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Autore: Evelyn Wright    15/03/2014    6 recensioni
Tutto ebbe inizio durante una convention di Supernatural tenutasi a Roma, la Jus in Bello. Sembrava una convention come tante altre ma parteciparvi era il sogno di una ragazzina che voleva per la prima volta fare qualcosa di pazzo e folle assieme ad un amico conosciuto in rete. Fu l'inizio di una serie di avventure che portarono la giovane ragazza a diventare parte integrante della grande famiglia di SPN ma, come al solito, i guai erano all'orizzonte e la nostra giovane protagonista dovette far fronte ad un amore ostacolato e ad una serie di altri 'inconvenienti' che le cambiarono totalmente la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo22/?


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»



Tutto questo non sarebbe mai dovuto accadere. Non sarei mai dovuta arrivare fino a questo punto ed ancora non capivo neanche come tutto questo fosse stato possibile. L'unica cosa che sapevo con certezza era che avevo paura, tanta paura.

Paura di sbagliare, paura di lasciarmi coinvolgere troppo, paura di non essere all'altezza e di soffrire (come al solito). Era questo, soprattutto, che mi aveva sempre bloccato in tutte le cose che avevo tentato di fare nella mia vita e non le mie doti mancanti o le mie incapacità, dunque.

Il blocco veniva proprio da dentro perché lo sapevo che potevo fare tante cose se solo avessi voluto, ma ogni volta venivo fermata da tutta questa paura senza senso che mi impediva di vivere la mia vita con serenità e forza.

Non sapevo come fossi diventata così perché da bambina ero sempre stata una persona vivace, estroversa ed allegra ma una volta diventata adulta non era rimasto quasi più niente di quella bambina felice e l'unica cosa che sentivo davvero era questa fottuta paura che non se ne andava, malgrado avessi provato a scacciarla con tutte le mie forze. Come potevo affrontare questa situazione se avevo paura? Come potevo contare qualcosa in questo mondo se avevo paura?

Ecco perché restare chiusa in una stanza (la mia piccola camera in Italia) mi era sembrata la scelta più ovvia e più facile. Come una codarda avevo sempre preso la via più semplice: estraniarmi dal mondo per non provare nulla, né paura né dolore. Il problema era che lì non mi trovavo di certo a casa mia.. non c'era mio padre che pensava a portare i soldi a casa o mia madre che mi preparava il pranzo o mi stirava i vestiti, ad esempio.

Lì c'ero solo io: una bambina che ancora non aveva idea di cosa fosse il mondo e che combinava solo un guaio dopo l'altro. Io non credevo che una situazione del genere potesse mai accadere sul serio nella realtà.. non capivo neanche come fossi riuscita ad indurre Jensen ad assumere un tale comportamento nei miei confronti perché non credevo di aver fatto qualcosa per istigarlo.

Non l'avevo forse tenuto lontano? Non avevo forse anche cercato di parlargli il meno possibile? E allora perché era accaduto tutto questo? Non riuscivo a spiegarmi nulla. Ero bloccata e non sapevo assolutamente come uscire fuori da tutta questa situazione incresciosa.

Riconoscevo però che dovevo fare decisamente qualcosa perché era giusto e non desideravo che qualcuno ne uscisse malridotto da tutta questa faccenda, men che meno Jensen, quindi dovevo agire di modo che almeno lui si salvasse. Ero certa che non provasse niente di serio per me.

Il bacio che ci eravamo scambiati non voleva dire nulla, almeno in quella particolare circostanza (anche se per me aveva comunque significato qualcosa, lo ammetto). Era ubriaco al momento dei fatti, dunque la sua capacità di giudizio era ottenebrata dall'alcol, quindi come potevo tenere effettivamente in considerazione ciò che era successo? No, non potevo.

Era stato tutto uno sciocco errore. Uno stupidissimo e maledettissimo errore a cui dovevamo porre ben presto rimedio per il bene di tutti, soprattutto per il bene della famiglia Ackles. Non importava ciò che potevo o meno provare io.. al momento lui era più importante di tutto il resto, sebbene fossi fuggita non appena avevo avuto l'occasione di parlargli.

Ma cosa potevo dirgli? Non ne avevo idea. Forse potevo prepararmi un discorso ma me lo sarei dimenticato non appena fosse arrivato il momento di esporlo. Non sapevo neanche cosa mi frullasse per la testa né come cominciarlo questo maledettissimo discorso, quindi era tutto un casino.

E poi ovviamente c'era sempre quella dannata paura che mi urlava semplicemente di scappare il più lontano possibile.. magari di tornare direttamente a casa tra le braccia di papà e mamma.

Sapevo che sarebbe stato tutto più facile in questo modo ma non era un piano praticabile dato che avevo firmato un contratto con la The CW e con Supernatural, quindi non potevo semplicemente tornare a casa.

E poi cosa avrebbero detto Jared e Misha? E Genevieve? No, non potevo far loro questo e continuavo a pensarlo sin da quella mattina, accidenti. Più cercavo di arrivare ad una soluzione e più essa mi sfuggiva!

Avevo anche come la sensazione di stare evitando il problema, no? No, forse no ma sentivo come se alla fine stessi girando intorno sempre allo stesso concetto ma senza tirare fuori qualche idea concreta. Pensavo a Jensen, pensavo a quello che era accaduto, pensavo alla sua famiglia ma ancora non avevo probabilmente concretizzato il tutto.

Ogni cosa era come avvolta da un velo ed io ero vuota. Spenta. La mia mente poteva anche essere in fermento ma c'erano dei momenti in cui mi sentivo una semplice bambolina di pezza. Assente. Lì, seduta sul letto della mia stanza, non riuscivo a dominare la mia stessa mente che faceva quel che voleva.

Pensava al problema, si assentava, pensava al problema di nuovo e poi al modo in cui potevo evitare di affrontarlo. Così.. in un circolo vizioso. Tutta quella valanga di pensieri non avevano un senso logico ma non me ne curavo.

Volevo solo sparire e lasciare che fossero altri a risolvere i miei problemi, praticamente al posto mio, tanto sarebbero stati comunque molto più bravi di quello che potevo esserlo io. Non ero ancora matura abbastanza da assumermi le mie responsabilità, inoltre, forse anche perché non capivo dove avevo sbagliato (a parte il momento ovvio in cui avevo ricambiato il bacio di Jensen), quindi continuavo semplicemente ad esistere su quel letto.

Badate bene: esistere ma non vivere. Non so esattamente cosa mi diede la forza di reagire, ma probabilmente il fatto che qualcuno bussasse insistentemente alla porta mi aiutò a scuotermi un po'. Non che fossi comunque ancora totalmente in me, no di certo, ma almeno ero riuscita a muovermi da quel benedetto letto. Era un inizio, anche se non era abbastanza. Non sarebbe mai stato abbastanza, purtroppo.

Dovevo scuotermi.. dovevo reagire in qualunque modo! Perché diavolo mi era così difficile farlo? Anche il semplice atto di alzarmi da quel maledettissimo letto sembrava essere una vera e propria impresa impossibile da compiere e fu per questo che ci impiegai così tanto tempo ad accontentare colui che si trovava fuori dalla mia stanza.

Aveva anche incominciato a chiamarmi a gran voce, solo che non riuscivo a cogliere comunque chi fosse. Con un sospiro, mi avvicinai sempre di più alla porta, ma non la aprii. Ero pronta a farmi vedere in pubblico? No, affatto, e poggiai la fronte sul legno duro e freddo.

« Eve? » mi sentii chiamare ancora una volta. Era forse Jared? Mi aggrappai alla maniglia e la aprii in un attimo, malgrado tutto, trovandomi di fronte il mio gigante preferito. Mi sorrise leggermente ed io lo feci accomodare in camera, accorgendomi che portava tra le braccia il suo computer acceso. Eh? E che voleva farci? Boh.

Lo poggiò un attimo sul letto e si portò le mani ai capelli mentre si sedeva accanto al suo computer portatile. Da lì mi scrutò un attimo con attenzione e mi fece cenno di sedermi sul divanetto, sempre in silenzio. Lo accontentai.

« Non voglio immischiarmi in faccende che non mi riguardano, Eve, ma se c'è qualcosa che non va puoi parlarmene liberamente. Lo sai, vero? » disse lui ed io mi irrigidii automaticamente perché non volevo assolutamente che qualcun altro venisse a sapere della mia 'cotta' per Jensen, così come non desideravo che gli avvenimenti della sera prima finissero sulla bocca di tutti.

« Forse non mi consideri ancora tuo amico ma sia io che Gen ti vogliamo bene e non vogliamo che tu stia male. Quindi, se c'è qualcosa che ti turba.. se stai male per qualcosa.. puoi dirmelo. Voglio aiutarti. Desidero aiutarti.. e non sono neanche stupido. » disse ancora ed io mi sentii terribilmente in colpa nei suoi confronti perché lui era un magnifico amico mentre io non facevo altro che nascondere cose, avvenimenti e pensieri, allontanandomi da tutti, anche da loro.

« So che c'è qualcosa che non mi dici.. qualcosa che ti distrugge dentro.. ma non voglio costringerti a confidarti con me. Voglio solo che tu sappia che io ci sono e che anche Gen c'è. Tutto qui. » disse infine, guardando prima me e poi le sue gambe, forse per darmi il tempo di metabolizzare il suo discorso. I miei occhi si inumidirono quasi subito, anche mentre parlava, ed in un attimo fui in lacrime perché non avevo mai conosciuto una persona che tenesse tanto a me quanto Jared.

Si, avevo delle amiche ma il rapporto che c'era tra me e lui era completamente diverso da quello che io avevo con loro. Le mie amiche quasi non si accorgevano quando c'era qualcosa che non andava, mentre lui si e mi spingeva quasi a parlargli dei miei problemi. Per questo ero commossa e non riuscivo a trattenere le lacrime.

Come poteva pensare che non lo considerassi mio amico?

In un attimo mi ritrovai tra le sue braccia, di nuovo, come se non esistesse miglior rifugio al mondo ed effettivamente non mi ero mai sentita tanto a 'casa' come in quel momento. Jared era mio amico, davvero, ma sapevo anche che non potevo raccontargli nulla di quella vicenda.

Era un problema mio e non volevo che né lui né Gen ne rimanessero invischiati, ma apprezzavo comunque le sue parole e speravo di poter fare in futuro altrettanto per dimostrargli il mio indiscusso affetto.

« Grazie, Jared » dissi semplicemente, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo mentre lui mi stringeva di più tra le braccia, come se volesse proteggermi. Erano davvero belli questi momenti tra me e lui e mi sentivo davvero al sicuro quando mi trovavo al suo fianco.

Forse anche lui lo capì perché non si staccò da me finché non fui io stessa a decidere che era arrivato il momento di porre fine a questo ennesimo momento strappalacrime che ultimamente sembrava avvenire all'ordine del giorno tra me e lui. Non mi lamentavo, però. Forse lui un po' si, ma non lo pensavo sul serio.

« Vuoi parlarne, quindi? » mi chiese poi quando io presi posto accanto a lui nel lettone. Feci cenno di 'no' con la testa e lui sospirò ancora, rassegnandosi all'idea.

« E' un problema che devo risolvere da sola, in qualche modo, ed anche se ho paura di non farcela non posso coinvolgerti. Davvero.. non posso. » dissi e lo vidi annuire, sebbene non fosse contento della mia risposta. Lo sapevo che avrebbe davvero voluto fare qualcosa, ma non poteva.

Nessuno poteva aiutarmi perché era una battaglia che dovevo combattere da sola, almeno questa volta.

Sapevo anche che era pieno di domande, glielo potevo leggere in faccia, ma per rispetto nei miei confronti non mi disse più niente ed io lo ringraziai silenziosamente ancora una volta per questo.

« Ti va di parlare con Gen? Avevo portato il computer proprio per vederci con la webcam dato che aveva chiesto di te l'ultima volta che l'ho sentita, ossia questa mattina. » disse lui ed io mi asciugai le lacrime ed annuii con la testa, sinceramente felice di questa proposta. Non parlavo con Gen da molti giorni, quindi ne sentivo proprio il bisogno (per quanto non fossi una chiacchierona).

« Bene, allora. Vediamo se è già in linea! » disse ed incominciò ad armeggiare con il computer per permetterci di fare questa conversazione tramite webcam con la sua mogliettina. Per mettersi più comodo, si sdraiò completamente sul letto a pancia in giù ed io fui costretta a seguirlo perché altrimenti non ci stavo nell'inquadratura.

La prima cosa, quindi, che Gen vide furono i nostri bei faccioni che a malapena riuscivano a stare all'interno dell'inquadratura per colpa della vicinanza.

« Ciao, tesoro! » disse Jared e mandò un bacio alla moglie che teneva in braccio il piccolo Thomas. Io salutai con la manina, subito imitata dal piccolo Padalecki che si accucciò sulla sua mamma che era sinceramente molto contenta di vederci entrambi.

« Eve! Come stai? Ci manchi qui in Texas.. Ogni volta che Thomas si alza la mattina va nella tua vecchia stanza convinto di poter giocare ancora con te, ma la trova sempre vuota. Non vedo l'ora che ritorni qui, così almeno lo facciamo contento! » disse Gen ed a quelle parole rischiai davvero di piangere ancora una volta perché davvero.. era tutto troppo. Jared mi diede immediatamente un pizzicotto sul fianco ed io gli rifilai una gomitata per dispetto, facendo ridere Gen.

« Sto bene.. certo, devo ancora abituarmi a tante cose ma non è male Vancouver. Il Texas però è tutta un'altra cosa. Mi manca molto.. » ammisi senza alcuno sforzo. Avevo passato giorni stupendi a casa Padalecki, quindi ci sarei tornata davvero volentieri se me l'avrebbero permesso, cosa che sembrava alquanto probabile in base alle parole di Genevieve.

« Tu come stai? » chiesi poi, sperando che la gravidanza procedesse per il meglio. Dal suo sorriso smagliante sembrava di si, quindi ero davvero contenta per lei.

« Tutto bene.. un po' di nausea, ma è normale. Appena nascerà ti nominerò sua babysitter, così avrò la scusa per tenerti qui più del dovuto! » disse e Jared rise di cuore, spalleggiando la moglie. Anche secondo lui era una buona idea, quindi in breve tempo mi ritrovai con la prospettiva di un effettivo ritorno a casa Padalecki. Mi si riempiva il cuore di gioia.

Continuammo a chiacchierare del più e del meno, mentre Jared continuava a raccontargli dettagliatamente tutti i guai che avevo combinato fino a quel momento, tra cui il mio attacco di panico pre-scena. Gen continuava a ridere mentre io arrossivo e mi arrabbiavo con Jared perché non si stava zitto, anche se alla fine non ero davvero arrabbiata.. solo imbarazzata da morire.

Tutta quella spensieratezza però era riuscita a farmi dimenticare i miei problemi e solo quando per Gen fu l'ora di preparare la pappa per il piccolo Thomas, mi ricordai improvvisamente di tutto il resto. Jensen, bacio, tradimento, discorso.

« Mi raccomando, non combinate guai! E tu, Eve.. sei molto più in gamba di quello che pensi, quindi non voglio più sentire che sei fuggita da qualcosa che ti faceva paura. Puoi farcela! E poi ci siamo noi, no? Non sei mai sola.. » disse e ci salutò subito dopo. Jared aveva voglia di farsi una doccia prima di andare a pranzo ed anche io ne desideravo una dato che quella mattina avevo sudato tanto, così ben presto mi ritrovai di nuovo sola in quella stanza buia e fredda.

Dovevo prepararmi in fretta perché il pranzo si sarebbe svolto alle 14:00 circa, quindi riempii la vasca e mi ci tuffai dentro, sperando di riuscire a lavare via un po' di paura. Gen aveva ragione, solo che per il mio cervello era difficile assimilare certe informazioni, evidentemente. Non sapevo quando ne sarei stata in grado ma dovevo risolvere questa situazione, costi quel che costi.

 

***

 

Fu dura uscire da quella stanza perché sapevo che l'avrei rivisto presto. Non c'era modo di scappare da lui questa volta anche perché se volevo mangiare dovevo scendere in sala da pranzo ed io avevo davvero tanta fame in quel momento, quindi dovevo scendere o sarei morta di fame. Forse avrei potuto fingermi malata di modo che mi portassero il pranzo in stanza, ma a che sarebbe servito?

Dovevo affrontarlo prima o poi e forse il luogo più sicuro in cui incontrarlo era proprio la sala da pranzo dell'albergo, paradossalmente. Lì ci sarebbero state tante persone, praticamente l'intera crew di Supernatural, quindi il rischio di cominciare un discorso indesiderato era praticamente pari a zero.

Ne avremmo sicuramente parlato una volta da soli, il che appunto confermava la mia teoria: ero relativamente al sicuro in quella circostanza.

Non che la cosa mi facesse comunque saltare dalla gioia, ma era sempre meglio di niente. Sempre meglio di incontrarlo nel bel mezzo del corridoio come qualche ora prima, no? Certo. Potevo farcela. Le condizioni non erano fantastiche ma neanche orribili. Ecco. Con questa convinzione scesi quindi fino al piano terra, ma le gambe mi tremavano lo stesso.

Mi avviai verso la sala da pranzo e vidi che la maggior parte delle persone erano già sedute al loro posto, chiaccherando amabilmente del più o del meno. Vidi Jared seduto verso la fine del tavolo e lo raggiunsi in fretta, constatando che accanto a lui c'era Misha.

Mi sorrise con affetto ed io lo ricambiai allo stesso modo, prendendo posto accanto a Jared. Non volevo dare un'occhiata in giro ma ero combattuta perché volevo sapere se Jensen era nei paraggi o meno.

Mi intestardii però comunque a non guardarmi attorno e piantai lo sguardo sul piatto fino a che non sentii qualcuno sedermisi accanto. Capii dal profumo chi era, ma non alzai assolutamente lo sguardo da dove lo avevo puntanto, come se il solo farlo avesse potuto uccidermi.

Ignorai del tutto quella presenza alla mia sinistra e quando Mrs Hallyway annunciò che il pranzo sarebbe stato servito tra pochi minuti, tutti si sedettero definitivamente a tavola.

Jared incominciò a parlare come al solito sia con Misha che con Jensen, ma io ignorai ancora una volta tutti quanti perché se mi fossi focalizzata un po' di più sulla situazione c'era il rischio che scoppiassi in lacrime davanti a tutti, quindi cercai accuratamente di estraniarmi e di canticchiare nella mia testa.

Aiutava a volte. Era come quando cercavi di ripetere a memoria una poesia per calmarti o come quando cercavi di contare fino a 10 per non agire esageratamente. Era un modo per controllarsi, insomma. Io cantavo 'Breakaway' di Kelly Clarkson.

Non sapevo spiegare esattamente il motivo ma trovavo che questa canzone fosse particolarmente azzeccata per me, forse perché era come se parlasse della mia vita e di quello che desideravo per me. Boh. Ma non era per questo che l'avevo scelta in quel momento, no davvero. Era semplicemente la prima canzone che mi era venuta in mente e che canticchiavo ogni tanto, quando ne avevo voglia.

Nel frattempo comunque i camerieri erano arrivati e ci stavano servendo le portate, come al solito. Dopo un po' sentii l'esigenza di bere un po' d'acqua ed afferrai la bottiglia che si trovava alla mia sinistra, verso Jensen, peccato che anche lui avesse avuto la mia stessa idea e ritirai immediatamente la mano non appena ci toccammo a vicenda.

Inevitabilmente il mio sguardo incrociò il suo, arrossii violentemente e rinunciai all'acqua mentre incominciavo a respirare più affannosamente ed il cuore minacciava di uscirmi dal petto.

« Prego, prendila prima tu. » mi disse ed io incominciai ad agitami sempre di più. Come caspita potevamo stare seduti così vicini senza impazzire? Come c'ero riuscita fino a quel momento? Era assurdo.

Dopo tutto quello che era successo non riuscivo a capire come potessimo fingere in quel modo e fu allora che capii che dovevo andarmene o probabilmente avrei fatto qualcosa di cui mi sarei pentita per sempre. Mi alzai pertanto di scatto sotto lo sguardo basito di tutti.

« Ho dimenticato il mio cellulare in camera. Mi sono appena ricordata che dovevo fare una cosa.. Non ho comunque più fame, quindi.. Va beh. A dopo. » dissi e scappai via il più velocemente possibile prima che Jared potesse fermarmi in qualche modo. Stava andando tutto troppo bene, vero?

Fino a quel momento era sembrato che stessi riuscendo a mantenere una certa apparenza di normalità, sebbene non avessi aperto bocca, ma ovviamente tutto ciò non poteva durare fino alla fine del pranzo. No, di certo. Mi odiavo davvero in queste situazioni.. ero insopportabile.

« Eve? » mi sentii chiamare prima che riuscissi a poggiare i piedi sui primi gradini delle scale che portavano al piano di sopra. Mi fermai di botto, quindi, a quel richiamo e mi girai. Per fortuna non era nessuno di potenzialmente pericoloso per il mio cuore, ma non era neanche un buon momento per incontrare Ryan. Si, perché era lui.

Con i capelli scompigliati e qualche macchia d'olio un po' ovunque, come se avesse lavorato. Beh, probabilmente era così perché non era a pranzo qualche minuto prima, quindi doveva aver avuto da fare (un lavoro, magari, per Supernatural).

« Ryan.. » dissi ed accennai qualche passo verso di lui prima che lui mi raggiungesse definitivamente con un sorriso. « Sei.. arruffato. » dissi, constatando l'ovvio. Lui rise e tirò fuori un fazzoletto dalla tasca nell'inutile tentativo di levarsi di dosso alcune macchie, soprattutto sulle mani.

« Ho aiutato gli altri a montare alcune cose per la scena di stasera. Eccoti spiegato il motivo per cui mi trovi in questo stato.. E lo sai cos'è peggio? » chiese ed io scossi la testa perché non avevo idea di cosa stesse pensando.

« Che non posso neanche toccarti per paura di sporcarti.. » disse ed io arrossii ancora una volta, abbassando lo sguardo. Non le potevo sentire certe cose perché mi imbarazzavo incredibilmente. Inoltre non ero mai stata al centro di tante attenzioni, quindi non c'ero affatto abituata.

Forse se qualcuno si fosse preso la briga di farmi complimenti o di dimostrarmi il suo desiderio sarebbe stato diverso, ma purtroppo non era così.

« Ah, ecco.. beh.. » farfugliai semplicemente, non riuscendo ad articolare niente di sensato. Lui rise con dolcezza e fece per avvicinarsi ancora di più a me quando sentimmo qualcuno in arrivo ed entrambi ci girammo per scoprire chi fosse.

Beh, era Jensen, ovviamente. Si bloccò per un attimo non appena ci vide ma, dopo un sospiro, si avvicinò con passo deciso.

« E' meglio che vada per adesso.. magari parliamo dopo. » dissi e cercai di scappare ancora una volta. Ero davvero brava in questo, no? Mi sentivo tanto Julia Roberts in 'Se scappi ti sposo' in quel momento, anche se lei rimaneva comunque sempre molto più favolosa di me.

Però non riuscii mai neanche a poggiare un piede su quelle scale perché Jensen mi afferrò per un braccio e mi trascinò letteralmente verso la terrazza con i divani. Ryan rimase talmente spiazzato e scioccato da questo suo comportamento che non fece assolutamente nulla per 'salvarmi'.

Ci guardò, sgranò gli occhi e rimase immobile davanti alle scale mentre io venivo strattonata e trascinata verso il mio orrendo destino. Okay.. praticamente l'unica persona che poteva salvarmi in quel momento non aveva mosso un dito. Bene.

Dovevo stare calma.. niente panico. Potevo farcela, no? Era arrivato il momento di parlare ma potevo affrontarlo, vero? Si.. certo che potevo.. Potevo? No. Ma chi volevo prendere in giro? Ovvio che non ce la facevo. Okay, mi stavo sentendo male. Davvero molto male.

Non appena ci trovammo al centro della terrazza, reagii totalmente d'istinto: portai entrambe le mani sul suo petto per fermarlo e le strinsi a pugno, usando tutta la forza e la determinazione che avevo.

« Ti prego.. Ti prego, no. Non adesso. » supplicai con forza mentre i miei occhi si inumidivano di nuovo ed inevitabilmente. A quella richiesta lui si fermò e tentò di farmi alzare lo sguardo usando le sue dita, ma non ci riuscì questa volta. Non ce la facevo a guardarlo negli occhi.

« Prima o poi dovremmo parlare, lo sai? Perché non chiarire tutto e subito, quindi? Sarebbe meglio per tutti.. » disse lui, allora, cercando di essere ragionevole. Aveva ragione, davvero, ma non ce la facevo ad affrontare una discussione in quel momento, soprattutto perché non avevo risposte da dargli, o almeno non una che avrebbe potuto capire, quindi preferivo aspettare.

« Ti prego.. rimandiamo fino a stasera. Ti prego. » supplicai ancora e mi allontanai di qualche passo perché quella vicinanza mi uccideva. Si poteva morire di paura? Si, forse. Il mio cuore ormai stava architettando il modo di uscirmi fuori dal petto perché batteva talmente tanto forte da fami male. Stavo per avere una crisi, probabilmente, ma era tutto apposto. Si, si.

« Va bene. Però stasera parleremo, costi quel che costi. Questa è l'ultima volta che rimandiamo questa conversazione. » disse ed io annuii perché sapevo che ancora una volta aveva ragione lui. Non potevamo rischiare di rimandare ancora, lo comprendevo, ma un paio d'ore non avrebbero ucciso nessuno ed io avevo estremamente bisogno di pensare.

Ci guardammo per un attimo e poi Jensen se ne andò, lasciandomi definitivamente sola. Mi accasciai su un divano e rimasi lì per non so quanto tempo.. forse mezz'ora. Ad un certo punto però mi venne a cercare Mrs Hallyway perché era arrivato l'autista che mi avrebbe dovuto condurre da Vick Tolmann per il servizio fotografico. Già.. che bello (sono sarcastica).

Quel giorno, purtroppo, mi sarebbe toccato anchee quello.

Non dimostrando neanche un minimo di allegria e con la faccia più bianca di quella di un cadavere, mi trascinai verso l'uscita e raggiunsi l'uomo che mi stava aspettando davanti ad una macchina diversa dalle precedenti ma altrettanto moderna. Lo salutai cortesemente e mi accomodai sul sedile posteriore, cercando di camuffare il mio reale stato d'animo ma senza successo.

Ci impiegammo poco a raggiungere il palazzone che Vick Tolmann aveva comprato per la sua attività lavorativa e non appena arrivammo, l'autista mi accompagnò fin dentro e mi consegnò nelle mani di un'assistente.

Essa mi accompagnò in una piccola sala dalle pareti completamente bianche, dove mi attendevano delle truccatrici con i loro 'attrezzi del mestiere' in mano. C'era anche un camerino, degli specchi enormi, tantissimi riflettori e macchine fotografiche. Non ebbi modo di vedere altro, sempre che ci fosse stato altro da vedere, perché l'assistente mi spiegò cosa dovevo indossare ed in che ordine, quindi dovevo prestare attenzione.

Poi, dopo essere uscita dal camerino indossando il primo abito, fu la volta delle truccatrici e quando ebbi finito anche con loro arrivò Vick Tolmann.

« Miss Wright.. bentornata. » disse con un sorriso, allungando poi affabilmente una mano per stringere la mia con prontezza e galanteria. Non aggiunse nient'altro e prese subito una macchina fotografica in mano, quella che la sua assistente gli porgeva, facendomi cenno di raggiungere la parete verso cui tutti i riflettori erano puntati. Cavolo, che ansia!

« La voglio spensierata ed allegra, okay? Sorrida.. sia un po' smorfiosetta e mostri anche molta dolcezza. Voglio che i lettori del magazine abbiano un'idea chiara di chi è lei. Anche se non credo che lei sia 'smorfiosetta', non mi fraintenda. Solo che mi hanno espressamente richiesto anche questo tipo di foto. » disse e chiamò ancora una volta le truccatrici per sistemarmi meglio i capelli ed il trucco che alla luce dei riflettori sembrava diverso.

Non appena si tolsero dalla scena, sembrava essere tutto pronto per cominciare, ma io ero sempre molto nervosa e se ne accorse anche Tolmann.

« Mmm.. un po' di musica l'aiuterebbe a sciogliersi? » chiese lui ed io annuii, anche se non sapevo esattamente se la cosa sarebbe servita o meno. Provare però non costava nulla. Vick Tolmann fece un cenno alla sua assistente che accese un'enorme stereo che non avevo affatto notato.

La prima canzone che sentii la conoscevo a causa di un video su Sherlock che alcuni fan avevano messo su Youtube. La canzone era 'Hey na na' di Katie Herzig che mi aveva sempre fatto molto ridere. Non riuscii a trattenere neanche quella volta le risate e vidi che anche Vick Tolmann sorrideva. Miracolo!

« Prova a ballare.. » mi disse con un altro sorriso ed io feci del mio meglio, seguendo le direttive che mi aveva dato prima. Feci un po' la smorfiosetta, ballai un po' e mi divertii.

Subito dopo dovetti cambiarmi d'abito ed anche il trucco andava aggiustato, quindi ci concedemmo un attimo di pausa/cambio prima di continuare. Dato che sembrava che mettere delle musiche di sottofondo mi aiutava a sciogliermi, continuò su questa linea fino alla fine.

Non so neanche perché ma ad un certo punto ci ritrovammo persino ad ascoltare la musica dei 'Ghostbusters' ed io stavo crepando dalle risate.

Davvero, non ce la facevo più. Adoravo quelle canzoni! Sentivo che anche gli altri si stavano divertendo, soprattutto quando facevo le smorfie davanti all'obbiettivo.

« Ora mancano solo quelle un po' più.. diciamo 'sexy'. Ti metto una musica di Rihanna. » disse ed anche se non era esattamente il mio genere di musica preferito, potevo cavarmela.

La prescelta fu 'S&M' appunto di Rihanna ed anche se mi vergognavo da morire cercai di fare comunque del mio meglio. Più che altro mi veniva ancora da ridere ma seguendo le direttive di Vick Tolmann riuscii comunque a fare quello che era necessario per il servizio fotografico.

Quando mi fu annunciato che avevamo quasi finito, vidi in lontananza entrare Misha e Jared. Li salutai con la mano e con un sorriso, accennando qualche passo di danza a ritmo con la musica per farli ridere. Ottenni l'effetto sperato e mi misi ancora una volta in posa per gli ultimi scatti prima di accorgermi che era entrato anche Jensen. Ovviamente.

Se c'erano loro due non poteva che esserci anche il terzo. Avevamo anche il servizio da fare per la The CW, no? Certo ed ecco spiegato il motivo per cui erano tutti lì.

« Perfetto.. abbiamo finito qui. Dovete tutti salire al terzo piano. Stanza n° 11. » disse Vick Tolmann ed io mi affrettai a raggiungere il mio gruppo. Ma i vestiti? Guardai l'assistente di Vick che mi spiegò che potevo tenermeli per adesso. Avrei re-indossato i miei abiti una volta finito l'altro servizio fotografico (mi avrebbero salito i miei vestiti fra poco). Okay.

Senza molte parole -io non mi ero neanche azzardata a guardare Jensen- salimmo al terzo piano e ci preparammo tutti psicologicamente a quest'ennesimo 'lavoro'. Dovevamo però prima cambiarci d'abito e per una volta non mi sentii affatto a disagio perché avrei indossato un semplice paio di stivali, un paio di jeans scuri, una maglia a canottiera beige ed un giubbotto di pelle nero.

Era un abbigliamento piuttosto tranquillo, no?

Mi sistemarono anche di nuovo i capelli con la piastra ed aggiustarono per l'ennesima volta anche il trucco. Dopo fui pronta.

« Bene, ragazzi. Sapete che questo non sarà un servizio fotografico, vero? Okay. Il lavoro di oggi consisterà semplicemente nel filmarvi in diverse 'scenette'. Le abbiamo già immaginate, quindi dovrete solo ascoltarci e seguirci. Iniziamo da te Misha.. Devi semplicemente dare le spalle alla telecamera, camminare e guardarti alle spalle, un po' spaventato. Mettiti in posizione. » disse Vick Tolmann e ci addossammo tutti verso la parete non 'decorata' per permettere a Vick Tolmann ed agli altri macchinisti di sistemare meglio Misha.

Gli diedero le ultime indicazioni e poi iniziarono a girare. Misero anche una canzone di sottofondo le cui uniche parole erano 'Tv now'. Era bella, però. Mi piaceva! Dopo fu la volta di Jensen che doveva giocherellare con un coltello (?) con sguardo serio.

Poi toccò a Jared che doveva guardare come fuori da una finestra (una finestra finta c'era, eh) e camminare continuando a guardarsi indietro. Anche Jensen ebbe alcune scene accanto alla finestra. Poi misero Jensen e Jared insieme ed alla fine toccò a me da sola, seduta sopra un mucchio di scatoloni da cui dovevo guardare con sguardo perso.

Misero anche me accanto alla finestra ma al contrario dei primi due guardai fisso in camera e poi, per completare, decisero di fare un ultima scena fuori programma con me, Jensen e Jared.

I primi due si sarebbero dovuti dirigere verso il fondo della sala mentre io avrei dovuto passare in mezzo ai due e scontrarmi con Jensen. Che bello. Entrambi ci saremmo dovuti guardare per un attimo per poi continuare per la nostra strada. Ancora più bello.

Dovevo proprio avere questa idea, eh? Che sfortuna del cavolo. Però potevo farcela. Senza fare storie, ci posizionammo tutti ed incominciammo a camminare come ci era stato spiegato. Ad un certo punto urtai il braccio di Jensen (che stava alla mia sinistra) ed i nostri sguardi si incrociarono per un attimo come ci avevano chiesto.

Peccato che quell'attimo durò un po' più del previsto (gli occhi di Jensen erano così belli..) e si sentii distintamente qualcuno ad un certo punto che si sgranchiva la gola per farci disincantare.

Arrossii di colpo e tornai al mio posto con una miriade di 'mi dispiace', 'scusatemi' ed altre cose del genere che mi uscirono spontaneamente dalla bocca, anche perché ero davvero mortificata per l'accaduto. Vidi Misha guardarci attentamente dal fondo della sala ed abbassai lo sguardo, colpevole. Ecco.. meno male che certe cose non dovevano più accadere!

Anche Jensen, comunque, si scusò e fummo pronti a rigirare la scena. Anche questa volta però ci bloccammo, incapaci di distogliere lo sguardo l'uno dall'altro forse anche perché non avevamo avuto tante occasioni del genere ed io ero più abituata a nascondere il mio sguardo che a mostrarlo agli occhi del mondo o semplicemente ai suoi.

Il momento però passò quasi subito e continuammo con la scena così come era previsto, solo con un attimo di ritardo. Io feci finta di voler resistere come all'impulso di guardare dietro verso 'Dean' ed a loro l'idea piacque, tanto che lasciarono la scena così com'era. La ripetemmo solo ancora una volta però dalla prospettiva di Jared e Jensen e poi fummo liberi di andare.

Ci cambiammo tutti velocemente, anche perché tra poco dovevamo trovarci tutti sul set di Supernatural (il motel) quindi non avevamo tempo da perdere. Ero davvero stanchissima ed anche emotivamente provata, come potrete immaginare. Fare delle foto era più stancante del previsto ma immaginavo che i problemi che mi stavo portando dietro avessero solo peggiorato le cose.

Sentirmi inoltre lo sguardo di Jensen sulla schiena non mi aiutava affatto e non mi faceva neanche stare meglio. Con la coda dell'occhio notai che effettivamente mi stava guardando ma cercai di fare finta di niente e seguii Jared e Misha verso le macchine.

Il motel scelto si trovava fuori città, in un luogo pressoché deserto. Non era ancora buio però quando arrivammo ma non era un problema perché avremmo potuto prima girare le scene all'interno per poi occuparci di quelle esterne.

L'attrezzatura era anche già montata da quella mattina, quindi dovevamo semplicemente cambiarci d'abito e girare la scena.

Stavo impazzendo con tutti quei cambi d'abito e quelle ritoccatine al trucco. Non mi ero mai strapazzata tanto in questo senso in tutta la mia vita! Al massimo mettevo un po' di matita e mascara sugli occhi, mentre in quel momento avevo di tutto sul viso. Non volevo neanche pensarci..

Ashley e Melanie mi sequestrarono per sistemarmi (povera me!) e dopo un po' fui pronta. Non avevano caricato con il trucco, anche perché si presupponeva che Catherine non avesse avuto un granché di tempo né la voglia di sistemarsi sul serio.

Aveva solo cambiato gli abiti (quelli di prima erano macchiati di sangue) prima di raggiungere i Winchester al motel, quindi le mie truccatrici non ebbero un granché di lavoro da fare, per fortuna.

Quando anche Jared e Jensen furono pronti (Misha era venuto a farci compagnia), il regista accese i motori e ci spiegò quello che desiderava vedere nella scena, tra cui anche il luogo in cui ci saremmo dovuti trovare mentre recitavamo particolari battute (ce le aveva segnate) per permettere alle telecamere di farci dei primi piani strategici senza dover per forza ripetere la scena mille volte.

Dopo di che, fummo davvero pronti a girare.

- - -

Catherine era una ragazza distrutta. Aveva appena perso tutta la sua famiglia e non riusciva a farsene una ragione. I suoi vicini di casa avevano provato a consolarla, persino delle sue amiche erano venute appositamente per starle vicino, ma lei non si riprendeva.

Continuava a sentirsi le mani sporche di sangue, sebbene le avesse accuratamente lavate, e continuava a vedere il viso del fratello ovunque si voltasse. Il suo mondo era stato completamente messo sotto sopra e non gli era rimasto più nessuno. Si, aveva delle amiche ma non avevano importanza in quel momento. Nessuno poteva sostituire la sua famiglia ed era questo il problema.

Voleva vendetta. Voleva poter fare qualcosa affinché nessun altro soffrisse tanto quanto avesse sofferto lei, almeno non per un motivo del genere. Un motivo che tra l'altro ancora non comprendeva appieno. Chi era quell'essere? Perché aveva preso di mira la sua famiglia? Perché non era stata capace di fermarlo?

Tutte queste domande non avevano risposta ma lei sapeva a chi poteva rivolgersi, quindi scappò di nascosto dalla casa della sua migliore amica che l'aveva ospitata per la notte e si diresse verso l'unico motel della città dove sapeva che li avrebbe trovati. Fu semplice capire in che stanza fossero alloggiati, anche perché la loro macchina, un'Impala del '67, era parcheggiata proprio di fronte alla loro stanza.

Catherine bussò alla porta, incurante dell'ora assurda, e venne accolta dal fratello più grande con in mano una pistola. L'altro era leggermente di lato ed aveva in mano un coltello.

« Sei tu.. » disse semplicemente quello più alto e la lasciò entrare. Catherine non si guardò indietro ed entrò con forza nella stanza, convinta di quello che avrebbe voluto chiedere loro.

« Sono qui perché ho bisogno di sapere.. Chi era quell'essere? Perché ha ucciso la mia famiglia? E perché voi eravate lì giusto in tempo per salvarmi? » chiese la ragazza guardandoli in cerca di risposte.

Il fratello più piccolo, Sam, la invitò a sedersi e le spiegò tutto quello che aveva bisogno di sapere, anche se non poteva raccontarle proprio tutto. Poteva dirle che erano Cacciatori, ma non tutto quello che stava succedendo nel mondo, la caduta degli angeli ad esempio. Sarebbero state troppe informazioni e la ragazza ne aveva già passate troppe.

Gli spiegò semplicemente tutto quello che poteva sulla loro vita e sui licantropi, facendole comprendere che loro attaccavano chiunque, anche senza motivo. La loro sete di sangue era più forte di tutto il resto. Catherine non pianse, nonostante i suoi occhi incominciarono ad inumidirsi più volte. Era una ragazza forte, nonostante si sentisse distrutta.

Dean se ne stava in disparte anche perché era il fratello ad essere più bravo in certe cose. Nel frattempo, però, nella testa di Catherine si stavano formando pensieri pericolosi.. cose che avrebbero cambiato la sua vita per sempre.

Aveva bisogno dei Winchester però per seguire quella strada, quindi dopo un attimo di silenzio decise di convincerli a fare quello che lei desiderava davvero. Forse era un desiderio momentaneo -chi poteva dirlo?- ma non riusciva a levarselo dalla testa. Aveva bisogno di vendetta.

Aveva bisogno di sapere che altre persone sarebbero state al sicuro grazie al suo aiuto. Inoltre come poteva tornare ad una vita normale ora che sapeva dell'esistenza di queste creature? Non aveva altra scelta se non intraprendere la stessa strada dei Winchester.

« Voglio venire con voi. » disse, rompendo il silenzio che si era creato. Entrambi gli uomini la guardarono sbalorditi ed il loro sguardo si indurì poco dopo, soprattutto quello di Dean.

« Scusa, cosa? » chiese Dean e si avvicinò a Catherine, guardandola negli occhi.

« Voglio venire con voi.. Voglio sentirmi utile.. Cacciare, salvare delle vite. Voglio fare quello che fate voi. Voglio evitare che cose del genere possano accadere ancora. Permettetemi di venire con voi. Imparerò, grazie al vostro aiuto. » disse allora lei, continuando a guardare entrambi gli uomini con una convinzione tale negli occhi che li fece vacillare per un attimo. Solo un attimo.

« No. Ti assicuro che non è la vita che desideri. » disse Dean ed anche il fratello gli diede subito man forte perché questa volta Dean aveva ragione.

« So che stai soffrendo ma questa vita è molto più difficile di quello che pensi. Non è quello che una persona desidererebbe mai di avere, te lo assicuro. Forse adesso ti sembra impossibile ma il dolore diminuirà con il passare del tempo. Puoi rifarti una vita se lo desideri.. vivere tranquillamente. Non farti accecare dall'odio o dalla vendetta. Sii libera di andare avanti.. » disse Sam ma nulla riusciva a convincere Catherine.

Era sempre stata una ragazza molto testarda e non era cambiata, neanche adesso che si ritrovava ad essere spezzata e senza più solide fondamenta su cui contare. Non avrebbe trovato pace finché non avesse incominciato a fare quello che voleva, ossia essere una Cacciatrice.

Non sapeva neanche lei quanto potesse essere difficile, anche se ne aveva una vaga idea, ma era disposta a provare ed a farcela perché il suo cuore ed il suo cervello gli urlavano che quella era strada giusta. Solo quella.

« Vi prego.. Non importa della vita tranquilla che potrei avere o di qualunque altra cosa! Voglio solo poter fare qualcosa di utile e di poter difendere tanta gente come me. Non nego che è anche l'odio e la vendetta a guidarmi, ma non è solo questo.. E' qualcosa di più grande. Lo farò con voi o senza di voi perché è davvero ciò che voglio. » disse allora Catherine, scatenando la furia di Dean.

« Ma non capisci che tipo di vita sia? Non sei adatta a tutto questo. Si tratta pur sempre di uccidere, di combattere, di vivere con la costante paura di morire.. E' questo che vuoi? » disse lui, fronteggiando la ragazza che intanto si era alzata in piedi. Anche lei si avvicinò all'uomo e lo guardò negli occhi come non aveva mai fatto con nessuno.

« Ti è così difficile credere che qualcuno potrebbe desiderare sentirsi utile in questo modo? Beh, hai la prova davanti ai tuoi occhi che non è così. Io voglio farlo. Con o senza di voi. Certo, con il vostro aiuto forse eviterei di rimanere uccisa solo dopo pochi giorni, ma se sono un tale disturbo per voi allora bene.. farò da sola. » disse Catherine mentre Dean la guardava in cagnesco. Sbuffò, infastidito da tanta caparbietà ma non se non voleva avere anche lei sulla coscienza, allora doveva portarla con sé. Bene, un altro fardello addosso. Magnifico!

« Va bene. Come desideri. Ma sappi sin da subito che non sarà una passeggiata. Sarò io ad istruirti, personalmente, ed ogni errore che commetterai ti farà subire delle punizioni. Non ti renderò la vita facile perché ti ho avvertito che non è una vita che fa per te, ma dato che non mi dai ascolto te lo farò capire e te ne andrai. » disse e con quelle parole prese la sua giacca e se ne andò sbattendo la porta. All'interno della stanza calò il silenzio e nessuno dei due aggiunse una parola.

- - -

Con quella scena, quindi, Catherine entrò a far parte della combriccola e noi finimmo il lavoro della giornata. Finalmente! Mi ero talmente tanto immedesimata in Catherine che non mi sentii neanche più di tanto a disagio in presenza di Jensen, tranne ovviamente quando i nostri occhi si incrociarono di nuovo a causa del dialogo tra Dean e Catherine.

Era davvero difficile evitare un contatto del genere con Jensen ed immaginavo che di questo passo sarebbe stato sempre più arduo perché Catherine e Dean avrebbero avuto un rapporto particolare fatto di sguardi e gesti più o meno espliciti, da quello che avevo potuto leggere nella prima parte del copione, quindi dovevo abituarmi a quel genere di cose o sarei stata male praticamente per tutto il tempo.

Ora però che tutto era finito dovevo prepararmi alla vera sfida della giornata ed io ancora non ero pronta. Avevo bisogno di un attimo per raccogliere le idee e di qualcosa che mi desse l'ispirazione giusta per capire cosa dovessi fare. Incrociai ancora una volta lo sguardo di Jensen e dopo mi allontanai verso una delle macchine che dovevano portarci tutti in albergo.

Chiesi se potessi prenderne una in prestito e mi risposero affermativamente, a patto però che portassi un autista con me. Si, tanto non sapevo guidare. Mi allontanai, quindi, da tutti per un po', consapevole che la macchina mi aiutasse a rilassarmi almeno un pochino. Aveva sempre avuto questo effetto ed ora ne avevo davvero bisogno, ma ero comunque molto inquieta e non riuscivo neanche a stare ferma in macchina.

« Qualcosa la turba, signorina? » chiese gentilmente l'autista. Mi ricordava molto Patrick, il 'maggiordomo' di casa Padalecki, quindi provai istintiva simpatia verso quell'uomo.

« Si, ma non si preoccupi. E' una cosa che posso risolvera da sola. » dissi, sebbene non fossi affatto convinta delle mie stesse parole. L'uomo mi lasciò in pace mentre guidava e guidava senza alcuna meta ed io cercai di analizzare la situazione:

  1. Jensen mi aveva baciata. Io avevo baciato lui.

  2. Jensen era ubriaco e mi aveva baciata. Io ero sobria e l'avevo baciato lo stesso.

  3. Jensen aveva una moglie ed una bambina.

  4. Danneel e JJ non si meritavano una situazione del genere.

  5. Jensen non poteva provare qualcosa per me perché nessuno mi amava.

  6. Anche se Jensen mi amava, io non potevo permettere che rovinasse la sua famiglia per me.

  7. Io non meritavo un eventuale suo sentimento nei miei confronti.

  8. Io potevo soffrire perché tanto c'ero abituata. Potevo 'sacrificarmi'.

  9. Dovevo fare la cosa giusta e non rovinare qualcosa di bello e prezioso.

  10. Dovevo pensare prima alla felicità di Jensen e poi alla mia.

All'improvviso capii cosa dovevo fare e chiesi all'autista di dirigersi verso l'albergo. Era così logico che quasi quasi mi stupii di non averci pensato prima. Non volevo pensare al 'poi' ed al 'dopo' perché in una situazione del genere era difficile da prevedere ma sapevo che in tutta questa storia avevamo sbagliato entrambi, io per prima.

Ero partita con il piede sbagliato e questo aveva probabilmente influenzato tutto il resto, forse, tanto da aver fatto evolvere i nostri rapporti in qualcosa di strano ed assurdo. Boh, credevo che fosse così. Ma ora sapevo quello che dovevo fare ed anche se probabilmente tutto quello che avevo costruito fino a quel momento sarebbe cambiato, io ero certa che così facendo stavo andando nella direzione giusta.

Stavo facendo qualcosa di buono che avrebbe appianato per un po' quel senso di colpa che sentivo di avere nei confronti di troppe persone.

Fu con questa forza che scesi dalla macchina e mi diressi verso la terrazza con i divani. Lì Jensen non c'era ancora ma occupai il mio tempo ascoltando un po' di musica: 'Breakaway' di Kelly Clarkson. Come avevo detto, quella canzone sembrava scritta apposta per me e la cantai sul serio questa volta, affacciandomi verso il bosco in cui mi ero persa quella mattina.

I'll spread my wings and I'll learn how to fly
I'll do what it takes til' I touch the sky
And I'll make a wish
Take a chance
Make a change
And breakaway
Out of the darkness and into the sun
But I won't forget all the ones that I love
I'll take a risk
Take a chance
Make a change
And breakaway

Sentii chiaramente che qualcuno si stava avvicinando ma non smisi di cantare e quando Jensen si avvicinò e si appoggiò come me alla ringhiera, gli sorrisi. Non avevo davvero più paura adesso perché sapevo esattamente quello che dovevo fare e che soprattutto la mia non era assolutamente una scelta egoista o ingiusta. Forse per me lo era ma andava bene anche così. Certe volte bisognava anche mettersi da parte per il bene della persona amata, no? Ecco. Era quello che desideravo fare.

« Sai, credo che noi due abbiamo incominciato con il piede sbagliato.. » dissi dopo un attimo di silenzio. Jensen mi guardò interrogativamente ma io gli sorrisi rassicurante.

« Ti confesso un paio di cose, così capisci meglio.. Ho tentato in tutti i modi di starti lontana perché avevo una specie di 'cotta' stupida nei tuoi confronti. Sai quella che colpisce tutte le ragazzine? Si, esattamente quella. Tu sei sempre stato il mio attore preferito ed io, ovviamente, da brava ragazzina qual'ero e quale sono ancora per certi versi, avevo una cotta immensa nei tuoi confronti. Ero gelosa di Danneel, di JJ e persino di tutte le attrici che potevano avere a che fare con te o con il tuo personaggio. » dissi ridendo e sentendomi anche un po' sollevata mentre pronunciavo quelle parole. Non era tutta la verità ma gli stavo davvero confidando una parte dei miei pensieri, il che rendeva tutto ancora più strano e doloroso.

« Inoltre i rapporti tra i nostri due personaggi non hanno aiutato, eh? Mi era già capitato di provare qualcosa per il mio compagno di scena, colpa della mia immedesimazione nel personaggio, e credo proprio che sia successo anche questa volta. Cotta adolescenziale più crisi d'indentità possono combinare tanti guai messi assieme e noi ne siamo il risultato. » dissi ancora. Ero contenta del mio discorso anche se stavo recitando alla grande, come non avevo mai fatto in vita mia. Fingere mi aiutava a parlare e ad esternare tutti quei pensieri. Si. Stava andando tutto bene.

« Poi ti sei ubriacato ed abbiamo combinato quello che abbiamo combinato. Capita. Incidente di percorso. Caso chiuso. Tu non eri in te ed io non ero in me. Mi dispiace solo di non aver chiarito tutta questa faccenda prima ma dovevo venire a parti con il mio lato da ragazzina.. sai. Ora però e totalmente tutto apposto. Davvero. Sul serio. Non lo dico tanto per dire! Dovevo solo accorgermene prima cosi da evitare tutto questo disastro immotivato. » dissi e mi portai una mano ai capelli, nervosamente. Lui ancora non parlava, ma lo vedevo che i suoi lampeggiavano e che stava aspettando solo che finissi il mio discorso per esprimere la propria opinione.

« Credo che anche tu abbia avuto delle sensazioni contrastanti nei miei confronti a causa del mio comportamento ma sono qui anche per offrirti un nuovo inizio. Basta alle stupidate da ragazzina ed alle stupide gelosie. Lo prometto. Solo un nuovo inizio. Tu ed io. Ti andrebbe bene? » chiesi e tesi una mano quasi per siglare il nostro accordo ma Jensen non accennò affatto a prendermi la mano e non fece altro che guardarmi incredulo. Okay, che cosa c'era che non andava adesso?

« Ma stai scherzando o sei seria? » chiese lui ed io pensai che tutto il mio lavoro non era servito praticamente a nulla. Mi ero sforzata, avevo confessato tutte quelle cose (alcune false ed altre vere) e non accettava neanche la mia offerta? Bene. Andavamo alla grande.

« Certo che sono seria! Ti avrei detto tutte quelle cose se non lo fossi? Maledizione Jensen, ti ho detto la verità affinché potessimo ricominciare da capo senza rovinare nulla! Abbiamo già commesso un errore madornale l'altra sera e non voglio che una cosa del genere si ripeta mai più. » dissi ancora e lo vidi sorridere amaramente.

« Quindi per te era solo un errore? » chiese ed io gli risposi quasi immediatamente con un « Si, lo era. Non sarebbe mai dovuto accadere. Ho mancato di rispetto a tua moglie e tu hai fatto altrettanto. E per cosa? Eh? Me lo sai dire? Io per una stupida cotta adolescenziale e tu per un bicchiere di troppo. Non è schifoso tutto questo? Ecco perché sono qui stasera. Per chiarire con te affinché tutto questo non succeda mai più. Lei è meravigliosa Jensen.. entrambe lo sono, sia Daneel che JJ, e non si meritano nulla di tutto ciò. » dissi e gli poggiai una mano sulla spalla. Vidi che voleva aggiungere qualcosa ma riuscii a bloccarlo in tempo prima che potesse dire qualunque cosa.

« Ami tua moglie, no? » chiesi e lui annuì mentre il mio cuore subiva una botta così forte da farmi quasi urlare dal dolore. Riuscii a trattenere tutto dentro, però, dentro una maschera impassibile.

« Bene, quindi questa discussione non ha ragione di esistere. » dissi ancora, prendendo il suo viso delicatamente tra le mani, come se fosse la cosa più preziosa del mondo.

« E' stato un errore ma non uno grave. Da oggi in poi ci comporteremo normalmente e tu vivrai la tua vita con la tua famiglia, com'è giusto che sia. » dissi e gli sorrisi, trattenendo a stento le lacrime.

« Ma se non fosse tutto così semplice? » chiese lui ma io scossi la testa con fermezza.

« Lo è, Jensen. Lo vedrai più chiaramente quando stringerai ancora una volta la tua bambina tra le braccia e quando bacerai tua moglie. Te lo assicuro. » dissi e dopo avergli sorriso ancora una volta, del tutto forzatamente, decisi di andarmene per non scoppiargli a piangere davanti agli occhi. L'unica cosa che mi consolava era la consapevolezza di star facendo qualcosa di buono e di giusto.

Lui amava Danneel e sarebbe stato felice. Che io non lo fossi non aveva importanza.

« Come puoi essere così sicura che lo sarà? Eh? Io non sono più sicuro di nulla al momento. Sei arrivata tu ed il mio mondo è stato stravolto.. Lo sai vero che non avrei mai immaginato di fare qualcosa del genere a Danneel? Eh? Mai. Eppure eccomi qui.. eccoci qui. Deve esserci un motivo dietro a tutto questo ed io lo scoprirò. » disse Jensen ed io sospirai perché non sembrava affatto che la storia fosse finita lì dalle sue parole. Decisi comunque di non rispondergli perché non sapevo assolutamente come convincerlo del contrario.

Lo guardai solo una volta per poi comprendere che effettivamente c'era qualcosa che potevo dirgli e lo feci.

« Non rovinare quello che di bello già hai solo per un errore. Goditi quella persona meravigliosa che hai sposato e cresci la tua bambina. E' quello che io mi auguro tanto che tu faccia, Jensen. Lo desidero tanto per te. » dissi e con quelle parole me ne andai.









Angolo autrice: Dopo mille anni (letteralmente o quasi) sono riuscita finalmente a postare questo capitolo! *O* Alleluia! *coro angelico in sottofondo* Vi chiedo infinitamente scusa ma tra esami, uno spettacolo teatrale da preparare ed altre piccole cosucce che riguardano internet e che non sto qui a spiegarvi, non ho potuto scrivere neanche una riga. Poi, finalmente, mi ci ero messa d'impegno ed ero riuscita a scrivere quattro pagine che ho cancellato la volta dopo xD Non mi convinceva per niente e quindi ho riscritto tutto da capo. Yeeeee! Eccovi spiegato il motivo del mio ritardo. Spero di essere più puntuale la prossima volta anche se non sono sicura ancora di quando potrò scrivere il prossimo capitolo perché questi progetti di cui vi parlavo prima sono ancora in corso (ed ho anche un esame da preparare ç___ç). Detto questo, corro a rispondere alle vostre recensioni e a lasciarvi qualche altro dettaglio inerente al capitolo, come i vestiti di Eve o i link delle canzoni citate.
Ecco:
- http://i.imgur.com/OTtKUsQ.jpg (primo vestito servizio fotografico)
- http://i.imgur.com/GRwkykW.jpg (secondo vestito servizio fotografico)
- http://www.youtube.com/watch?v=c-3vPxKdj6o ('Breakaway' di Kelly Clarkson)
http://www.youtube.com/watch?v=jhrNRho7FEw (Spot della The CW dal titolo 'Tv now')
Ed ora passiamo ai ringraziamenti finali: 
Sanasnake
Nerea_V
StarstruckAngel
BlackBou
viktoria
Grazie davvero a tutte quante per aver commentato questa storia regalandomi un sorriso =) Inoltre volevo anche ringraziare tutti coloro che hanno messo questa storia tra le 'preferite' perché grazie a loro 'Thank you for loving me' è entrata nella classifica delle preferite della sezione! Grazie di cuore per il vostro supporto <3
Ora chiudo qui o l'angolo autrice diventa più lungo del capitolo stesso xD A presto e grazie ancora a tutti (anche a coloro che mi hanno mandato dei messaggi privati con pensieri dolcissimi)! *si scioglie e si dilegua*

 

   
 
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