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Autore: Utrem    09/03/2014    3 recensioni
In un futuro non troppo lontano da Journey's End, il Dottore non si è più rigenerato. Il ciclo delle sue avventure non si è mai interrotto, così come quello di coloro che si sono uniti a lui, tutti bramosi di viaggiare, di vedere - e di poco altro. Dimenticare il passato è come sempre la sua priorità: ma se questo irrompesse con prepotenza nel presente, il Dottore potrebbe dover affrontare una prova sorprendentemente dura.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 10, Jack Harkness, Martha Jones, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                           No Time Left.

                                                                                                                

                                                                                    1. Un mondo nuovo?







Poggiò prima il piede destro, poi il sinistro: il rumore di entrambi i passi era stato reso ben distinguibile dal terreno impregnato di quell’acqua, che pareva essere la soluzione di sali particolari e vistosamente colorati.
Inoltre, l’atmosfera era tale da conferire al cielo un aspetto violaceo e sfumato, quasi iridescente.
Il Dottore si soffermò ad osservare, senza alcuna consapevolezza dell’attrazione che tutti quei contrasti cromatici esercitavano su di lui.
“È qualcosa di… indescrivibile”
Susan si accostò rapidamente a lui, anch’ella rapita dalla misticità di quel luogo.
Era così concentrata da non accorgersi dell’espressione serissima, quasi malinconica improvvisamente assunta dal Dottore, e persino della lacrima clandestina che, scorrendo sulla sua gota, fu interrotta a metà da un tempestivo indice.
Il Dottore stesso, tuttavia, non riusciva a capacitarsi di quel repentino cambiamento d’animo: sapeva che qualcosa era scattato in lui, ma non sarebbe stato in grado di definirlo o individuarne una possibile causa. La sua smania di capire e apprendere, peraltro, pareva del tutto inattiva in quel momento: qualcosa gli aveva reso la testa pesante, e statica.
“Una palude di colore arancio che pullula di piante acquatiche porose con fiori giganteschi…” mormorò inaspettatamente Susan, avanzando ancora d’un passo al limite della riva, l’ultimo che poteva compiere senza bagnarsi i piedi “… un cielo che scorre veloce, tinteggiato di viola… che cos’è, Dottore?”
Questo esitò qualche attimo, gli occhi penetranti fissi su un punto imprecisato del cielo, poi rispose con voce piatta:
“Non lo so. Ma certamente non mi sta facendo del bene”.
Susan s’accigliò subito: tutto l’ammaliamento che l’inusuale paesaggio le aveva inflitto si dissolse, sostituito dalla diffidenza.
“Cioè? Cosa c’è che non va?”
Il Dottore abbassò lentamente lo sguardo, le mani che ghermivano con foga l’interno delle tasche. Gettò indietro il capo e sorrise, tristemente, piegando in basso un’estremità della bocca.
“Oh, qui? Nulla. Proprio nulla. È un bellissimo posto, ben lungi dal costituire una minaccia. Puoi stare tranquilla” s’affrettò poi a rimediare, anche se in modo poco convincente.
Susan si rabbuiò ancor di più.
“Non tenermi all’oscuro delle cose, Dottore!” lo rimproverò, incollerita “Come al solito…!”
D’un tratto, il Dottore tirò su col naso e accantonò la tristezza, riprendendo i toni abituali – tranne che nei contenuti:
“Non è niente, Susan! È solo che…  sono vecchio, sai? Ho molti grilli per la testa ed ogni singolo posto può far scaturire in me delle emozioni legate a un ricordo, o…”
“Che ricordo?”
Il Dottore arricciò buffamente il naso e fece: “Mmmh.” Poi, proseguì, facendo spallucce: “Nessuno. In verità, non sono mai stato qui. Non c’è qualcosa che mi ricordi anche solo lontanamente qualcosa di familiare… è solo tutto molto affascinante, suppongo”
Susan sorrise intenerita, accoccolando la testa sulla sua spalla e dondolandosi piano con tutto il corpo.
“Lo è. È veramente affascinante”
Il Dottore sospirò forte: “Già”.
Sollevata una mano, prese ad accarezzarle la schiena, poi la nuca; avvicinò poi, lentamente ed inesorabilmente, le labbra alla sua guancia. Susan fremette: gli cinse la schiena con amore e premura  e lo strinse forte.
Lui le sfiorò altre tre volte il viso con la bocca, prima di mormorare, mezzo intontito dal panorama, le scarpe umide e la strana eppure naturale sensazione, un nome, con una sorta di voluttuoso trasporto:
“Rose…”
Susan si staccò immediatamente, aprendo la bocca e allontanandosi di due passi. Era rossa di vergogna.
“Che… che hai detto?”
Dapprima, il Dottore apparve molto confuso dalla sua reazione; dopodiché, iniziò a prendere coscienza del misfatto e a rimanerne allibito lui stesso.
“Hai detto Rose”
E così la verità esplose come una granata nel midollo della sua passione, in una straziante, interminabile eco di quella parola: Rose.
“N-no, non l’ho detto!” replicò, mettendo istintivamente le mani avanti a sé.
Il volto della ragazza era come rimasto offuscato dal turbamento: nessuna emozione era più riconoscibile.
“Ho sentito molto chiaramente” ribatté, le sopracciglia inarcate “Ho sentito con quanta serietà prendi tutto questo. Ma non ha alcuna importanza”
“Susan… a volte certe cose appaiono in una certa maniera, pur avendo scarso significato. È una di quelle volte. Ora, io non ti chiedo di ignorare, ma di darvi l’importanza che merita… soprattutto considerando lo strano posto in cui ci troviamo…”
Il Dottore puntò sapientemente sulla fiducia incrollabile che Susan riponeva nelle sue capacità di analisi per tentar di guarire il suo orgoglio ferito. Nel contempo, si consumò a forza di domandarsi come quel nome gli fosse nato sulle labbra… come?
   
 
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