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Autore: Euridice100    08/03/2014    15 recensioni
"Mr. Gold ha tutto.
No, non è vero.
Mr. Gold ha tutto fuorché lei."
( Victorian!AU RumBelle )
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Cora, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Your dream is over... Or has it just begun?'
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V – She
 
 
 
“And like the back of her hand,
she already understands everything,
won't you stay? And she stays. 
And she already knows how it goes
and where she stands I'll stay, anyway. 
'Cuz she knows me so well. 
Oh, she knows me like I know myself.”

“She” – Ed Sheeran
 
 
 
- Tutto ciò è inammissibile!
Cora misurava a grandi passi la camera da letto di Gold stringendo spasmodicamente i pugni.
Quella servetta aveva risposto a lei, una donna di una classe sociale superiore – un’ospite, per di più! -, aveva osato impartirle ordini su come educare sua figlia, e lui, lui come l’aveva punita?
Semplicemente rinchiudendola da qualche parte per una notte!
Se avesse potuto decidere lei il castigo da infliggere a una cameriera tanto linguacciuta, l’avrebbe come minimo gettata in pasto ai cani della sua tenuta di campagna. E invece no, l’indomani quella… Quella Belle sarebbe tornata a servire, con la sua ridicola espressione tronfia stampata sul volto!
Dopo il fattaccio avevano consumato una cena silenziosa, l’atmosfera greve a malapena rotta dal tintinnio delle posate; e quando si erano ritirati in camera Cora aveva dato inizio alla sua nuova battaglia.
Me la pagherà, oh sì. Si pentirà di ciò che ha fatto.
E Robert? Robert se ne stava lì, seduto sul letto, impassibile sotto il diluvio di male parole, senza proferir verbo e, soprattutto, senza alcuna intenzione di rinnegare la scelta fatta!
- Voglio che tu la cacci.
- Spiacente, farla lavorare per me è l’unico modo per riscuotere il debito che suo padre ha nei miei confronti.
- Hai idea di quanto mi sia sentita umiliata?
Era tornata a dargli del tu, come faceva sempre lontano da occhi e orecchie indiscrete.
- Lo posso intuire, ma tu hai idea di quanto si senta umiliata Regina nell’essere schiaffeggiata per ogni inezia?
- La educo com’è più giusto per lei e come dico io, Regina è mia, e mia soltanto!
- Chissà cosa vorrebbe rispondere a queste affermazioni il padre di tua figlia…
Cora s’irrigidì.
- Henry sarebbe stato d’accordo con me.
- Ma io ho detto “il padre di tua figlia”, non “Henry”, mia cara.
Certo di aver colpito nel segno, Gold non distolse lo sguardo dalla figura avvolta in una vestaglia di damasco rosso che gli si avvicinava.
Ma quel sospetto non lo abbandonava – non lo poteva abbandonare – dalla prima volta che aveva posato gli occhi su quella neonata bruna e ne aveva scoperto lo sguardo antico, troppo diverso da quello del conte Mills.
- Cora, dimmi la verità, di chi è figlia Regina?
- Ma che domande, di sua madre e suo padre!
Repliche argute potevano aggirare le domande, ma i dubbi restavano, laceranti come l’artiglio di una belva e occultati sotto una maschera di fredda gentilezza.
- Non sono insinuazioni da fare sul conto di una signora… - mormorò lei chinandosi per baciarlo.
Nonostante tutto, dovette ammettere Robert mentre rispondeva al suo tocco e le domande si allontanavano, quella donna sapeva sempre cosa dirgli.
Perché era uguale a lui.
 
 
 
 
 
Belle odiava il mal di testa, ma non si stupiva di averlo, dopo l’ennesima notte in lacrime. Erano trascorsi tre giorni da quando Gold l’aveva portata in quel capanno sotto lo sguardo terrorizzato di Ashley e Ariel, mentre lei cercava di ignorare la morsa di panico che le attanagliava lo stomaco e ripeteva solo: - Dove mi state portando?
Non c’era stata alcuna risposta; non ce n’era stato bisogno perché, dopo essere usciti in giardino e aver percorso pochi metri, i due erano giunti in una rozza costruzione di legno, un’unica stanzetta buia e umida piena di attrezzi da giardinaggio. L’uomo ne aveva spinto la porticina  e vi aveva spinto dentro la ragazza, il tutto ignorando le domande incessanti di Belle che, alla fine, era stata costretta a rassegnarsi: si era rannicchiata su un pagliericcio e aveva dato sfogo alle sue paure scoppiando in un pianto tanto disperato quanto liberatorio.
Da allora, ogni mattina un servo sempre diverso l’andava a prendere per condurla in casa e farla lavorare, e ogni sera la riconduceva nella sua triste prigione; ed era proprio in quelle solitarie ore notturne che i ricordi tornavano a bussare alle porte della sua mente. Il volto del padre, i suoi amici e i suoi libri: frammenti di un tempo cui Belle aveva detto addio, ma il cui fantasma continuava ad accompagnarla. Aveva già vissuto l’esperienza dell’abbandono; ma se in passato si era affacciata al futuro con ottimismo, consolata dalla speranza, ora si vedeva sprofondata in un baratro buio senza fine.
Dopo quanto successo con lady Cora, la ragazza era certa che Gold volesse cacciarla; e, sebbene ne fosse terrorizzata – ora l’industriale si sarebbe vendicato sul padre –, desiderava fortemente riabbracciare il genitore. A nulla valevano i tentativi di mostrarsi forte dinanzi agli altri: quando restava sola, l’apparenza finiva per sciogliersi come neve al sole di primavera.
Anche in quel momento i singhiozzi della giovane erano tanto forti da coprire i passi della figura che si avvicinava; fu solo lo scatto della serratura a farle alzare il capo e scorgere l’uomo, che la fissava sprezzante.
È il momento della verità, Belle. Non fare passi falsi.
- Quando ti sei offerta di venire a lavorare per me non pensavo ti sarebbe mancato tanto tuo padre.
La voce di Gold la fece rabbrividire per un istante: per quanto tempo avrebbe resistito prima di protestare per una sua nuova prepotenza?
- Ho deciso di sacrificarmi, ma è ovvio che mi manchi… Siete una bestia!
Neanche un istante.
- Ovviamente, - l’uomo ruotò gli occhi al cielo e le si avvicinò - Va bene, abbiamo capito tutti che sono un mostro, ma devi smetterla di piangere. Non te ne sarai accorta, ma il mio studio è proprio qui vicino e mi è insopportabile sentirti disperare sempre. Di notte voglio lavorare, è il momento migliore per concentrarsi, ma compilare registri coi tuoi strilli come sottofondo mi è impossibile! Tieni, - proseguì in tono più accondiscendente – Forse con questo andrà meglio.
Le allungò un oggetto che teneva tra le mani e Belle non aveva ancora scorto: un cuscino ricamato, dall’aria elegante e, soprattutto, comoda.
La ragazza rimase immobile per un istante prima di prenderlo.
- È… Per me? – balbettò stupita da quella piccola, quanto inaspettata, gentilezza.
L’uomo alzò le spalle stizzito.
- Mi trovi davvero così bestiale? – sbuffò prima di voltarsi per andarsene.
Ora è sereno, ora furioso, commentò Belle senza riuscire a trattenersi dall’esclamare con fin troppa alterigia nella voce: - Vi ringrazio. Forse con un cuscino riuscirò a dormire meglio.
Il suo interlocutore si fermò e tornò indietro.
- No, no, no, non è per dormire: è per soffocare i singhiozzi affinché io possa lavorare in pace! Parola mia, non capisco perché non abbia ancora buttato fuori casa una persona tanto stupida e supponente come te.
- Allora fatelo, se…
Un brusco rumore proveniente da casa interruppe la discussione. Gold si voltò verso l’esterno e corse a vedere cosa stesse accadendo, subito seguito dalla cameriera.
Quando arrivò nella stanza, Belle si trovò davanti una singolare scena: il suo padrone osservava a braccia conserte una figura incappucciata che, non accortasi di nulla, aveva afferrato un prezioso orologio francese dorato.
- Sei sicuro di volerlo fare, mio caro?
L’intruso sobbalzò, intuendo di non essere solo; ma non perse la calma e si voltò verso la vittima del suo furto.
Senza dare alcun segno di panico, una voce maschile disse: - Sono sicurissimo.
- Rifletti bene:   rubando a me potresti farti molto male.
- Non ne dubito, - l’uomo sorrise alzando appena l’angolo destro della bocca – Ma, sapete, a volte non si ha niente da perdere e tutto da guadagnare.
Belle invidiò non poco il sangue freddo del reo che, pur colto in flagranza di reato, continuava a rispondere a tono.
- Benissimo, allora. Se non hai “nulla da perdere e tutto da guadagnare”, - l’imprenditore scimmiottò le parole del furfante, accompagnandole con ampi gesti teatrali - non protesterai quando penzolerai con un cappio stretto al collo.
-  Non protesterò perché non finirò come dite voi.
L’eco della frase era ancora nell’aria quando si udì un violento rumore: il ladro aveva cercato di saltare dalla finestra, ma aveva calcolato male la robustezza degli infissi ed era finito per terra, circondato da frammenti traslucidi di vetro che tingevano il suo volto di rosso.
- Non solo derubato, - commentò Gold a denti stretti, avvicinandosi pigramente alla figura distesa sul pavimento – Derubato da un totale idiota, per di più.
Quando l’uomo cercò invano di rialzarsi, gli tirò un calcio negli stinchi che pose momentaneamente fine alle sue speranze di fuggire.
- Fermo! – cercò di gridare la donna, ma la sua voce fu presto sovrastata dagli insulti di Gold e dai gemiti del ladro.
- Ti ucciderò, poco ma sicuro, ti ucciderò! – ripeté l’uomo senza smettere di pestare il delinquente - E tu non startene lì impalata! – urlò poi, rivolto a una Belle sconvolta – Va’ a chiamare gli altri!


 
Belle spazzava il pavimento con tanta furia da rischiare di spezzare la scopa.
Era inutile cercare di concentrarsi sul lavoro da svolgere: le urla dello sconosciuto si susseguivano in un crescendo che le faceva accapponare la pelle. Non aveva mai tollerato la violenza e l’idea che ora, a pochi passi da lei, un uomo ne fosse vittima – e che lei fosse in un certo senso complice, per essere andata a chiamare quei brutti ceffi – la nauseava a tal punto da costringerla a fermarsi, chiudere gli occhi e pregare di svegliarsi da quello che sperava fosse un incubo.
Gold rientrò nella stanza seguito da Hulme e Blockehurst e lei finse di essere immersa nella sua occupazione.
- … Non può scappare, non riesce nemmeno a rimettersi in piedi, - l’industriale si rivolse poi a Belle - Tieni sotto controllo quel delinquente, noi andiamo a cercare Reed.
Vedendoli allontanarsi, la ragazza non riuscì a trattenersi. Affondò le unghie nel manico della scopa e chiese a voce alta: - Tutto questo perché ha cercato di rubare uno stupido orologio?
- No, - spiegò Gold voltandosi appena – perché ha cercato di rubare a me, Robert Gold. Chi ci prova viene scuoiato vivo, lo sanno tutti.
- A dire il vero no, non lo sanno tutti!
- Vuole che interveniamo, Mr. Gold? – s’intromise Hulme, lanciando un’occhiataccia alla ragazza che una settimana prima non aveva esitato a prenderlo a calci.
- Ti ringrazio, amico mio, ma ne passerà di tempo prima che non riesca a tenere a bada una donnetta irriverente. E sai bene che i tuoi dissapori personali con Miss French non mi interessano. Quanto a te, - aggiunse fissando la cameriera – lo sapranno quando troveranno il corpo.
Non appena i tre chiusero la porta alle loro spalle, Belle lasciò cadere la scopa.
No, non lo permetterò, pensò con la determinazione che aveva segnato tutta la sua vita.
Se il ladro non fosse già morto, l’avrebbero ucciso da lì a poco se lei non l’avesse impedito. Rifletté rapidamente, calcolando i pro e i contro delle soluzioni che le affollavano la mente; stava ancora ragionando quando raggiunse il capanno con una brocca d’acqua tra le mani per soccorrere il prigioniero
Quando vide l’uomo giacere per terra, la giovane pensò al peggio; tirò un sospiro di sollievo quando si accorse che respirava e stava cercando di rialzarsi.
- Che c’è? Ha mandato te a finire il lavoro? – biascicò a fatica tra i colpi di tosse.
- No… Certo che no, - si riscosse la ragazza, sostenendo l’uomo per aiutarlo a rimettersi in piedi e offrendogli poi l’acqua – Bevi… Non potevo non intervenire, tutto questo è disumano!
- Sì… Ma ora scaglierà la sua ira contro di te.
- In tal caso, affronterò quella bestia. Nessuno, nessuno merita di essere torturato! Non mi importa, non ho paura di lui. Svelto, tornerà presto!
Belle lo trascinò in casa: aveva il cuore in gola e il terribile presentimento che qualcuno li avrebbe scoperti vanificando tutti i suoi sforzi, ma non poteva farlo uscire dalla porta principale e, soprattutto, non si sarebbe lasciata frenare dai suoi timori. Tutte le battaglie combattute fino ad allora erano poca cosa in confronto: stava lottando per la vita di un uomo e non si sarebbe lasciata sconfiggere da un cinico parvenu dal cuore votato solo al denaro, anche a costo… , anche a costo della propria vita.
Arrivati a una porta di servizio, la ragazza mormorò una sola parola: - Corri.
Sapeva bene che il ladro non aveva molte speranze: sebbene fossero le quattro del mattino, in un quartiere così elegante una persona in quelle condizioni avrebbe certamente attirato l’attenzione con conseguenze nefaste… Ma se fosse fuggito avrebbe avuto almeno una possibilità di salvarsi, possibilità che in casa Gold gli sarebbe stata negata.
- Aspetta, - la interruppe lui – Lui ti ucciderà, a meno che non scappi con me ora.
Belle ignorò la fitta provocata da quelle parole. Sì, sarebbe potuta fuggire con quel giovane uomo: non era certo uno sprovveduto – il fatto che avesse osato derubare il magnate della lana ne era prova - e avrebbe saputo aiutarla a tornare da Maurice. Padre e figlia avrebbero potuto andarsene da Londra, ricominciare una vita altrove, magari imbarcarsi per l’America…
Magari.
Sei una codarda.
- Non posso, - deglutì – C’è un patto, ho promesso di servire Gold e in cambio non farà del male a mio padre. Se fuggissi, lui non avrebbe scampo…
- Allora ti auguro buona fortuna… - la salutò l’uomo mentre un’ombra triste gli attraversava lo sguardo.
- Grazie. Ne avrò bisogno.
 
 
 
Non devo tremare.
Ogni stravaganza, ogni gesto inconsulto sarebbe stato notato e avrebbe causato domande cui non avrebbe saputo rispondere. Doveva fingersi indifferente: i libri mal impilati, le sedie spostate, la polvere sui ninnoli stipati ovunque, ecco su cosa appuntare l’attenzione.
La porta cigolò appena, ma Belle non si voltò, sapendo bene chi stesse entrando.
- Reed non si trova. Quell’idiota ha scelto proprio questa maledetta notte per andare a perdersi in qualche fumeria d’oppio, - commentò Gold a denti stretti, caricando una pistola e allontanandosi – Mi sentirà. Sono sempre io a dover fare il lavoro sporco…
La ragazza non replicò, limitandosi a riporre un altro volume su uno scaffale e a mordersi l’interno della guancia.
- Belle!
L’urlò che le gelò il sangue nelle vene arrivò troppo presto, paralizzandola. Si voltò verso il padrone che era accorso trafelato.
- Dov’è andato?
- È fuggito. L’ho lasciato andare, - fu la sua unica replica.
Gold non si sforzava più per mantenere un tono freddo e impassibile: dalle sue parole trapelava tutta la rabbia che stava provando.
- Cosa? Quell’uomo è un ladro!
- Ma questo non vi dà il diritto di ucciderlo!
- che mi dà il diritto di ucciderlo! Ah, fammi indovinare: tu credi che sia un eroe, che l’abbia fatto per qualche nobile causa… No, mia cara, tu pensi che non sappia quello che fai quando ti rintani in cucina, ma io so tutto, e tu, tu leggi troppi libri!con un unico fluido gesto gettò per terra i volumi che ricoprivano il tavolo, prima di continuare a dar voce alla sua ira - Ecco, forse smetterai di riempirti la testa con questo veleno!
- Non sono certo stati i miei libri a spingermi a liberare quell’uomo! – ribatté Belle furibonda. Le azioni dell’uomo non la toccavano: in un modo o nell’altro, l’avrebbe ricondotto a ragione, fosse stata anche l’ultima cosa che avrebbe fatto - Io vedo del buono in lui, in fin dei conti voleva solo portare a casa la pelle!
- Non mi dire, non mi dire! – la sbeffeggiò lui - È questo che pensi? Quell’uomo ha portato a casa molto più della pelle… - le indicò la cassapanca sulla quale avrebbe dovuto esserci l'orologio- Sei stata raggirata, sei una povera ingenua, una stolta!
La ragazza fissò attonita quell’assenza che – come diamine aveva fatto, com’era successo? – non aveva notato prima.
- Ma deve pur esserci una spiegazione, noi non sappiamo a cosa gli serve, e forse…
- L’ha preso perché vuole rivenderlo a qualche ricettatore, e fidati, chi ruba non ha mai buone intenzioni, qualunque cosa ti suggeriscano i tuoi sogni futili!
- No! Non potete giudicare così un estraneo, non si può sapere cosa c’è nel cuore di una persona finché non la si conosce davvero!
- Noi vedremo cosa c’è nel suo cuore quando lo ammazzerò! – ruggì Gold esasperato – E, dato che sono un esibizionista, lo farò proprio sotto i tuoi occhi! La responsabilità sarà solo tua, e tu verrai con me e osserverai il sangue che sgorga dal suo cadavere! – l’afferrò per un polso e la trascinò con sé, incurante delle sue proteste - Porta gli stracci, perché sarai tu a pulire!
 
 
 
 
 
- Come pretendete di trovare quell’uomo? Gli slums di Londra sono un labirinto e nessuno di noi ne è esperto, dovremmo tornare indietro... – fece Belle in tono pacato, come se stesse commentando un dato di fatto, e non suggerendo il da farsi al suo datore di lavoro.
- E lasciare che il ladro scappi? Cosa penserebbe la gente se risparmiassi chi ruba a casa mia?
- Penserebbe che dietro la bestia in realtà c’è un essere umano! Non mi avete punita quando ho liberato il prigioniero… - furono i pensieri che la giovane non seppe trattenersi dal pronunciare ad alta voce. In fondo era vero: se il tanto crudele Mr. Gold fosse stato davvero tale, non avrebbe esitato a farle subito del male dinanzi a una tale disubbidienza… E invece, c’erano state solo promesse di vendetta che – Belle se lo sentiva – non sarebbero state mantenute.
- Se ti punissi come potresti lavorare e ripagare il debito di tuo padre?
- Secondo me, - osò lei – Non siete davvero così cattivo come volete far credere agli altri.
- Di sicuro non sono pettegolo come te.
- Credo che nel vostro cuore ci sia spazio anche per l’am… Per altro, - si corresse maledicendosi – E non solo per il potere.
Gold la fissò intensamente, ma lei non distolse lo sguardo; non lo fece neanche quando le si avvicinò fino a giungere a un soffio da lei, sebbene il cuore avesse iniziato a pulsarle velocemente – più velocemente di quanto ricordava avesse mai fatto in vita sua. Per un istante una strana sensazione di vuoto dominò la mente di Belle; un silenzio che non sapeva di pace, ma che non era sgradevole.
Per un momento fu soggiogata da quegli occhi scuri e misteriosi in cui desiderò quasi annegare.
- Hai ragione… - la voce dell’uomo era carezzevole, miele velenoso che avrebbe dovuto rifuggire – Sì, amo anch’io… Le mie cose!
La risata in cui l’uomo proruppe e lo sguardo di compassione che le rivolse fecero scuotere violentemente Belle, che sbatté le palpebre confusa e, al tempo stesso, arrabbiata.
Cosa credevi che succedesse? E poi, ti ha dato di volta il cervello a sperare che succedesse qualcosa? Con lui, poi?
- Siete davvero oscuro come tutti dicono.
- Sono ancora più oscuro. Molto più oscuro.
Le sue parole vennero interrotte da una brusca frenata della carrozza. L’imprenditore si sporse dal finestrino, subito imitato da Belle: una pattuglia di bobbies stava parlando col cocchiere e colui che sembrava esserne lo sceriffo si stava avvicinando alla vettura.
- Che ci fa una così bella carrozza qui? – esordì l’uomo appena Gold aprì lo sportello. Era giovane e qualcuno avrebbe anche potuto ritenerlo piacente: i folti capelli scuri e i lineamenti regolari gli conferivano un’aria a suo modo affascinante, prontamente smentita però dall’andatura barcollante, indice evidente di una non insignificante presenza di alcool nel suo corpo
- Stamattina un ladro mi ha sottratto una cosa molto importante e ora sono sulle sue tracce.
Gold descrisse il delinquente a un poliziotto palesemente più interessato a Belle che alle parole dell’uomo. La ragazza si strinse di più nel mantello, infastidita da quelle occhiate che parevano volerla spogliare.
- E non sarebbe stato più saggio rivolgersi a noi sin dall’inizio?
- Preferirei occuparmi personalmente della questione… Sapete, ciò che mi è stato sottratto è una quisquilia rispetto alle questioni che voi tutori dell’ordine siete chiamati a fronteggiare negli ultimi tempi. Io e i miei collaboratori risolveremo il problema, certi della vostra discrezione.
- Capisco. So benissimo a chi state dando la caccia… Ma so anche chi siete voi, – schioccò la lingua e ghignò – Il mago dei tessuti, colui che trasforma in oro tutto ciò che tocca. Mr. Gold. Vi dirò dove trovare il vostro amico se potrò avere qualcosa in cambio.
- Sentiamo, cosa vorreste? – pur avendo prevenuto l’eventualità, Gold non si sforzò di mascherare il tono palesemente seccato della sua domanda.
- Una notte con la vostra sgualdrina.
Udendo quelle parole, un moto di rabbia pervase Belle. Come osava quel… Quel rozzo ubriacone apostrofarla in quel modo? Sin dal primo istante aveva intuito i reali fini dell’uomo, ma sperava di star sbagliando; avrebbe anche solo dovuto osare sfiorarla e si sarebbe trovato impossibilitato a toccare qualsiasi altra donna, e se Gold avesse acconsentito a quella richiesta gli avrebbe fatto subito compagnia.
Gold, dal canto suo, era altrettanto perplesso. Era certo che lo sceriffo volesse del denaro – l’onestà non doveva certo essere il punto forte dei servitori di Sua Maestà – e avrebbe pagato pur di toglierselo davanti; ma quella richiesta superava qualsiasi aspettativa. Si voltò verso la cameriera: era arretrata in un angolo della carrozza e guardava i presenti con un’espressione di… Si sarebbe aspettato di vederla tremare, ma l’angoscia non era che una minima parte delle emozioni che attraversavano le iridi cerulee della giovane; piuttosto, Belle pareva furibonda. Sembrava pronta a uccidere lo sceriffo e per un momento Gold sperò che lo facesse: l’avrebbe aiutata, poco ma sicuro.
- Lei non è in vendita.
- Andiamo, non potete separarvi da lei neanche per un’ora? Venti minuti? Il tempo di un…
- Lei non è in vendita, - sibilò le parole, ripetendole a una a una. Gold scostò di pochi centimetri  il bordo del cappotto e mostrò il calcio della pistola che portava per compiere la sua vendetta – Immaginate la situazione: uno scontro a fuoco, un industriale di passaggio, un uomo molto, molto potente, coinvolto… Si apre un’inchiesta e si scopre che il poliziotto colpevole, oltre ad aver sparato senza che vi fossero le basi per la legittima difesa, aveva bevuto e importunato una giovane onesta… Quali potrebbero esserne le conseguenze?
Gold poteva quasi leggere i pensieri che la mente poco lucida dell’uomo affastellava in quegli istanti: immischiarsi in una situazione del genere avrebbe significato vedere la propria vita distrutta per sempre. Dubitava che l’uomo avesse amici potenti pronti a proteggerlo: se così fosse stato, non sarebbe finito a far la ronda nell’East End…
Capirà, si ripeté Gold. O glielo farò capire io. Se non ha cura del proprio destino, avrà cura almeno dei soldi che perderà e del gin che non potrà più acquistare.
- Fate pure con comodo, Sceriffo, prego. La scelta sta solo a voi.
- Cerco anch’io quell’uomo… - mormorò alla fine il poliziotto, dopo quelli che parvero secoli - Lo cerco da anni. Si è preso la donna che stavo per sposare e mi ha reso lo zimbello di tutta la polizia. Si nasconde a Brick Lane, ma è troppo benvoluto perché qualcuno faccia la spia... Lo chiamano addirittura il nuovo Robin Hood…
- Ma come si chiama davvero?
- Maguire. Tom Maguire.
- Avete visto? – domandò Gold riaprendo la porta della carrozza – Non era poi una scelta così difficile.
 
 
 
- Ascoltate, non è ancora troppo tardi per ripensarci… Non crederete certo che starò ferma a guardarvi… Uccidere un uomo!
Gold ascoltò distrattamente le parole di Belle, impegnato com’era a non perdersi nel dedalo di vicoli in cui erano finiti. Dove si erano cacciati i suoi scagnozzi? Reed e gli altri avrebbero dovuto setacciare quella zona, ma non si vedevano da nessuna parte. Ormai stava scendendo sera e quelle strade, mai sicure, diventavano ancora più pericolose. Per quanto avesse cercato di dissimulare il proprio rango indossando vesti dimesse, anche un cieco si sarebbe accorto della sua ricchezza; e quella stupida di una cameriera, anziché tacere ed essergli grata per aver dato una lezione al poliziotto, continuava a ciarlare, facendogli la predica per ciò che, semplicemente, era suo diritto!
- Puoi farlo anche saltellando, se preferisci, ma osserverai tutto, è questo il motivo della nostra piccola spedizione. Non saremmo qui se non fosse stato per te.
Nel momento in cui pronunciò quelle parole, un’ombra zoppicante gli sfrecciò davanti e, nella corsa, il cappuccio del mantello gli scivolò sulle spalle.
Se Gold era diventato il re dell’industria tessile non era stato solo per la sua scaltrezza e il fiuto per gli affari, ma anche per la sua straordinaria memoria. Non dimenticava mai un nome, una cifra, un volto, anche se l’avesse visto solo una volta nella sua vita; e mai, mai avrebbe potuto scordare le fattezze di colui che, poche ore prima, gli aveva sottratto i suoi averi.
Non ci fu il tempo di formulare il pensiero: il suo corpo aveva già deciso per lui. Iniziò a seguirlo, sotto gli occhi di un’esterrefatta Belle.
Almeno ha la creanza di non porre domande.
 
 
 
Ignaro di avere la propria vittima e carnefice alle calcagna, Tom voltò a destra in una stradina deserta ed entrò di soppiatto in una fatiscente abitazione, la cui porta di assi sgangherate lasciava intravedere quel che accadeva all’interno.
L’uomo si avvicinò a una branda su cui giaceva una donna dai capelli scuri. Doveva essere stata molto bella; ma ora, il pallore del volto e i colpi di tosse che la sconquassavano non lasciavano dubbi sul triste destino che l’attendeva.
- Quella donna è in punto di morte… - commentò Belle a bassa voce.
- Grazie per aver constatato l’ovvio anche questa volta. Sarà la donna che il ladro ha portato via allo sceriffo… E comunque, anche lui è in punto di morte, - fu la cinica replica di Gold mentre mirava a quel Robin Hood da strapazzo.
- Fermo! – lo interruppe la giovane, costringendolo a osservare la scena. Tom, sedutosi sul letto, stava rispondendo alle domande della compagna, che annuiva preoccupata. All’improvviso l’uomo estrasse dal mantello una forma di pane e una boccetta scura che aveva tutta l’aria di contenere dell’oppio.
- Non mi sbagliavo su di lui e sul perché ha rubato, l’ha fatto solo per salvare la donna di cui è innamorato! Sarebbe morta se non l’avesse fatto! – esclamò Belle a voce fin troppo alta, instillando in Gold il dubbio che lo stesse facendo apposta per permettere alla coppia di fuggire.
- Ma hai visto le sue condizioni? Non saranno certo un po’di pane e laudano a salvarla, anzi! E ora lui morirà e i suoi compari potranno dire a tutta Londra di non farmi arrabbiare! – la spinse via, ormai esasperato dalle sue parole.
- Non dovete farlo per forza! - lo implorò – Non fate questa follia, non mi sbagliavo sul ladro e non mi sbaglio su voi!
Su me ti sbagli, e lo sappiamo entrambi.
Non mi conosci.
L’uomo era sotto tiro.
Sarebbero bastati pochi secondi…
La donna si sollevò appena e la coperta, scivolando, ne rivelò il ventre ricurvo.
L’arma si fece improvvisamente molto più pesante tra le sue mani.
- Guardate, è incinta! Voi non siete il tipo di uomo che renderebbe un bambino orfano!
Sarebbe stato così semplice. Una lieve pressione sulla superficie liscia e fredda del grilletto e tutto sarebbe finito. Non ci sarebbero state domande: nessuno sarebbe risalito a lui, e se anche fosse successo, avrebbe saputo come difendersi
Ho ragione io.
Pregustò il sapore della vendetta e si sorprese nello scoprirlo, per la prima volta nella sua vita, amaro.
Sì, avrebbe potuto sparare al ladro, forse anche dovuto, ma poi? Questo gli avrebbe ridato quel che gli era stato sottratto? Avrebbe lenito l’umiliazione di essere stato derubato da un pezzente?
No, no di certo; e, in fondo, non era neanche certo di desiderare ciò.
Voleva piuttosto dimostrare come nessuno potesse sfuggire a lui, far capire anche all’ultimo dei ladruncoli di Londra chi fosse: un uomo pericoloso, che aveva potere di vita e di morte su chiunque e non avrebbe esitato a esercitarlo.
Nessuno avrebbe mai più dovuto sfidarlo, si era giurato anni e anni prima; avrebbe solo dovuto tener fede ancora una volta a quella promessa.
“Voi non siete il tipo di uomo che renderebbe un bambino orfano!”
Ci sono peccati che si commettono una sola volta nella vita.
Tu come fai a saperlo?
Una nuvola di polvere da sparo si perse nell'aria, appena sopra lo stipite della porta.
Il ladro balzò in piedi e si guardò attorno preoccupato; senza perdere tempo, prese in braccio la donna e, sebbene rallentato dal suo peso e dalle ferite, fuggì da un’uscita sul retro.
- Cos’è successo?
Il mormorio stupito di Belle risuonò lontano, perso com’era nei suoi pensieri.
Alzò le spalle e fece segno di andarsene.
- L’ho mancato. Torniamo alla carrozza, non vale la pena seguirlo.
- Da qui l’avevate sotto tiro, non potevate mancarlo… Gli avete risparmiato la vita?
- Cosa stai dicendo? Non lo farei mai.
Quando in seguito Gold si ritrovò a pensare a quegli istanti, scoprì di non riuscire a ricostruire in alcun modo quanto successo, come se la sua mente avesse rimosso quel che gli pareva impossibile fosse accaduto: un istante Belle era davanti a lui, ma un attimo dopo lo stava abbracciando.
Sussultò sentendo le braccia della giovane stringerlo delicatamente e rimase immobile, senza riuscire a formulare alcun pensiero logico.
Che cosa aveva intenzione di fare? Era forse folle, a comportarsi così in mezzo a una strada, senza alcuna riserva, senza alcun rispetto delle più ovvie convenzioni morali? Se fosse stato in sé, avrebbe dovuto respingerla bruscamente, non dare adito a una mossa così invadente e irriguardosa.
Era disdicevole, così disdicevole… Eppure – era impazzito anche lui? – era anche così… Così piacevole.
Una sensazione strana lo pervase: per la prima volta da tempo immemore, per pochi, meravigliosi istanti si sentì in pace con se stesso e col mondo intero. Sfiorò appena le spalle della cameriera, un gesto tanto rigido e impacciato da apparire a lui stesso ridicolo; eppure – che strano pensiero – ebbe la certezza che lei avrebbe capito quale sforzo stava compiendo e non gli avrebbe posto domande.
La ragazza si staccò e si allontanò, mentre lui rimaneva ancora lì, come pietrificato da quel gesto inatteso, in balia della ridda di domande che si era impadronita della sua mente.
- Non torniamo alla carrozza?
Il tono stupito di Belle lo riscosse dalle sue riflessioni: la giovane aveva fatto pochi passi prima di accorgersi che il suo padrone non la stava seguendo e di voltarsi incuriosita.
Annuì appena, fingendo di non aver notato il sorriso comparso sul volto della domestica.
C’era stato più calore in quell’abbraccio che in mille baci di Cora.
 
 
 


Durante il viaggio di ritorno non si erano scambiati una parola, persi ciascuno nei propri pensieri, certi che qualsiasi frase avrebbe rievocato il fantasma della giornata trascorsa assieme e timorosi di incontrare l’uno lo sguardo dell’altra.
Mary Margaret li aveva accolti in silenzio, lanciando occhiate furtive tanto a Belle quanto a Gold, curiosa di scoprire quanto accaduto e al tempo stesso temendo le conseguenze delle proprie domande; si erano recati nello studio e ora i due erano una di fronte all’altro, e si studiavano in silenzio.
- Se non avete più bisogno di me, - esordì Belle a bassa voce – Scendo in cucina ad aiutare gli altri.
Fece per andarsene, ma il richiamo di Gold la bloccò.
- Aspetta, - mormorò l’uomo senza guardarla – Prima vieni a vedere una cosa.
La ragazza inarcò il sopracciglio destro, incuriosita dall’ordine, ma annuì e lo seguì. La guidò per le ampie sale della dimora, fino a giungere al primo piano, e salirono poi un’altra piccola rampa di scale lignea.
Quando entrarono in una saletta, Belle trattenne a stento un urlo di stupore.
- Modera il tuo entusiasmo, - ghignò l’uomo, ben conscio della reazione della giovane - Per te è solo una stanza in più da pulire.
Libri.
Ovunque Belle appuntasse lo sguardo, incontrava solo libri. Volumi freschi di stampa e volumi dall’aria antica e preziosa, pagine ingiallite dal tempo e dall’usura e fogli intonsi, copertine dai colori squillanti e dall’aspetto serio e severo: centinaia, migliaia, milioni di pagine la circondavano, ciascuna con la sua storia da raccontare, i suoi segreti da svelare, e l’incanto più bello – l’incanto delle parole, quell’arcano e inspiegabile potere che ogni amante della lettura sente scorrere sotto pelle – rapirla.
- È… È… È bellissima, - furono le uniche parole che la giovane riuscì a pronunciare, persa com’era nell’ammirare la meraviglia che la circondava e che mai, mai avrebbe immaginato di poter ammirare nella realtà – Ci sono più libri di quanti riuscirei a leggere in un’intera vita!
- Spero che tu pulisca più velocemente di quanto leggi, - meditò Gold ad alta voce, voltandosi per uscire dalla stanza.
Belle scorse le pagine di un libro poggiato sul tavolo, un trattato di geografia che il Fato le aveva fatto aprire alla pagina dedicata all’Australia; quasi non riusciva a decifrare le righe, tanto grande era l’emozione di essere in una biblioteca, tra tutti quei tomi ricchi di sapere, fantasia, conoscenze, avventure.
Ma perché? non poté trattenersi dal chiedersi. Perché Gold l’aveva condotta lì e le stava affidando quella stanza, pur conoscendo – e, se quel che le aveva detto solo quella mattina, disprezzando – la sua passione per la lettura?
Un’intuizione si fece strada tra i pensieri della donna.
- State facendo tutto questo per me?
- È meglio che io non veda un singolo granello di polvere in questa biblioteca.
Belle sorrise, il cuore che le batteva all’impazzata dall’emozione e dallo stupore provocato non solo dal dono.
- Perché ridi? Sono serio!
- Non siete quello che credevo che foste… E ne sono felice.
Gold finse di non aver udito quelle parole. Provò a ignorare lo strano calore che si stava propagando nel suo petto, come risvegliato dalla più strana e incredibile delle sue dipendenti.
Era appena uscito dalla stanza quando la sentì nuovamente parlare.
- Grazie.
 
- Non c’è di che, Belle, - mosse appena le labbra, temendo irrazionalmente che lei lo potesse udire - Non c’è di che.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
N. d. A. : Carissimi! :)
Allora, cosa ve ne pare del capitolo? Vi è piaciuto o meno? Come sempre, sono curiosa di conoscere il vostro parere: accetto volentieri commenti - anche critici! – e consigli.
Ho dei grossi “mah” sparsi qua e là, soprattutto nella prima metà della storia - ci sono scene scritte e riscritte forse dieci volte e ancora “mah” - perciò giudicate voi!
Sono rimasta fedelissima a quanto visto nell’episodio 2x19, da cui ho tratto i dialoghi - con qualche adattamento -; ma ho deciso che d’ora in poi darò una mia personale rilettura dei momenti salienti dei RumBelle… Perciò, stay tuned! ;)
Per il nome del nostro Robin Hood ho unito i nomi e i cognomi degli attori che l’hanno interpretato in OUAT – Tom Ellis e Sean Maguire; all’epoca Brick Lane era una zona molto degradata nell’East End della città - http://it.wikipedia.org/wiki/Brick_Lane.
Poiché mi è stato chiesto da più persone, lo dico qui e dissipo tutti i dubbi: nella fanfiction, per ora Gold non è zoppo. ;)
Qualcuna l’aveva più o meno intuito: che legame c’è tra Gold e Regina? Io non lo dirò mai, ma lascerò degli indizi sparsi… Traetene voi le conclusioni che volete, vi lascio liberi di pensarla come preferite. :D
Come avete notato se siete arrivati fin qui – cosa per cui meritereste obiettivamente una statua – si tratta di un capitolo lunghissimo, quasi 10 pagine di Word; a tal proposito chiedo se a voi va bene così o se, per eventuali lavori futuri altrettanto corposi, preferite una divisione. Fatemi sapere cosa ne pensate! ;)
Incredibile ma vero, la nostra attesa è terminata: domani – o meglio, dopodomani per noi – avremo la 3x12! *-* Sono su di giri al solo pensiero,si prospetta una seconda metà di stagione coi fiocchi!
Grazie a B. , che mi ha stoicamente sopportata durante la stesura di questo capitolo senza mandarmi a quel paese nemmeno una volta. <3
Grazie di cuore a marty23, Rosaspina7, kagura, a crazycotton, Stria93, fantasy93, nari92, PoisonRain, Jessica21, Mania, LadyViolet91, S05lj, seasonsoflove, mooarless e padme83 per aver recensito entusiasticamente “La vedova bianca; a fantasy93 e gionem per il mega recupero; ad alix katlice, always_rick_jane, annachiara27, Beabizz, Beauty, Boris88, Caribe, DramWriten, fantasy93, Giu_99, Heartofgold, Hey J, Jessica21, LadyViolet91, licet, marty23, Moonlight818, Nimel17, S05lj, Silverbreath, Stria93, valeego, a crazycotton, winner_, Anya85, Araba Stark, ctdg, Elinor92, Emily Gold, Ersilia, fatinaviola, gionem, jei90, Josephine_, Jun M, kagura, KikiWhiteFly, kittyonce, La bambina fantasma, Mania, matt1, mooarless, nari92, NevilleLuna, padme83, PoisonRain, Rosaspina7, rumbelle2998, seasonsoflove, Silver Loreley e _69withzayn per aver aggiunto la long alle storie preferite/ricordate/seguite; e ovviamente grazie ai lettori silenziosi- esprimetevi, non mordo! ;)
A questo punto non posso far altro che augurare a tutte le fanciulle una serena Festa della Donna – ricordando il significato originario di questo giorno! – e salutarvi: salvo imprevisti, aggiornerò sabato 22 marzo! :)
Bacioni, Dearies! <3 :*
Euridice100
   
 
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