L'irrefrenabile istinto che assale noi membri della
setta...
In esclusiva la mia prima fic sulla setta....
L’irrefrenabile istinto che assale noi membri della setta……
Come noi membri della setta abbiamo trovato lo stesso istinto di mangiare guest
che ci accomuna…
Un tempo, una semplice ragazza, figlia di un ricco borghese, aveva deciso di
trascorrere un allegro pomeriggio nella cittadina di Webmiss Town, dove regnava
la più sincera allegria che una città di quel tipo poteva desiderare.
Tranquilla, passeggiava dalle più larghe strade ai più angusti e stretti
viottoli, in cerca di qualche bottega dove poter acquistare ogni più piccola e
graziosa cosa. Webmiss Town era un posto molto semplice, dove abitavano qualche centinaia di abitanti. Era attorniata da una foresta
piuttosto tetra e oscura rispetto al clima regnante in
città.
La ragazza veniva attirata da ogni più piccola
sciocchezza, a partire dallo starnazzare delle oche nel mercato, che le
mettevano tanta allegria, fino al cristallino rumore di una fontana
gocciolante. Ogni minuscola cosa la riempiva di felicità, costringendola spesso
ad uscire di casa ed a camminare, per sentirsi libera e felice.
Tutto procedeva bene, era un classico pomeriggio soleggiato con qualche nuvola
bianchissima che a volte oscurava leggermente il sole. Niente poteva andare
meglio, fino a che la ragazza, appoggiandosi allo steccato che delimitava la
foresta dalla città, percepì un lieve, anzi lievissimo, odore. Era un odore
diverso da quelli usuali, un odore avvolgente e seducente, che le fece
socchiudere le palpebre degli occhi e che le inebriò le narici dilatate per
percepirlo al meglio. La assalì un istinto irrefrenabile, non riuscì a stare
seduta, si alzò dall’ instabile steccato e lo scavalcò
con un salto dall’aria felina, un salto che si stupì lei stessa d’aver fatto,
seppur quasi completamente stordita. S’ incamminò nell’interno, oscuro centro
della foresta. Gli alberi sempre più fitti non lasciavano filtrare neanche il
più sottile raggio. Si guardò intorno per capire la provenienza del sublime
odore che attirava ogni sua più piccola fibra di corpo. Nessuno poteva fermare
il suo lento e strascicato camminare. Lasciò cadere le buste contenenti gli
acquisti fatti in giornata. Non poteva resistere, la
chiamavano, le tenebre innalzavano il suo nome che le percuoteva i timpani di urla, non poteva fermarsi. Altre ombre le
si muovevano intorno, altre sottili e lente ombre, camminavano come lei
nell’oscurità delle fronde. Non se ne accorse. A poco
a poco scorse ne una davanti a lei, quella di un
ragazzo. Doveva avere più o meno la sua stessa età, ma al suo confronto era
terrorizzato. Tremava ed era consapevole di molte presenza
che lo accerchiavano, lentamente lo chiudevano in un cerchio senza uscita.
Accadde tutto in pochi secondi. La ragazza scattò, un altro dei suoi
inspiegabili scatti felini, poi rosso. Solo rosso.
Del sangue macchiava la verdeggiante erba del bosco. Schizzi di esso si potevano trovare anche sulle antiche cortecce, come
dipinti irrealistici. Un corpo senza vita e completamente divorato stanziava
sul terreno umido di macchie rosse. L’unica cose che
poteva dare un indizio sul motivo della sua morte erano gli occhi sbarrati, in
preda al panico, che guardavano instancabilmente l’infinito cielo azzurro. Un
rivolo di sangue macchiava il mento della ragazza, il quale le fuoriusciva
dalla bocca ansante. Guardò dapprima esterrefatta le conseguenze del suo
istinto rabbioso, per poi sogghignare crudelmente. Non era la sola ad ammirare
il perfetto capolavoro eseguito. Dietro di lei altri due ragazzi osservavano
compiaciuti la scena. Essa non tornò mai più a casa. Poco dopo, un uomo dal
volto incappucciato, aveva condotto i tre ad una enorme
villa. Aveva dato loro degli abiti puliti, per togliere loro quelli
insanguinati. Poco dopo furono assegnati loro anche dei nomi, nuovi nomi. Bacca
Dell’Immensa Vita fu quello che avrebbe, per sempre,
segnato il destino della ragazza.
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Mewberry