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Autore: kk549210    15/03/2014    2 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Rientrato a casa, Harm  trovò la moglie intenta ai fornelli. Contrariamente alle abitudini, si era già preparata per la notte. Anzi, si era letteralmente infagottata in una tuta scolorita e sformata. Un vecchio paio di occhiali con la montatura tonda metallica e i bei capelli raccolti in una treccia da castigata educanda completavano lo studiatissimo travestimento da ragazza brutta. Un repellente di innegabile efficacia contro qualsiasi slancio erotico maschile.
“Me la sono cercata” pensò Harm. “Nelle ultime settimane non ho fatto altro che pensare al sesso. Le sarò sembrato una bestia”. Le si avvicinò e la baciò sulla guancia per salutarla. Affettuosamente, in modo quasi fraterno. Lei non si sottrasse, ma gli sorrise con una dolcezza un po’ malinconica.
-E’ andata bene la giornata? – le chiese con gentilezza.
-Sì. Ma Mary si è un po’ arrabbiata perché voleva vedere subito le immagini dell’ecografia – rise Livia.
-Le donne… - sospirò lui.
- E a te, come è andata?
-Non male, in questo periodo il JAG è abbastanza tranquillo.
“Per fortuna” pensò lei “ne hai già avuto abbastanza con quella missione a Miramar. Devo scoprire che cosa è successo… è iniziato tutto da lì”
-Ah, Livia.. oggi mi hanno chiamato dall’agenzia immobiliare. La nuova casa sarà libera tra due mesi. Aggiungici un altro paio di settimane per piccoli lavori di ristrutturazione e potremo trasferirci.
-Spero che ce la facciamo prima possibile – disse lei sedendosi accanto a lui al bancone e porgendogli la scodella – Non so se riuscirò ad affrontare il trasloco quando sarò una balena.
-Non ti lamentare! Sei magrissima per essere incinta… sembri una modella!
-Sì, una Tap Model. E sono solo di ventidue settimane – osservò sconsolata rimestando con il cucchiaio.
-Una salutista come te non ha nulla da temere. E questa zuppa di legumi è fantastica, cara! – le disse accarezzandole la mano.
Durante la cena, la conversazione si mantenne su un tono leggero. Livia avrebbe voluto approfondire quello che c’era di irrisolto tra loro, ma per il momento si accontentò dell’atmosfera serena che da settimane non si respirava in casa. “Piuttosto che niente, è meglio piuttosto” si andava ripetendo. Harm si alzò, sparecchiò e dopo essersi rimboccato la camicia dell’uniforme, si mise all’acquaio.
-Vatti pure a riposare sul divano, ci penso io – fece tutto premuroso.
Livia pensò ancora una volta che il tenente Rabb, eroico Top Gun della Marina e astro emergente del JAG, fosse davvero un ottimo uomo di casa. Ma lei non si era sposata con lui per avere qualcuno le rigovernasse i piatti o che la stimolasse ad essere meno disordinata.
-Harm… - esordì rimanendo seduta dall’altra parte del bancone, per guardarlo negli occhi e tentare di dialogare con lui - … come ti senti oggi?
-Bene. Come ti ho detto, al JAG è tutto tranquillo – replicò lui senza alzare la testa.
-Non voglio parlare del lavoro, ma di te. E anche di me, visto che non siamo due semplici coinquilini che dividono le spese – puntualizzò con un pizzico di amarezza.
-Mi dispiace, Livia. Negli ultimi tempi sono stato una bestia. Ti ho trattato molto male – ammise Harm guardandola in viso con malcelato imbarazzo.
-Cosa è successo a Miramar, Harm? Sei tornato strano, chiuso… non ti ho mai visto così.
-Scusa se ti ho chiamato bacchettona. Tu non lo sei affatto.
-Non è questo il problema… dobbiamo parlare di quello che hai dentro.
-Non sai quanto vorrei farlo, ma non ci riesco – disse lui con un’espressione molto tesa.
Livia sospirò profondamente.
-Il nostro bambino è bellissimo. – continuò il marito – E’ il futuro. Vorrei tanto liberarmi dalle angosce del passato, ma non so come fare. Aiutami, ti prego… - disse asciugandosi le mani e avvicinandosi a lei.
Livia gli prese le mani e gliele baciò con dolcezza. “Un solo esame di psicologia clinica non fa di me una terapeuta, ma con un po’ di buon senso spero di poter fare qualcosa”.
-Sì, caro… Ma ora, perché non vai a farti la doccia e non ti prepari anche tu per la notte? Io ti aspetto di là.  
  
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