Elsa aveva ormai sedici anni.
Era chiusa nella sua stanza
e fissava la finestra, più precisamente la luna oltre di
essa.
Si chiese se pure Jack la stesse guardando...non lo
vedeva da sei anni ormai.
In quel tempo, ogni tanto, al suo risveglio aveva trovato
la finestra ghiacciata, cosa che le aveva dato la forza di andare
avanti e di
continuare a tentare.
Ma tutto ciò non le bastava più ormai.
Aveva escluso dalla sua vita sua sorella Anna, in modo da
non poterle più fare del male, le porte del castello erano
chiuse da anni, e le
uniche persone che vedeva erano i propri genitori. Ma leggeva nei loro
occhi la
sofferenza che essa stessa arrecava loro.
Cercava in tutti i modi di controllare e nascondere i
propri poteri, "Celarlo, domarlo, non mostrarlo!",
come
le ripetevano i suoi genitori.
Ma per quanto si sforzasse, sentiva solo il ghiaccio in
lei crescere sempre di più.
Il re e la regina erano usciti con Anna per sbrigare una
commissione, preoccupati le avevano chiesto se preferiva che uno di
loro
restasse, ma lei aveva detto che non c'era nessun problema.
Ovviamente era una bugia: odiava stare da sola, ma non
voleva che i suoi genitori dovessero rinunciare ad altro per lei.
Questi pensieri non fecero altro che buttarla giù, quindi
decise di recarsi nella biblioteca del castello per scegliere un libro,
leggere
l'avrebbe distratta un po'.
Uscì dalla camera, iniziò a camminare per i
corridoi a
testa alta, assumendo l'aria più regale che poteva.
Se qualcuno della servitù l'avesse vista voleva sembrare
una vera principessa, proprio come le continuavano ad insegnare i suoi
genitori; anche se non c'erano in quel momento, non voleva deluderli!
Entrò nella sala richiudendo la porta alle sue spalle, si
avvicinò alla libreria e con gli occhi iniziò a
scorrere i titoli dei libri.
Ad un tratto il suo sguardo si fermò inevitabilmente su
uno di essi.
Jack Frost! C'era un libro che si chiamava come lui.
Il suo cuore iniziò a
battere emozionato, prese il libro
tra le mani, lo aprì, iniziando a leggere la prima frase.
"Jack Frost è un personaggio di fantasia..."
Il suo cuore si fermò.
Non riuscì a leggere il seguito, perché il libro
le era
scivolato dalle mani, il suono di questo sul legno del pavimento
echeggiò
nell'enorme stanza vuota.
Non poteva
crederci, Jack Frost era solo una leggenda?
Ma lei lo aveva
visto, conosciuto!
Possibile che fosse
solo un sogno o che se lo fosse immaginato?
Forse era solo il
frutto di una delle sue involontarie creazioni di ghiaccio.
Poteva così tanto
il suo potere?
Non riusciva a trovare una spiegazione plausibile.
L'unica persona con cui riusciva ad essere se stessa,
l'unica che potesse capirla, non esisteva: era questa l'unica
realtà che continuava a ripetersi
nella sua mente.
Si sentì come se le fosse stata tolta una parte di se
stessa, dove prima c'era la speranza ora restava un vuoto, colmato
solamente
dal dolore e dal ghiaccio, che ricopriva oramai l'intera stanza.
In quegli anni Jack aveva cercato
assieme ai guardiani la
nuova leggenda, ma senza risultato.
Inoltre, in qualche modo, la notizia dell'arrivo di
questa era riuscita a trapelare, scaturendo continue lotte tra i
guardiani e i
nemici della luna, per chi riuscisse a trovarla per prima.
Avevano combattuto diverse battaglie, ma niente ai
livelli di Pitch, niente di particolarmente catastrofico.
Iniziò a pensare che Nord doveva essersi sbagliato questa
volta, ma lui ripeteva di continuare ad avere quella strana sensazione.
Quella sera era esausto, aveva passato la mattinata con i
guardiani e il pomeriggio a far divertire i bambini con la neve.
La fata Dentolina gli si avvicinò.
"Jack ti vedo troppo stanco, dormi pure stanotte,
farò io la guardia, tranquillo!"
Jack la ringraziò, non aveva le forze di rinunciare alla
sua generosa offerta, così andò a dormire.
Quella sera, Jack era troppo stanco per notare che una
luce sul mappamondo si era spenta.
Era la luce di Elsa.
"Dovete proprio andare?" chiese
Elsa ai suoi genitori.
Dovevano partire per un
viaggio importante, e lei era preoccupata all'idea di rimanere sola.
"Andrà tutto per il meglio Elsa" tentò di
rassicurarla il padre.
Elsa li salutò e li fissò andar via, non sapendo
che
quella sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbe visti.
Infatti quel giorno, il re e la regina di Arendelle,
morirono in un terribile naufragio durante una tempesta.
Quando ricevette la notizia, Anna fu devastata dal dolore. L'unica
persona che avrebbe voluto avere vicina era dietro quella porta, e non
le
apriva da più di dieci anni!
Stava per bussare, ma per un attimo esitò.
Se c'era un momento nella vita in
cui le avrebbe aperto
di certo era quello! Condividevano lo stesso dolore.
E se non le avesse
aperto?
Tremò all'idea della verità.
Se non le avesse
aperto ora, non lo avrebbe fatto mai più.
Col dolore nel cuore bussò, temendo di conoscere
già la
risposta.
E infatti nessuno le aprì.
Disperata, le chiese perché non voleva più stare
con lei.
Nel silenzio lancinante di un'ennesima assenza di
risposta, si appoggiò alla porta e si lasciò
scivolare fino a terra,
abbandonandosi ad un pianto sconsolato.
Dall'altra parte della porta Elsa era distrutta. Sentire
quelle parole della sorella, sentire il dolore che provava, non faceva
altro
che aumentare il suo.
Come avrebbe voluto aprirle, abbracciarla e stringerla
forte a sé, ma non le poteva aprire, non doveva. In quel
momento avrebbe potuto
congelare qualsiasi cosa.
Oramai lo sapeva, non le avrebbe potuto aprire mai più.
Era accovacciata a terra con la schiena appoggiata alla
porta, stava malissimo, il suo cuore era trafitto come da mille lame di
ghiaccio, lo stesso che ormai ricopriva inarrestabile l'intera stanza,
come il
dolore lancinante che provava.
Era disperata, non sapeva che fare. Avrebbe fatto
qualsiasi cosa per un minimo di conforto, qualsiasi conforto.
In un baleno ebbe un'idea: alzò freneticamente lo
sguardo, cercando disperatamente la figura della luna oltre la
finestra. Nonostante tutto, il vederla era l'unica cosa che ancora le
dava un senso di
rassicurazione.
Così la cercò ardentemente, scandagliando ogni
singolo
angolo del cielo, ma non trovò nulla.
Quella era una notte senza luna.
Fu allora che se ne rese conto: i suoi genitori non
c'erano più, non avrebbe mai più avuto un
rapporto con sua sorella, Jack era
solo una leggenda, e adesso anche la luna l'aveva abbandonata.
Fu allora che se ne rese conto...
Era sola.
Il suo viso iniziò a rigarsi di fredde lacrime, era
circondata da una distesa di gelido ghiaccio, ma non sentiva freddo,
non
sentiva più niente. Sentiva solo un'enorme incolmabile vuoto
dentro.
Ad un tratto i suoi occhi lucidi intravidero vicino a lei
un luccichio, si asciugò le lacrime per vedere cosa fosse.
Allungò il braccio per prenderlo; era il cuore di
ghiaccio che le aveva regalato Jack, probabilmente era caduto da dove
lo aveva
riposto.
Un'incredibile senso di malinconia si impadronì di lei, e
con la mano tremante lo strinse fortissimo, quasi a farle male. Poi
alzò il
braccio, lo bloccò in aria per qualche secondo, ma poi lo
scaraventò verso il
pavimento con tutta la forza e la rabbia che sentiva dentro.
Il rumore del ghiaccio che si frantumava in mille pezzi
echeggiò nel suo stesso elemento che ricopriva la stanza.
Jack aveva ragione, c'era il posto per un solo cuore di
ghiaccio in quella stanza.
Il suo.
Jack si svegliò di soprassalto , ansimava, sentiva
l'angoscia che gli mozzava il respiro.
Cercò di calmarsi, ma fu inutile.
Una moltitudine di sentimenti iniziò a trafiggere il suo
cuore come mille lame di ghiaccio: tristezza, disperazione, ansia,
solitudine,
malinconia, devastazione.
ma fu una cosa a fargli più male di tutte: la consapevolezza
che quei sentimenti non erano i suoi... erano quelli di Elsa!
Sentì le lacrime che
gli rigavano il viso, Elsa, Elsa
stava male, così male.
Portò una mano al petto e la strinse forte su di esso.
Avrebbe voluto essere lì con lei, correre immediatamente
da lei, ma una cosa lo frenò.
Guardò accanto a lui, poco distante c'era Dentolina: era
ferita! Non era grave, ma non era in grado di combattere quella sera,
se
l'avesse lasciata sola e i nemici della luna l' avessero attaccata,
sarebbe
stata la sua fine; non poteva rischiare così tanto.
Si sentì impotente, Elsa aveva bisogno di lui, ma Jack
non era lì.
Incrociò le braccia e le strinse forte al petto,
alzò lo
sguardo verso l'alto, in un cielo senza luna.
Per la prima volta Jack Frost aveva freddo.
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Eccoci
alla fine
del cap 5.
Inutile negarlo lo
scrivere questo capitolo mi ha commossa D: ( si sono l'unica che si
commuove
alle cose che essa stessa scrive XD...io non le posso scrivere queste
cose XD )
, ma nella parte della morte dei genitori, i sentimenti che Elsa prova
, la
disperazione di essere completamente sola, ecco mi è
dispiaciuto troppo per
lei.
Mi è piaciuta molto
la parte della morte dei genitori nel film , come Anna bussa alla sua
porta e
come Elsa non gli può aprire anche se volesse...quel pezzo
aveva una
drammaticità assurda e volevo dargli più spazio
nella mia fic per analizzare a
fondo cosa avessero pensato/provato in quel momento.
Spero di esserci
riuscita!
Nell'ultima parte i
sentimenti di Elsa sono così forti che Jack riesce a
percepirli pure da
lontano.
Ho ripetuto
volutamente alcune sensazioni per ricalcare il fatto che sentisse
proprio ciò
che sentiva Elsa.
Alla fine il freddo
che sente non è un freddo fisico ma interno.
Stranamente
mi ha
davvero soddisfatta questo capitolo, mi piace anche l'idea che quel
giorno così
doloroso fosse un giorno senza luna, e sia Jack che Elsa la cercano in
cielo
senza riuscire ad avere il suo conforto.
Che dire
del resto?
Elsa non crede più a Jack, e adesso?
Cosa
succederà?
Grazie a tutti che
continuate a leggere e recensire la mia fic e a tutti quelli che mi
stanno
supportando con opinioni e consigli!
Intanto distribuisco
questi per i pochi deboli di cuore come me * distribuisce fazzolettini * XD