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Autore: oscura chat di EFP    08/12/2004    1 recensioni
Storia di Regina Dagli Occhi Color occiola. Scritto da Queen87
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ORIGIN

ORIGIN

Capitolo autoconclusivo scritto da Queen

 

 

Per scrivere questa storia mi sono ispirata al capitolo scritto da Guild_Principal_Dio sulla fic  “La Somma Setta” nella quale aveva accennato al passato della regina, trovandolo interessante ho pensato di usarlo per scrivere questa fic.

 

-Il sovrano di Rinoc è arrivato vostra altezza-

-Fatelo entrare-

Il maestoso portone che dava accesso alla sala del trono si aprì e un uomo dallo sguardo severo con indosso una pesante armatura iniziò a percorrere il corridoio che lo avrebbe condotto dinanzi a Gabriel, sovrano del regno di Darkron. Quando gli fu davanti gli fece un inchino per salutarlo, mentre l’altro lo ricambiò con un leggero cenno con la testa.

-Sono felice di vederti Zorc…- disse quest’ultimo dall’alto del suo trono.

-Risparmia i convenevoli… so bene che fingi, come puoi essere felice di vedere l’uomo con il quale hai combattuto per numerosi anni…-

-Volevo solo essere gentile… avanti dimmi cosa vuoi-

-Come ti ho detto abbiamo combattuto contro per anni, il mio esercito è ormai stremato, e so che anche il tuo è nelle stesse condizioni, per questo sono venuto qui oggi, voglio chiederti di stipulare con il mio regno una pace…-

Dopo quelle parola nella sala scese il silenzio, Gabriel guardava con aria pensierosa il suo interlocutore, sembrava molto interessato alla proposta.

Una giovane donna che indossava un lungo vestito azzurro e dai capelli castani molto lunghi e ricci, che poteva essere scambiata per la figlia del re ma che in realtà ne era la consorte (tanta era la differenza d’età) si alzò di scatto dal suo trono con aria furibonda.

-Mio signore, non potete accettare questa proposta! Potremmo vincere questa guerra, il nostro esercito non è ridotto male come costui insinua!-

Temendo di vedere rifiutata la propria proposta dopo le parole della giovane donna, Zorc pensò bene di intervenire.

-Non vorrai darle retta? Cosa vuoi che ne capisca lei di come si affronta una guerra!-

-Stai solo cercando di confondergli le idee perché sai bene che ho ragione!- rispose prontamente.

-Ora basta!- intervenne Gabriel –Come ti sei permessa di impicciarti in affari che non ti riguardano? Vattene subito nelle tue stanze e bada al bambino anziché agli affari del mio regno!- poi rivolgendosi a Zorc -In quanto a te… accetto, sono stanco di condurre guerre! D’ora in poi nel mio regno regnerà la pace-

-Non puoi dire una cosa del genere, ripensaci!- gli disse la regina.

-Non te ne sei ancora andata? Guardia accompagnala di sopra e fai in modo che non possa uscire per tutto il resto della giornata!-

Una delle guardie che si trovavano al lato del trono abbandonò la sua posizione e con non molta delicatezza, trascinò via la regina prendendola per un braccio.

 

La guardia mollò la presa solo dopo averla sbattuta dentro la sua camera, dove poi fu rinchiusa.

La regina tentò invano di aprire la porta, e non riuscendoci iniziò a colpirla chiamando ripetutamente la guardia orinandogli di farla uscire, ma non ricevette nessuna risposta.

Non si era mai comportata in quel modo, era stata sempre calma e servizievole, ma non poteva accettare quella resa da parte del marito… aveva sempre avuto un grande desiderio di potere che, da quando era diventata regina, era riuscita a colmare grazie alle numerose guerre che il re aveva sostenuto e che avevano portato alla conquista di numerosi territori. Ormai il loro era un regno dalle vaste dimensioni che, dopo i fatti avvenuti quel giorno, sembrava esser destinato a non espandersi più. Questo le faceva nascere dentro una strana rabbia, non poteva proprio accettarlo.

Tutti questi pensieri furono presto interrotti dal pianto del bambino, che evidentemente si era svegliato a causa della confusione che si era creata.

La regina si avvicinò lentamente alla culla che si trovava vicina alla finestra e restò per qualche momento ad osservarlo mentre piangeva e si agitava. Lo guardò attentamente e nel suo viso riconobbe alcuni dei tratti che caratterizzavano il viso del padre… questo pensiero fece nascere dentro di lei un forte sentimento d’odio che nel giro di pochi attimi riuscì a prendere il sopravvento alla sua ragione; prese uno dei cuscini che si trovavano dentro la culla e lo spinse contro il viso del piccolo. Dopo pochi secondi si accorse che il bambino non si agitava più, tolse il cuscino dal suo viso e vide il corpo che giaceva inerme steso sulla culla. In quel momento si rese conto del terribile gesto che aveva compiuto, e subito sul suo volto comparve un’orribile espressione d’orrore.

Cadde a terra in preda al panico, prese il suo viso tra le mani ed iniziò a piangere.

Proprio in quel momento sentì bussare alla porta, alzò lo sguardo e vide che un giovane servitore stava entrando nella stanza.

-Scusate se vi disturbo, ma…- si bloccò appena vide la regina seduta a terra con il viso rigato dalle lacrime e subito le andò incontro preoccupato.

-Vostra altezza vi sentite bene?- mentre le si stava avvicinando lo sguardo gli cadde dentro la culla –Ma cosa…- poi tornò con lo sguardo sulla regina. La donna aveva smesso di piangere, ora teneva lo sguardo basso sul pavimento.

-Mi dica cosa è successo?- poi vide un cuscino appoggiato per terra vicino alla regina. Un pensiero gli balenò allora nella mente… inorridito mosse qualche passo indietro verso la porta che aveva lasciato socchiusa. Fece per uscire, ma un’improvvisa folata di vento fece chiudere la porta. Spaventato si guardò intorno, non riusciva proprio a capire da dove potesse essere spuntato quel vento così all’improvviso. Il suo sguardo si posò, infine, sulla regina.

“No, come può essere possibile, non può essere stata lei a produrlo…” pensò il giovane.

Nel frattempo la regina si trovava in piedi davanti alla finestra, alzò lentamente il viso rivelando uno sguardo non dolce come al solito, bensì pieno d’odio.

Ormai il ragazzo era in preda al panico, cercò di aprire la porta, ma era inutile, sembrava che qualcosa la bloccasse. Il servitore ritornò con lo sguardo sulla regina giusto in tempo per vedere che, con un lento gesto, sollevava il braccio contro lui… improvvisamente dalla sua mano uscì un raggio di luce che raggiunse il ragazzo e lo colpì in pieno. Cadde subito a terra senza avere neanche il tempo di capire cosa gli stava capitando.

Dopo quel gesto si guardò compiaciuta le mani, sentiva scorrere dentro di se un nuovo e strano potere, e questa sensazione le piaceva… chissà, magari quella nuova forza le sarebbe potuta essere utile per prendere il potere…

Si avvicinò al corpo privo di vita del servitore per spostarlo, doveva nasconderlo prima che il marito potesse vederlo. Si avvicinò al muro, mosse qualche mattone e si aprì un passaggio segreto; li nessuno avrebbe mai potuto trovare il corpo. Lo prese per le braccia ed iniziò a trasportarlo. Durante il tragitto casualmente la testa del servitore si spostò da un lato rivelando uno strano tatuaggio sul collo. La regina, che aveva l’impressione di averlo già visto da qualche parte, si avvicinò per esaminarlo meglio; c’era scritto “G23905”… quella scritta le ricordava qualcosa, ma non riusciva proprio a capire cosa, alcuni ricordi sembravano tornarle alla mente, ma un improvviso bruciore alla spalla sinistra la distrasse da questi pensieri. Subito tirò un po’ giù la spallina del vestito e vide che sulla sua spalla era comparso un numero… 87… ma cosa significava? Ma non era il momento adatto per pensarci, riprese le braccia della vittima e terminò il suo lavoro.

 

Ormai stavano scendendo le tenebre, il sole era scomparso dietro la collina lasciando spazio alla luna, che brillava alta in cielo.

La giovane sovrana era seduta sul davanzale della finestra e guardava fuori, non faceva altro che pensare a quel numero che era scritto sul collo del servo…”G23905…. Lo ripeté più volte, ma era inutile, per quanto si sforzasse non riusciva proprio a capire cosa potesse significare. L’unica cosa di cui era certa era che quel numero era in qualche modo collegato al suo passato… già, quel passato che le era stato da sempre oscuro. Infatti non ricordava nulla dei suoi primi anni di vita, era come se la sua esistenza fosse iniziata quando fu trovata davanti ai possenti cancelli del castello. Qui fu accolta dapprima come serva, poi fu scelta dal re, grazie alla sua bellezza, come sua sposa. Da allora non si era mai preoccupata di scoprire le sue vere origini… ma ora, l’aver trovato quello strano numero, la scoperta dei suoi poteri e l’improvvisa comparsa di quel numero sulla sua spalla l’avevano portata a riflettere.

 

Poco dopo fece la sua comparsa nella stanza il sovrano; i due si scambiarono uno sguardo, ma non si dissero neanche una parola. Dovettero passare alcuni minuti prima che la regina decidesse di rompere il silenzio che c’era nella stanza, aveva intenzione di scoprire le origini del numero sul collo del servo, e magari il consorte l’avrebbe potuta aiutare.

-Ho una domanda da porvi…- iniziò.

Il re con un gesto la invitò a continuare.

-…hai presente quel giovane servo che da un anno è al nostro servizio?-

-Si perché?-

-Volevo sapere se hai mai notato quello strano tatuaggio numerico che ha sul collo…-

-Ah! Quello non è un tatuaggio!-

-Come sarebbe a dire? E cos’è allora?-

-E’ semplicemente il suo nome… vedi lui viene da un paese lontano da qui… è una piccola regione che ha come capitale Webmiss Town, li gli abitanti si chiamano tutti con un numero…-

-Ah…-

-Ma come mai il piccolo oggi non ha emesso un lamento?- detto così iniziò ad avvicinarsi alla culla.

Subito la regina balzò da sopra il davanzale e si frappose tra l’uomo e la culla. Per cercare di non insospettirlo appoggiò le sue mani sul suo petto, e gli sussurrò all’orecchio –Sta dormendo, non disturbarlo…- poi iniziò a muovere dei passi in avanti spingendolo delicatamente e costringendolo ad indietreggiare, finché non arrivò vicino al letto. Li lo fece sdraiare, poi lei gli si sedette accanto.

-Sembrate stanco… perché non vi riposate…-

-in effetti penso proprio di aver bisogno di un po’ di riposo…- disse il re prima che la donna appoggiò le sue labbra alle sue. Mentre si stavano baciando, la regina con un rapido gesto della mano fece comparire sul letto un serpente, che strisciando tra le lenzuola, raggiunse il re e lo morse.

Quando la regina si staccò dal re, rimase li a guardarlo mentre soffriva a causa del veleno che piano piano si diffondeva nel suo sangue causandogli una gran sofferenza. Trovava piacere nel vedere come tentasse di muoversi nonostante fosse stato paralizzato dal veleno. Dopo una lunga agonia morì.

-Riposa pure quanto vuoi… ora al regno ci penso io…-

Dopo la morte del re e dell’unico erede al trono, era rimasta solo lei, ora finalmente avrebbe potuto soddisfare la sua sete di potere.

Il giorno dopo si dichiarò unica sovrana del regno e riaprì le ostilità con il regno di Rinoc.

 

Passarono quatto anni durante i quali la regina riuscì a vincere ben sei battaglie grazie alle quali conquistò  tre regni tutti e tre di notevole dimensione. Ma la sua voglia di conquista non fu affatto colmata, anzi; più regni inglobava più aveva voglia di conquistarne.

 

Era la vigilia di una nuova battaglia. In una vasta sala del castello si trovavano riuniti tutti i consiglieri e i generali più importanti provenienti da tutto il regno, stavano decidendo la strategia della prossima battaglia.

La discussione era abbastanza accesa, le parti non riuscivano a trovare accordi, questo, soprattutto perché c’erano numerosi generali che, comprendendo il malcontento dell’esercito per le continue battaglie, non volevano scendere in campo per combatterne subito un’altra.

La regina ascoltò in silenzio tutte quelle discussioni per un po’ di tempo, alla fine si alzò. Tra gli uomini presenti scese un improvviso silenzio.

-Dite all’esercito di prepararsi; domani mattina all’alba dovrà scontrarsi contro il regno di Velg-

-Vostra altezza- intervenne uno dei generali –l’esercito è stanco, sono quattro anni che combatte senza tregua, non può affrontare subito un’altra battaglia, perderemo di sicuro!-

-Non voglio sentire scuse! Ormai ho deciso…- disse prima di allontanarsi tra le proteste dei presenti.

Ma,nonostante le lamentele, il giorno seguente all’alba, l’esercito si trovava già in marcia per raggiungere il confine ovest, dove lo attendeva una dura battaglia.

 

Passò quasi un mese, ma le notizie che arrivavano dal campo di battaglia non erano molto rassicuranti; il suo esercito perdeva battaglia dopo battaglia, e c’erano ben poche speranze di successo.

Nonostante tutto anziché ritirare le truppe, come più volte le era stato suggerito, la regina insisteva nel voler continuare quella guerra impossibile.

 

-Presto al riparo! Le truppe nemiche stanno per invadere la città!-

Queste grida si andavano diffondendo per tutta la città e, ben presto, arrivarono anche alle orecchie della regina.

-Presto Vostra altezza, l’esercito di Velg si trova alle porte della città deve scappare!-

-Cosa? Non ci posso credere!- si avvicinò alla finestra ma l’unica cosa che riuscì a vedere tra le tenebre erano i focolai che si espandevano nei territori circostanti dove l’esercito nemico era già passato.

-Presto avvisa subito i generali, devono organizzare una difesa per il castello, non devono assolutamente entrare!- ordinò.

-Vado subito- disse il servo uscendo di corsa.

Rimase ancora un po’ a guardare la situazione fuori che non faceva altro che peggiorare… poi capendo che non c’era alcuna speranza prese un lungo mantello nero e se lo mise, si avvicinò al muro, toccò qualche pietra e, dopo pochi secondi, si aprì un passaggio che si richiuse non appena ci si infilò.

 

Camminò a lungo attraverso i corridoi stretti e bui, alla fine sbucò fuori in un boschetto che si trovava in cima ad una collina dalla quale era perfettamente visibile il castello.

Da li vide gli ultimi tentativi di difesa dei suoi uomini, poi sentì le urla di gioia dei soldati nemici che festeggiavano il loro successo.

Proprio in quel momento capì di aver sbagliato; quel potere che tanto aveva bramato e che era riuscita a conquistare, l’aveva condotta alla rovina.

 

Vagò per quel bosco per molte ore ripensando a come, stupidamente, aveva perso tutto quello che aveva, ora non le rimaneva più niente per cui vivere… cosa poteva fare ora? Era stata cacciata dal suo regno e non aveva nessun altro posto dove poter andare. Se fosse stata in grado di controllare al meglio i suoi poteri, grazie alla magia avrebbe sicuramente impedito all’esercito nemico di invadere la città. Ma in quei quattro anni, nonostante le esercitazioni, non ne era ancora capace.

Era esausta, decise di mettersi a sedere sotto un albero. Stava osservando il cielo quando gli ritornò alla mente quel numero che, quattro anni prima, aveva trovato sul collo del servo. Webmiss Town… era questa la città dalla quale proveniva e, dato che pensava che quel numero fosse in qualche modo collegato al suo passato, decise di recarsi in quella città, dove sperava di riuscire a scoprire qualcosa sulle sue origini.

Si mise subito in marcia, grazie a delle ricerche svolte qualche tempo prima, sapeva dove si trovasse quella città ed era sicura di non perdersi.

Per giorni cammino senza tregua, se i suoi calcoli erano esatti la città non doveva trovarsi molto distante da li, ma intorno a se non vedeva altro che alberi. Era allo stremo delle forze, non riusciva più a muovere un passo, si sentì mancare e nel giro di pochi secondi si trovò stesa per terra.

 

Si svegliò pensando di trovarsi nuovamente nel bosco, ma quello che vide quando si svegliò le fece capire che, in realtà, non doveva essere così; si trovava in un letto in una grande stanza, ma non sapeva spiegarsi come poteva esserci arrivata.

-Ben svegliata!- disse la voce di una donna entrando dalla porta.

La regina si girò nella direzione dalla quale proveniva la voce e vide un’anziana signora dallo sguardo gentile che lentamente le si avvicinava. Fece per alzarsi dal letto, ma fu prontamente fermata dalla vecchietta.

-Non alzarti, riposati ancora un po’, sarai sicuramente stanca-

-Dove mi trovo?-

-Sei a Webmiss Town, alcuni abitanti ti hanno trovata svenuta nel bosco a ovest e ti hanno portata qui-

-Webmiss Town…- ripeté – d-devo andare…-

-Oh, non se ne parla nemmeno, sei ancora debole, quando ti sarai ripresa potrai andartene-

-Ma…-

-Niente ma, ora devo andare ho delle commissioni da sbrigare, se hai bisogno di qualcosa chiamami, ah dimenticavo, il mio nome è 44678- disse andandosene.

La regina si ristese sul letto, infondo l’anziana signora aveva ragione, si sentiva ancora debole. Decise allora che avrebbe iniziato le sue ricerche non appena si sarebbe sentita meglio.

 

Quando, dopo qualche ora si svegliò, nella casa regnava il silenzio. Decise di alzarsi per cercare 44678 per dirle che, siccome ormai si sentiva bene, se ne sarebbe andata.

Scese delle scale e si trovò al piano terra; era tutto buio, probabilmente la padrona di casa doveva ancora tornare. Stava per tornare al piano di sopra quando vide una luce uscire da una stanza li vicina. Lentamente iniziò ad avvicinarsi e vide che la porta di quella stanza era socchiusa, senza pensarci entrò e si trovò in un enorme libreria. Iniziò a camminare tra gli scaffali fin quando non si trovò davanti ad un muro dove erano appesi degli arazzi che sembravano raffigurare le fasi di una guerra. Ma non era una guerra come quelle che lei aveva affrontato dove erano due eserciti ad affrontarsi, era una guerra tra stregoni e draghi.

Camminava lungo la parete coperta di arazzi ed osservava con grande interesse ogni fase di quella battaglia,dove i draghi sembravano avere la peggio. Più andava avanti e più il sangue iniziava a ribollirle nelle vene e una strana rabbia iniziava a nascere in lei. Improvvisamente quel numero che quattro anni prima era comparso sulla sua spalla iniziò a bruciare. Subito tirò giù la spallina del vestito per vedere cosa le stesse succedendo e vide che il numero era diventato di un rosso incandescente.

Ad un certo punto sentì dei passi che le si avvicinavano sempre di più e subito iniziò a guardarsi intorno.

-C’è qualcuno? –

Da un corridoio che si trovava di fronte a lei comparve la figura di un uomo anziano.

-Provi rabbia nel vedere quelle figure ma non ne capisci il perché vero?- chiese quest’ultimo.

-E tu come fai a saperlo?-

-Io so tutto di te…-

-Cosa vuoi dire?-

-Allora visto che non ricordi niente di rinfrescherò io la memoria prima di eliminarti una volta per tutte…-

La regina lo guardava incuriosita, che quell’uomo potesse veramente far luce sul suo oscuro passato?

-Vedi moltissimi anni fa, come hai potuto vedere, i cittadini di questa città dovettero combattere una durissima lotta contro dei draghi che scesero dai monti Sadry… sfortunatamente per loro gli anziani della nostra città sapevano usare la magia e facilmente li uccisero quasi tutti esiliando, con un incantesimo, i pochi rimasti sui loro monti. Poi, qualche anno fa, scoprimmo che quei pochi rimasti prima di morire, con un potente incantesimo, forgiarono dalle loro fiamme un essere che racchiudeva in se tutta la rabbia che provavano verso noi Guest… e quell’essere eri tu…-

-Come fate ad essere sicuro che sia proprio io?- chiese la regina.

-Semplice; proprio quando scoprimmo quello che avevano fatto i draghi nel nostro villaggio apparve una bambina che sprigionava un’aura malefica… io ero l’unico discendente di quei Guest che sapevano usare la magia. Decisi però di non eliminati, ma di portarti lontano così che non  vendetta che i draghi avevano riposto nel tuo corpo… e quel numero non rappresenta altro che i draghi sterminati durante quella guerra… ma ora basta parlare ti ho detto anche troppo… preparati; la tua fine è vicina!-

Detto così sollevò la mano ed iniziò a generare una palla di fuoco che scagliò subito contro la regina. La donna non mosse un passo per evitarla, stava per essere colpita quando, a pochi centimetri da lei,  55143 aveva cercato di eliminarla.

In quel momento da fuori la casa si sentirono le voci di altri Guest che erano stati attirati dagli strani rumori provenienti dalla casa ed ora cercavano di entrare per vedere cosa stesse sucedendo. Subito la regina si guardò intorno cercando una via d’uscita, poi si diresse verso una finestra, l’aprì ed in poco tempo fu fuori. Iniziò a correre, non sapeva di preciso dove andare ma sapeva che doveva scappare. Entrò in un bosco, e nella fretta non lesse un cartello che recava uno strano avvertimento “lasciate ogni speranza o voi Guest che entrate”…

 

Per quanto era fitta la vegetazione dentro al bosco non entrava un raggio di sole ed era quasi impossibile distinguere la strada. La regina stava ancora correndo, improvvisamente la sua corsa fu arrestata da una radice che sporgeva dal terreno e che la fece inciampare, cadde a terra e perse i sensi.

 

-Eccola è lei!-

-Come fai ad esserne sicuro Dio Delle Anime Orientali?-

-Suino Dal Manto Color Dell’Oro, fidati! Innominabile Dalla Lunga Penna  ha detto che l’avremmo trovata qui, e chi altri vuoi che sia tanto sconsiderato da avventurarsi nel Bosco dei Mille Guest?-

-E va bene, avanti sbrighiamoci-

La regina si sentì sollevare, aprì leggermente gli occhi e vide che un ragazzo dai capelli argentei e gli occhi dipinti la stava trasportando da qualche parte. Poi vide una luce provenire da li vicino a lei, girò leggermente la testa e vide che un uomo che aveva il volto per metà coperto da una maschera di suino camminava reggendo in mano una torcia. Poi perse nuovamente i sensi.

 

Quando si svegliò si trovava in una piccola stanza, si girò e, seduta su una sedia vicina al letto, vide una ragazza dai lunghi capelli castani raccolti in una coda.

-Finalmente ti sei svegliata! Hai dormito per un giorno intero-

-Dove sono? E tu chi sei?-

-Il mio nome è Vita Dell’Oriente, questa è la villa dell’Oscura Chat di EFP, benvenuta!-

Proprio in quel momento la porta si aprì ed entrò un uomo completamente vestito di nero con un cappuccio che celava il suo volto.

-Vita Dell’Oriente, fai preparare la nostra ospite, è quasi giunto il momento…-

Poi uscì chiudendo dietro di se la porta.

-E quello chi era?- chiese la regina.

-Quello è l’Innominabile Dalla Lunga Penna, è il sommo sacerdote della nostra setta…-

-Setta? Ma cosa significa?-

-Presto capirai tutto… ora preparati- disse la ragazza prendendo un lungo vestito bianco da dentro l’armadio e porgendoglielo.

-Tu indossa questo, tra poco verrò a prenderti- disse uscendo dalla stanza.

 

Dopo qualche minuto sentì bussare alla porta, aprì e vide che Vita Dell’Oriente accompagnata da quel ragazzo con i capelli argentei l’attendevano fuori dalla stanza.

-Avanti andiamo, siamo in ritardo, poi chi lo sente Innominabile Dalla Lunga Penna…- disse il ragazzo.

Senza proferir parola la regina seguì i due strani individui finché non arrivarono davanti ad un grande portone.

 

-Sommo sacerdote, tutti i preparativi sono stati completati- disse Suino Dal Manto Color Dell’Oro.

-Bene, ma quanto ci mettono ad arrivare?- disse Innominabile Dalla Lunga Penna.

Proprio in quel momento la porta della sala si spalancò e fecero il loro ingresso il Dio Delle Anime Orientali, Vita Dell’Oriente e la regina.

-Alla buonora… portatela al mio cospetto- ordinò l’Innominabile Dalla Lunga Penna.

La regina avanzava lentamente per lo scuro corridoio, quando arrivò davanti al sommo sacerdote questi le porse un pugnale con l’impugnatura d’argento che la regina non esitò ad afferrare.

-Stai per entrare a far parte della nostra setta, ma prima dovrai compiere un sacrificio in onore della nostra somma divinità…-  non si era mai sentita così bene.

Si girò verso l’Innominabile Dalla Lunga Penna, che nel frattempo si era tolto il cappuccio rivelando un sorriso molto compiaciuto.

Il sacerdote le si avvicinò e appoggiandole una mano sulla spalla le disse –D’ora in avanti tu sarai la Regina Dagli Occhi Color Nocciola-

 

FINE

Scritto da Queen.

 

  
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