Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: Clio93    06/03/2014    6 recensioni
Dal Prologo :"Quando incontro un paio di grandi e limpidi occhi azzurri, un volto dai lineamenti delicati, fanciulleschi e la fronte ampia su cui, elegantemente scomposti, ricadono boccoli bagnati e rivoli di pioggia, trattengo un singulto.
No, non può essere lui.
Non può essere…
Tom Hiddleston.
E non posso fare a meno di scoppiare nuovamente in lacrime.
Questa è stata, ed è, una giornata veramente di merda."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5
Saturday Night
Live
 
Chiamalo, ora!
M-ma s-se l-lo d-disturbo?
Sei autorizzata a disturbare.
Ma…
CHIAMALO!
 
Oh, Gesù! Non ho mai sentito la Cornacchia così fuori di testa! E dire che di cazzate ne ho fatte…
Sono seduta sul divano: mi sono alzata, ho mangiato, ho pulito e passato l’aspirapolvere (ho rilitigato con il ragazzino rompi palle del piano di sotto) e ho persino annaffiato le piante (io che annaffio le piante è un evento…ecco perché erano così “mosce”).
Ho ritardato il più possibile l’inevitabile,insomma.
“Sappi che esigo che mi chiami appena ti svegli” Tom aveva detto proprio così e io sono sveglia già da tre ore! Devo trovare il coraggio per prendere il telefono, pigiare i tasti e chiamare. Su, Berenice! Hai affrontato un esame di maturità, la laurea, la ceretta e il primo ciclo, direi che una telefonatina- inaina non sia un’impresa colossale, di sicuro non ci saranno catastrofiche ripercussioni a livello globale…
Oddio, ma mi sento!?
Ho il biglietto tra le mani che tremano e sudano come non mai; faccio un respiro profondo; mi allungo sul tavolinetto dove ho gettato il cordless (questa è la decima volta che provo, chiama attacca chiama attacca).
Compongo il chilometrico numero del suo cellulare e attendo, facendo profondi respiri per cercare di calmare i battiti del mio cuore: ho paura che morirò di infarto prima dei cinquant’anni.
Squilla… per Merlino, squilla!
Che conquista! Non ero mai arrivata a farlo squillare.
- Pronto?
La sua voce.
Silenzio.
La sua voce è così bella…
- Pronto?
Cristo Bernie! Parla…
- Bernie, sei tu?
Un momento…
- Ehi, ma come hai fatto?
- Non lo sai? Io sono Loki, il Dio degli Inganni. So tutto. Eheheh- Ride e la sua risata è bella anche al telefono. Mi piego, un gomito sul ginocchio e una mano a sorreggermi il mento, ridendo felice ed emozionata.
- Ahah… molto spiritoso-
- Mi hai disubbidito. Ti avevo ordinato di chiamarmi appena svegliata-
- E tu che ne sai che non mi sono svegliata ora?-
- Perché il sabato mattina fai le pulizie e sono abbastanza sicuro tu sia una ossessiva compulsiva che si programma la giornata non al minuto, ma al secondo-
- Così non vale! Tu sai tutto e io non so niente…-
-Basta chiedere! Che vuoi sapere?-
- Che fai? Dove sei? Con chi sei? E perché?- Rido, prendendolo in giro. Sembra tutto così facile ora, malgrado ci sia ancora qualche dispettosa nuvoletta grigia, parlargli, sapere che c’è non appare più così terrificante.
- Siamo curiosi, eh!? Sono a casa. Sono solo soletto e ho appena finito di organizzare la nostra uscita, perché noi questa sera usciremo. Te lo ricordi, vero?- Ecco, ora il tono si è fatto lievemente minaccioso. Deglutisco sonoramente, memore dello sguardo deciso di ieri sera: ribadisco che tengo cara la vita.
- Come dimenticare… la tua sembrava tanto una minaccia-
-Lo era infatti. E non puoi esimerti: ti ricordo che mi hai detto esplicitamente che potevo baciarti ogni volta che lo desideravo- Un tuffo al cuore.
- Vorresti baciarmi, signor Hiddleston?-
Un momento di pausa. Lo sento sospirare e una vampata di calore mi colora le guance, avvertendo il mio corpo reagire al ricordo delle nostre labbra che si toccavano, alle sue mani su di me, ai nostri corpi che erano diventati una cosa sola.
- Sì, vorrei baciarti. Tu? Tu vorresti baciarmi?- Sembra un bambino: mi ha posto la domanda con un tono fanciullesco che mi mette allegria, facendomi sorridere ancora di più.
- Uhmmm, non saprei. Vedremo se farai il bravo bambino…- Lo stuzzico, facendolo ridere al di là della cornetta. E’ così bello sorprenderlo, sfidarlo, sono cose a cui credo non sarò mai pronta a rinunciare.
- Birichina! Ti passo a prendere alle 17-
- Alle 17? Tom so che sembro una bambina ma ho davvero 25 anni. Insomma, a mezzanotte non scapperò lasciandoti una scarpetta, anche perché è meglio che tu stia lontano dalle mie calzature: l’ultima volta ne ho dovuto buttare un paio- Ah, finalmente! La Berenice sarcastica e ironica è tornata! Prego, voglio degli applausi in sottofondo e dei fischi, fischi belli alti…
- Ma allora siamo spiritose, eh!? Che c’è? Non hai voglia di vedermi?-
- Certo che…-
- Allora, zitta e ci vediamo alle 17 sotto casa tua. Ho un piano-
- Va bene, va bene. Ci vediamo più tardi, Hiddleston!-
-Ciao, Bernie-
Chiudo la telefonata. Mi guardo intorno, furtiva. Lancio il telefono chissà dove e…
Inizio a saltare sul divano, strillando eccitata come un’aquila allo stesso modo di quelle ragazzine idiote dei programmi americani che sembrano non trovare altro modo per esprimere i loro sentimenti se non starnazzando come oche.
Chissene! Chissene di tutto!
Faccio un ultimo salto e poi mi accascio sul divano, ridendo felice, con una mano a comprimere lo stomaco dolorante per le troppe risate. Insomma, chi lo avrebbe mai detto? Dopo un anno e mezzo di vuoto, di solitudine (volontaria, ovviamente) ecco l’occasione: è un ragazzo così gentile, premuroso, educato, oddio! E’ anche un mezzo omicida, sadico, che fa battutine acide e mi provoca ogni volta che ne ha l’occasione e a cui piace enormemente mettermi in imbarazzo… ora che ci penso è anche un po’ saputello, tutto perfettino…
Come si dice, a ‘na certa accanna!
Vabbè ma è vero.
Sì, tutto quello che vuoi ma tu fa finta che abbia solo pregi: Lolita sta diventando molesta, quindi vedi di concludere e di togliermi questa lagna!
Rido e ripenso al bacio di ieri sera.
All’inizio non è che mi ci sia raccapezzata molto, non riuscivo a capire se mi piacesse o meno, saranno stati tutti quegli ormoni in circolo, l’emozione di averlo, finalmente, tra le mie braccia eppure, a poco a poco, la mia bocca si è abituata alla sua e mi sono lasciata andare.
E’ stato divino. Un’esperienza mistica…
E poi diciamola tutta: si tratta di Tom Hiddleston! Dico io, Tom Hiddleston. Un conto è ammirarlo comoda comoda dal grande schermo, un conto è baciarlo! Non ci posso ancora credere, più che altro sto attendendo l’avvento delle mie solite fisime mentali che so per certo arriveranno tutte insieme come una secchiata d’acqua gelata nel cuore dell’inverno. Aspetto perché so che ci sono, so che sono lì a covare in un angolino buio della mia coscienza. Attendo ma, sinceramente, non mi interessa di nulla: penso solo al fatto che, per la prima volta dopo tempo immemorabile, sorrido veramente e mi sento felice.
 
 
Sono le 17, è in ritardo!
No, scusa, prego?
E’ in ritardo.
Bella, se tu sei pronta dalle quattro non è colpa sua. Quante volte ti sei cambiata?
3
La verità.
Ok, sette volte…
Tu sei pazza!
Beh, che volete? Ai primi appuntamenti è categoricamente necessario apparire impeccabili: il fortunato avrà tutto il tempo del mondo per vederti con il pigiamone di pile e i capelli alla “porco zio che vento”.
Cammino avanti e indietro di fronte all’ingresso, non si sente un suono all’infuori del ticchettio dei miei stivaletti. Non ricordo di essere mai stata così agitata, mai, neanche durante le prime storielle adolescenziali. Forse mi sto per cacciare in un altro guaio… forse è meglio non uscire, in fondo non mi sento neanche troppo bene e…
DRIIIN!
FANCULO A QUESTO CAMPANELLO!
Faccio un salto per lo spavento e mi viene il singhiozzo. Perfetto, ci mancava pure questa! Afferro la borsa, do un’ultima occhiata alla casa, controllo di avere tutte le chiavi e mi scapicollo giù per le scale. Non ho cuore per aspettare l’ascensore, sono troppo agitata e l’idea di trascorrere due minuti in quella scatola metallica mi dà un forte senso di claustrofobia. Meglio le scale: si scarica l’adrenalina e si buttano via etti preziosi dal culotto.
Arrivata al pianerottolo non ho più aria nei polmoni, boccheggio letteralmente e il singhiozzo non mi dà tregua. Devo decisamente smettere di fumare (e il fatto che da quando vivo in Inghilterra abbia ridotto il consumo di sigarette a cinque al giorno non è una buona scusa per continuare a massacrare i miei polmoni…ok, me lo dico da sola di non dire cazzate: mi piace e continuerò a farlo).
Apro il portone velocemente e altrettanto velocemente lo richiudo senza degnarmi di controllare se Tom sia effettivamente arrivato o meno (non posso saperlo, mi sono fiondata per le scale senza premurarmi di rispondere al citofono). Cerco di fare un respiro profondo quindi mi volto.
Oddio, portatemi un defibrillatore, qualcosa!
Tom è lì, in carne e ossa, con il capo abbassato a controllare il cellulare che tiene tra le dita affusolate della mano destra mentre con l’altra prima si pettina i capelli con fare nervoso, poi la abbassa sul volto, posando l’indice sulle labbra: possibile che quest’uomo sia dannatamente sexy anche quando guarda pensieroso quel marchingegno demoniaco!?
Mi scappa un singulto, causato dal singhiozzo che non accenna ad andar via, e Tom solleva gli occhi, osservandomi curioso, rimanendo in quella posizione anche quando le sue labbra si spalancano in un sorriso furbo, sghembo, quasi mellifluo… intendiamoci uno di quegli enigmatici sorrisi alla Loki che mandano in visibilio milioni di donne, tra cui anche la sottoscritta.
Un altro singulto e io mi decido a smetterla di tentare di mascherare i fastidiosissimi movimenti spontanei del mio diaframma. L’orgoglio, in sua presenza, l’ho irrimediabilmente mandato a quel paese, per cui è decisamente meglio smetterla di fare la sostenuta e mostrarmi in tutta la mia follia (una faticaccia in meno considerato che devo anche cercare di controllare il tasso di adrenalina nel mio sangue, onde evitare un’overdose).
- Ciao – Esordisce semplicemente, riponendo il telefono nella tasca interna della giacca di pelle.
- Ciao anche a te, Piccolo Lord- Rispondo sorridente mentre un altro spasmo mi travolge. Beh, che diamine aspetta a venire da me!? Potrei morire di singhiozzite da un momento all’altro e quello si limita a guardarmi senza vedermi realmente, perso in chissà quale pensiero. Non va bene, non va bene per nulla, soprattutto perché sono una persona molto empatica, della serie “il mondo è incazzato e anche se fossi la persona più felice del mondo, dammi dieci secondi e divento la più incazzata di tutti”!
Mi irrigidisco e mi avvicino a Hiddleston, parandomi di fronte a lui con le mani sui fianchi e un’espressione che so non promettere nulla di buono.
- Allora? – Dico bruscamente, sentendo la sua ansia penetrarmi prepotentemente nel petto.
- Sì, scusami. Andiamo?- Si riscuote un poco, facendo cenno con la mano di precederlo verso la sua macchina, parcheggiata di fronte al marciapiede.
Non mi ero immaginata sarebbe andata così: certo, non mi aspettavo una scena da film romantico, ma porca puttana! Almeno un bacio sulla guancia, un sorrisino dolce, una stretta di mano tiè!
Salgo in macchina sbattendo rumorosamente la portiera e guardando fisso di fronte a me, torturandomi le mani per il nervosismo.
Tom sale in macchina, mette in moto e parte, immettendosi nel traffico, tutto in religioso silenzio.
Chiedi che ha ma ricorda: moderati!
Moderati! Mi ha fatto uscire di casa quando ancora sto cercando di smaltire la sbornia e neanche mi guarda! Prima fa le fusa poi… Bo! Mi riprometto di smettere di cercare di capire il sesso maschile.
- Si può sapere che hai? No, perché altrimenti scendo dalla macchina, anche in corsa e sai che ne sarei capace-
Alla faccia della moderazione proprio…
- Siamo nervosette, eh!?- Replica, guardandomi in tralice e aumentando la pressione sul volante.
- Io nervosa? Ero la persona più serena del mondo fino a dieci minuti fa, poi arrivi tu e hai l’aria di uno a cui è stato estratto un dente senza anestesia. Dimmi cosa dovrei pensare- Ma splendido: una sola pomiciata e già litighiamo. L’avevo detto io che sarebbe stato un’ecatombe.
Tom sospira, si passa una mano sul volto quindi sposta lo sguardo su di me, regalandomi un sorriso dolce per scusarsi.
- Mi dispiace, non era mia intenzione innervosirti. A breve ricominceranno eventi mondani, premiere e quant’altro e la cosa mi mette un poco sottopressione-
- Oh, immagino! Cene, champagne… una fatica immensa- Lo schernisco, ridendo sorniona.
- Beh, immagino che per voi comuni mortali tutto questo possa apparire una banalità- Risponde al mio scherzo, assumendo un tono altisonante, pomposo che mi fa scoppiare in una fragorosa risata che ha il potere di calmare entrambi.
- Dove hai intenzione di portare questa comune mortale?- Chiedo, incuriosita dal fatto che abbia imboccato l’uscita per l’autostrada.
- E’ una sorpresa. Comunque il delizioso paesino ove ci stiamo recando dista solo un’oretta di macchina- Continua con lo stesso fare teatrale di prima, mentre due fossette si formano agli angoli della bocca sorridente. Adoro l’aria fanciullesca che assume quando è allegro, sembra irradiare luce da quegli occhi di zaffiro; sono il suo ottimismo e il suo candore a diradare le nubi che oscurano la mia mente ed è come respirare aria fresca dopo aver rischiato di annegare.
Non sono una persona positiva, anzi, il mio motto è: “Aspettati il peggio, in qualunque modo la cosa andrà cadrai sempre con i piedi per terra”. Ed è una filosofia di vita lungimirante e concreta che più di una volta mi ha salvato la vita ma che spesso mi ha evitato di viverla, la vita. A 25 anni suonati ritengo sia mia dovere come essere umano concedermi la possibilità di aspettarmi qualcosa di buono e di conseguenza cercare di concretizzare il desiderio. Il pessimismo è poetico ma decisamente poco pratico in un mondo che non ama sofismi e vuole risultati.
La teoria è un conto, l’azione un altro, eppure, guardando Tom penso di poterci riuscire, penso davvero di poter imparare a sorridere alla vita, di poter essere felice perché so che c’è qualcuno che mi desidera e mi vuole esattamente quanto lo voglio io. E anche se farà male, anche se dovesse andare tutto storto ritengo che ne valga la pena, perché l’idea di farlo sorridere, il pensiero che quel sorriso sia per me e solo per me mi dà il coraggio di osare e di sperare.
Per un suo sorriso farei qualsiasi cosa, anche andare contro me stessa.
 
 
- Ti conviene scendere mentre parcheggio- Siamo arrivati, finalmente. L’idea di averla accanto e non poterla sfiorare mi ha snervato per tutto il tragitto.
Mi devo far perdonare per il mio comportamento scostante di poco fa: non era mia intenzione innervosirla, farle ricadere addosso i miei stati d’animo. Per quanto ami il mio lavoro, il fatto di vedermi programmati mesi e mesi di vita mi dà un senso di angoscia profonda. Sono una persona che ama le sorprese, che si diverte a veder crollare piani e programmi, mi piace svegliarmi la mattina con il pensiero che tutto può accadere, che posso creare ogni volta qualcosa di nuovo e il fatto che, inevitabilmente, sia costretto a sottostare a una serie di obblighi imposti da qualcun’ altro mi appare come una costrizione insopportabile. Con questo non intendo dire che non mi impegni nel mio lavoro e nei rapporti con le persone, anzi, su questi punti non transigo; è solo il pensiero di conoscere già il mio futuro che mi uccide, anche perché una volta davanti ai riflettori, una volta entrato in studio per un’intervista mi diverto come un matto.
Esco dall’abitacolo, chiudo la portiera e mi volto.
Bernie è lì, sul marciapiede opposto che si stringe nelle spalle per il freddo mentre aspira nervosamente la sigaretta che si è accesa. E’ così piccola, una bambolina con quella gonnellina a fiori che svolazza al vento e gli stivaletti bassi con il tacco che mettono in risalto le gambe magre.
Non mi guarda, si limita a osservare ciò che la circonda con fare scientifico, come se cercasse di raccapezzarsi in una serie di dati e calcoli contrastanti, perché so benissimo che è agitata e impaurita, malgrado non riesca a celare un certo compiacimento, una timida felicità che le brilla negli occhi.
Sorrido, scuotendo il capo: chi l’avrebbe mai detto che mi sarei fatto fregare da una scimmietta urlatrice?
Io
Sei fuori luogo come sempre.
Era solo per ricordarti che ho sempre ragione.
Sfacciato
Affretto il passo e la raggiungo, spalancando le braccia per enfatizzare la mia presenza.
- Benvenuta a Petersfield, signorina…- Oddio, non ricordo il cognome.
- Minardi grand’uomo- Suggerisce lei, con fare scettico e un poco offeso.
- Chiedo umilmente perdono per aver dimenticato il suo nome- Continuo, inchinandomi e sollevando il capo per vederne la reazione.
Inizialmente si limita ad alzare un sopracciglio, osservandomi con scherno ma poi getta la maschera e sorride maliziosa, nascondendo il volto dietro la spalla,arrossendo.
E’ davvero deliziosa la mia scimmietta.
- La perdono, signore. Ora si alzi e mi scorti in questa valle sconosciuta- Getta la sigaretta e mi fa un cenno con il capo affinché la preceda. Mi sollevo con una risata cristallina quindi, affiancandola, le porgo il braccio che lei accetta contenta.
Camminiamo per un po’ sotto il cielo plumbeo che volge all’imbrunire, godendo l’uno della vicinanza dell’altra, fino a giungere a  un edificio dalle fattezze antiche il cui ingresso è illuminato da luci calde e accoglienti. Sono contento di constatare che le persone in attesa dell’apertura sono poche, quindi mi volto verso Bernie che osserva incuriosita il luogo in cui l’ho condotta. Ha un’espressione buffa sul volto, in un misto tra agitazione e curiosità che la fanno sembrare una bambina, sebbene la chioma riccia e ribelle la renda più donna che mai.
- Ehm, cos’è?- Chiede confusa, cercando di leggere i cartelloni affissi sulle pareti del piccolo cinema.
Rido, mentre una certa ansia mi blocca il respiro in gola: so molto poco di lei per cui spero che la mia sorpresa le risulti gradita, ma non ne sono sicuro e ho paura di aver fatto una mossa sbagliata.
Ci avviciniamo e, sciogliendomi dalla sua stretta, la invito con un cenno del capo a fare un passo avanti; la sento deglutire rumorosamente quindi si piega per poter leggere meglio e io trattengo il fiato, incrociando le dita dietro la schiena. Tutto quello che voglio è renderla felice, farle una sorpresa che la possa far sorridere.
Bernie si solleva di scatto in una posa rigida, poi si volta con gli occhi sbarrati di chi non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.
- Come hai fatto?- Dal tono di voce non riesco a capirne la reazione eppure posso scorgere stupore nelle sue parole.
- Quando sono venuto a casa tua ho visto una foto che ritraeva una scena del film di Visconti, Ludwig, quella del bacio tra Sissi e il re di Baviera, ho dedotto che ti piacesse e così mi sono ricordato che lo avrebbero proiettato qui in lingua originale. Mi sembrava carino portartici, avevi nostalgia di casa e…- Ma non finisco di spiegare perché Berenice mi mette a tacere baciandomi di slancio con passione e gratitudine. Sento il corpo rilassarsi sotto il tocco delle sue labbra e l’odore invitante del suo profumo; si scosta un attimo, guardandomi sorridente e con gli occhi lucidi, per poi tornare sul mio viso, baciandone la fronte, gli zigomi, il naso, le guance e infine di nuovo la bocca mentre sorrido sfacciato e orgoglioso. La avvolgo tra le braccia e la stringo contro il mio petto, sentendomi finalmente pago e completo, pieno di piacevoli emozioni che non avvertivo da tempo. Era da tanto che non ero felice perché a mia volta avevo reso felice un’ altra persona, una donna con cui desidero tentare di costruire qualcosa.
Mi rendo conto solo ora, con Bernie che mi stringe e mi bacia, di quanto fossi solo prima di incontrarla: di fronte a me ho visto sfilare così tante persone, mi sono sentito ammirato e desiderato da così tanta gente da non essermi accorto di quanto tutto quel luccichio fosse effimero ed evanescente. Ho superbamente pensato che il successo, l’interesse nei miei confronti mi bastasse e forse era così, forse era tutto ciò che desideravo, era tutto ciò di cui avevo bisogno ma adesso, insieme alla mia scimmietta, mi accorgo di quanto arrogante e sciocco sia stato pensare che ci fosse qualcuno di più adatto a lei, che avessi la possibilità di scegliere come da un catalogo.
Non ho scelto Berenice e sono ancora convinto che con lei sarà un’impresa ardua e perigliosa, che non sia il tipo di ragazza che lucidamente deciderei di avere al mio fianco, ma è anche vero che il pensiero di non averla, l’idea che fino a una settimana fa non facesse parte della mia vita mi è ancora più inconcepibile di quella di costruire con lei un rapporto più profondo.
Queste cose non si controllano e dato che credo anche un po’ nel destino, penso che se siamo qui, ora, a baciarci e a stringerci è perché in qualche modo doveva andare così. E mi piace, mi piace da morire.
- Sei riuscito a commuovermi- Dice, asciugandosi gli occhioni blu che, tra le lacrime, sono diventati ancora più grandi.
- E’ un complimento?- Chiedo ironicamente. Mi guarda e mi sorride, annuendo come una bambina nel giorno di Natale.
- Insomma, come hai fatto a ricordarti della foto? E’ così piccolina e insignificante…- Continua lei, parlando più a se stessa a me.
- Mi piace curare i dettagli. Ho pensato ti facesse piacere, quell’immagine era molto significativa, almeno lo è stata per me. Cercavo di capire i tuoi gusti, le cose che ti piacevano… penso sia una cosa normale, no?- Ma dallo sguardo ammirato e stupefatto che leggo sul suo volto posso dedurre che per lei non sia una cosa normale, o meglio, che coloro che le sono stati vicini in passato non l’hanno ritenuta tale. Allora capisco, capisco come una ragazza così passionale, così combattiva si sia potuta imporre una maschera tanto costrittiva e soffocante; capisco il perché si sia dovuta formare una corazza così spessa per nascondere il suo lato romantico e dolce e vorrei davvero fare due chiacchiere con quegli imbecilli che non si sono resi conto del diamante grezzo che avevano tra le mani. Infondo è solo una tenera ragazza che desidera essere apprezzata e amata per quello che è, che vorrebbe donare tutta se stessa senza bisogno di dover fingere, senza la necessità di piegare se stessa alle esigenze degli altri.
- Non so cosa accadrà Berenice, non posso prometterti nulla per il futuro, ma sii certa che per tutto il tempo in cui l’uno sarà parte della vita dell’altro farò in modo di renderti felice, di darti tutto quello di cui hai bisogno e di apprezzarti con tutti i tuoi innumerevoli difetti-
- Ah, grazie mille!- Replica, dandomi una spintarella affettuosa.
Rimango serio, guardandola fisso negli occhi  e poggiando entrambe le mani sulle spalle.
- Sono serio. Non sei una ragazza facile, ma c’è molto di più dentro a quegli occhi e intendo vedere dove mi porterai- Mi bacia di nuovo, prendendomi il viso tra le mani. E’ un tocco leggero e pacato, pieno di affetto quello con cui mi dice che anche lei vuole vedere dove la porterò, che per tutto il tempo in cui ci sarà mi donerà tutta se stessa, incondizionatamente. Ed è per me la risposta più dolce del mondo, essenziale e profonda che giunge direttamente al cuore.
 
 
Ho le lacrime agli occhi, letteralmente.
Ascoltare il suono delle parole nella mia lingua d’origine ha un non so che di sublime, soprattutto perché è da molto tempo che non parlo e ascolto italiano per più di un’ora.
E’ tutta un’altra cosa: non ho difficoltà con l’inglese, ma non è la mia lingua e non lo sarà mai e spesso mi risulta difficile cogliere le sfumature, i significati nascosti delle parole.
La uso ma non la posseggo e più tempo passo lontano da casa, più me ne rendo conto; avverto come un’assuefazione dolorosa alla lingua, una stanchezza mentale, un’impossibilità di continuare a tenere in tensione il mio cervello e sento un viscerale bisogno di Italia, della sua lingua, della sua musica.
Tornare a casa è come spogliarsi di una seconda natura che amo, ma che purtroppo non è parte di me sebbene, a lungo andare, il parlare inglese stia diventando un automatismo, una mutazione che si incaglia nel mio DNA.
Probabilmente, però, l’immensa gioia che avverto nel petto non è dovuta al semplice fatto di essere qui, a vedere uno dei miei film preferiti di uno dei miei registi preferiti, no, la realtà è un’altra: è il gesto di Tom, è il pensiero che lui ha avuto verso di me che mi fa commuovere.
Lo osservo nell’oscurità mentre si sforza di mantenere la concentrazione, portandosi ogni tanto una mano sugli occhi stanchi.
E’ imperturbabile, non si è mai lamentato durante questa ora appena trascorsa e lo ammiro davvero, perché io, invece, avrei piantato una lagna continua, sbuffando ogni cinque minuti, a essere buoni.
Talvolta Tom, avvertendo il mio sguardo su di lui, si volta, sorridendomi teneramente, facendomi qualche carezza o scoccandomi qualche lieve bacio.
Sono ancora spiazzata, ancora non riesco a credere che l’uomo che mi siede accanto, che conosco poco e che ho anche creduto di odiare, possa essere riuscito a stupirmi, a farmi sentire apprezzata e protetta come raramente mi è accaduto.
L’ho giudicato male, malissimo: come ho potuto pensare potesse essere un superbo uomo di mondo che crede basti la sua sola presenza per ammaliare? E’ sicuro di sé e sa chi è ma questo non gli ha impedito di pensarmi, di preoccuparsi per me, di volermi rendere felice.
Ha compreso i miei bisogni, quanto sia fragile e quanto abbia bisogno di essere protetta e sì, questo mi spaventa, ma non c’è ricerca di possesso o volontà di prevaricazione in questa sua consapevolezza, anzi, c’è semplicemente accettazione. Nessuno mi aveva mai accettata, forse sono riusciti a comprendermi ma nulla più di questo.
Non dico che nessuno mi abbia fatto sentire amata, ma in Tom c’è una diversa profondità, una diversa empatia che pensavo non gli appartenesse.
Quando mi stuzzica, quando è gentile e carino con me, quando mi corteggia non lo fa semplicemente per “accalappiarmi”, lo fa perché lo vuole fare, perché lui è così: non sta recitando una parte provvisoria, in lui attore e personaggio si intrecciano. Non vuole solo farmi piacere, vuole che io sia felice, vuole rendermi felice.
Come poter reggere il confronto con una persona tanto genuina? Come posso io essere la persona che desidera? Berenice che non parla di se stessa perché scoprirsi significa cadere in potere di un altro; Berenice che rimane silente a osservare e ascoltare per vedere le debolezze altrui come se stesse pianificando una strategia di guerra; Berenice che non sa se riuscirà ad amare perché ha paura.
Eppure, malgrado tutto, mi trovo ora, qui, a desiderare di vivere con lui qualcosa, con la voglia di ricominciare e di costruire insieme a lui, per lui: non si è mai pronti per questo, non si decide a tavolino “Bene, ora sono pronta per avere una storia”. Queste sono favole, scuse che uno dice a se stesso e agli altri. Ho paura, certo, ma questa passa in secondo piano, nettamente subordinata al desiderio di amare ed essere amata di nuovo e se ciò è dovuto a questo affascinante, “magnanimo” attore, beh, non mi priverò di questa opportunità.
Ehi! Se fai così mi rubi il lavoro…
Ho avuto una brava maestra.
Lecca culo!
Fottiti!
Sospiro e mi concentro sul film…
No, non ci riesco! Non con il suo odore che mi entra prepotentemente nelle narici e soprattutto con il suo corpo così vicino al mio.
Il lungo collo è teso, piegato verso l’esterno poiché Tom ha appoggiato lo zigomo destro alle nocche chiuse della mano, appoggiandosi con il gomito al bracciolo opposto a quello che condividiamo.
Studio minuziosamente i fasci di muscoli ben visibili al di sotto della pelle chiara, saggiandone la consistenza con gli occhi e mi accorgo di essermi avvicinata a lui solo quando il mio braccio sfiora il suo.
Avverto il corpo di Tom irrigidirsi; sospira spostando per un attimo impercettibile lo sguardo a controllare i miei movimenti, continuando a rimanere fermo. Non capisco cosa significhi, ma non ho né l’intenzione né la volontà di fermarmi, così giro il busto, porgendo il fianco allo schermo, e protendo il collo e con le labbra incontro la sua pelle. Mi abbasso un poco, baciando con la bocca dischiusa la sua clavicola, e inspiro profondamente perché è come se tutto il suo odore si concentrasse in quel punto; i brividi percorrono la mia schiena e divento ingorda, avida mentre Tom mi afferra la mano, stringendola. Sorrido contro di lui e continuo la mia dolce tortura; con la mano libera gli afferro il collo in modo tale da spingerlo più vicino a me, quindi risalgo lentamente sino a giungere alla mascella spigolosa su cui indugio, mordendogliela lievemente.
E lui sembra creta tra le mie mani, così remissivo, così perso, così condiscendente ai miei attacchi d’amore. Mi piace come Tom si abbandona a me e adoro il modo in cui, giunta all’orecchio, quasi ringhia scostandosi con un brivido, guardandomi con le pupille pericolosamente dilatate e ciò mi suggerisce che la statuaria immobilità della sua posizione fosse dovuta al suo forte autocontrollo, al suo sforzo di non operare la medesima battaglia contro di me sin dall’inizio del film.
- Baciami- La mia voce suona implorante e lo è.
Tom esaudisce il mio desiderio, afferrando le mie labbra con le sue, strappandomi il respiro e facendomi gemere. Si sposta verso di me, sovrastandomi e schiacciandomi contro il sedile di velluto mentre avvolge i miei fianchi con le mani; audace, insinuo le mani tra i suoi capelli, provandone la soffice consistenza mentre i nostri baci si fanno sempre più intensi e profondi.
Un fremito mi percuote il corpo e un calore inusuale, eppure conosciuto, si propaga dal cuore allo stomaco, concentrandosi nel basso ventre e capisco di essere irrimediabilmente incondizionatamente eccitata; muovo lungo il suo profilo le mani che prepotenti afferrano i suoi fianchi, fermandosi alla cintura. Questo non è nulla a confronto di ciò che vorrei, così afferro la camicia candida e la tiro su affinché possa essere libera di toccare la pelle al di sotto di essa: curiose, le dita si avventurano su di lui, prima sulla pancia, poi si spostano ai lati e risalgono, disegnando il profilo delle costole.
E’ glabro e non so perché, ma questo mi fa impazzire ancora di più: non sono mai stata con un uomo così delicato nei lineamenti, ho sempre avuto ragazzi molto virili. Ma, forse, sono stata attratta da Tom proprio per questo.
Mi scosto dalle labbra e gli bacio il mento, quindi proseguo nella mia discesa lungo il collo; giungo al pomo d’Adamo e Tom mi spinge contro di se, mantenendo la presa salda con un braccio attorno alla mia schiena e afferrando con l’altra mano la coscia sinistra poco sotto il sedere. Gli sono praticamente sopra e ringrazio vivamente che le tenebre ci avvolgano e soprattutto il fatto che la sala sia quasi vuota. Del film ce ne siamo completamente dimenticati, ma non me ne dispiaccio: la parte più bella è passata, ora resta solo il baratro della disperazione e della follia, ma io ho desiderio di follia di ben altra natura.
Continuo il mio gioco e frenetica gli sbottono la camicia da cui ora si intravede perfettamente lo sterno, mentre i pettorali rimangono maliziosamente nascosti alla mia vista; lo bacio nell’incavo del collo, scendendo sempre di più sino a giungere con le labbra il centro del petto che si alza e si abbassa affannosamente. Indugio in questa posizione, respirando contro la sua pelle e avvertendo distintamente al di sotto di essa il battito veloce del cuore. Tom sospira, mi massaggia dolcemente i capelli, tirandomeli un poco, e infine mi dà un lieve bacio sulla fronte, vicino l’attaccatura.
Mi accascio contro il suo petto, poggiando l’orecchio dove so di trovarne il motore pulsante, lasciandomi cullare da quel ritmo e dalla nostra passione un poco sopita ma non appagata. Di peso, Hiddleston (oh, non potete capire quanto dannatamente suoni sexy il suo cognome dopo tutto questo!) mi trascina su di se e io mi ritrovo seduta sulla sue ginocchia, con la testa poggiata contro la clavicola, beandomi della mani che si stringono attorno al mio stomaco.
Ah!
Lolita dice che ha gradito.
Allora siamo in due.
Ehm, tre…
Cornacchia!
Sorrido e decido di godermi quello che rimane del film…
Cribbio! Perché ci sono i titoli di coda? Oddio, possibile che abbiamo amoreggiato per un’ora buona senza accorgercene!?
Le luci si accendono e io zompo come un grillo, raddrizzando la schiena e osservandomi attorno con fare spaesato.
So di versare in uno stato pietoso: ho la pelle delicata che mi si arrossa subito (infatti, ogni volta che “pecco” di lussuria mio padre mi becca sempre, non potete capire che figura di merda); sento i capelli “sparati” per aria e le labbra gonfie e pulsanti.
Un momento, dov’è finito il mio maglione!? Non ricordavo di essermelo tolto e poi sento veramente troppo freddo…
Tom dà un colpo di tosse e si appresta a ricoprirmi la spalla, la schiena e parte dello stomaco abbassando i lembi della maglietta che avevano raggiunto altezze imbarazzanti.
Lo guardo con occhi spalancati e la bocca un poco aperta, sorpresa di quanta foga ci abbia travolti; mi scuoto, voltandomi verso di lui che si sta abbottonando la camicia con aria un poco frastornata e le guance arrossate: è delizioso.
Solleva lo sguardo su di me e il suo volto si illumina in un sorriso un po’ colpevole, un po’ complice che ricambio con un bacio a fior di labbra.
- Ti è piaciuto il film?- Chiede malizioso, alzandosi e aggiustandosi la camicia nei pantaloni.
- Assolutamente, una delle più belle promesse del cinema internazionale- Rispondo, facendogli l’occhiolino.
Infilo maglione e cappotto e faccio qualche passo in direzione dell’uscita, aspettando che Tom si rivesta, osservandone i movimenti eleganti, l’accuratezza con cui si ricompone attraverso gesti pacati e misurati, senza smettere di aspettare il momento in cui la sveglia suonerà di nuovo ma con la dolce consapevolezza che questo sogno non è altro che la mia vita.
 
 
- Illuminami: come è possibile che una bambolina come te sia riuscita a spazzolarsi due e dico due fette di torta di mele ricoperte da così tanta crema da fare invidia alla Loacker?-
Domando, realmente colpito dalla capacità dello stomaco di Bernie che ora tenta di mantenere l’equilibrio su un piccolo muretto che separa la strada da un’aiuola.
- Oh, non farmi sentire più in colpa di quanto già non sia- Ribatte, saltando e atterrando con grazia di fronte a me, guardandomi colpevole e divertita allo stesso tempo.
- Quella torta di mele era squisita, se l’avessi assaggiata mi capiresti- Continua, fermandosi e annodando le sue braccia dietro la mia schiena, stringendomi in un abbraccio affettuoso.
Le sollevo il volto, così da potermi specchiare nei suoi meravigliosi occhi che ora sono diventati color della notte, e le do un leggero bacio, tanto per ricordare il sapore dolce delle sue labbra.
Sento il suo respiro contro il viso e provo di nuovo quel languore così piacevole che mi aveva afferrato durante quelle ore, nel buio della sala cinematografica. Le passo una mano tra i ricci, avvolgendo le dita tra i boccoli, accarezzandoli piano e tirandoli un poco; Berenice sospira e inarca la schiena facendo combaciare il suo ventre con il mio e mi rendo conto di quanto sia diventato difficile per entrambi resistere l’uno all’altra.
- Fa freddo- Mormora contro le mie labbra – Perché non andiamo in macchina?- Suggerisce.
Altro che gattina, questa è una tigre!
Magari vuole andare a casa…
Se, contaci!
Infatti, giunti alla macchina, tutti i pensieri casti che ancora riuscivo a formulare se ne vanno letteralmente a puttane e il cervello mi va in tilt: la scimmietta si dirige sicura verso lo sportello posteriore, con fare ingenuamente provocatorio.
Deglutisco e apro la macchina, aspettando un poco prima di raggiungerla. Dio, sembro un adolescente! Non so che fare: magari vuole solo delle coccole ma so che, appena mi siederò vicino a lei, non riuscirò a trattenermi.
Non trattenerti allora!
Ma è troppo presto…
Cacchio! Non siete mica due verginelli. Fa l’uomo ed entra!
Obbedisco alla mia coscienza e faccio come dice.
Mi siedo e Bernie si sdraia con la testa sulle mie ginocchia, con lo sguardo fermo rivolto verso il mio; mi rilasso un poco e prendo ad accarezzarle la fronte mentre lei si stringe nel suo maglione ed è solo allora che mi accorgo che sta tremando visibilmente.
- Hai così tanto freddo?- Chiedo premuroso, sfilandomi la giacca e adagiandola su di lei a mo’ di coperta.
Ok, mi sto trasformando in un maniaco pieno di manie di persecuzione!
Ma come faccio a raccapezzarmi con una che pochi giorni fa era la “regina dei ghiacci” e ora è diventata una delle donne più passionali che abbia mai conosciuto?
- Malgrado odi il caldo, purtroppo, non posso andare contro la mia natura: Roma è decisamente più calda dell’Inghilterra- Balbetta battendo i denti, mentre si rannicchia in posizione fetale, nascondendo il volto contro la mia pancia, operando una leggera pressione.
Una scarica più forte delle altre mi afferra lo stomaco ma riesco ancora a mantenere il controllo e mi limito ad accarezzarle i capelli, mettendomi più comodo sul sedile.
- Vuoi che ti porti a casa?-
- No! No, figurati. Mi piacerebbe rimanere ancora un po’ con te, se non ti dispiace- Bernie si volta a pancia in su, emergendo dalla coperta improvvisata e guardandomi birichina e sorridente.
- Non mi dispiace- Dico, ricambiando il sorriso.
- Allora, signor Hiddleston, com’è essere l’attore emergente più apprezzato degli ultimi anni?- Domanda, sinceramente incuriosita, prendendomi una mano e iniziando a giocarci, accarezzandola piano.
- Dunque è per questo che sei qui… dovevo immaginarlo- Scherzo io, mordendomi il labbro inferiore nell’esatto momento in cui la scimmietta porta la mano alle labbra, iniziando a baciarla con delicatezza.
- No, non sono così affamata di notorietà. Considerala un’intervista, ti va?- Mormora provocante, dischiudendo un poco le labbra per assaggiare la pelle del mio polso. Si è sollevata, procedendo alla sua dolce tortura guardandomi dritto negli occhi e sorridendo maliziosa.
- E pubblicherai la storia?- Le infilo le dita tra i capelli, stringendoli e massaggiandoli, mentre Bernie si dedica alle mie dita che inumidisce un poco con la punta della lingua. Mi avvicino al suo viso, scostando le nostre mani intrecciate, saturo della nostra lontananza; lei non è dello stesso parere, perché si allontana dispettosa, facendo un cenno di diniego con il capo.
- Signor Hiddleston, sono una giornalista rispettata. Limitiamoci a un rapporto professionale e poi, qui, le domande le faccio io- Dice autoritaria ma con voce suadente.
- E’ lei che mi provoca, signorina. Da dove proviene tutta questa spavalderia?-
Bernie si blocca, gli occhi sbarrati che sembrano quasi spaventati.
Non credevo di toccare un tasto dolente, non che non sia curioso della sua lampante trasformazione, ma certo non era mia intenzione entrare in un campo minato. Il sorgere di un contatto fisico tra di noi mi ha fatto dimenticare di quanto riservata possa essere: volevo scioglierla, forzarla per renderla più disinibita, ma non ho avuto la testa per riflettere sulla stentata capacità di conversazione della mia scimmietta. Magari questo è un modo per scoprire chi è.
- Non capisco- Esordisce, prendendo tempo, volgendo lo sguardo altrove.
Ci sono due possibilità ora: fare finta di nulla e continuare a giocare, oppure prendere una pausa dal lato ludico della situazione e cercare di capire dov’è che stiamo andando. Dato che mi sono incaponito con lei e che sono quasi certo che anche lei non consideri questa “cosa” semplicemente come un piacevole passatempo, ma è troppo timida e insicura per farsi avanti, decido di optare per la seconda opzione.
- Bernie, tu non parli molto. Ogni tuo stato d’animo ti limiti a esprimerlo attraverso le tue inconsce espressioni facciali; il più delle volte sei di una freddezza disarmante, poi improvvisamente ti sciogli e mostri una passione quasi disperata… vorrei cercare di capirti. Vorrei cercare di capire dove stiamo andando- Sospiro mentalmente di sollievo. L’ho detto e mi sono tolto un enorme peso dalle spalle.
- Tom- Si guarda attorno, evitando di incontrare i miei occhi e sembra quasi stia annaspando come se le mancasse l’aria; si sente in trappola e non sa, non riesce a parlare.
Sospira, rilassando le spalle – Riesco a essere me stessa solo così. Mi è difficile espormi, far vedere chi sono e solo attraverso il mio corpo, baciandoti, toccandoti mi libero di tutte le mie paure. Non voglio sembrare una ragazza “facile”- Confessa, tremando per l’immensa fatica.
La bacio di slancio, affondando le mie labbra nelle sue, sorprendendola.
- Cosa significa?- Domanda confusa, sorridendo lievemente.
- Hai ragione, ti ho interrotto, ma eri troppo bella per non essere baciata- Spiego, prendendomi un altro po’ del suo sapore dalle labbra.
- Insomma, io…- Si interrompe, con l’aria di un animale in gabbia.
- Tu?-
- M-mi piaci. Ecco, p-penso che…oddio, s-sarei pronta a provarci, insomma, conoscerci e… non mi far continuare- Dice implorante, guardandomi negli occhi quasi disperata.
Sorrido compiaciuto, ma non mi accontento – No, no. Continua. Non sapevo la tua voce fosse così bella-
- Sei proprio stronzo- Sbotta, scattando all’indietro per allontanarsi da me ma sono più veloce e le afferro il polso, stringendolo forte.
- Voglio sentirtelo dire-
Ora capisco perché ti hanno scelto per interpretare Loki.
Ah, dopo quasi tre anni? Grazie.
Non immedesimarti troppo.
- Ho paura! Va bene? Perché vuoi che te lo dica? A che scopo? Ne puoi avere quante te ne pare di donne… vai da loro se preferisci. Costringermi non mi aiuterà certo a parlare, quindi vai da loro-
- Quante ne voglio? Ti senti? Hai talmente tanta paura che preferiresti sparissi, non è così? Sarebbe più facile avvalorare chissà quale tua strampalata tesi che non fa altro che rinchiuderti ancora di più in quella stramaledetta gabbia in cui ti sei rintanata. Ti sei mai vista veramente? Hai una profondità, una dolcezza così rara, ma preferisci fare la bisbetica acida per paura. Più eviti le cose che ti spaventano, più è facile cadere nella trappola. Perciò sì, ti costringerò a sputare tutto il veleno che hai in corpo e se scapperai allora vorrà dire che mi sarò sbagliato sul tuo conto- Ho alzato la voce, me ne rendo conto; sento il volto in fiamme e la gola che mi duole un poco, ma l’accenno di lei ad “altre” mi ha fatto uscire fuori dalla Grazia di Dio. Non sarò io a fornirle il pretesto per continuare a rimanere chiusa nella sua lastra di ghiaccio.
- Perché?- Bercia inferocita, il volto trasfigurato in una maschera crudele.
- Perché io voglio te. Voglio conoscere te e non “le altre” e con questo non ti sto chiedendo nulla di serio, né ti sto mettendo un anello al dito. Di cosa hai paura? Le relazioni iniziano, finiscono o continuano e te lo ripeto: non posso prometterti nulla, l’unica cosa che posso dirti è che per tutto il tempo in cui le nostre strade si incroceranno o scontreranno ti tratterò con il massimo rispetto e cercherò di non farti soffrire. Cosa vuoi di più? Pensavo fosse lo stesso per te…-
- Cosa insinui?- Domanda con tono aspro – Pensi forse che se mi trovo in questa macchina è perché voglia brillare della tua luce riflessa? Come sospettavo: sei un arrogante damerino con le manie di protagonismo. Sono io quella che si ritroverà con il culo per terra non tu-
Non ci posso credere, anche se sono consapevole del fatto che più della metà della roba che ha sparato non la pensa, questo non vuol dire che non mi abbia ferito o peggio, fatto incazzare di brutto – Fa un respiro e datti una calmata. In primo luogo non mi è mai passato per l’anticamera del cervello che tu sia qui con me perché mi chiamo Tom Hiddleston…-
- Beh, tecnicamente sì- Ride un poco, cercando di allentare la tensione, ma sono troppo inviperito per badarci e soprattutto queste tattiche retoriche non mi hanno mai abbindolato.
- Non sto scherzando. Non capisci? Il fatto che ti piaccia perché sono io e non perché sono un personaggio è una delle cose che più apprezzo di te perché raramente mi accade. In secondo luogo, ti sei mai fermata a pensare che forse anche io ho paura? Bernie, non sei così fragile come vuoi dare a vedere, hai una lingua affilata con cui sai difenderti perfettamente: quando sei con le spalle al muro diventi cattiva. So che ti fai prendere dall’istinto e inizi a sparare a zero senza rifletterci perché di senti braccata, ma non sono il tuo giocattolino, a tutto c’è un limite e tu lo stai pericolosamente oltrepassando-
Scoppia in lacrime e mi sento un mostro: sono stato io a forzarla.
Sono venuto meno alla mia promessa, non farla soffrire.
Ha le mani a coprirsi il viso, il corpo scosso dai singhiozzi; la prendo per le spalle e la avvicino a me, senza incontrare resistenza, avvolgendola tra le mie braccia, contro il mio petto sul quale Berenice immerge il viso.
- S-scusa- Balbetta con la voce incrinata dal pianto. Credo di aver esagerato, in fondo è da così poco che la conosco, non posso pretendere da lei l’impossibile: mi sono fatto prendere dalle mie ansie, dalla mia voglia di sentirmi dire di essere ricambiato quando la mia scimmietta me lo aveva già fatto capire, non con le parole, ma con la dolcezza dei suoi gesti. Non mi era mai successo. Le mie reazioni con lei sono influenzate dalla totalità del suo carattere: Bernie è o bianco o nero. Ho preteso che diventasse grigia in un attimo e questa, per me, è una grave mancanza.
- No, perdonami tu. Non avrei dovuto…-
Si scioglie dall’abbraccio, si passa una mano sugli occhi per togliere i residui di trucco e tira su con il naso, continuando a piangere silenziosamente, senza guardarmi, ma giocando con il bavero della mia camicia con fare nervoso.
- T-ti ho d-detto cose orribili, che non penso. E’ che odio perdere il controllo e con te sto bene, ma ho paura di me stessa…non voglio farti soffrire ma…ti ho fatto stare male, vedi?- Ricomincia a singhiozzare forte ma questa volta si aggrappa alla mia camicia, nascondendo il volto nel mio collo.
- Bernie- Sussurro piano, iniziando a cullarla come una bambina- Sapevo già che eri pazza, questa reazione è proprio da te, solo… ti prego, non essere così cattiva, diventi brutta- Scherzo e la sento ridere contro la mia pelle, calmandosi un poco.
- Divento brutta?-
- Sì, tu non sei così. Vuoi fare tanto la dura ma alla fine sei una coccolona e mi piaci- La rassicuro, scostandole i capelli dal viso e scoccandole un bacio sulla guancia soffice.
- Mi perdoni?- Mormora imbarazzata. E’ tornata la mia piccola scimmietta, la scimmietta che adoro.
- Certo che ti perdono. Mi spiace, non dovevo costringerti così, ma ci tengo a te Bernie e non credere che anche io non possa soffrire perché non sei l’unica a provare certe cose. Voglio te, Bernie. Sei uno splendore. Perdona la mia debolezza, desideravo solo sentirmi dire…-
- Anche io voglio te. Sarà un’impresa ardua ma… era da tempo che non provavo certe cose: voglio prendermi cura di te e…- Si blocca, con la voce che prende una piega un poco imbarazzata- E, ecco, mi piace da morire baciarti-
Non me lo faccio ripetere due volte.
Piego il viso e le afferro le labbra, proprio come durante il nostro primo bacio.
Dischiudo la bocca, insinuando prepotentemente la lingua tra i suoi denti alla ricerca della sua, cogliendola impreparata.
Bernie si avventa, famelica, e si sposta in modo tale da approfondire il bacio ma per i miei gusti è ancora troppo lontana: la voglio sentire contro il mio corpo, vicino alla mia pelle. Le afferro i fianchi e la isso a cavalcioni sulle mie ginocchia, avvertendo chiaramente il mio sesso farsi duro mentre Bernie inizia a strusciarsi contro di esso quasi con violenza.
Perché non litigate più spesso?
Come prego?
Hai capito…
Le infilo una mano sotto la maglietta, accarezzando la pelle della schiena e sto per farla sdraiare quando Bernie si blocca, il viso arrossato e un’espressione dubbiosa sul volto.
- Tom – Mi chiama
- Sì, ti perdono…- Mi avvento nuovamente sulla sua bocca, interrompendola e continuando la mia lenta discesa su di lei.
- No, Tom. Aspetta, io…- Continua lei, imprigionando il mio viso tra le mani. Siamo in una posizione ridicola: io sono piegato in avanti nel tentativo di mettermi sopra di lei, mentre Bernie fa leva sugli addominali rimanendo con il busto un poco sollevato in avanti. Devo proprio farla continuare? Non ho intenzione di fare sesso sui sedili posteriori della macchina, fa tanto adolescenti arrapati, ma almeno un po’ di erotiche effusioni vorrei concedermele, anche se la tentazione di prenderla qui e adesso è decisamente molto forte.
- Che c’è?- Chiedo un poco spazientito e frustrato.
- Ecco… non è che tu pensi che stia, o come vuoi definire quello che facciamo, con te perché sei un attore famoso, vero? Perché non l’ho mai vista in questo modo, non voglio usarti, lo sai no? Certo, l’idea di poterti sfruttare per conoscere Jennifer Lawrence mi alletta molto, però…-
- Jennifer Lawrence?- Chiedo, stupito. Tra tutti, proprio lei?
- Sì, ecco, è la mia attrice preferita- Confessa con gli occhi che le brillano.
- Non la conosco bene, l’avrò vista si è no due volte- Spiego, tentando di penetrare la difesa delle sue mani, ancora salde sul mio viso. Sbuffo, alzando gli occhi al cielo, sorridendo un poco divertito dalla situazione: nel giro di pochi minuti Bernie si è trasformata in una fan sfegatata, peccato che l’oggetto della sua adulazione non sia io.
- Sai che per un autografo di Jennifer Lawrence potrei fare qualsiasi cosa? Potrei diventare come una di quelle ragazzine che hai sempre tra i piedi-
- Se ti prometto che cercherò di esaudire questo tuo bizzarro amore saffico per Jen, chiuderesti il becco ed esaudiresti il mio di desiderio?-
Ride e si lascia sovrastare da me, sciogliendo la presa d’acciaio sulle mie guance.
Berenice mi sfila a fatica la giacca per poi spostare le mani sui bottoni della camicia, iniziando a sbottonarla, mentre un’altra scarica di adrenalina mi sconquassa stomaco e petto.
La lascio fare, desiderando sentire le sue mani sulla mia pelle, ma non ho alcuna intenzione di lasciare tutto il divertimento a lei: per quanto le piaccia condurre le danze, l’uomo sono sempre io.
Mi sollevo, sciogliendo le nostre labbra e le tolgo il cappotto e il maglione bordeaux con una velocità e una foga che stupiscono anche me, lasciandola con una maglia nera dal profondo scollo a v che le mette in risalto il decoltè generoso che osservo goloso, desiderando perdermici dentro.
Sto per sdraiarmi nuovamente su di lei, quando Bernie mi blocca con una mano sul petto ormai nudo, spingendomi verso l’opposto finestrino (per fortuna la macchina è grande! E meno male che non volevo comprarla), invertendo le parti, per cui ora mi trovo completamente in balia di lei e della sua bocca che mi assaggia affamata.
Si mette a cavalcioni su di me, sorreggendosi con il piede della gamba destra poggiato sul tappetino; mi osserva con sguardo attento, iniziando ad accarezzarmi il petto, quindi i fianchi e lo stomaco per poi salire verso il collo e la mascella.
Sono inerme tra le sue mani, ma adoro il suo lato da dominatrice, almeno in questo contesto.
Abbassandosi fa aderire il suo corpo contro il mio, facendo una leggera pressione sul mio basso ventre che mi manda su di giri; Bernie se ne accorge e ride maliziosa, iniziando con le labbra una lenta discesa, partendo dall’incavo del collo fino a giungere ai pettorali che assaggia vogliosa, strappandomi un gridolino compiaciuto che sembra eccitarla ancora di più; con la lingua traccia la linea degli addominali, stringendo la pelle sui fianchi con le mani; avverto brividi di piacere pervadermi il corpo e provo un leggero fastidio perché i jeans iniziano a stringere.
Berenice si blocca poco sotto l’ombelico, interrompendo il contatto; sembra indecisa, non sa cosa fare e molto probabilmente ha le guance in fiamme per l’imbarazzo e questo mi dà la possibilità di prendere il controllo della situazione: mi metto a sedere costringendola a fare altrettanto. Afferro il bavero della maglietta e la spingo in ginocchio tra le mie gambe divaricate, approfittando dei suoi occhi chiusi per sbottonare i jeans (che liberazione!).
Ci guardiamo negli occhi per un istante, specchiandoci l’uno nel desiderio dell’altra, quindi mi avvicino piano al suo collo, tirando la manica della maglia a scoprirle la spalla sulla cui pelle bianca spicca una bretella di pizzo nero che mi incuriosisce: ho una vera e propria passione per la lingerie di pizzo, mi manda letteralmente in visibilio (non concordo proprio con chi non si cura di questi dettagli: anche se i ricami non sono destinati a rimanere a lungo addosso ciò non implica che l’occhio non voglia la sua parte).
Tiro ancora di più, lasciando che la deliziosa stoffa che le copre il seno si riveli, e senza neanche pensaci sfioro il dolce rigonfiamento con la bocca, risalendo poi verso la spalla che libero dalla bretella cosicché possa assaggiare anche quella parte di lei. Bernie sospira e avvolge le dita tra i miei capelli, giocandoci un po’, trascinandomi con sé mentre si adagia con la schiena sulla stoffa dei sedili, senza smettere di guardarmi dritto negli occhi.
 
 
Sento il suo corpo premere sopra il mio cercando di non farmi male.
E’ dolce anche quando si avventa famelico contro la mia bocca, anche quando sento vacillare il suo autocontrollo.
Non so davvero cosa mi sia preso prima: non che quel tipo di scenate non sia da me, ma pensavo che, almeno per quella sera, i dubbi fossero passati. Le domande di Tom però mi sono sembrate come dei cappi attorno al collo che stringevano sempre più forte; infondo ho pensato solo alla mia sicurezza, alle mie paure senza pensare che anche lui ha bisogno di rassicurazioni, che anche lui potrebbe soffrirci. Ma non sono una persona che si fida, anzi, ho bisogno di parecchio tempo prima di riuscire ad essere completamente me stessa, prima di lasciar entrare qualcuno nella mia vita.
“Dagli amici mi guardi Dio che dai nemici mi guardo io”, non è così il tuo motto?
Perché infierire?
Perché sei stata la solita pazza bisbetica esagerata.
La cornacchia ha ragione e mi vergogno da morire, anche se, ora come ora, il mio senso di colpa è passato nettamente in secondo piano.
Tom adagia il capo sopra il mio seno, sospirando esausto; infilo le dita tra i suoi capelli chiari con cui mi diverto a giocare e poi, mossa da un impeto di tenerezza che pensavo irrimediabilmente dimenticato, gli scocco un bacio sulla nuca, lasciando che i ricci mi solletichino il viso.
- Penso dovremmo andare- Mormora con voce bassa e roca, sollevandosi un poco per incontrare i miei occhi.
- E’ molto tardi?- Chiedo con tono che non riesce a celare un certo dispiacere: non sono ancora pronta per andare a casa, per lasciarlo, ma credo che non lo sarò mai.
Vorrei tanto poter fare l’amore con lui (è più carino dire così, il mio istinto e il mio corpo userebbero ben altri termini!), ma non voglio affrettare i tempi. Non sono una che aspetta, mi è capitato più di una volta di bruciare le tappe un po’ per mia smania, un po’ perché quello è un modo con cui riesco a sciogliermi, a far sentire quanto la persona in questione sia importante per me, eppure, con Tom, mi sono convinta che sia più giusto andare con calma.
Oh, tutta la sdolcinatissima solfa del tipo “E’ una cosa mai provata, deve essere l’uomo della mia vita” non attacca: ritengo semplicemente che la situazione sia complicata e parecchio instabile e poi, che dire, i preliminari e i connessi vari sono cose che mi intrigano perché, come ho spiegato, non ho mai avuto l’occasione di viverli a pieno.
E giocare con Tom mi diverte molto, anche se per adesso ci siamo limitati a pomiciare come ragazzini del liceo.
- Un po’, ma non è per quello…- Per la prima volta noto un lieve rossore sulle guance. Non mi guarda negli occhi e continua a torturarsi il labbro superiore.
- Sei per caso imbarazzato, Hiddleston?- Lo stuzzico, accennando un sorrisetto beffardo.
- Forse. I miei non sono stati proprio pensieri casti e puri- Poggia nuovamente le labbra sulle mie, indugiando in un bacio profondo e intenso dal messaggio inequivocabile.
- Sì, decisamente è meglio rientrare- Concordo con lui, mentre cerco di far tornare il mio respiro regolare.
Ci solleviamo entrambi, con l’aria un po’ spaesata, iniziando a rivestirci.
Che gran peccato!
Lolita, dai tempo al tempo…
Quanto, sono mesi che non ti fai una scopata!
Dio, dov’è la Cornacchia quando ho bisogno di lei?
- Posso?-
Tom, che si sta abbottonando la camicia, si blocca, guardandomi con aria interrogativa; rido sonoramente e gli scosto delicatamente le mani, prendendo ad armeggiare con i bottoni per rivestirlo. Non l’ho mai fatto, di solito mi dedico all’attività opposta ma tutto questo ha qualcosa di indefinibilmente erotico che scioglie ogni mia resistenza e anche lui deve trovarlo particolarmente eccitante, visto come non è riuscito a reprimere un piccolo gemito quando le mie dita hanno toccato la sua pelle.
- Voglio fare l’amore con te- Lo dice così, di getto e avverto le guance andarmi in fiamme mentre un dolce calore mi invade il ventre e il petto.
Continuo imperterrita a rivestirlo, come se fosse un bambino innocente tra le mie mani.
- Uhm, vedremo…-
- Vedremo?- Tom mi afferra il mento cosicché i miei occhi possano incontrare il suo sguardo serio e determinato.
- Vedremo, signor Hiddleston- Sussurro contro le sue labbra, prima di perdermi irrimediabilmente in un altro di quei baci che sanno di buono ma non sono nulla a confronto di quanto entrambi vorremmo l’uno dall’altra.
 
 
 ANGOLO DELL'AUTRICE: Buonasera a tutti. Ecco il nuovo, abbastanza lungo capitolo che spero sarà all'altezza degli altri. Prima uscitina romantica e proverbiali battibecchi tra i due che oramai sono immancabili: sono fatti così, che ci vogliamo fare!?
Questo è anche un omaggio a uno dei miei registi preferiti, Luchino Visconti :) Ludwig è un capolavoro su cui mi dilungherei pagine e pagine ma, ahimè, ammorberei e basta. Ora, c'è un'altra cosa: so perfettamente che Tom Hiddleston ha fatto altri film,che tra l'altro ho anche visto, oltre a Thor, ma se penso al suo personaggio in The Deep Blue Sea mi viene l'ansia, rievoca nella mia mente ricordi spiacevoli.
Ad ogni modo, ringrazio chi segue, legge silenziosamente, commenta e chi farà tutte queste cose in futuro.
Un bacio
Clio
 
 
 
 
 
  
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