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Autore: OfeliaMontgomery    14/03/2014    1 recensioni
Cos'hanno in comune Ofelia Montgomery, Rebekah Warner, Arlene Douglas, Georgia Adams, Delia Morton e Nora Day? Il corpo.
Dal primo capitolo:
Il signor Nicholas Hudson, il guardiano del cimitero restò stupito nel vedere Ofelia Montgomery camminare per le strade della città, di notte e da sola.
– Signorina Ofelia che ci fa qui da sola? E per giunta così? – chiese l’uomo indicando l’abbigliamento strano della ragazza, portava ancora la camicia da notte ed era scalza.
– Non so chi sai questa Ofelia, il mio nome è Georgia Adams e sono venuta a trovare il mio defunto marito – parlò la ragazza con voce quasi metallica facendo qualche passo verso l’entrata del cimitero.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14, ottobre, 2014
In quella notte buia il fruscio del vento tra le foglie verdi degli alberi era l'unico rumore udibile; in quella strada cupa non passava nemmeno una macchina, c'era un silenzio di tomba.
In lontananza si sentirono dei passi che squarciarono il silenzio, una ragazza dalla lunga chioma castana stava camminando sul ciglio della strada. Ogni tanto il vento le muoveva i capelli facendoli svolazzare sul suo viso che lasciavano intravedere due occhi bianchi e spalancati senza alcuna traccia di pupilla, rivolti verso il cielo. La ragazza dondolava trascinando il suo corpo per la lunga strada che portava al cimitero, sembrava essere in uno stato di trance da cui non riusciva a svegliarsi.
Il signor Nicholas Hudson, il guardiano del cimitero restò stupito nel vedere Ofelia Montgomery camminare per le strade della città, di notte e da sola.
– Signorina Ofelia che ci fa qui da sola? E per giunta così? – chiese l’uomo indicando l’abbigliamento strano della ragazza, portava ancora la camicia da notte ed era scalza.
– Non so chi sai questa Ofelia, il mio nome è Georgia Adams e sono venuta a trovare il mio defunto marito – parlò la ragazza con voce quasi metallica facendo qualche passo verso l’entrata del cimitero.
L’uomo la guardò schioccato poi correndo verso la sua macchina chiamò i genitori della ragazza e la polizia.
Passò un giorno intero prima che Ofelia si risvegliasse dal suo stato di trance e si ritrovasse in un bosco, ricoperta di foglie giallastre. I capelli erano un grumolo di nodi, foglie e fango.
– Ma che diamine? – si chiese da sola guardandosi in giro spaesata, dove diamine si trovava? E perché era lì?
Alzandosi da terra si spolverò con le mani la camicia da notte che da bianca era diventata marrognola per via della terra. Le foglie caddero leggere sul terreno senza emettere alcun rumore. Si mosse da quel punto alzando un paio di foglie rinsecchite dal terreno facendo un po’ di rumore che attirò l’attenzione di un uomo dall’aria stanca che la guardò stranito. Le sembrava un cacciatore perché stava tenendo un fucile in mano o magari era il suo rapitore? Non le importò molto in quel momento, voleva solamente tornare dalla sua famiglia.
– Aiuto, ti prego aiutami, perché sono qui? – tossicchiò la ragazza andando incontro all’uomo che la guardò sbigottito, poi si girò ed urlò a gran voce – Ho trovato Ofelia, è qui – e due agenti della polizia arrivarono di corsa sul posto.
– Ofelia, sono l’agente Howard, i tuoi genitori ti stanno aspettando, vieni con noi che ti portiamo da loro – disse l’agente porgendo una mano alla ragazza che afferrò subito e facendo dei piccoli passi si avvicinò a lui che le mise sulle spalle una coperta verdastra.
– Andrà tutto bene, forza andiamo – disse ancora l’uomo mettendo una mano sulla spalla della ragazza che sorrise incerta, uno spasmo di freddo la fece stringere ancora di più nella coperta di lana. Intanto il secondo agente era andato a chiamare i genitori della ragazza che da quando era sparita non avevano più parlato con nessuno, se non con i poliziotti per riuscire a ritrovare la loro figlia.
Ofelia fu portata fuori dal bosco dove ad aspettarla c’erano i suoi genitori che corsero subito verso di lei e l’abbracciarono, stringendola forte fra le loro braccia. La madre si staccò un po' da lei e con le lacrime agli occhi le parlò – Piccola mia era così preoccupata, chi ti ha portato lì? Ti ricordi qualcosa? – le accarezzò il viso con la mano tremante e le sorrise appena.
– Non lo so, non mi ricordo niente. Quanto sono stata via? – chiese a sua volta la figlia tremando leggermente, – Un giorno intero, quando ieri ero venuta a chiamarti per andare a lavoro il tuo letto era vuoto e tu non c’eri. Grazie a Dio sei sana e salva – rispose la madre tirando su col naso.
Ofelia sorrise abbracciandola – Andiamo a casa? Sono stanca e voglio farmi un lungo bagno – chiese con voce esile, il padre annuì – Certo tesoro, la macchina è infondo alla strada, non è tanto lontana, ma ce la fai a camminare fin lì o vuoi che ti porti in braccio? – chiese il padre accarezzandole la testa.
Ofelia scosse la testa – Grazie papà ma ce la faccio da sola – disse annuendo, la madre intanto le appoggiò le mani sulle spalle e stando dietro di lei in caso dovesse cadere, si incamminarono insieme verso la macchina. Il padre ringraziò i poliziotti e il cacciatore per l’aiuto e poi si incamminò anche lui avvicinandosi alla moglie e alla figlia.
  
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