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Autore: OfeliaMontgomery    15/03/2014    2 recensioni
Cos'hanno in comune Ofelia Montgomery, Rebekah Warner, Arlene Douglas, Georgia Adams, Delia Morton e Nora Day? Il corpo.
Dal primo capitolo:
Il signor Nicholas Hudson, il guardiano del cimitero restò stupito nel vedere Ofelia Montgomery camminare per le strade della città, di notte e da sola.
– Signorina Ofelia che ci fa qui da sola? E per giunta così? – chiese l’uomo indicando l’abbigliamento strano della ragazza, portava ancora la camicia da notte ed era scalza.
– Non so chi sai questa Ofelia, il mio nome è Georgia Adams e sono venuta a trovare il mio defunto marito – parlò la ragazza con voce quasi metallica facendo qualche passo verso l’entrata del cimitero.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ofelia appena arrivò a casa ebbe una strana sensazione, come se non riconoscesse più la casa in cui viveva. Pensò che fosse dovuto per lo stress appena subito e anche per il fatto di essersi ritrovata in un bosco ricoperta di foglie e non riuscendo a capire come ci era arrivata. Salì diritta verso la sua camera dal letto, quando entrò nella stanza ritrovò tutto come l’aveva lasciata due giorni fa; completamente in ordine a parte il letto che era ancora disfatto. Entrò in bagno ed iniziò a preparare la vasca da bagno, aprendo l’acqua calda. Accese anche il mini stereo che teneva in bagno, così si sarebbe rilassata anche con la musica.
Mise in acqua 4/5 pugni di sale marino, qualche goccia di verbena (che per Ofelia erano micidiali contro allo stress) e qualche goccia di camomilla. Sfiorò l'acqua con due dita per controllare se fosse abbastanza calda; decise che la temperatura fosse perfetta così. Si svestì ed entrò nella vasca immergendo tutto il corpo, lasciando fuori solamente testa. Si mise sugli occhi due dischetti imbevuti di acqua di rose e si rilassò con la musica di sottofondo che aveva acceso poco prima di entrare in acqua.
Quando ebbe finito di rilassarsi uscì dalla vasca ed indossò il suo accappatoio di spugna di bamboo. Si strinse di più nell’accappatoio, questo le generò sulla pelle una piacevole sensazione di sofficità e di morbidezza. Si tamponò i capelli con un piccolo asciugamano poi si fece un turbante per raccogliere la chioma bagnata e lo pinzò con un mollettone per non farlo cadere.
Si avvicinò allo specchio e guardandosi si spavento nel vedere il suo riflesso, aveva un aspetto orribile. Le occhiaie erano ben visibili e per rimuoverle avrebbe dovuto dormire un giorno intero cosa che non sarebbe potuta accadere perché doveva lavorare. La pelle era pallida e opaca; toccandosi la fronte constatò di avere la febbre e maledì il fatto di non ricordarsi quello che era successo due giorni fa.
Tornando in camera, si diresse verso il cassettone dell’intimo e delle magliette che usava per casa.
Indossò un paio di slip e un reggiseno blu, color del mare. Prese una maglia bianca dal cassetto sotto a quello dell’intimo, era un po’ bucherellata ma per casa le andava benissimo ed indossò anche quella. Poi dirigendosi verso l’armadio prese un paio di pantaloni neri di una tuta e li indossò; le stava un po’ larghi ma per casa sarebbero andati bene.
Si andò a sedere sul letto e con il phon si asciugò i capelli passandoci in mezzo le dita per togliere eventuali nodi. Quando ebbe finito di asciugarli, li spazzolò per bene, poi legandoli in una coda disordinata si mise sotto le coperte e pregò di riuscire a riposarsi almeno un po’.
A svegliarla fu il frastuono che arrivò dal piano di sotto, la madre urlò imprecando contro ai bicchieri che le dovevano essere caduti per terra, rompendosi in mille pezzi.
La ragazza seccata da tutto quel casino si alzò ed infilandosi le scarpe uscì dalla finestra facendo un salto ed atterrando in piedi e poi iniziò a correre per schiarirsi le idee.
Fece la stessa strada che aveva percorso due giorni prima. Non ricordava nulla, fino a quando si fermò davanti al cimitero e gli tornò in mente ogni cosa.
Il signor Nicholas Hudson, il guardiano del cimitero restò stupito nel vedere Ofelia Montgomery camminare per le strade della città, di notte e da sola.
– Signorina Ofelia che ci fa qui da sola? E per giunta così? – chiese l’uomo indicando l’abbigliamento strano della ragazza, portava ancora la camicia da notte ed era scalza.
– Non so chi sai questa Ofelia, il mio nome è Georgia Adams e sono venuta a trovare il mio defunto marito – parlò la ragazza con voce quasi metallica facendo qualche passo verso l’entrata del cimitero.
La ragazza con passi lenti entrò nel cimitero e si diresse verso ad una tomba, la tomba di Walter Woods, nato il 18.12.1883 e morto il 23.11.1915.
– Oh tesoro mio quanto mi manchi – parlò Ofelia con un’altra voce accarezzando la lapide di quel uomo.
La ragazza si alzò di scatto sentendo dei rumori strani e guardandosi in giro controllò se ci fosse qualcuno – Tesoro mio ora devo andare, ho paura che mi abbiano trovata – disse afflitta Georgia da dentro il corpo di Ofelia, dando un’ultima occhiata alla lapida corse verso il bosco lasciandosi alle spalle il cimitero. Appena entrò nel bosco fu invasa dagli aromi dei pini e della resina che colava dalle loro cortecce; dall'odore di umido che saliva dalle foglie marce che stavano sul terreno, quello della legna bagnata e quello fresco del muschio. Ma fu colpita anche dal freddo gelido che c’era, ma rabbrividendo continuò lo stesso a camminare. Non sapeva nemmeno lei dove andare, era convinta di essere seguita da qualcuno che la voleva morta, ma da chi? Chi l’aveva trovata e la voleva morta? E perché?
– Signorina Ofelia? Signorina? Si sente bene? – chiese il custode picchiettando su una spalla della ragazza.
Ofelia tornò alla realtà e rendendosi conto di quello che aveva appena ricordato senza neanche rispondere al custode corse verso casa, sperando di avere o almeno trovare delle risposte.
 

 
  
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