Passarono altri tre anni.
Le minacce e il lavoro con i guardiani sembrava essere
finalmente finito.
Anche se non avevano ancora trovato l'ipotetica nuova
leggenda, essendo cessati i conflitti, Nord aveva fatto tornare tutti
ai propri
compiti: se avessero notato qualcosa di strano glielo avrebbero dovuto
riferire.
Jack stava quindi volando velocemente ad Arendelle, più
si avvicinava alla città e più il suo cuore
batteva emozionato. Non poteva
crederci, avrebbe rivisto Elsa dopo tutto quel tempo!
Chissà come era diventata...adesso doveva avere
praticamente la sua età! Bé, o almeno quella che
era la sua età da più di
trecento anni!
Che faccia avrebbe
fatto nel rivederlo?
Avrebbero potuto
divertirsi insieme come un tempo!
Avrebbe potuto
rivedere quel sorriso.
All'improvviso però un dubbio si impadronì di lui.
Sarebbe stata
felice di rivederlo?
Sentì improvvisamente una stretta al cuore: ricordava
ancora le sensazioni di Elsa che aveva provato quella notte.
Si chiese se fosse arrabbiata con lui: non c'era stato
quando lei ne aveva bisogno.
Scrollò la testa come per cacciare via quei pensieri. Non
aveva importanza, anche a costo di farsi odiare l'avrebbe rivista,
voleva sapere
come stava, doveva rivederla...voleva rivederla.
Arrivato al castello si fiondò alla finestra, si sentiva
agitato come non mai.
"Calmati Jack
è solo Elsa!" ripeté tra sé
per calmarsi, tirò un sospiro, per poi
affacciarsi alla finestra sfoggiando il miglior sorriso che riusciva a
fare, ma
si sorprese nel vedere che la stanza era vuota.
Stava per andare ad affacciarsi alle altre finestre,
quando notò una cosa che incredibilmente non aveva notato
per la fretta: il
cortile era totalmente ghiacciato, compresa la fontana. Alzando lo
sguardo notò
che in effetti la neve e il ghiaccio erano ormai ovunque.
Ma la cosa che lo colpì di più fu che non era
opera sua!
"Elsa?"
Potevano essere
cresciuti così tanto i suoi poteri?
E dove era lei
adesso?
Notò che il cortile era pieno di gente, così si
avvicinò.
Vide una ragazza su un cavallo bianco, cercava di calmare
la folla.
"La regina Elsa non è un mostro! E non voleva fare
nulla di tutto questo, ne sono sicura! Credetemi, è mia
sorella".
"Sorella?"
"Anna!" urlò lui, felice di rivederla."Ehi,
hai detto regina? Elsa è diventata regina?"
Si sforzò di immaginarsela, ma rise al pensiero di Elsa
con una corona e uno scettro in mano.
Ovviamente Anna non poteva né vederlo né
sentirlo,
quindi, come se lui non avesse parlato, si rivolse ad un ragazzo. Era
alto e
impettito, coi capelli castano rossicci e indossava un'elegante divisa
bianca.
A guardarlo chiunque avrebbe detto che era un bravo
ragazzo, probabilmente anche di un certo rango, allora
perché Jack non poteva
fare a meno di immaginarselo con le orecchie a punta?
"Hans, io vado a cercare mia sorella sulle
montagne"
Quello era Hans? Non poteva
crederci! Ora capì perché se
lo immaginava in quel modo, non dimenticava mai il viso di un bambino,
e quello
non era altro che la versione adulta di quel piccolo demonietto!
"Vengo con te!" disse Hans rivolto ad Anna, ma
lei lo frenò.
"No! tu devi restare qui, devi regnare su Arendelle
in mia assenza!"
Sconvolto Jack si rivolse ad Anna.
"Anna, no seriamente, mica vorrai lasciare il regno
a questo TIPO? "
"Stai attenta" disse Hans rivolto alla ragazza.
"Tranquillo, sistemerò tutto e al mio ritorno
penseremo al matrimonio".
Jack era allibito, aveva davvero sentito quella parola?
"Anna ma ti è dato di volta il cervello?"
Quasi offeso di non essere stato preso in considerazione,
alzò la voce, come se urlando lo avesse potuto vedere. "Non
puoi sposare
questo pallone gonfiato, è arrogante,è demoniaco,
lui è cattivo, CATTIVO!".
In realtà Jack non aveva effettivamente le basi per
sapere se lo fosse veramente, ma a pelle non lo sopportava, ricordava
ancora i
commenti odiosi che aveva rivolto ad Elsa.
Anna galoppò verso la montagna col suo cavallo, quando fu
ormai lontana un sorriso, che Jack subito etichettò come
malefico, si dipinse
sul volto di Hans. Si avvicinò ad un uomo basso, con baffi e
capelli bianchi,
per poi sussurragli qualcosa in modo che nessuno sentisse, ma Jack era
così
vicino che poté ascoltare tutto.
"Bene mio caro duca, ora che Anna e Elsa sono fuori
gioco, finalmente potrò governare su Arendelle!"
Al sentire quelle parole Jack andò su tutte le furie, poi
guardò sopra la testa di Hans e un sorriso divertito
illuminò il suo volto.
"Hans, ti avevo sottovalutato! Una palla di neve non
è nulla in confronto a ciò che ti meriti"
Jack usò il suo bastone sull'albero dietro di Hans, la
neve su di esso iniziò ad aumentare di volume, l'eccessivo
peso la fece infine
cadere a valanga sul povero Hans, che si trovò letteralmente
ricoperto di neve.
Jack rise a crepapelle, avrebbe passato l'intera giornata
a fare dispetti a quel demonietto, ma aveva una cosa più
importante da fare.
Doveva trovare Elsa.
Elsa camminava verso la cima della montagna.
Era questo che la circondava adesso: una vasta distesa di
montagne, ricoperte solo dal bianco bagliore della neve fresca. Da
chilometri
ormai non si scorgeva traccia di altri esseri umani.
Era un vero e proprio regno di solitudine, un regno di
cui lei si sentiva da sempre la regina.
Il vento soffiava impetuoso, come la vorticosa tempesta
che sentiva dentro di sé e che ormai non riusciva
più a trattenere. Per tutti
questi anni ci aveva provato invano.
Aveva tentato di fare come le avevano detto: aveva
provato a tenere il ghiaccio dentro di sé e a lasciare tutti
fuori. Nessuno
doveva sapere. Doveva essere la brava, normale ragazza che tutti
avrebbero
voluto.
Nessuno doveva sapere.
Ma ora tutti sapevano.
Era strano, era stata etichettata "mostro",
tutti la odiavano e avevano scoperto chi era veramente. Avrebbe dovuto
stare
male, ma non provava niente di tutto questo. Sentiva come se un'enorme
peso le
fosse stato tolto dal cuore, un peso che portava da troppi anni ormai.
Non doveva più nascondersi.
Al solo pensiero sentì l'eccitazione salire dentro di
lei. Fissò l'ultimo guanto che le era rimasto, quello che
usava per evitare di
congelare tutto.
Lo sfilò e lo gettò in aria, lasciando che il
vento lo
trasportasse, e che con esso trasportasse via anche tutte le sue paure.
Lasciò, che la tempesta
che tratteneva dentro da anni,
potesse fluire liberamente.
Sentì il suo cuore più leggero.
Si sentiva finalmente LIBERA.
Agitò una mano, provò a creare qualcosa e dei
fiocchi di
neve si materializzarono tra le sue mani: erano bellissimi, perfetti,
come il
ghiaccio stesso, che nonostante tutto aveva sempre amato.
Perché non si può
odiare la propria stessa identità, per quanto questa
risultasse sbagliata agli
occhi di tutti.
Lasciò che il suo cuore la guidasse, lasciò
fluire il ghiaccio
dentro di sé, che ormai, in assenza di paura, sentiva di
poter padroneggiare
completamente. Iniziò a creare intorno a sé
bellissime opere di neve e di
ghiaccio.
Era stupendo, si sentiva felice! Non le importava più
cosa avrebbero pensato gli altri, non vedeva più il suo
potere come un difetto,
ma come una virtù, e non l'avrebbe mai più
trattenuta dentro di sé.
Da oggi in poi sarebbe stata semplicemente se stessa.
Non se ne accorse, ma stava sorridendo, come non faceva
da tempo, perché era felice, felice come non mai.
Si girò un attimo indietro, vide in lontananza Arendelle.
Rise al pensiero di come sembrasse piccola da lassù, di come
sembrassero
piccoli oramai i problemi che l'avevano dilaniata per anni.
La paura non l'avrebbe mai più dominata, perché
lei era
ghiaccio, e il ghiaccio è orgoglioso, non si fa dominare
dalla paura.
Si rigirò, con lo sguardo verso la montagna, ora era
tempo di guardare solo avanti.
C'era solo una cosa che la separava dalla vetta:
un'enorme crepaccio. Ma non l'avrebbe fermata, nulla poteva farlo
ormai: creò
un lungo ponte di neve, che al suo passaggio si trasformò in
solido ghiaccio.
Niente era più giusto o sbagliato, non c'erano regole
lì.
Ogni suo pensiero si cristallizzava in solida realtà.
Così
lo fece, creò un'enorme castello di ghiaccio.
Prese la corona sulla sua testa e la scaraventò per
terra, non era più la regina di Arendelle, quello faceva
ormai parte del
passato. La neve adesso era il suo regno, e lei ne era la regina
incontrastata.
Si sciolse i capelli, lasciandoli liberi in una lunga
treccia laterale. Creò su di sé, uno splendido
abito azzurro derivato dal
ghiaccio stesso.
La perfetta ragazza normale non c'era più.
Lei era Elsa, la Regina di Ghiaccio.
Jack si fece trasportare a lungo dal gelido vento tra le
montagne innevate, ma non riuscì a scorgere nulla, o meglio
nessuno.
Poi, ad un tratto, vide una specie di bagliore: era la
luce del sole dell'alba che si rifrangeva contro qualcosa.
Si avvicinò per vedere cosa fosse e, scoprendolo, rimase
letteralmente a bocca aperta.
Davanti ai suoi occhi si ergeva un vero e proprio
castello di ghiaccio.
Non solo i poteri di Elsa erano cresciuti oltre ogni sua
immaginazione, ma a quanto pare ora sapeva anche controllarli.
"Un castello
di ghiaccio... beh dovevo aspettarmelo da una Regina di Ghiaccio!" pensò
ironico tra sé.
Si avvicinò all'entrata: l'enorme portone di ghiaccio era
chiuso, ma non c'era ghiaccio che lui non potesse governare facilmente.
Così lo
aprì lentamente e, per non far rumore, lo lasciò
socchiuso.
L'interno era bello quasi più dell'esterno: la luce del
sole si rifrangeva sul ghiaccio creando delle stupende sfumature di
colore,
lampadari, finestre, tutto era fatto di finissimo ghiaccio.
Osservò l'enorme scalinata che si trovava davanti a lui,
la percorse verticalmente con lo sguardo, per vedere dove andasse a
finire.
Fu lì che la vide: era bella, fiera, forte e sicura, come
la vera essenza del ghiaccio stesso. Indossava un magnifico abito
azzurro che
sembrava intessuto anch'esso dal ghiaccio.
Era Elsa, ed era stupenda.
Il suo cuore si fermò,
come lui stesso del resto: era
rimasto immobile a contemplare la sua figura.
Quando Elsa iniziò a scendere i gradini, ad ogni passo
che lei percorreva verso di lui, Jack sentiva il suo cuore pulsare di
un
battito sempre più forte.
Lo sguardo di lei era fiero e orgoglioso, e con i suoi
occhi di ghiaccio guardava dritto davanti a sé...verso di
lui! Non sapeva il
perché ma quello sguardo lo mise a disagio.
Cosa stava pensando
lei in quel momento?
Cosa avrebbe dovuto
fare lui?
Cosa le avrebbe
dovuto dire?
Sentì che qualsiasi parola avesse pronunciato in quel
momento, gli sarebbe uscita ridicola o balbettante. Ma si fece coraggio
e
decise di provare comunque a pronunciare qualche parola.
Così, cercando di assumere
il topo più normale e disinvolto possibile, disse: "Elsa!
Ecco io..."
Non riuscì a continuare.
Elsa era sempre più vicina e il suo cuore batteva ormai
così forte che pensò quasi che potesse
esplodergli in petto.
Erano sempre più vicini.
Sempre più vicini.
Troppo vicini.
Il suo cuore cessò di battere.
Elsa passò attraverso di lui e in quel momento Jack
sentì
una stretta al cuore, come se fosse stato trapassato da una lama
invisibile.
Elsa non poteva vederlo.
Elsa non credeva più in lui.
La consapevolezza di quella fredda verità lo sconvolse, e
gli fece molto più male di quanto non avrebbe mai potuto
immaginare.
Ma cosa credeva?
Elsa era ormai
adulta, era ovvio che non credesse più in lui.
Tantissimi bambini
crescendo non avevano più creduto in lui, ormai ci aveva
fatto l'abitudine.
Allora perché si
sentiva così male?
Forse perché in tutto quel tempo non aveva aspettato
altro che rivederla, poterle essere di nuovo d'aiuto, poter essere
ancora una
volta la causa di quel sorriso che gli scaldava il cuore.
Ad un tratto qualcuno entrò nel castello: era Anna!
Era entrata dalla porta che Jack aveva lasciato
socchiusa. Corse dalla sorella e provò disperatamente a
convincerla a tornare a
casa con lei.
Sembrava quasi esserci riuscita, quando Elsa la colpì
involontariamente un'altra volta, come molti anni fa.
A quel punto Elsa capì che non c'era più un
futuro
possibile per loro due, anche sua sorella doveva arrendersi a
quell'innegabile
verità. Così creo un golem di ghiaccio, cacciando
letteralmente via Anna dal
castello.
Jack era rimasto immobile nella posizione di prima, come
uno spettatore invisibile e impotente osservò la scena.
Era questo ormai
per Elsa?
Il solo pensiero lo distruggeva.
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Eccoci finalmente
al sesto capitolo! In realtà doveva contenere anche altri
eventi, ma essendo
venuto troppo lungo ho deciso di divederlo in due capitoli.
Allora partiamo
dalla parte con Hans, mi fa ridere Jack che lo offende e parla con Anna
nonostante non possano vederlo. L'ispirazione mi è venuta
dalla mia nipotina di
3 anni che ha visto frozen con me una volta e poi lo abbiamo rivisto
una
seconda: la seconda volta vedendo Hans che cantava con Anna non faceva
altro
che urlarle " No non puoi sposarlo lui è cattivo
CATTIVOOOOOO" e
continuava così come se Anna potesse sentirla! Mi ha
ricordato molto Jack che è
appunto invisibile ad Anna.
La seconda parte
invece tratta una parte che adoro del film , ovvero la parte in cui
Elsa canta
"Let it go", ho cercato di trascrivere quello che penso che lei
provasse in quel momento riferendomi principalmente alle parole della
canzone
inglese. Perchè nonostante la canzone italiana sia bella,
perde molto a
significato rispetto a quella inglese, infatti inizialmente ascoltando
solo
quella italiana mi chiedevo come mai avesse vinto l'oscar, ma sentendo
quella
inglese ho capito.
Sentendo solo quella
italiana sembrerebbe che Elsa fugge solo perché è
stata etichettata come mostro
e perché non vuole fare del male a nessuno, quindi si
reclude in un castello di
ghiaccio. Io credo che non sia solo questo, ascoltando la versione
inglese, si
sente come tutto ciò in un certo senso rappresenti per Elsa
anche una
liberazione, il poter essere finalmente se stessa. O almeno io la ho
interpretata
così, spero vi sia piaciuta come l ho resa, ditemi pure la
vostra se volete.
Comunque se non
avete ascoltato la versione inglese (leggendo attentamente il testo) vi
consiglio di farlo.
Resta il fatto che
questa canzone per me è una droga è da una
settimana che non riesco a smettere
di ascoltarla XD.