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Autore: TheBlackWolf97    08/03/2014    5 recensioni
Chi ha detto che il Lupo Cattivo non può essere un Guardiano?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
 
 
 
 
 
 
“Maledizione! Ve li siete lasciati scappare come degli incapaci! Non posso permettere che due insulsi bambini rovinino i miei piani, non commetterò di nuovo questo errore. Andate, Incubi, Ombre. Andate e portatemi le due luci, a qualsiasi costo!”
 
 
Prima che l’ululato di Raja si spegnesse nell’aria Nord, Dentolina, Sandman e Calmoniglio avevano raggiunto la casa di Jamie, arrivando da direzioni diverse per poi radunarsi davanti alla finestra del salone. Ai Guardiani bastò uno sguardo per identificare nell’uomo che parlava amabilmente con la moglie il ragazzino che li aveva aiutati vent’anni prima, nella loro battaglia contro Pitch. Era cambiato molto: adesso era un uomo, anzi qualcosa di più. Era un padre. Nord fece un cenno col capo a Jack. “Sono loro?”. Il ragazzo rispose di sì, e il gruppo rimase in silenzio per qualche istante osservando i profili dei due gemelli che giocavano. Erano dei bei bambini, si disse Raja, con le guance coperte di lentiggini e grandi sorrisi spensierati. Il modo in cui ridevano l’uno dell’altra e si sussurravano parole all’orecchio le fece dedurre che erano molto legati, e il Lupo Cattivo non poté trattenere un sorriso.
“E adesso che si fa?” domandò Dentolina, senza staccare gli occhi dall’interno della casa. Raja si voltò per osservare i compagni e vide Nord portarsi una mano al mento, massaggiandosi con fare pensieroso la barba bianca. “Bhe, dobbiamo proteggere ultime due luci. Black tenterà in ogni modo di farli cadere in suo incantesimo”
“Già. Ed io non credo che qui, in città, saranno al sicuro. Pitch conosce la loro posizione, questo è il primo posto in cui verrà a cercarli” gli fece eco Calmoniglio.
“Potremmo portarli con noi nella foresta. È un posto più isolato e inoltre Raja la conosce benissimo. Lì avremmo la possibilità di tenerli d’occhio” propose Jack, infilando una mano nella tasca della felpa.
La coda di Raja vibrò, manifestando il suo nervosismo. Sentendosi chiamata in causa, si allontanò dalla finestra e raggiunse i Guardiani, puntando gli occhi dorati in quelli di Babbo Natale. “Ma che diavolo state dicendo? Pensate veramente di portare via quei due bambini dalla loro casa?”
Jack Frost le lanciò un’occhiata stupita, come se la ragazza avesse appena detto l’ultima cosa che si aspettava di sentire. “Vogliamo proteggerli, Raja. E questa è l’unica soluzione”. Il Guardiano allungò una mano per sfiorare la spalla del Lupo Cattivo, ma questi si ritrasse.
“Sentiamo, che cosa vorreste fare? Entrare in quella casa e dire ai genitori: «Salve, siamo Babbo Natale, il Coniglietto di Pasqua, la Fata del Dentino, l’Omino del Sonno e lo Spirito del Gelo. Siamo qui perché i vostri figli rappresentano la nostra unica speranza per fermare l’Uomo Nero e vorremo portarli con noi nella foresta!» Secondo voi che cosa faranno?”.
Le parole uscirono dalla sua bocca più aspre del previsto, ma Raja non vi badò. Voleva far capire ai compagni quanto assurda fosse la loro idea. E a giudicare dalle espressioni dubbiose che apparvero sui loro volti aveva centrato il suo obbiettivo. Solo Jack sembrava non essere stato minimamente scalfito dalla critica.
“Dovranno accettare, se vogliono che i bambini sopravvivano. Jamie è nostro amico, sono convinto che se gli spieghiamo la situazione capirà. Dobbiamo almeno tentare”. Raja non riusciva a credere alle proprie orecchie. Aveva il respiro accelerato, il cuore batteva più veloce del normale. Si stupì persino lei della violenta reazione che stava avendo, e cercò di calmarsi per analizzare a mente fredda la situazione. Cos’era che la spaventava tanto? Forse l’idea di portare via due bambini dalla loro casa? No, la ragazza sapeva che non era quello il motivo della morsa che sentiva alla bocca dello stomaco. Era l’idea di mostrarsi ai bambini che la terrorizzava. Era certa di come sarebbe andata: i gemelli l’avrebbero riconosciuta, come facevano sempre tutti i bambini da cui si faceva vedere, e sarebbero corsi a ripararsi dietro la gonna della mamma, gettandole occhiate intimorite e ostili. E i loro sguardi spaventati non avrebbero fatto altro che ricordarle la sua vera natura di cattivo, e le avrebbero scavato un altro cratere nell’animo, e avrebbero marcato ancora di più la linea invisibile ma apparentemente insuperabile che divideva lei dai Guardiani. Da Jack.
Il Lupo Cattivo guardò la casa, che sembrava aspettare pazientemente che il gruppo prendesse una decisione, poi nuovamente i compagni.
“Andiamo” disse Calmoniglio.
La ragazza si tenne in disparte, osservando senza vederle le schiene dei Cinque Guardiani che si avvicinavano alla porta blu della casa. Prima che potesse muovere un passo sentì la mano di Jack sfiorarle il braccio e i loro occhi si cercarono, come calamitati gli uni dagli altri.
Nelle iridi azzurre del ragazzo Raja lesse un messaggio ben preciso: So che è difficile. Mi dispiace.
 
 
L’ingresso era arredato da un mobiletto di legno dove erano appoggiate un mazzo di chiavi e un paio di lettere, e da un quadro che rappresentava un campo di fiori rosso acceso. Poi, tramite un piccolo gradino, si accedeva ad un ampio spazio rettangolare sul quale si affacciavano due porte. Quella a destra era chiusa, ma a giudicare dall’odore di carne e dal rumore di padelle che vi proveniva Raja dedusse che fosse la cucina. La porta a sinistra invece era leggermente accostata, e sbirciando al suo interno Nord vide che da lì si arrivava direttamente in salone. In fondo alla stanza, una scala in legno saliva al piano superiore della casa. I Guardiani si fermarono e, prima di entrare nel salotto, si scambiarono uno sguardo d’intesa. Ognuno di loro sapeva che i due gemelli erano bambini speciali e che dà loro dipendeva il futuro del mondo e il loro destino di Guardiani. La tensione e l’eccitazione percorrevano le menti dei Cinque, ma Raja non riusciva a condividerle. La parte razionale del suo cervello le stava gridando di scappare, di uscire da quella casa e da quella città e di tornare nella sua foresta, l’unico posto dove nessuno l’avrebbe giudicata e dove il peso delle azioni fatte in passato non la tormentava. Eppure le sue gambe si rifiutavano di muoversi, e la ragazza non poteva fare a meno di rimanere immobile dietro i compagni, trattenendo il fiato mentre la mano di Nord si avvicinava alla maniglia.
Con un colpo secco, Babbo Natale aprì la porta e il gruppo si ritrovò nel salone della casa.
Da quando era arrivata davanti all’abitazione, Raja si era domandata come avrebbero reagito i bambini a trovarsi di fronte i personaggi delle leggende che i genitori, senza dubbio, gli avevano raccontato fin da quando erano nati. Aveva immaginato sguardi increduli, bocche spalancate, gridolini di gioia. Aveva immaginato che i gemelli si mettessero a saltare intorno a Nord domandandogli se quell’anno avevano fatto i bravi, o che mostrassero orgogliosi i denti mancanti a Dentolina, o ancora che chiedessero a Jack Frost di far nevicare dentro la loro cameretta per poter giocare a palle di neve. A tutto questo Raja era preparata. Tranne che all’indifferenza. E invece, fu esattamente in quel modo che i due gemelli reagirono alla comparsa dei Guardiani. Continuarono a correre per la stanza, cercando di toccarsi a vicenda, senza nemmeno voltarsi a guardare i nuovi arrivati.
Per un attimo, il cuore di Raja fu sollevato. Ma quando Sandman si mosse per cercare di afferrare uno dei bambini i muscoli della ragazza si irrigidirono nuovamente.
Con grande sorpresa di tutti, la mano di Sandy passò attraverso il corpo del bambino per poi tornare intatta, senza aver toccato minimamente il suo obbiettivo. Fu come se un enorme macigno si schiantasse sulla speranza dei Cinque Guardiani, riducendola a brandelli.
“No… non è possibile” sussurrò Dentolina, mentre il terrore sul suo volto assumeva un contorno quasi doloroso.
“Non ci vedono. Non riescono a vederci” ripeté Calmoniglio, come se stesse cercando di convincersi.
Raja capì che presto i compagni sarebbero crollati, e disse l’unica cosa che le venne in mente per cercare di salvarli: “Non dimenticate che siete molto deboli dopo l’Incantesimo del Cuore Nero. Forse vi siete talmente indeboliti da diventare invisibili anche a chi crede ancora in voi. Inoltre sulla loro fronte non c’è nulla. Questi bambini credono in voi, dovete soltanto ricordarglielo”.
La ragazza ebbe l’impressione che i Guardiani si aggrappassero alle sue parole come avrebbero fatto con un’ultima ancora di salvezza in mezzo ad un oceano di disperazione, e immediatamente Nord si guardò intorno cercando un modo per dimostrare la sua presenza. Trovò una macchinina giocattolo, abbandonata in un angolo della stanza, alla quale mancava una delle due ruote posteriori. La prese tra le mani, e le sue dita presero ad esaminarla delicatamente come se da un momento all’altro potesse andare in mille pezzi. Infilando una mano nella tasca interiore del cappotto, Nord prese un minuscolo scalpellino e poi si voltò lanciando un’occhiata a Jack.
“Fammi un po’ di ghiaccio, ragazzo”.
Il Guardiano sorrise, allungò una mano e sul suo palmo comparve un cubo cristallino della grandezza di una mela. Babbo Natale iniziò a lavorare con cura, mentre i compagni osservavano la scena con un sorriso. A Raja sembrava impossibile che un uomo della stazza di Nord sapesse maneggiare una cosa fragile come un’automobilina giocattolo con una tale delicatezza. Sembrava che l’uomo avesse per le mani un fiore rinseccolito, che al minimo urto può andare in mille pezzi. Quando la macchina fu riparata, grazie alla piccola ruota di ghiaccio preparata da Nord, il Guardiano la posò a terra e quella, come se non aspettasse altro da tempo, prese a correre per il pavimento, finendo la sua avanzata proprio ai piedi della bambina. La ragazzina la guardò, confusa, e si chinò a raccoglierla. L’osservò a lungo, soffermandosi in particolare sulla nuova ruota, e ogni minuto che passava riempiva il cuore dei Guardiani di un’ansia sempre maggiore. Alla fine, lentamente, la bambina sollevò lo sguardo verso il punto in cui si trovava Nord e la sua espressione mutò. Le pupille si dilatarono, la bocca di spalancò e le mani iniziarono a fremere.
Ci siamo, si disse Raja. Fece un passo indietro.
“Ba… Babbo…” balbettò la ragazzina. Il fratello, incuriosito dal giocattolo che lei aveva in mano, le si avvicinò e la guardò con perplessità.
“Che ti prende? Non si gioca più ad acchiapparella?”
“Babbo Natale!” gridò la sorella.
 
 
“Come vi chiamate?” domandò Jack.
“Colin” rispose il bambino.
“Emma” fece eco la sorella.
I gemelli erano seduti sul divano del salone, e i Cinque Guardiani erano riuniti intorno a loro. Dopo che Nord era riuscito ad attirare la loro attenzione non era stato difficile per gli altri ritornare visibili, e adesso si sentivano più leggeri, come se tutte le preoccupazioni degli ultimi minuti si fossero dissolte nell’aria e fossero soltanto un brutto ricordo.
Raja aveva la schiena appoggiata alla parete del corridoio e fissava il quadro appeso alla parete opposta, sognando di perdersi in mezzo a quei fiori rossi. Dalla cucina provenivano le voci sommesse dei genitori, ignari di quello che i figli stavano vivendo nell’altra stanza. Quando aveva capito che i bambini avrebbero visto i Guardiani qualcosa dentro di lei era scattato e finalmente era riuscita a muoversi, uscendo senza farsi notare dal salone ma lasciando la porta aperta per sentire quello che veniva detto.
“Siamo gemelli” stava dicendo Colin. “Abbiamo la stessa età. Ma io sono nato prima, quindi sono più grande”.
“Non è vero!” protestò Emma, e Raja provò ad immaginarsi la sua faccia offesa e risentita. Cosa avrebbe dato per poterla vedere con i suoi occhi.
“E quanti anni avete?” chiese gentilmente Dentolina, interrompendo il battibecco tra i due fratelli. “Sei” fu la risposta corale.
I Guardiani volevano conoscere il più possibile quei bambini e a Raja sembrava quasi di vedere le mille domande che gli correvano per la mente, scontrandosi le une contro le altre per arrivare alla bocca. Ad ogni parola che pronunciavano, la ragazza poteva sentire la grande emozione che invadeva i compagni, e anche i bambini. Era un incontro che aveva qualcosa di magico: aveva riacceso le speranze nel cuore ferito dei Guardiani e aveva dimostrato a Colin ed Emma che tutte le storie raccontate loro dai genitori erano vere. E lei? Quale parte aveva in tutto questo?
Il Lupo Cattivo spostò lo sguardo verso la porta della casa, chiedendosi se i compagni si fossero accorti della sua assenza all’interno del salone.
Probabilmente, se me andassi, nessuno mi fermerebbe.
Sentiva il richiamo della sua foresta, rivedeva davanti agli occhi il suo salice che agitava le foglie al vento come se stesse cercando di chiamarla. Cosa le impediva di tornarvi? In fondo, lei non era un Guardiano. Aveva aiutato gli altri solamente perché voleva che se ne andassero dalla foresta e la lasciassero in pace, giusto? Raja non ne era più così sicura. Sentiva che, dentro di lei, c’era qualcos’altro, una sensazione a cui le riusciva impossibile dare un nome.
La porta del salone si aprì, interrompendo il filo dei suoi pensieri. La faccia pelosa di Calmoniglio fece capolino dall’interno, e i loro occhi si incrociarono. Il Coniglietto di Pasqua le sorrise.
“Sei qui. Perché non vieni dentro? Non vuoi conoscere i gemelli?”
“Non voglio spaventarli” precisò la ragazza facendo guizzare le orecchie. La sua preoccupazione era evidente, eppure Calmoniglio rise alle sue parole.
“Correremo il rischio. Coraggio” rispose, e con un cenno del capo la invitò a seguirlo. Lei lo guardò ancora per qualche istante, indecisa, ma alla fine sospirò e si infilò controvoglia nella stanza. All’inizio, dato che i gemelli erano impegnati ad osservare incantati i cristalli di ghiaccio che Jack aveva fatto apparire sul pavimento, non notarono la sua presenza. Ma poi Colin incrociò il suo sguardo, e Raja trattenne il respiro. Il bambino diede una gomitata alla sorella, che lanciò un gridolino e seguì la direzione dei suoi occhi. Rimasero così, a guardarsi, studiando i rispettivi volti, tanto che Raja si chiese se il tempo, per un terribile gioco del destino, non si fosse fermato.
“Ciao”.
Non fu la parola in se a sorprendere il Lupo Cattivo, quanto il tono di voce con cui la bambina la pronunciò. Curioso, sorpreso, gentile. Per nulla spaventato. Nessun bambino, in cinquecento anni, si era mai rivolto a lei in quel modo. La lasciò spiazzata.
“Ciao” rispose, incapace oramai di controllare la sua bocca. Dimenticò tutte le paure, le preoccupazioni, i dubbi degli ultimi minuti. Dimenticò la sua foresta, i Guardiani di cui sentiva gli sguardi sulla pelle, dimenticò persino se stessa. Adesso, esistevano solamente i due bambini e il loro occhi vivaci. E in quel preciso istante, Raja capì che per difenderli dalle Ombre di Pitch avrebbe dato qualsiasi cosa, compresa la sua vita.



Angolo dell'autrice:
Ciao! :D Allora, ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia. La nostra Raja ha avuto una bella sorpresa, eh? I gemelli non sembrano avere paura di lei! Adesso i Guardiani dovranno cercare di difenderli da Pitch e dalle sue Ombre se vogliono avere qualche possibilità di salvare i bambini di tutto il mondo! Che cosa li attenderà nel prossimo capitolo? Curiosi? Bhe... aspettate e saprete! :D Come sempre buona lettura e a presto, 
Wolf97

 
  
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