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Autore: Rosalie97    15/03/2014    9 recensioni
Cosa avrebbe detto Mike se l'avesse vista? Zoey era sicura che l'avrebbe odiata, guardata per sempre con disprezzo. Ma ora Mike non c'era più, ed a lei non restava che il suo peggior nemico.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Gwen, Heather, Mal, Zoey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Zoey saltò dal muretto di cemento bianco e rimase lì immobile, a pochi centimetri da lui, a fissarlo.
«Cos’hai da guardare?» la voce era quella di Mike, ma chiaramente tutta quella cattiveria non veniva che da Mal.
«Non ti stanchi mai di essere così odioso?»
«No» lui sorrise in modo malvagio, un ciuffo di capelli neri a coprirgli mezzo volto. «A me diverte tantissimo essere “così odioso”» si chinò verso di lei, guardandola malignamente. «Inoltre, Mike era una mia personalità, questo corpo è mio» si allontanò per fare gesti teatrali.
«Sei un essere crudele» la voce di Zoey era piena di odio. «Mike era di gran lunga meglio di te, e tu l’hai… l’hai…»
«Ucciso?» Mal finì la frase per lei, dato che la ragazza non riusciva a pronunciare quella fatidica parola che finalmente avrebbe messo un punto di stop a tutto. «Sì, e la sai una cosa? Mi sono divertito un mondo.»
Lo schiocco di uno schiaffo risuonò nella notte silenziosa, appena un attimo prima che un treno passasse rumorosamente nelle vicinanze. Zoey voleva piangere, ed era sul punto di farlo, proprio lì, davanti a lui. Eppure, nonostante fosse così difficile, si trattenne. Non voleva dargli questa soddisfazione.
Si voltò, allontanandosi in silenzio, mentre Mal se la rideva. Si strinse nella giacca bianca, verde e blu che un tempo era appartenuta a Mike, prima che Mal lo eliminasse prendendo definitivamente il controllo del corpo. I suoi pantaloni beige erano sottili, così come il top nero… il freddo pareva esserle entrato nell’anima.
«Ehi, Zoey, te ne vai via così?» urlò Mal. «Non vuoi sapere cosa ha urlato Mike nell’esatto istante in cui se n’è andato?» Zoey avrebbe voluto accasciarsi a terra e piangere come una bambina, lasciarsi trascinare dall’acqua inquinata del grande fiume lì accanto. «Ha detto un’unica parola» lei sapeva cosa stava per dire Mal, e lo temeva. «Ha detto “Zoey”.» Il ragazzo scoppiò a ridere, quasi soffocandosi nella sua stessa risata.
Per Zoey era troppo. La goccia era caduta e il vaso era inevitabilmente traboccato. Ma quello che uscì non furono lacrime, fu rabbia, una rabbia violenta che si scatenò su Mal.
Si voltò di scatto, allargando le narici. Tolse il giubbotto e lo appoggiò piano al muretto, per poi scalciare via le ballerine nere che portava ai piedi. Prese la rincorsa e arrivò da Mal prima ancora che lui avesse finito di ridere. Gli assestò un pugno all’altezza dello stomaco, un destro al naso e, infine, un calcio che lo mandò gambe all’aria. Il ragazzo non si reso conto di ciò che stava succedendo fino a quando non si trovò a terra, con del sangue a colargli dal naso, probabilmente rotto.
Si passò la mano sinistra sopra le labbra e la guardò ridendo. «Brava, sei molto brava, lo devo ammettere…» la guardò, «Ma hai fatto un grosso errore.»
«Ho fatto un errore, dici?» Zoey non sapeva se ridere o semplicemente limitarsi a guardarlo. Optò per una risata, «E cosa mi farai? Ucciderai anche me? Beh, prego, tanto non ho più niente da perdere. Ho perso il milione che avevo vinto perché non riesco a tornare a casa, dove ho lasciato tutte le mie cose, tutti i miei soldi. Tu non mi lasci in pace, mi segui dappertutto… e inoltre» rise ancora, mentre una lacrima amara le scendeva su una guancia, bianca come un cencio, «Mike se n’è andato per sempre, solo per colpa tua
«Dovrei sentirmi in colpa?» replicò Mal senza emozione, ancora steso a terra. «Io sono fatto così, Zoey, sono cattivo. Tu non mi credi, ma questo corpo è davvero mio. Questo corpo è nato come il corpo di Mal, Mike è arrivato dopo, quando i sensi di colpa si presentavano per via di ciò che facevo… era un modo per sfuggire al dolore. Mi sono diviso in tanti me stesso, ma Mike era la personalità più forte ed è riuscito a chiudermi nei recessi della mia stessa mente. Nel tempo che sono rimasto imprigionato, però, ho potuto allenarmi.» Sorrise in modo inquietante, facendo gelare il sangue nelle vene a Zoey. «Non provo più sensi di colpa, non ora che mi sono vendicato su Mike. Tu non puoi capire, stupida ragazzina, non capisci che la mia è stata una giusta vendetta. Per sei anni sono rimasto intrappolato lì dentro, al buio, sofferente.» La voce di Mal era sprezzante, ma lei fu in grado di vedere qualcosa negli occhi di lui. Che fosse… dolore? Ne era sicura, quello che stava osservando era dolore, la forma più pura e semplice… e per questo, qualcosa in lei scattò, come un interruttore.
«Mal» disse con voce atona, mentre lui sollevava il viso per guardarla. Un treno passò proprio in quel momento, ed il vento crebbe attorno a loro, «Non devi essere così.»
«Cosa?» rispose lui alzandosi, furioso. Come si permetteva, quella stupida ragazzina, di dirgli che era sbagliato essere ciò che era? Lui poteva essere quel che più gli aggradava, erano il suo corpo e la sua mente che Mike aveva preso. Era giusto che si fosse vendicato! «Tu, stupida ragazzina…»
«Smettila di chiamarmi “stupida ragazzina”. Punto primo perché non sono stupida, e punto secondo perché ho diciotto anni come te.»
«Zitta» urlò lui, scattando con rabbia. Le puntò contro un indice, «Non provare mai più a interrompermi. Comunque, stavo dicendo…» sorrise, quasi con gentilezza, per poi gridare: «come osi tu, stupida ragazzina, dirmi che è sbagliato ciò che sono?! Mike era un problema che andava risolto, mi intralciava la strada. Aveva preso il mio corpo, e io questo non lo accettavo prima e non lo accetto ora.» Fece una pausa, «Che mai più possa ritornare...» rise piano, avvicinandosi a lei, «oh, ma giusto, non accadrà.» La guardò intensamente negli occhi, con un sorriso cattivo, il più cattivo del suo repertorio. Eppure, Zoey si scoprì a trovarlo… bello. Come poteva trovarlo bello? Poteva esserci un’unica ragione: era letteralmente impazzita. «È. Morto.»
Credeva che sarebbe scoppiata a piangere, che gli avrebbe urlato contro, mentre con le unghie gli graffiava il viso, come a cercare – sotto quegli strati di malvagità – Mike. Ma non successe ciò che immaginava. Semplicemente alzò la mano destra a pugno e fece per colpirlo. Lui però la bloccò, scuotendo piano la testa e avvicinando il viso a quello di lei, fino a che non si trovarono a pochi millimetri di distanza. «Cosa credi di fare?» Zoey fu sul punto di rispondergli quando l’altra mano di Mal le coprì le labbra, «Sai che potrei uccidere anche te, vero? Non avrei rimorsi nel farlo, non proverei niente, se non soddisfazione. Mi toglierei un peso dalle spalle, uccidendoti… Sei come una mosca: fastidiosa, finché non la si elimina senza pietà.»
Tutto ciò che lei poteva fare era guardarlo male, le palpebre socchiuse mentre gli riservava occhiate d’odio. In realtà avrebbe voluto fare altro, e nemmeno lei capiva perché, ma sentiva l’impulso di lasciarsi andare, proprio come era solita fare con Mike. Con lui era stata felice, l'aveva fatta ridere… ma con Mal era tutta un’altra storia. Sentiva di… potersi lasciar andare come avesse trovato la ragione per cui si trovava al mondo.
Smise, senza nemmeno rendersene conto, di guardarlo male, e cominciò a osservarlo veramente. I capelli scuri gli coprivano metà del viso, un sorriso cattivo mostrava i denti bianchissimi e l’unico occhio che si vedeva – dato che l’altro era nascosto dal ciuffo – era attorniato da un bordo nero. Mal si accorse di questo cambiamento e ne rimase spiazzato. Perché aveva smesso di guardarlo male? Cos’era successo?
Le liberò le labbra dalla mano, ma continuò a trattenerla per il pugno, «Perché adesso hai quella faccia?»
Zoey non rispose, troppo occupata a osservarlo, mentre in lei qualcosa cambiava irreparabilmente. «Mal, perché sei così?»
«Ancora? Ti ho detto che…»
«Non sto dicendo che è sbagliato… ti sto chiedendo perché sei così.»
«Io…» Mal non sapeva cosa rispondere. «Io… ci sono nato, così.» Era la verità, non ricordava un singolo momento della sua esistenza in cui non fosse stato malvagio. La gente o lo odiava o lo temeva, nessuno lo aveva mai amato, ed era forse questo il motivo che lo aveva reso ancor più malvagio.
Zoey non disse niente, si limitò ad allungare la mano sinistra per carezzargli una guancia.
«Cosa… cosa stai facendo?» Mal era spaventato. Era una… una dimostrazione di affetto? Nessuno provava né dimostrava affetto nei suoi confronti, se non sua madre quando era stato ancora un infante.
«Ti senti solo, non è vero?» domandò lei dolcemente.
Mal, negli occhi di lei, vide amore, e pensò che probabilmente lo stava prendendo in giro. Lei amava Mike. E quel pensiero gli fece… male, cosa che lo stupì non poco.
«Tu… cosa…»
«So cosa vuol dire, sentirsi soli… Lo sono sempre stata, fino a che non ho partecipato a “Total Drama: La Vendetta dell’Isola”. Lì ho conosciuto quelli che ora sono miei amici… lì ho trovato Mike.»
In Mal cominciarono a farsi sentire sentimenti contrastanti: rabbia per ciò che lei provava per Mike, e senso di colpa per ciò che le aveva fatto strappandoglielo per sempre.
Il senso di colpa… era tornato. Quindi Mike… no, Mike non poteva più tornare, se n’era andato per sempre.
Con rabbia allontanò la mano di Zoey, «Aaaah, smettila!» urlò furioso, «Non fare finta di avere compassione, a me non serve la tua compassione, quindi vattene!» Avrebbe voluto urlare al mondo la sua frustrazione, «Vattene!»
Zoey allora fece come detto: si voltò, pronta ad allontanarsi, ma, prima di afferrare il maglione che era appartenuto a Mike, ci ripensò. Guardò il tessuto colorato e ricordò il sorriso del suo ex ragazzo, come lui era solito farla ridere, cosa sentiva per lui… e decise.
Si voltò si nuovo, guardando Mal allontanarsi. Le sue vecchie compagne di scuola lo avrebbero definito “una figura buia circondata da mistero”. Quelle ragazze amavano i cattivi ragazzi, cercavano il bad boy, mentre Zoey cercava il buono tra il cattivo. Era per questo che aveva scelto Mike, perché lui era stato buono. Eppure, i pensieri che ora le assillavano la mente non erano per nulla coerenti al suo modo di essere.
Sospirò, doveva farlo ora.
Si voltò di nuovo per afferrare la giacca, ma quando ritornò a guardare nella direzione in cui Mal si stava allontanando, non vide altro che buio. Un treno, intanto, passava sulle rotaie con un suono raschiante. Nell’attimo in cui aveva smesso di osservarlo, Mal era scomparso proprio come fosse stato un sogno.
Restò lì ancora per qualche minuto, in silenzio, per poi voltarsi ed andarsene, con un vuoto nel cuore. Quella che aveva perso, ora, era lei.
  
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