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Autore: lillixsana    12/03/2014    6 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
Fissando il nome scritto in grassetto sul campanello feci un sorriso amaro, quella casa, era la rappresentazione simbolica della mia rinascita. Non ero scappata, semplicemente ero pronta a voltare pagina...
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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AMA IL TUO LAVORO!




 
 
 

Mi ero alzata dal letto anche prima che la sveglia suonasse quella mattina, odiavo svegliarmi presto, ma dopo quaranta minuti passati  a girarmi e rigirarmi nel letto come una centrifuga non potei fare altrimenti.
La giornata che stavo per affrontare mi metteva una fastidiosa ansia a dosso, ma cercai in ogni modo di reprimerla, pensando che, alla fine, era solo uno stupido lavoro(non lo era affatto, ma dicono che autoconvincersi serve).


Per l’occasione abbinai un paio di pantaloni grigi a palazzo che aderivano perfettamente alle mie gambe, decisamente troppo magre per i miei gusti, ma che ci si può fare… la depressione porta anche a questo, si sa! Insieme ad un top a fascia bianco, coprendo le spalle con una giacca del medesimo colore del pantalone. Sistemai i capelli lisciandoli con pochi colpi di piastra e, truccai il viso con toni di terra. Nel giro di un’ora ero pronta, l’unico problema era che l’orario lavorativo partiva dalle nove ed erano ancora le otto meno dieci.


Sbuffai sonoramente e mi accomodai su uno dei braccioli del divano, mi ritrovai a pensare che, se mia madre in quel momento fosse stata con me avrei ricevuto una miriade d’imprecazioni, seguite da urla in cui ci sarebbero state frasi come: “ti ho detto mille volte di non sederti sui braccioli” oppure “ora capisco perché ogni divano che abbiamo in casa è deformato”. Mi scocciava ammetterlo, ma la mia solita vita mi mancava, e parecchio anche.


Abbandonando i pensieri guardai l’orologio. Segnava le 8:15, decisamente troppo presto, considerando che il tragitto casa lavoro era percorribile in dieci minuti, ma decisi comunque di uscire. Alla fine un po’ d’anticipo non poteva che essere ben visto, no?
 

Compiuto il solito tragitto arrivai a destinazione, l’imponenza di quella struttura non avrebbe mai smesso di sorprendermi. A passo incerto mi diressi all’entrata, notando con mia grande sorpresa, che il posto era già stracolmo di persone. Magari, avrei potuto vagare indisturbata per l’azienda per qualche altro minuto… prima di andare dal mio raggiante capo e dalla sua oca giuliva preferita.


Notai che sulla parete di fronte alla reception era attaccata una stampa gigantesca, la quale rappresentava tramite numerazioni e colori i vari settori dell’azienda. Curiosa andai a cercare il “mio” reparto, punticchiando con l’indice lo individuai: era di un rosso scarlatto, il che, mi riportò alla mente il colore del rossetto di quella decerebrata. Non avevo mai provato tanto astio per una persona a me fondamentalmente sconosciuta, ma con lei… era stata elettricità allo stato puro, ma che dico… doveva colpirla una scarica elettrica, in faccia.


Stavo gongolando nel sadismo dei miei pensieri, quando, in mezzo secondo, mi ritrovai a terra. Con una pila di documenti in braccio e, una sottospecie di uragano dai capelli rossi di fronte, che gattonando cercava di recuperare le cartelline sparpagliate chiedendomi umilmente perdono.


Certo, che per essere il primo giorno di lavoro, era iniziato in modo davvero inusuale.


-oh dio, sono una frana! Scusami! Anzi, mi scusi!-


-no, non preoccuparti! E non darmi del lei, te ne prego-


-mi spiace infinitamente-


La ragazza che fino a quel momento era stata china a raccogliere quanto più riusciva, ora aveva alzato gli occhi su di me. Era proprio carina, e i suoi occhi smeraldini velati dal dispiacere mi commossero quasi.


-avanti, non è mica successo nulla!- 


Le sorrisi nel modo più rassicurante che conoscevo e, sembrò funzionare, dato che fece un sonoro sospiro di sollievo. Ci alzammo entrambe, e l’aiutai a raccogliere gli ultimi fogli rimasti a terra.


-la mia distrazione mi porta sempre a far danni, per non parlare delle mie pessime figure…-


-ma che importa, mi dispiace per te… ti toccherà relegare di nuovo tutto-


-queste scartoffie?- soffiò indicando la miriade di documenti tra le sue esili braccia-in realtà le portavo nel reparto riciclaggio, fortunatamente è tutta roba da buttare-


-beh, buon per te allora-


Finalmente la mattinata aveva iniziato a prendere una buona piega, la mi ansia pian piano stava sfumando. Non avevo minimamente vagliato l’opzione di fare due chiacchiere con qualcuno… ma, a quanto pare, sarebbe stata la scelta migliore fin dall’inizio.


-sei nuova di qui? Non mi sembra di averti mai vista- mi riscosse la voce della rossa


-si, sono stata assunta al reparto organizzazioni generali… è il mio primo giorno-


-accidenti! Spero che tu sia un tipo moooolto paziente-


Recepii quasi immediatamente ciò a cui si riferiva, ma decisi comunque di fare la vaga.


-non capisco, a cosa ti riferisci?-


-al fatto che lavorerai sullo stesso piano di uno dei direttori di questa gigantesca cupola in cui siamo “intrappolate” e, il tuo fenomenale capo settore è la versione mal riuscita di pretty woman…-


Colpita e affondata. Ero sollevata, quanto scocciata. Da un lato significava che non ero io ad essere troppo selettiva(sollevata), ma dall’altro valeva a dire che le mie supposizioni sull’inferno che avrebbe aperto le porte alla sottoscritta non erano solo supposizioni(scocciata).


-si, ho avuto il “piacere” di fare la conoscenza di entrambi, ieri. Non mi sembrano dei gran simpaticoni-


-ama il tuo lavoro, ama quello che fai… tanto in questa sede, tre quarti dell’azienda ha un caratteraccio.
Prima ti adegui, meglio è!- disse buttando gli occhi al cielo


-e tu? Sei anche tu nei tre quarti?- la misi alla prova


-io? Oh tesoro, io sono la punta della piramide!- mi strizzò un occhio e scoppiammo a ridere entrambe, quella ragazza era davvero simpatica.


-devo andare all’appuntamento con i miei strozzini adesso- esordii squadrando l’orologio moderno appeso alla parete, che segnava le 08:47.


-buona fortuna! Spero di rivederti in giro-


-anche io, magari restando in piedi la prossima volta!-


-concordo!- disse ridendo e porgendomi la mano, che prontamente afferrai.


-il mio nome è Kagome-


-Ayame-


Dopo un’altra occhiata divertita, scambiata con quella ragazza  che mi aveva messo tanto buon umore, andai a prendere l’ascensore.


Scesa al mio piano tornai di fronte alla scrivania della vipera e, mi sorpresi trovandola vuota. Come aveva detto il bell’imbusto ieri? Precisione, puntualità. Pezzo d’idiota!


Rimasi ferma per qualche minuto, poi scocciata cominciai a vagare con lo sguardo. Senza alcun risultato dato che di lei, non c’era ombra. Non che la cosa mi dispiacesse sia chiaro, anzi, meno la vedevo meglio stavo ma… cavolo! Volevo la mia scrivania! E la volevo subito!


Cercai di convogliare tutte le mie energie al centro dello stomaco, per evitare di scoppiare in una serie di schiamazzi decisamente poco delicati che stavano prendendo vita nella mia mente instabile. Per fortuna, o sfortuna… dipende dai punti di vista, in quel dannato luogo c’erano orologi ovunque. Questo mi portò a notare che erano passate le nove da ben dodici minuti. Minuti, che la signorina Yura avrebbe sicuramente usato contro di me, se mi fossi spostata di lì prima del suo arrivo.


Pur mettendo in conto questa cosa, le mie gambe si mossero in modo quasi autonomo, dirigendosi verso l’ufficio di un’altra delle persone che, se non fosse stato per puro scopo lavorativo non avrei mai voluto rivedere. Percorrendo il tragitto fatto il giorno prima mi ritrovai fuori dal bellissimo ufficio a vetri, con un diavolo per capello e un fastidioso tic all’occhio sinistro che non accennava a mollarmi, men che mai quando proprio con il mio caro occhio ballerino notai “miss vattelapesca” seduta in maniera oltremodo(vogliamo restare delicate?)volgare sulla scrivania del deficiente che, in qualche universo parallelo opposto a quello in cui ci trovavamo doveva essere il mio capo.


Lei era imbambolata come una povera fessa a fissarlo e lui, lui aveva la classica faccia di chi eccitato come un cane si sarebbe fatto il primo peluche gli fosse capitato a tiro. Mi facevano pena, e schifo… ma più di tutti il sentimento che montava in me era la rabbia. Perché io a quel lavoro ci tenevo sul serio!


Diedi una serie di colpetti al vetro, poi, quando finalmente mi degnarono della loro attenzione, mimai un: scusate se interrompo l’idillio! Gesticolando a mo’ di Romeo sotto la balconata della sua bella Giulietta.


Il bastardo mi guardava divertito, con il suo solito sorrisetto da imbecille stampato sulla bella faccia, che, in quel momento, gli avrei volentieri rovinato. Mentre, la signorina che avrebbe dovuto guidarmi con i miei primi passi nel nuovo lavoro, mi stava rivolgendo uno sguardo di fuoco. Dovevo aver interrotto proprio qualcosa di “serio”.


Le porte di vetro scorrevoli si aprirono, dandomi modo di entrare. Non varcai la linea dove prima si trovavano le porte, mi sentivo di troppo! Un ufficio così grande, in quel momento sembrava piccolo, come un angusto sottoscala.


-Yura, credo che la signorina aspettasse te- grande intuizione genio!


-si, capo.. ci penso io- povera serpe velenosa, ho interrotto qualche piano di seduzione? Ben ti sta!


La gatta morta si alzò in piedi e mi raggiunse, la vidi voltarsi e fare un sorriso ammiccante al nostro “capo” per poi esordire con uno scocciato: andiamo.


Iniziai a seguirla, quando la fastidiosa voce dell’imbecille dietro alla scrivania mi raggiunse.


-Kagome-


-mh?- esalai senza dargli troppa importanza, non la meritava!


-ok essere ribelle, ma bastava restare con la lunghezza delle tue gonne. Non pensavo arrivassi addirittura ad usare i pantaloni per farmi una ripicca, ti sono così antipatico?-


Strafottente, antipatico e idiota! Se la rideva il demente! Tsk!


-non è ne una ripicca, ne tantomeno per antipatia. Forse lei è abituato ad avere una linea sottile che la divide dalle sue “dipendenti” ma io ho sempre lavorato rispettando chi è più in alto di me, metaforicamente ovviamente! Però ci tengo a precisare una cosa, non è affar suo come mi vesto, o in questo caso mi svesto- mi costrinsi a riprendere fiato, dato che avevo smesso di respirare più o meno dopo la terza parola –spero che questo le sia chiaro una volta per tutte, signor Taisho!-


-non si trovano più persone come lei in giro, Kagome… sono contento di averla nel mio staff-


Ma, avevo parlato con un muro? O cosa? Ok si, mi aveva fatto un complimento, nulla da ribattere ma… per tutti i Kami quanta pazienza.


-la ringrazio, posso andare ora?-


-assolutamente signorina, dato che mi ha già deliziato della sua presenza non c’è bisogno che più tardi venga qui. Passi una buona giornata!-


Quell’uomo era quanto di più complicato esistesse al mondo. Un momento era un borioso idiota e un attimo dopo diventava la professionalità fatta persona. Per non parlare di tutto il resto del tempo in cui sembrava un divo da copertina, ma quella era un’altra storia.


Raggiunsi Yura alla sua scrivania, e la cosa che ricevetti appena mi intercettò fu un’occhiata truce.


Sembrava la protagonista fantasmagorica di qualche film horror mal ripreso, con la sola differenza che a dividermi da lei non c’era alcun tipo di schermo, per un secondo pensai a quanto mi sarebbero stati utili i vetri di cui era composto l’ufficio di Inuyasha ma, scacciai subito il pensiero insano, prima che potessi scoppiare a ridere come una pazza.


-lavori qui da meno di un’ora e già spero che tu venga cacciata fuori a calci, sai Higurashi?-


-oh, Yura… non sai quanto la cosa sia reciproca-


-bene, almeno non dobbiamo fingere di andarci a genio-


-ti sei tolta un bel peso suppongo, dato che le tue doti recitative sono scarsine- meritavo un premio per la mia supremazia nel farmi nemica il mio capo il primo giorno di lavoro.


-il fuoco, brucia… piccola Kagome-


-ma tu sei solo carbone Yura!-


-e il fuoco saresti tu? Ma non farmi ridere!-


-no, io sono la cenere!-


Pronunciai le ultime parole con un tono che non ammetteva repliche e, per la prima volta, Yura sembrò comprendere che non le sarebbe convenuto prolungare il discorso.


-forza vieni con me, ti porto alla tua postazione- m’intimò e io la seguii senza fare storie.


Arrivai di fronte a una piccola scrivania ad “L” circondata per due terzi da pannelli in finto legno plastificati. Non ero molto lontana dalla sua scrivania ma abbastanza per avere un po’ di tranquillità. Ogni postazione dall’altra distava più o meno un metro e mezzo, non era poi così male.


-allora, novellina- esordì marcando un po’ troppo la parola “novellina” – adesso ti manderò la nostra informatica che ti spiegherà tutto su come organizzare i database del tuo computer. Essendo il primo giorno, non posso assegnarti nulla. Dedicati a recepire bene come ordinare i documenti e le cartelle del pc e sistema la tua postazione. Se hai domande sono al solito posto-  sembrava quasi un’altra persona da come parlava- ma cerca di non scocciarmi!- come non detto! Il solito sssssserpente velenoso!


-d’accordo!- chiara e concisa, anche acida ma erano dettagli!


Sparì lasciandomi sola con la MIA tanto agognata scrivania e, io da brava sognatrice qual’ ero, iniziai a fantasticare su tutto ciò che mi aspettava. Il mio nuovo lavoro mi offriva migliaia di possibilità, in una gigantesca città come Tokyo gli eventi organizzati sarebbero stati totalmente diversi da quelli della mia piccola e umile cittadina. Ero talmente elettrizzata e persa nei pensieri, non mi accorsi del ritorno di Yura che probabilmente accortasi della mia momentanea assenza mentale, si schiarì la voce richiamandomi all’attenzione.


Insieme a lei, aveva fatto capolino una bellissima ragazza. Portava dei leggeri occhiali dalla montatura rosata e una lunga coda di cavallo castana le ricadeva dolcemente sulla spalla destra. Era alta più o meno quanto me e portava un semplice tubino verde petrolio.


-lei è Sango, ti spiegherà tutto ciò che dovrai fare con il computer. La sua postazione è proprio accanto alla tua, quindi, per ogni eventuale problema potrai rivolgerti a lei. Io ora ho delle faccende da sbrigare, credo che non tornerò in ufficio! Higurashi, puoi staccare all’ora di pranzo per oggi, tanto qui non avresti nulla da fare. Ci vediamo direttamente domattina, solito orario lavorativo! Buona giornata!-  girò i tacchi e ancheggiando, come di consueto, andò via.


Alla fine di quel discorso, mi ritrovai a pensare che, probabilmente se Hitler avesse proclamato una dichiarazione di guerra, sarebbe stato molto meno convincente della mia cara amica dalla lingua biforcuta.


La ragazza di nome Sango mi si avvicinò sorridente, ed io sperai ardentemente che non facesse anche lei, parte dei tre quarti di cui aveva parlato Ayame poco tempo prima. Probabilmente, le mie preghiere vennero esaudite da qualcuno di buon cuore lassù, perché, la ragazza che doveva essere una specie di guida informatica per me, era la dolcezza fatta persona. Pazientemente, mi aveva spiegato ogni cosa, ripetendo alcuni passaggi a me poco chiari, anche più di una volta. Dopo svariato tempo passato a “lavorare” decidemmo di andare a prendere un caffe. Yura mi aveva detto di fare la mezza giornata, ed io non potevo che esserne felice. Tutti quei codici mi stavano mandando in tilt.


-ehi Kagome, ti vedo spossata- avevamo già preso parecchia confidenza io e Sango, quella ragazza emanava buon umore.


-si, sono abbastanza stanca- dissi facendo una linguaccia


-sta tranquilla, oggi è così, ma non devi imparare tutto subito. Iniziando a lavorare ti verrà tutto automatico, vedrai!- lo sapevo già da me, ma sentire parole rassicuranti da altre persone era quello di
cui, in quel momento, avevo maggiormente bisogno.


-sarà sicuramente così!- esordii ridacchiando –senti Sango, io oggi faccio mezza giornata e tra dieci minuti il mio orario lavorativo termina, ci vediamo domani ok?- dissi dopo aver visto l’ora.


-perfetto, va a riposarti! Per oggi hai fatto abbastanza- sembrava quasi mia sorella a sentirla parlare così.


-grazie per la pazienza, a domani!- le dissi, allontanandomi per tornare alla mia scrivania e recuperare le mie cose.


Arrivai a casa verso le quattordici e, posando la borsa sul tavolino di cristallo notai un piccolo dettaglio, era pieno di polvere… con estremo disgusto notai che tutta la casa era sporca, così decisi di sfruttare il pomeriggio libero per rimediare alla mia disattenzione dei giorni precedenti. Iniziai a sistemare come meglio potevo: feci una lavatrice, passai l’aspirapolvere, spolverai i ripiani e le mensole. Alla fine mi accasciai sul divano senza forze, ma la soddisfazione sul mio viso la diceva lunga. Avevo fatto proprio un bel lavoro, il mio appartamento era un gioiellino.
 

A riscuotermi dal sonno che si stava impossessando di me fu il suono del campanello. Notai con disappunto che erano le 19:34. Ma chi diavolo era a quell’ora? Koga era fuori città in quei giorni. E la mia mente era troppo stanca per cercare di immaginare chi potesse essere il disturbatore fuori alla porta.

Stancamente mi trascinai sull’uscio afferrando poco delicatamente la maniglia che spinsi giù. Aprii la porta trovandomi di fronte non una, ma ben due persone. Che mi accorsi con mia immensa sorpresa di conoscere.



-Kagome?!?!-  dissero all’unisono









Angolino:
chiedo umilmente perdoooooooooooooonoooooooo T.T ho avuto un pò di... emh cosine da fare e un gigantesco calo d'ispirazione, poi sta sera una piccola molla nel mio cervelletto è scattata e tadaaaaaaaah eccomi qui ahahahaha a parte tutto... sono felice di aver pubblicato dopo questa sorta di mini pausa :) Sinceramente, non so come definire il capitolo... l'ho scritto, forse di getto... forse male... ma l'ho scritto in preda ad una gigantesca voglia di farlo :D fatemi sapere ovviamente le critiche se costruttive sono sempre ben accette :D baci baci
LILLIXSANA
  
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