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Autore: Sexy_Shit    10/03/2014    1 recensioni
I bambini non dovrebbero mai andare a dormire; si svegliano più vecchi di un giorno e, senza che uno se ne accorga, sono cresciuti.
E ora siamo nel pieno della vita, ce lo dicono tutti.
Se cadi nella merda o affoghi, o ti rialzi.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia. Stupida e bagnata pioggia. Pioggia a Londra, pioggia a Manchester, pioggia a Liverpool. Pioggia in tutto il regno unito. Melanie odiava la pioggia. La costringeva in casa. Sbuffò e si diresse in cucina. L'orologio appeso alla parete segnava le due e mezza di pomeriggio. La bionda aprì il frigo in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti, sebbene avesse finito di pranzare solo un'ora e mezzo fa.

- questa pioggia mi farà ingrassare. - disse ad alta voce.

Si spaparanzò sul divano in compagnia di ipercalorici biscotti al cioccolato e un bicchiere di latte, quando suonò campanello.

- Melanie vai tu! - urlò la madre dal piano di sopra.

- sempre a scopare stai! - urlò la figlia di rimando.

- meno male che ci sono io che pulisco questa casa! -

Rise e si alzò dal divano, per andare da aprire. Quella donna le assomigliava in tutto e per tutto.

- oh, ciao Harry. -

- ciao. - disse il moro sorridente.

- piove. - gli fece notare la bionda, nascondendo in queste due parole anche la domanda “che cazzo ci fai a casa mia con questa pioggia alle due di pomeriggio?”.

- l'ho notato. - disse scrollando i ricci come un cane. Evidentemente non aveva intuito.

- cerchi Liam, immagino. -

- sì, io-

- bè non c'è. - lo interruppe - è con la sua “girlfriend” da qualche parte a Manchester. -

- allora, magari, no so...ti va di farmi entrare in casa? -

- pedaggio. -

- cosa? - chiese aggrottando la fronte.

La bionda allungò la mano e gli fece intendere che voleva qualcosa in cambio. Adorava mettere in crisi le persone. Lui infilò le mani nelle tasche e frugò attentamente per estrarne una scatola di mentine e venti centesimi. Melanie sospirò e lo feci entrare. Lui sorrise e varcò la soglia. Adorava il modo in cui faceva roteare gli occhi quando era scocciata.

- salve signora Payne. - disse cortesemente Harry, salutando Victoria che indossava solamente un asciugamano ed era ancora bagnata dalla doccia.

- oh, Harry caro, non sono più la signora Payne da un po' ormai. - disse lei, facendo la ragazzina.

- due settimane oggi. - disse la figlia per fargli capire che in realtà non era poi così tanto tempo.

- oh, mi dispiace. - disse il riccio.

- oh no, non devi dispiacerti. Non vedevamo l'ora, vero Mel? -

- oh, sì...non vedevamo l'ora... - rispose atona.

- oh, bè...l'importante è che voi siate felici. - disse mettendo in mostra le sue adorabili fossette da bambino innocente. Adorava anche fare il cascamorto con le madri dei suoi amici e a Melanie faceva venire la nausea.

- ma come sei dolce Harry! Dovresti venire più spesso a trovarci. -

- certo, come no... - disse seccata la bionda.

Prese Harry per un braccio e lo condusse al piano di sopra, nella sua camera. Chiuse la porta a chiave e si voltò a guardarlo. Si era sdraiato comodamente sul suo letto e si era messo a giocherellare con un paio di mutandine. Lei si avvicinò e gliele strappò di mano, nascondendole in un cassetto. Il moro scoppiò a ridere. Lei sospirò e andò ad affacciarsi alla finestra.

- non si direbbe che sei felice di vedermi. -

- infatti. -

- lo so che mi adori. - insistette lui.

- ti sbagli. -

Harry si sistemò sul letto, prendendo in mano questa volta un reggiseno di pizzo blu scuro. Gli piaceva il blu, lo eccitava. Lo osservò un'ultima volta e lo nascose sotto alla schiena.

- se è il tuo periodo non è certo colpa mia! -

La bionda si voltò e lo fulminò, per poi addolcire il suo sguardo. Adorava i suoi occhi.

- scusa... - disse lasciandosi cadere di peso sul letto, accanto a lui.

Si stese a pancia in su a guardare il soffitto bianco. Anche quello era dannatamente deprimente.

- sai cos'ho davvero voglia di fare? - chiese fissando l'intonaco scrostato.

- sesso. -

Il riccio si voltò sul fianco destro, per osservarla meglio; voleva capire se facesse sul serio. Si avvicinò a lei e posò le labbra sulla sua mascella.

- vuoi farlo ora? - chiese con una voce roca e sensuale che non aveva mai tirato fuori con lei.

- cosa? - chiese la ragazza ridendo istericamente, anche se le era venuta la pelle d'oca.

- sei stata tu a proporlo. -

- no, io ho detto che ho voglia di farlo. Non che devo farlo con te. -

- ma lo vuoi. -

- no! - urlò sedendosi sul letto - sei uno degli amichetti del cuore di mio fratello, non potrei mai farlo. -

- come vuoi... -

Lo guardò dall'alto; nella posizione in cui si trovava, con le gambe incrociate e le mani dietro alla testa, sembrava un dio greco.

- dai, tira fuori la roba e sta zitto. - gli ordinò per distrarsi.

Sospirò e cacciò fuori una scatolina metallica dalla tasca posteriore del jeans per poi passargliela. L'aprì. Annusò il contenuto e chiuse gli occhi, beandosi del profumo.

- amo l'odore dell'erba appena tagliata... -

Lui scoppiò a ridere – sei pessima. -

La bionda sfilò una cartina lunga dal pacchetto mentre lui fabbricava un filtro di cartone. Prese un po' di tabacco e lo adagiò sulla cartina, insieme al resto. Ormai era diventata abile a girare. Prese il filtro e lo posizionò sulla cartina. Leccò il bordo adesivo e il gioco era fatto.

- accendino. - disse ammirando l'opera d'arte.

- voglio fare io il primo tiro. - disse il moro cercando di sfilarle di mano l'oggetto, come un bambino capriccioso.

Lei scosse la testa – chi arriccia appiccia. -

Il ragazzo sbuffò e glielo porse. Era una legge inviolabile ormai. La bionda lo prese in mano e diede fuoco all'estremità senza filtro e aspettò che ardesse adeguatamente, per poi fare il primo tiro. Tornò a sdraiarsi sul letto accanto a lui. Fece un altro tiro e poi gliela porse.

- mi devi venti sterline. - disse il moro aspirando.

- così tanto? -

- ho offerto io anche l'altra volta. -

- per fortuna che siamo amici... -

Tornò a impossessarsi di nuovo dell'oggetto e fece un altro tiro.

- è roba buona, questa. E sono riuscito a fare anche un buon prezzo. -

Annuì ed espirò il fumo denso, disegnando delle curve sinuose nell'aria. Pensò che sembravano dei nastri lanciati in aria da delle ballerine.

- dov'è tuo padre ora? - le chiese fissando il soffitto.

- in Italia, da qualche parte, con la sua ragazza. -

- ma davvero tua madre è contenta? -

- sì. Lei è rimasta incinta di Liam quando era molto giovane, quindici anni forse. È stata costretta a sposarsi. -

- e tu sei felice? -

- importa? -

Spense il mozzicone sul posacenere sopra al comodino.

- a me importa. -

Melanie rise – e perché dovrebbe? -

Il ragazzo si voltò su un fianco e si avvicinò a lei. I suoi occhi color nocciola, così comuni ma allo stesso tempo così particolari, lo intrigavano. Anche perché lei sapeva usarli molto bene.

- perché sono l'amichetto del cuore di tuo fratello. -

Lo guardò negli occhi. Non capiva più che intenzioni avesse. E forse non le importava nemmeno. Aveva la testa leggera. Scoppiarono a ridere insieme. Non c'era motivo di ridere, ma quella scena le sembrava così comica.

- non ti vergogni a provarci con la sorella di Liam? Il bravo ragazzo che si fida ciecamente dei suoi amici? -

- non ti vergogni a sedurre un ragazzino innocente? -

La bionda rise di nuovo.

- non si dicono le bugie. - disse pizzicandogli il naso.

Lui le prese la mano e le baciò il dorso. I suoi occhi le lanciarono uno sguardo di maliziosa sfida. La ragazza si alzò da letto e si appoggiò alla scrivania. Lui rise. Lei si voltò dall'altra parte e iniziò a mettere a posto i fogli sulla scrivania per distrarsi da tutto il ben di dio che stava buttando nel cesso, quando Harry decise di alzarsi, e di ritentare. Le cinse i fianchi con le mani e accostò le labbra al suo orecchio.

- non scappare da me. - sussurrò sul suo collo.

- Harry non... -

- non vorrai dirmi che adesso sei una brava ragazza. -

- mia madre è di sotto... -

- una volta sola... - implorò con voce melliflua.

Chiuse gli occhi e si abbandonò completamente a lui. Le sue mani strinsero la stoffa della felpa blu che portava la ragazza, bramose di toglierla di mezzo. Lei si voltò in cerca delle sue labbra che lui non le negò. Sapevano di fumo e marijuana; non che quel sapore la facesse impazzire, ma si immaginò che anche lei non doveva avere un alito fresco e profumato. Si lasciò portare sul letto. Prese i lembi della felpa sollevandoli, togliendo quella e la T-shirt in un unico gesto. La sua pelle perennemente abbronzata faceva invidia a qualsiasi modella, per non parlare del suo fisico. Melanie non era di certo una ragazza timida e riservata, anzi; non perdeva mai l'occasione di infilarsi in vestitini succinti che a malapena le coprivano le mutandine per mettersi in mostra. Adorava che i ragazzi pendessero dalle sue labbra, avere il controllo della situazione. La faceva sentire la regina del mondo. In effetti, non ci voleva molta fantasia per immaginare come fosse il suo corpo, ma Harry se lo era sempre chiesto. Non gli bastavano la scollatura vertiginosa e la gonna inguinale, voleva vedere di più. Liam sembrava un estraneo ora. Le sganciò il reggiseno liberando i suoi seni. Erano come se li era sempre immaginati, pieni e sodi. Si avventò subito su di essi, senza riuscire a resistere. Melanie era combattuta; non sapeva se donarsi al piacere o se dovesse resistere, per non deludere il fratello.

- cosa c'è? - chiese il riccio slacciandosi la cintura e abbassando i pantaloni. Aveva notato l'indecisione nel viso della giovane.

Lei lo osservò dall'alto in basso, con sguardo malizioso. Si tolse anche la maglietta, per convincerla a non cambiare idea. E la cosa sembrò funzionare. Allacciò le cosce ai suoi fianchi e lo tirò nuovamente su di se. Il ragazzo la liberò dalla stretta dei leggins. Sentiva l'eccitazione del ragazzo premere contro il suo inguine. Sporse avanti il suo bacino, facendolo scontrare con quello del ragazzo, che gemette.

- tua madre crede che sei ancora vergine? - chiese Harry ansimando.

- ovvio che no! -

Prese i lembi dei suoi boxer neri e li calò giù, facendo schizzare fuori il suo membro. Harry ansimò.

- è stata la prima a cui l'ho detto. Dopo Eva. -

Melanie si impossessò delle sue labbra prima che potesse dire altro. In quel momento ogni rumore le avrebbe dato fastidio, tranne i loro respiri. Si liberò anche degli slip e in poche mosse fu in lei. Non c'è tempo per le precauzioni, basterà che esca prima di venire, pensava la ragazza, che ormai di esperienza ne aveva. Ad ogni suo movimento le scappava un piccolo sospiro. Non voleva lasciarsi troppo andare, altrimenti sua madre avrebbe capito. I ricci voluminosi di lui gli ricadevano disordinati sulla fronte sudaticcia. La collana che portava al collo cadeva sul petto di lei. Era una sottile catenina d'argento con appeso un anello del medesimo materiale.

- ti da fastidio? -

Rispose con un piccolo gemito. Così, con un gesto repentino, se la tolse e la gettò a terra, tra i vestiti.

Era dalla prima volta che l'aveva vista che aveva desiderato questo momento. Il momento in cui fosse stato lui a dominare, dato che, di solito, era lei il capo. Tutti la consideravano tale, in qualsiasi situazione. Capo classe, capitano della squadra di pallavolo, capo del comitato studentesco, capo del suo gruppetto di amiche, capo di chiunque. Ma lei non lo faceva apposta, le veniva naturale. Tutti volevano un suo consiglio o un suo parere. Melanie Payne. La migliore. Ma ora no di certo, con quell'espressione di profano piacere, la mascella serrata per trattenere i gemiti e il naso arricciato per l'approvazione. Per non parlare della fronte imperlata di sudore e delle gote arrossate. Era tutt'altro che presentabile, eppure Harry la trovava bella come mai prima d'allora.

- ti piace biondina, eh? - le sussurrò il moro all'orecchio.

Lei gli morse il collo, facendolo quasi urlare di dolore.

- non chiamarmi biondina, riccio. -

I loro sguardi si intrecciarono: odio, passione, rabbia, forse amore. Fatto sta che quegli occhi color nocciola riuscirono a farlo sentire impotente ancora una volta, e quegli occhi verdi su cui non si era mai soffermata più di un istante la fecero rabbrividire per la prima.

 

Victoria se ne stava tranquillamente appoggiata al ripiano da cucina sorseggiando del tè caldo. Sapeva perfettamente quello che accadeva al piano superiore e sapeva anche che tra qualche minuto suo figlio sarebbe tornato e sarebbe andato a bussare alla porta della sorella per reclamare l'amico venuto in visita. La donna sospirò e bevve l'ultimo sorso di tè dalla sua tazza. Si alzò e si diresse al piano di sopra.

- ragazzi...sono quasi le cinque...avete fame? - si preannunciò prima di bussare due volte alla porta.

- cazzo. - disse Melanie infilandosi la biancheria intima e guardando nervosamente l'orologio di Barbie appeso alla parete.

Harry sbuffò, stiracchiandosi sul letto.

- rivestiti idiota! - sussurrò scocciata facendogli finire i boxer dritti in faccia.

- ragazzi ci siete? -

- adesso veniamo giù mamma, non occorre che stai qui fuori dalla porta! -

Raccolse i capelli in una coda di cavallo e aprì la porta.

- potresti anche aspettarmi. - la rimproverò il riccio.

- io non aspetto nessuno. - civettò lei, attraversando la soglia della porta per poi scendere le scale.

Il ragazzo saltellò con una scarpa in mano fino alla porta, dove si appoggiò allo stipite e la infilò al piede.

- ciao sorella. - disse Liam vedendola entrare in cucina.

- ciao Melanie. - disse la mora seduta accanto a lui.

La bionda ignorò il saluto di entrambi e spalancò la porta del frigorifero.

- Melanie, saluta Grace. -

- Liam, non occorre che... -

- salutala. -

Melanie si voltò con in mano un bicchiere d'acqua e guardò prima il fratello e poi la ragazza. Non è che la odiasse o che fosse antipatica...semplicemente non voleva che cercasse di diventarle amica, come invece Grace sperava che accadesse. Secondo Melanie non aveva ne stile, ne carattere, quindi non la voleva tra i piedi.

- ciao Grace. - disse sorridendo -Liam. - fece un cenno verso il fratello.

- avete passato una bella giornata? -

La ragazza con grandi occhi neri e boccoli altrettanto neri si aprì in un sorriso smagliante.

- oh, bè, ha piovuto quasi tutto il giorno ma ci siamo divertiti lo stesso, vero Liam? -

- sì, è stato bello. -

I loro sguardi si incrociarono e si scoccarono un tenero bacio.

Disgustoso, ecco che cosa pensava Melanie. Alle loro spalle spuntò Harry.

- oh Harry, eccoti qui caro! - gufò Victoria – pensavo che ti fossi perso! - disse ridacchiando da sola.

Il riccio mise in mostra il suo sorriso a trentadue denti.

- non si preoccupi, ero solamente in bagno. -

- mi aspettavi? - chiese Liam.

- tutto il pomeriggio ti ho aspettato amico! - esclamò scocciato, lasciandosi cadere sulla sedia accanto a lui.

- Melanie non ti ha detto che ero fuori? -

- e io che ne sapevo. - corse a salvarsi la bionda.

- te l'avrò detto almeno tre volte ieri. E una stamattina, prima di uscire. Che cazzo hai al posto del cervello? -

- forse, semplicemente, non m'interessava. - rispose pungente, sempre con il suo sorriso strafottente.

Il biondo scosse la testa.

- ehi, oggi è venerdì! - disse Harry sollevandosi dalla sedia.

- al venerdì si esce. - disse Liam voltandosi dalla parte dell'amico.

Harry si avvicinò al suo volto.

- e quando si esce si rimorchia. Sopratutto di venerdì. -

Lanciò un'occhiata alla bionda che nessuno sarebbe stato in grado di decifrare. Nessuno, tranne loro due.

  
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