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Autore: Francine    14/03/2014    0 recensioni
C'è tutta una vita in un'ora d'amore.
(Honoré de Balzac)
Venti tracce per venti canzoni per venti storie d'amore.
Senza tempo, senza confini, senza definizioni.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Caleidoscopio'
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Track 05. Dancer
 
Titolo: Dancer
Autore: Francine
Prompt: #20 Tradimento
Fandom: Saint Seiya – serie classica
Personaggi: Wyvern Rhadamanthys
Rating: Arancione
Avvertimenti: AU 
Eventuali note dell’autore: ho riadattato, sforbiciandola senza pietà, una vecchia storia, scritta male e invecchiata peggio. La Florijana dietro cui sbava, ringhia e bestemmia Rhadamanthys non è mia. La presi in prestito a suo tempo dalla sua mammina, Jean Genie, e ve la ripresento per com’era. Sì, avete letto bene: Rhadamanthys della Viverna. Si tratta bene, la piccola.
Prima pubblicazione: 04.02.2007
Partecipa alla challenge In Love di Marlene;)


She walks on the moonlight snow
She´s winterhearted, so you say
But you don´t see
She´s a dancer on the glass
That´s broken like her past
She would never flee
Fascination is her name

(Dancer - Xandria, 2005)


Tokyo. Una metropoli che fa rima con folla, caos e traffico. Trovare quel palazzetto non è stato difficile. La città è tappezzata di manifesti che pubblicizzano l’evento, e sui principali grattacieli che fanno capo alla Fondazione Grado dei maxischermi riproducono le fasi della gara. E alla stazione della metropolitana più vicina al luogo della competizione, delle gentilissime signorine in minigonna forniscono dei depliant illustrati e completi per trovare il Grade Colisseum
Peccato non conoscere il giapponese, pensa avanzando verso quella che sembra la brutta copia dell’Anfiteatro Flavio. Il depliant ricorda come qualche tempo prima vi si svolgessero le battaglie della Guerra Galattica, e che poi la Fondazione Grado abbia pensato bene di ristrutturarlo e dedicarlo agli sport invernali. 
La guida stacca il suo biglietto e lui si accomoda con quel pensiero in testa. Le battaglie della Guerra Galattica… Ricorda di essersi chiesto cosa passasse per la testa di quella ragazzina viziata, mentre commentavano le battaglie passandosi il cartone dei pop-corn. Un circo di saltimbanchi, né più, né meno. Almeno ad occhio inesperto. 
Qualche addetto ai lavori avrebbe riconosciuto sicuramente mosse e tecniche proprie dei Santi di Athena. Uno come lui, ad esempio. 
Perché mai dei ragazzini dovrebbero lottare per un pezzo di latta?, si chiedeva con la testa di lei tra le mani. Lei sedeva per terra, la schiena sulle sue gambe e il capo leggermente reclinato all’indietro. Osservavano quelle mosse e le commentavano insieme, come maestro e allieva, come amanti, ma mai alla pari. Lui stava sempre sopra, a meno che non gli garbasse l’idea di una variazione sul tema. 
Tenere quella testa tra le sue mani equivaleva a farlo sentire importante. Era un mero gesto simbolico, ma serviva a farle capire che, se gli fosse saltato il pallino, avrebbe potuto schiacciargliela con una sola mossa. Lei era una sua proprietà, un pupazzo con le curve al posto giusto che lui aveva addestrato a fargli compagnia. Sarebbe stata una pedina perfetta, pronta a sacrificarsi per lui, se solo avesse schioccato le dita. E cosa c’è di meglio di un seguace pronto a morire per il proprio maestro? 
Accavalla le sue lunghe gambe e posa il mento nell’incavo della mano. 
Non si è mai spiegato perché lei amasse pattinare. Lo trova uno spreco di energie. Oh, sì, lei è molto aggraziata e leggiadra… ma non è una ballerina, anche se s’illude con tutto il cuore di esserlo ancora. Lei è un guerriero, tanto bella quanto spietata. Perché perdere tempo a suon di musica? 
I suoi compagni lo sfottono per la sua rozzezza e la mancanza di orecchio musicale. Per lui, Bach o un concerto heavy metal sono la stessa cosa, e non ne fa un mistero. Un guerriero è nato per combattere, non per rammollirsi l’animo con la musica. 
C’è stato un tempo in cui lei ha provato a coinvolgerlo nel suo mondo. Lui non gliel’ha permesso. Ricorda quella passeggiata lungo un laghetto ghiacciato, poco fuori il castello di Pandora. E ricorda ancora come le tolse i pattini di dosso e li scagliò lontano, rompendoli in mille pezzi. Lei pianse, probabilmente erano un ricordo di suo fratello, ma lui fece finta di niente. Anzi, per farle ricordare ancora meglio la lezione, la fece alzare e le insegnò a combattere sul ghiaccio. E poi, dopo averla stancata e sfiancata, se la caricò in spalla e la portò nella sua stanza. Spezzarle lo spirito, piegarla al suo volere, renderla una marionetta al servizio del sommo Ade, così com’erano suo padre e quella cricca di disperati che si radunavano attorno al santone dagli occhi neri. Questo doveva fare.
E dire che c’ero arrivato, pensa mentre annunciano il suo nome. Buffo. Adesso gareggerà al fianco di uno di quei pagliacci che aveva deriso anni avanti; il Cigno, l’eroe scappato dal Bol'šoj e caduto nella trappola di Eris e che, grazie a lei, si era liberato. 
Certo, il piano escogitato da Eris faceva acqua da tutte le parti, prima fra tutte il fatto di basarsi sulla possibile – non sicura: possibile – attrazione che la piccola Erii avrebbe esercitato sul biondo eroe del Nord. E poi la tempra dei suoi guerrieri – quattro disperati scappati al sonno della morte che credevano di poter tornare in vita come se niente fosse – si era dimostrata uno scherzo di Carnevale. Perché scegliere dei non morti come combattenti? Per farli risorgere? 
Già, come no?, si dice osservando la sua ex pupilla scivolare sulla pista e tagliare con la lama dei suoi pattini l’aria di ghiaccio. 
Vorrebbe spaccare tutto con un battito delle sue ali. Radere al suolo quel palazzotto di cattivo gusto e prendere la testa di Saori Kido, seduta lì sotto, tra un bestione ed uno spauracchio castano. Mozzarle la testa davanti ai suoi occhi, ed innaffiarla col suo sangue. Così, tanto perché non dimentichi contro chi si è messa. 
Florijana, Florijana… E pensare che il piano alternativo a quello di Eris l’avevi deciso proprio tu…
Si era presentata davanti ai suoi occhi senza che l’avesse mandata a chiamare. Minosse – c’era anche lui – l’aveva squadrata da sotto in su, trattenendo a stento un fischio di approvazione. E lei, come se quel tizio dai capelli lunghissimi e lisci non la stesse spogliando con gli occhi, immaginando di farle cose che lui non le aveva ancora pensato, gli aveva esposto il suo piano: infiltrarsi tra le schiere di Athena per avvicinarsi a lei e tagliarle la testa. 
Loro due si erano scambiati uno sguardo d’intesa, se lo rammenta tutt’ora. Gli occhi chiari di Minosse ridevano: perfetto. 
Perfetto! 
Avrebbero limitato le perdite alla sola schiera di Eris, quattro falliti destinati a tornare nell’oblio da cui erano momentaneamente usciti. Non avrebbero perso neppure un solo Spettro. Che aspettarsi di più? Certo, se Florijana fosse caduta nell’adempimento del suo dovere, lui avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo… ma chi l’avrebbe detto che non si sarebbe divertito, magari con un soggetto meno ribelle e meno altezzoso? 
E così le aveva accordato il suo permesso, gioendo quando, attraverso lo specchio incantato, aveva visto la Fenice trattarla come una donzella da salvare dal drago, senza sapere che col drago ci stava camminando mano nella mano. Ed aveva creduto che lei avesse fatto fallire il piano di Eris e il suo per guadagnarsi la loro simpatia. 

Uno dei punti deboli della cricca di Athena è l’eccessiva indulgenza verso i traditori: Ikki ne è l’epitome, come Kanon, che aveva mosso le schiere di Poseidone contro il mondo e ricopriva, adesso, la carica di Santo dei Gemelli in vece di suo fratello Saga, traditore massimo.
Quindi, nell’ordine delle cose, anche Flora avrebbe dovuto essere trattata come una pecorella da riportare con dolcezza all’ovile. E lui, per quell’ingenua speranza che non ricordava più di possedere, ha creduto che il suo cambio di fronte fosse non un tradimento, ma una ben più complessa macchinazione. 
Anche quando Flora ha indossato le sue vestigia dopo un’espiazione pomposa. Anche quando si è trasferita a Villa Kido. Anche quando è uscita a cena con la Fenice. Anche quando se l’è portato a letto, mischiando i suoi umori e il suo Cosmo con quelli del nemico. 
Ed era stato a tanto così dallo spaccare tutto. 
Perché lei è sua, solo sua
Quando l’ha vista abbracciata al corpo di quel ragazzino, per la prima volta in vita sua la Viverna s’è domandata, sgomenta, se fosse il caso, se fosse proprio necessario arrivare a tanto. Se fosse necessario, doveroso e imprescindibile finire a letto con il nemico. 
E in quel momento le sue certezze di uomo sono crollate. 
Se c’è un aggettivo che meglio di tutti gli altri può illustrare la complessa personalità della Viverna, quell’aggettivo è ‘orgoglioso’. Ed una ferita come quella che Flora ha inflitto al suo io, all’uomo innamorato che dormiva dentro il truce guerriero, equivale ad una pugnalata in pieno petto.
Ci sono persone che una volta ferite si chiudono a riccio e altre che danno in escandescenze; ma mentre chi alza la voce in genere pretende solo una subitanea riparazione, chi si ritira e aspetta non spende il proprio tempo a leccarsi le ferite. Non solo. Si rifà le unghie. Tesse una soddisfacente vendetta. E la vendetta, si sa, più è fredda, più è buona. 
Se si dovesse ricorrere all’eterna suddivisione binaria che investe la popolazione del pianeta Terra in ogni sua forma – scapoli e ammogliati, bianco e nero, caldo e freddo… - la Viverna rientrerebbe di diritto nel novero degli estimatori del freddo. E, come anche lei sa, farà trascorrere tutto il tempo necessario prima di chiederle il saldo delle proprie azioni. 
Forse lei si aspetta che scenda sulla pista e dia il via ad un massacro. La cosa gli recherebbe un sottile e malvagio piacere, tuttavia…
Tuttavia non ha fatto tutta quella strada e tutte quelle ore di volo per un po’ di ginnastica. No, lui non farà proprio niente. Si limiterà a vederla scivolare su quelle lame. E basta. Oggi almeno vuole soltanto vedere la sua bambolina danzare sul ghiaccio con un compagno inadeguato solo ed esclusivamente per farle sapere che sa. 
Sa dove trovarla. Sa cosa fa. Sa chi frequenta. E lei sa che lui è lì. 
Balla, bella ballerina. Fallo, adesso che puoi…
Presto, molto presto il Sire Ade sarà libero dal suo sonno e marcerà contro Athena. È questione di un paio d’anni, più o meno. Quando il sigillo di Athena sarà sciolto, e le anime degli Spettri torneranno nei corpi a loro assegnati, allora, e solo allora lui si preoccuperà di catturarla e di farle assistere alla morte dei suoi cari amici. Saori, per prima, ovvio. Poi il Cigno, poi la sua coinquilina, poi quel buzzurro con i capelli ricci che è rientrato di corsa al Santuario, Pegaso, il Dragone e così via. Li ammazzerà uno dopo l’altro, come vitelli al macello, lasciando per ultimo la Fenice, perché si sa, e questo lo ricorda chiaramente tra i pochi frammenti della sua infanzia, il maiale si scanna sempre per ultimo. 
È più divertente. 
E già pregusta la scena, mentre il Cigno fa volteggiare la sua Florijana. Li sgozzerà davanti a lei, usando quelle stesse lame che adesso stanno segnando la pista con degli ampi cerchi. Poi sarà il suo turno. E allora sì che la Viverna danzerà. Scivolerà con la sua testolina nera tra le braccia, il sangue a imbrattare il mondo di gocce rosso cupo, spaccherà con le sue mani una porzione del ghiaccio eterno del Cocito e l’incasserà personalmente nel gelo senza fine! A perenne memoria per tutti gli Spettri che adesso lo deridono alle sue spalle e per quelle femmine che prenderanno il suo posto a scaldargli il letto una tantum.
Ma non oggi. Oggi è tutto concentrato sulle belle gambe atletiche della sua Florijana che danzano leggere e veloci sulle pista. 
Forse qualcun altro s’è accorto della sua presenza, e a giudicare dagli occhi della principessina Saori e dei suoi scagnozzi più prossimi, il suo ingresso è stato più che notato. Tensione, questo legge negli sguardi che corrono per tutto il palazzetto alla ricerca della causa di tanto disturbo. E questo solletica il suo vanitoso ego. Riduce il suo microcosmo ad un fruscio di sottofondo, cosicché solo lei possa captarlo. Anche se, a pensarci bene, lui sa che se anche lo scoprissero non accadrebbe proprio un bel nulla. 
Nessuno lo inseguirebbe, ci penserebbe lei a fermarli. 
Allo stato attuale, il mondo è come un palloncino in equilibrio sulla punta di una spada: nessuna delle due fazioni vuole che si buchi ed esploda, giusto? 
Che interpretino pure la sua presenza come un gesto dimostrativo, intimidatorio, di sfida; non gli interessa. Non farà altro che guardare la sua bambolina volteggiare felice, le guance rosse per l’aria e lo sforzo, e poi, una volta che lei sarà sparita dietro le quinte, negli spogliatoi, lui girerà sui tacchi e se ne tornerà a casa. 
Non verrà nessuno, sono tutti malconci e sarebbe solo un inutile suicidio. Potrà persino concedersi una notte in quella camera barocca ed eccessiva a fissare il soffitto dorato, e a pensare a lei mentre colmerà la sua assenza con le braccia. O a pensare a quale scusa fornire a Lady Pandora. 
Ma ha senso scervellarsi? 
Pandora lo deriderà con il suo sarcasmo, come fa da quando il piano di Eris prima, quello di Dolvar poi e quello di Apollo infine si sono rivelati essere tre gigantesche bolle di sapone. 
«Nessuno Spettro è rimasto ferito, tuttavia…» ha detto Lady Pandora nell’udienza generale con i tre grandi generali delle armate di Ade. Non erano parole di difesa le sue. Anzi. Conosce quella ragazza sin troppo bene per non aver compreso che dietro quell’innocuo tuttavia, lasciato da solo in fondo alla frase, si apre un precipizio che rischia d’ingoiarlo se non presterà la minima attenzione ad ogni sua mossa. 
Tre insuccessi, e per giunta consecutivi, possono minare alla base il prestigio di un condottiero. Non ci sarà un quarto tonfo. Pandora gli ha affiancato Minosse ed Eaco per studiare una strategia risolutiva. Inattaccabile. E senza brutte sorprese per loro. Pandora è soddisfatta; lui, invece, vorrebbe gridare e chiedere ai suoi pari se si sono bevuti il cervello o cosa, ma non può farlo: non ha più l’autorità per mettere bocca sempre e comunque nelle cose militari. 
E tutto questo grazie a te…
C’è stato un tempo in cui la Viverna dettava legge e godeva del favore indiscusso di Pandora. Persino i suoi pari non osavano contestare le sue parole, specie quando si trattava di migliorie e correzioni alle strategie militari. E pensare che adesso, invece, è l’ultimo a sapere le cose. Quando Eaco lo ha gentilmente informato, era troppo tardi per fermare tutto. I Gold Saint periti durante la reggenza di Saga hanno dato nuovamente il loro assenso, e Pandora ha detto la sua, sancendo così il patto. 
Come potete fidarvi di Saga, che già ci tradì contro Apollo?, avrebbe voluto gridare a quei due deficienti che ammiccavano l’un l’altro, felici di avergli giocato un tiro mancino. 
Se da un lato sa che il fallimento di questa strategia suicida non sarà imputato a lui solo, dall’altro si chiede in che mondo vivano i suoi compari. Credono forse che il Sire Ade si svegli ogni duecento anni per fare una passeggiata e sgranchirsi le gambe, o per dominare il mondo? 
Non gli è rimasta da giocare che una carta, prima di calare gli assi: chiedere a Cube di scegliere una mezza dozzina di uomini fidati e di piazzarsi alle costole dei Santi redivivi. 
Buffo. Bizzarro. L’orgogliosa Viverna che si adopera a parare il culo ai suoi compagni. Se osservasse la situazione dall’esterno, vi troverebbe anche un lato comico. Peccato che l’orgogliosa Viverna si senta morire, esplodere di rabbia e rancore nel pensare che la sua caduta sia stata provocata dall’unica ragazza che gli ha smosso qualcosa dentro.
Avrei dovuto ammazzarti anni fa. Violentarti sotto gli occhi di tuo fratello e poi finirvi con un colpo solo!
L’altoparlante nomina ancora il suo nome e gli occhi della Vivernasi concedono un ultimo sguardo fugace alla pattinatrice in bianco che salutando il suo pubblico scivola fuori dalla pista. E dalla sua vita.
Li hai stregati col tuo fascino, brava. Goditi pure questo momento, e non aver paura di me, non ora. Non adesso. Conservane un po’ per quando ti metterò le mani addosso, e lo farò e tu lo sai. Allora conoscerai che cos’è la paura, quella vera. E sarà solo colpa tua. Avresti potuto essere una regina, la mia regina, vivere con me per realizzare la grande utopia del sire Ade, e godere del mio amore… ed invece hai scelto una vita da serva. Contenta tu…
Rhadamanthys si alza. Getta il depliant sul sedile ed raggiunge l’esterno. Quando esce, fa appena in tempo a chiamare un taxi che sente un paio di occhi trapassargli la schiena. Lui si gira. La Fenice. Lo fissa mentre l'autista apre la portiera. Sorride. Adesso vado di fretta, ragazzino, ma stai tranquillo; ci rivedremo, molto presto. E allora non sarà affatto piacevole. Te lo prometto.
Sale in auto, il suo rivale che diventa un puntino rosso e blu tra la folla. La vendetta è un piatto che si gusta freddo, no?
 
 
   
 
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