umano!» Aria abbassò lo sguardo, intristita.
«Sono solo preoccupata..»
«Sono sempre io.» Le dissi, cercando di rassicurarla. E ci riuscii. Sul suo viso apparse quel dolce sorriso che ogni giorno mi ricordava quanto fosse corte la vita e quanto io non la stessi vivendo abbastanza. E così mi diede un bacio sulla guancia e si incamminò verso casa, più tranquilla e serena. Ma le sue parole mi rimasero impresse nella testa. Che mi stava succedendo? Non avevo mai preso una C nel corso dei miei studi e giusto questa settimana ne avevo preso ben due. I miei professori si avvicinavano preoccupati chiedendomi se avessi dei problemi in famiglia, se fossi stata male. No, non c'era nessun problema in famiglia. C'era solo uno stupidissimo problema che rispondeva al nome di Harry Styles. Non sapevo cosa mi stesse esattamente succedendo ma per la prima volta dimenticavo le cose. Dimenticavo gli appuntamenti, dimenticavo di fare i compiti. E tutto per quel “Pensavi che siccome siamo usciti una volta adesso a me importi qualcosa di te?” Bè si, lo pensavo.
«Ehi! - Mi voltai di scatto, sorpresa – Torni a casa?»
«Liam! - ci mancava solo lui – Si è stata una lunga giornata..»
«Volevo chiederti.. - mi richiamò con la voce prima che potessi svignarmene – stasera c'è una festa da Alex, passo a prenderti alle dieci?»
Una festa. A casa di Alex. E' proprio ciò che mi serve per tornare la vecchia Hannah.
«Perfetto!»
Liam era proprio un bel ragazzo. Alto, biondo, occhi chiari. Non so perchè mi sia fatta tutti questi problemi prima.. bè forse perchè la mia e la sua famiglia sono amiche da tanto e lo vedo più come un fratello che come un mio possibile ragazzo. Ma era solo un passaggio a casa di Alex, giusto?

 

La punta della matita si muoveva veloce e sicura su quel foglio bianco. Disegnò una perfetta linea curva che dava vita a un semplice vestitino a palloncino, stretto al petto, con un colletto che dava un tocco di raffinatezza. La vita dovrebbe essere come quel disegno. Dovremo avere tutti una matita in mano per creare il nostro futuro, il nostro destino. E se non ci piace quello che ne esce possiamo sempre prendere una gomma, cancellare e ripartire da lì. Con nuove idee, nuovi progetti. Credere che tutto possa essere semplicemente cancellato. Cancellato via. Ma la vita non è così. Ti mette davanti un percorso, pieno di curve, pieno di dossi, pieno di fossi, e tu puoi solo passarci sopra e superarli. Ecco perchè, dopo aver messo giù la matita, mi ritrovo alla porta della stanza di mio fratello. Dovevo sapere. Volevo sapere. E rimasi incantata dietro quella porta ad ascoltare quel soffice tocco di dita. Quel tocco di corda. Quella corda che vibra ed emette parole, suoni che ci fanno vivere ricordi.
«..i don't know..» Ha ripreso a suonare la chitarra. Ha ripreso a cantare. Lo fa quando pensa di non essere sentito, quando crede che noi siamo a fare gli affari nostri, e in quella casa è storia di tutti i giorni. Mio fratello ha un modo di dare qualcosa al mondo tutto suo. Lui non usa matite o pennarelli. Lui usa le note. Lui usa le parole.
«..my life will grow, my love will go..» Io mi rifugiavo nel disegno, lui si rifugiava nella musica. Era una passione nata insieme a Harry e finita insieme a lui. Ma quando hai qualcosa dentro, non può finire del tutto. Succedeva spesso che rimanevo dietro la sua porta ad ascoltarlo suonare. E prima che la aprisse, me ne tornavo di corsa in stanza. Io e Louis non abbiamo sempre avuto questo tono di sfida. Litigavamo certo, ma un tempo avevamo un legame speciale.
«Louis?» Bussai, aspettando che desse il permesso di entrare.
«Che vuoi?» Mi domandò, una volta dentro. Sempre molto dolce.
«Ti è mai capitato.. insomma di.. vedere Adele in questi ultimi anni?» Avevo paura della sua risposta. Avevo paura della sua reazione.
«Adele? - chiese perplesso – No perchè?» Tirai un sospiro di sollievo. Non era andata male.
«Semplice curiosità.» Sorrisi indifferente e indietreggiai, dritta alla porta.
«Hannah, - mi richiamò lui – sii prudente con Harry d'accordo?» E in un attimo, come Harry riusciva a tornare il bambino di tanti anni fa, Louis riusciva a tornare il fratello dolce e premuroso che era sempre stato.

 

«..dico solo che non avrebbero dovuto farlo tornare!» Ripetè mio padre.
La normalissima cena che di solito si fa per raccontarsi la giornata, per ridere o per scherzare, per la famiglia Tomlinson era finita in un'assurda discussione sul ritorno di Harry.
«I servizi sociali non operano più come un tempo!» aggiungeva mia madre, alimentando.
«Non pensate di esagerare?» mi lamentai io, stufa. Fissavo l'insalata da almeno tre quarti d'ora, senza trovare la voglia di mangiarla.
«Esagerare? Vedrai quando sentiremo di qualche accoltellamento qui in zona!» Mio padre stava proprio delirando. Nutriva un odio profondo per quella famiglia da tanto tempo, ma parlare di accoltellamenti? Harry non era cattivo, ne tantomeno pericoloso. O almeno speravo.
«Ma santo cielo! - sbottò Louis – Stiamo parlando dello stesso ragazzo che guardava i cartoni animati in questo salone da piccolo!»
«Le persone cambiano tesoro, - disse mia madre in tono tranquillo – e che non vi venga in mente di riprendere i rapporti.»
Louis diventò nero di rabbia e, sbattendo le mani sul tavolo, si alzò.
«Mi è passata la fame!» Scostò la sedia e si precipitò su per le scale.
«Era proprio necessario?» Chiesi irritata anche io a mia madre.
«Gli passerà, perchè non prendi un pezzo di torta di mele?» Mia madre me ne offrì un pezzo su un tovagliolo ma io feci una smorfia.
«Devi stare lontana da Harry, - disse a un tratto mio padre mentre si spalmava il burro sul pane – sono stato chiaro Hannah?» Ero stufa. Stufa di essere tratta come una bambina. Stufa di sentirmi dire cosa dovevo e cosa non dovevo fare.
«La fame è passata anche a me! - mi alzai da tavola come fece prima mio fratello – Vado a una festa.» Senza sentire ciò che mi urlavano, presi la giacca e corsi fuori dalla porta, lasciandomi tutto alle spalle. Avrei voluto che sparissero tutti. Avrei voluto finire l'anno e andarmene. Andarmene via. Lontano. Forse Aria aveva ragione. Forse stavo davvero cambiando. O forse stavo semplicemente aprendo gli occhi in quella vita quadrata che i miei genitori mi avevano costruito attorno.
«Hannah..» Una voce. Una voce e una figura scura in quella sera fredda e secca. Poteva essere solo una persona, era chiaro. La solita giacca di pelle, i capelli arruffati e l'espressione cocciuta di sempre.
«Che vuoi?» Sbottai.
«Volevo solo spiegarti il mio comportamento dell'altro giorno..» Si avvicinò a me con quella faccia colpevole e implorante.
«Adesso non ho tempo, - dissi allontanandomi – sto aspettando una persona.»
«Hannah se solo mi ascoltassi!»
«Ascoltare cosa? - mi voltai di colpo – Sei stato abbastanza chiaro, devo stare lontana da te e da tua madre! Avevi ragione, mi sono solo illusa di poter recuperare l'irrecuperabile!»
«Ho detto cose che non pensavo!» Mi prese dal braccio, per non farmi allontanare ancora.
«Devi lasciarmi stare Harry!» mi liberai, con uno strattone.
«Ti prego.. rimani con me questa notte..» mi supplicò.
«Rimanere con te? Non puoi tornare qui dopo cinque anni, fare il carino con me, urlarmi addosso e chiedermi questo!» Iniziai a piangere senza rendermene conto. Gli occhi gonfi, arrossati. La gola che bruciava per quanta forza ci avevo messo per urlare. Ma era stato lo sforzo o la crudeltà di quelle parole? Non lo sapevo.
«Vieni qui, - cercò di prendermi le mani e avvicinarmi a se – vieni da me.»
«Non puoi sparire e pretendere che torni tutto come prima.» E nell'esatto istante in cui i singhiozzi presero il sopravvento, le sue braccia mi avvolsero. Era un abbraccio diverso. Un abbraccio sentito, in cui ci metti proprio il cuore. Uno di quegli abbracci che ti riscaldano l'animo e ti fanno desiderare di rimanere così per sempre.
«Mi dispiace, - mi sussurrò all'orecchio – mi dispiace di averti abbandonata. Vuoi che me ne vada?» Mi accarezzava i capelli e sentivo la sua mano soffice e delicata che al solo tocco mi metteva i brividi. Quei brividi che si provano con poche persone. Io non risposi.
«Vieni con me..» mi sussurrava ancora all'orecchio. Ma io non potevo. Non potevo fidarmi.
«Non posso..» con tutta la forza che avevo, lo allontanai e sciolsi quell'abbraccio che sarebbe rimasto lì per sempre.
«Hannah ti prego..»
«Ti ho detto di lasciarmi stare!» Urlai ancora.
«Ehi! - Liam. Mi ero dimenticata di Liam – Hai sentito cosa ha detto?»
Harry serrò i pugni e lo vidi con il respiro che accellerava.
«Tu stanne fuori principino.» ringhiò.
«Ehi amico stai cal..» Liam non fece in tempo a finire la frase. Liam non fece in tempo a farmi salire in macchina. Liam non fece in tempo a rispondere. Quel pugno arrivò dritto e deciso sul naso. Senza preavviso, senza sospetto. E Liam cadde a terra perdendo quasi i sensi. Il sangue iniziò a colare e in un attimo rividi la scena di quella mattina.
Hannah, ti prometto che andrà tutto bene!
Ma non stava andando tutto bene. Liam era a terra sanguinante, io accanto a lui che con i fazzoletti cercavo di fermare il liquido rosso che schizzava giù sulla maglietta. E quello che riuscii a dire fu solo una cosa. Una cosa che dissi con rabbia. Una cosa che dissi con la piena consapevolezza.
Si Harry, voglio che tu te ne vada.

 

 
  
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