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Autore: Wise girl    10/03/2014    3 recensioni
Niente Dei mostri e robe del genere solo Annabeth e Percy nel mondo reale.
La storia ha come protagonista la figlia di Annabeth che dovrà accettare un cambiamento che le sconvolgerà la vita.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incontro

Incontro


La campanella suonò segnalando la fine della lezione e l'inizio dell'intervallo: tutta i miei compagni corsero verso la porta spintonandosi per essere i primi ad uscire e arrivare primi alle macchinette per avere la scelta migliore, io però non mi mossi.


Rimasi seduta a pensare a quello che mi aveva detto mia madre tre sere fa.


"Sai dovresti mangiare qualcosa" disse una voce sedendosi accanto a me, mettendomi davanti agli occhi un muffin.


Jerry, uno dei miei più cari amici dalla quinta elementare: è alto, i capelli neri mossi e gli occhi color nocciola.


"Emily mi vuoi dire cosa c'è? È da ormai tre giorni che sei cosi!" Mi domandò stufo di questo mio comportamento, vedendo che rifiutavo il muffin.


Di solito non amavo quando gli altri si preoccupavano per me, ma quando lo faceva Jerry mi dava una sensazione strana … poi non potevo non dirgli niente.


"Non so come dirlo, mia madre a conosciuto un uomo e si è innamorata" mi fermai un attimo.


"Ma Emily è una notizia fantastica! Voglio dire tua madre ricomincia ad amare un uomo..."


"Partiamo domani per New York!" Annunciai zittendolo, “lui abita là” aggiunsi.


Rimanemmo entrambi zitti fino al suono della fine dell'intervallo, ci aspettavano due ore di geografia.


Alla fine delle due ore di lezione, che parvero interminabili, tutti uscirono felici di trovarsi liberi all’area aperta.


Nell'atrio mi ritrovai come al solito con il mio gruppetto d'amici: Shannen, Bryan, Jerry e Lucy, a parlare in attesa che Grover venisse a prendermi.


Di solito si parlava del più e del meno o di quanto fossero pesanti le lezioni, ma quel giorno attendevano tutti delle informazioni sulla mia partenza.


"Emily, allora è vero? Parti?" Mi chiese triste Shannen.


"A quanto pare si. Mia madre a già sistemato tutto con la scuola, parto domani mattina presto", confessai a malincuore.


"La scuola senza di te non sarà più la stessa. Lo sai, vero?" confermò Lucy con gli occhi rossi.


Lucy era l’unica che conosceva il mio passato, a parte Jerry, ma a differenza di lui, lei capiva perché non ero quasi mai allegra e mi sosteneva in ogni momento. Ha i capelli marroni che porta a caschetto e gli occhi chiari.


È molto sveglia per la sua età, l'unico difetto che ha è che si commuove un po’ troppo spesso.


"Lucy, così mi fai piangere, ci possiamo sempre vedere con Skype e sicuramente ci rivediamo, magari per le vacanze" la rassicurai io.

Lei mi abbracciò, l'abbraccio fu seguito da quelli di Shannen e Bryan.


Shannen e Bryan sono fratelli, anche se è difficile crederlo: lei ha i capelli rossicci e porta gli occhiali, Bryan invece è biondo, l'unica cosa che non li differenzia sono gli occhi verdi con accenni a un marrone chiaro.


Dopo l'abbraccio si avviarono per la strada che gli conduceva a casa. Rimanemmo soli io e Jerry.

"E così finisce qui? Voglio dire cioè te ne vai?" domandò lui, anche se sapeva benissimo la risposta.


Io mi limitai a accennare un lieve si con la testa.


"Mi mancherai...più di tutti" sussurrai soprattutto le ultime tre parole a bassa voce.

"Anche tu" mi rispose.


A quel punto i nostri corpi si avvicinarono a tal punto da sfiorarsi, esitammo un attimo e poi mi alzai sulle punte per dargli un bacio, in altri momenti sarei stata felicissima di baciare un ragazzo, ma quello era un bacio d'addio malinconico.


Ad un certo punto il clacson di un auto suonò "Grover, devo andare ciao" gli dissi staccandomi dal bacio e dirigendomi alla macchina.


Arrivati a casa Grover aveva preparato dei panini che mangiammo davanti alla televisione.


"Dové mamma?" Chiesi.


"Doveva finire delle cose al lavoro" rispose dando il primo morso ad un panino.


"Com’è... il ragazzo di mamma" chiesi esaminando il mio panino.


"Molto dolce, almeno quando l'ho visto mi è sem..." affermò.


Aspetta un attimo che vuol dire l’hai visto?!” lo interruppi, ma proprio in quel momento la porta si aprì.

"Sera" urlò Grover alzandosi dal divano.


"Ciao" disse mamma baciandogli la guancia, poi si rivolse a me "signorina, tu non mi saluti?!".


Io mi limitai ad un leggero cenno con la mano, lei sorrise. Non sorrideva da tempo ormai, poi mi diede un sonoro bacio sulla guancia e si mise a parlare con Grover.


La notte mi continuavo a rigirare nel letto, mi passavano per la mente un miliardo di cose: il bacio con Jerry, il discorso con Grover , l'abbandonare i miei amici, il fatto di dovermi rifarmi una vita una volta a New York ma soprattutto la felicità di mamma.


Decisi che era giusto così: anche se lasciavo i mie amici per convivere con un tizio che non conoscevo la mamma sarebbe tornata dopo tanto felice ed era questo l'importante.


Il giorno dopo alle sei mi alzai e mi preparai per il tragitto in macchina fino all'aeroporto.


Finita la colazione salimmo in macchina per arrivare pochi minuti dopo in aeroporto, scendemmo e ci dirigemmo al check-in, infine arrivammo davanti alla coda per il metal detector.


"Bene, a quanto pare qui le nostre strade si dividono" disse Grover col suo solito tono che trasmette allegria.


"Si" sospirò mia madre abbracciandolo.


Aspetta Emily ti ho preso un regalo”. Grover mi porse uno strano oggetto.


E’ un acchiappasogni, serve per intrappolare i bei sogni” mi spiegò.


Io lo abbracciai: "grazie…sarai sempre tu il mio primo papà" gli sussurrai, lui mi strinse ancora più forte.


Poi io seguii mia madre nella coda per il metaldetector, una volta saliti sull'aereo ci preparammo per il volo che non fu tanto male, se non teniamo conto del fatto che sedevo vicino a una famiglia felice.


Una volta atterrati nell'aeroporto di New York contai i minuti che ci mancavano per incontrare l'uomo che mi avrebbe sconvolto la vita, per quanto ancora si possa sconvolgere. Recuperammo le valige dal rullo trasportatore e ci incamminammo verso la sala degli arrivi.


"Ehi! tutto bene amore?" Mi chiese posandomi una mano sulla spalla.


Io non parlai.


"Tesoro lo so che è difficilissimo anche per me, credimi, ma vedrai come sarà facile tra qualche giorno" mi rassicurò.


"Non è mai stato facile" dissi tristemente.


"Lo so, ma vedi...tu sei una persona dolcissima che mette sempre le priorità degli altri al posto suo, sei fortissima! Ce la fai a fare questo sforzo in più, lo so che ti chiedo tanto ma vedrai che adesso le cose andranno meglio" mi chiese. Nella sua voce c’era approvazione, richiesta, compassione ma anche un po’ di felicità.


Io l’abbracciai forte e mi impegnai al massimo per dire un si abbastanza convincente.


Uscimmo dalla porta a vetri ed io notai subito un uomo più o meno della stessa età di mamma, e che uomo! (per un attimo desiderai di aver ereditato la capacita di scegliere gli uomini di mamma) era alto, muscoloso ma non troppo, con una chioma ribelle di capelli di un nero corvino e due bellissimi occhi verdi brillante.


Capì che era lui che ci stava aspettando perché mia madre affrettò il passo.


"Ciao!" proclamò il signore dando un lieve bacio sulle labbra di mamma.


"Ciao, ti presento mia figlia Emily" annunciò mia madre indicandomi.


Lui mi guardò rivolgendomi un sorriso io feci lo stesso, ma il mio si spense non appena vidi un ragazzo che si teneva al cappotto dell'uomo, aveva all'incirca 13 anni. Mi ricordava Jerry tranne per gli occhi, color verde pistacchio, anche lui aveva il mio stesso identico umore.


"Ah si e lui è Luke, mio figlio" chiarì l’uomo.


"Ma che maleducato che sono! Tua madre mi conosce bene, ma tu no, sono Percy Jackson" disse porgendomi una mano.


  
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