Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: DanzaNelFuoco    14/03/2014    3 recensioni
Questa storia ha partecipato al "Time Machines - AU contest" indetto da Emily Kingstone sul forum di efp, annullato per mancanza di partecipanti.
Negli anni '20 del '900 vediamo muoversi Harry Potter ed Hermione Granger.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La guerra aveva cambiato molti in quegli anni. Erano stati periodi di delusioni, ansie, mali... e per cosa? Erano stati anni difficili, in cui gli uomini non erano nient'altro che carne da macello da mandare al fronte a riempire le trincee.
Hermione spostò una ciocca di capelli, che si era ribellata alla coda di cavallo, dietro all'orecchio, continuando a camminare per le strade di Parigi.
Si erano trasferiti in Francia quando suo marito, il capitano Potter, dopo essere stato inviato sul fronte occidentale, una volta finita la guerra, non aveva ritenuto opportuno tornare a casa. Avevano affittato una casa a Parigi e, mentre Harry faceva la spola tra Londra e Parigi a firmare chissà quali documenti, Hermione non sapeva che fare.
In patria aveva un lavoro e, per quanto misero, le dava indipendenza. Cuciva abiti e spesso frequentava le riunioni delle suffragette. Con la guerra aveva incrementato i guadagni dal momento che le divise dei soldati erano molto richieste, ma una volta estirpata e trapiantata a Parigi non poteva fare nulla.
Si strinse nel cappotto, dirigendosi verso quel salotto che un pomeriggio l'aveva accolta presso di sé con famigliarità. Come se lei fosse una di loro.
Lo aveva conosciuto quel giorno.
"Mademoiselle, vorrei farvi un ritratto. Sono Picasso”
Hermione aveva accettato di posare per quell'affascinante pittore e tutti i giorni lo incontrava lì, insieme ai suoi compagni, alla /génération perdue/ che frequentava gli stessi luoghi.
Conosceva quei personaggi solo di fama e poter restare con loro la faceva sentire importante, viva. Le dava un senso di realizzazione, che mai nient'altro le aveva dato.
Poi il pittore la faceva entrare in una saletta, dove dipingeva.
"Sciogliti i capelli."
Lei lasciava che la sua chioma leonina fuoriuscisse dal nastro che li teneva legati e si spandessero attorno a lei, incolti e selvaggi.
Lui dipingeva, seguiva i contorni e squadrava le forme.
Poi le prendeva il volto tra le mani e seguiva i contorni del viso che aveva appena finito di abbozzare.
Hermione sapeva di essere solo una delle tante che il pittore aveva sedotto, un altro nome che, non fosse stato per quel quadro, sarebbe scomparso tra i nomi delle altre. Fernande, Eva, Olga. E chissà quante altre.
Che cosa era lei? Una musa? Un’amante?
Soprattutto, cosa stava facendo? Se Harry l'avesse scoperta sarebbe stata la fine del suo matrimonio...
"Ho finito il ritratto."
Ed era finita non avevano più bisogno di incontrarsi.
"Possiamo vederci ancora, si quieres. Vorrei che posassi per un altro quadro."
Hermione lo guardò e decise che avrebbe fatto la cosa giusta. Non sarebbe rimasta invischiata in quella rete di amanti e gelosie che lo attorniavano.
Continuare avrebbe significato rischiare sempre di più e lei non era una giocatrice. Suo marito aveva rischiato la vita, lui era l'eroe e lei doveva restargli accanto, non passare i pomeriggi a posare per il pittore spagnolo.
"No."
Si alzò raccogliendo i suoi vestiti.
"Devo tornare da mio marito, non posso farti da modella. Il quadro è bellissimo, ma io ho sbagliato."
Il pittore guardò andarsene la donna che stava amando e che avrebbe amato, forse, finché non si fosse stancato.
Hermione aprì la porta di casa, svuotata.
Non aveva più impegni, obblighi. Come avrebbe occupato i pomeriggi in quelle giornate parigine senza fine?
Trovò Harry ad aspettarla. Harry che non sapeva dove passasse i pomeriggi e con chi, ma che sospettava che lo stesse tradendo. Harry che la guardò in uno strano modo.
"Torniamo a Londra."
"Come?"
"Torniamo a Londra, devo riprendere il mio lavoro nell'esercito."
"D'accordo."
Non avrebbe detto niente Harry, niente, e avrebbe taciuto i suoi sospetti. Sapeva di averla ferita portandola in un paese del quale conosceva a malapena la lingua, di non aver fatto altro che seguire i suoi egoismi e i suoi desideri di eroismo. Perciò la perdonò anche senza sapere per cosa, senza sapere se ci fosse davvero qualcosa da perdonare.
Lei annuì, sollevata. Non sarebbe stato necessario cercare altri posti da frequentare, altre strade in cui passeggiare, sempre stando bene attenta a non perdersi. Si perdonò per aver ceduto a quella debolezza e sorrise al marito.
Sarebbe andato tutto bene.
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: DanzaNelFuoco