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Autore: Rexam    16/03/2014    1 recensioni
Quando Matthew si svegliò aveva la vista distorta ed era confuso. Era steso a terra, faccia in giù, senza forze, quasi privo di coscienza. Il suo corpo era rigido come un gigantesco tronco di legno. Le ossa gli dolevano e non riusciva a sentirsi le gambe. Riposava su una superficie calda e soffice. Non avrebbe saputo dire a cosa somigliasse quella sensazione. Era così familiare, ma anche così distante. Forse perché la sua testa ancora rimbombava di strani rumori immaginari. Percepiva i raggi del sole sulla sua pelle. Il suo respiro era regolare. Nonostante tutto, era felice di scoprirsi vivo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Il Collezionista

La vispa Teresa avea tra l'erbetta al volo sorpresa
gentil farfalletta e tutta giuliva stringendola viva
 gridava distesa: “L’ho presa! L’ho presa!”

Finalmente una verità! Matthew non era solo su quell’isola! Probabilmente lì vicino passava un’enorme autostrada asfaltata, con migliaia di automobilisti stressati che strombazzavano a destra e manca. Oppure era nei pressi di uno di quei villaggi vacanze immersi nel verde. Era salvo. Era vicino alla civiltà. Magari di lì a poco sarebbe arrivato un turista pronto a soccorrerlo. Forse, se avesse urlato, qualcuno sarebbe riuscito a sentirlo, ma riusciva a stento a pronunciare qualche parola. Inoltre, si scoprì la gola completamente secca. Diamine, da quanto non beveva? Preso dai recenti avvenimenti e dalla prospettiva di inoltrarsi nella jungla, aveva completamente trascurato il suo fisico. Eppure stava bene. Non aveva fame, e neanche sete, a dir la verità. Provava solo un ruvido, graffiante e pruriginoso fastidio alla gola. Matthew accantonò momentaneamente quei pensieri e prese a concentrarsi nuovamente sul cartello. Se davvero si trovava su terreno edificabile, a quanto pare acquistato da quella fantomatica ditta citata lì, perché i conigli? Non avevano senso in tutto quel panorama. Erano assolutamente fuori luogo e non c’era nessun modo per farli rientrare in uno schema sensato. Matthew ne raccolse uno da terra per esaminarlo. Era un delizioso coniglio di carta giallognolo, grande meno di una mano, con le sue piccole zampette, la coda, le orecchie e tutto il resto. Vicino quella che sarebbe dovuta essere la bocca, tuttavia, c’era una chiarissima macchia rossa e un’altra, dello stesso colore, percorreva tutta la sua schiena. Se quello era uno scherzo, allora non era divertente. Insomma a che scopo macchiare a sangue quegli innocui animaletti? Incerto sul da farsi, Matthew restò su quella collina bagnata dal sole a riflettere. Non riusciva a capire. Dopo alcuni minuti di riposo, decise di rimettersi in marcia. Doveva trovare gli uomini che avevano piazzato lì quel cartello. Doveva avvertirli che lui era lì. Che andava salvato. Impugnò allora saldamente il suo bastone e si mosse nuovamente dentro la jungla, oltre quel famigerato cartello. Le ombre si richiusero sopra di lui. Era di nuovo perso, in una fitta rete di sotterranei  umidi. Avvertiva quel senso di pericolo incombente, una minaccia inconsistente, ma vicina. Matthew si stupiva di se stesso. Credeva che adesso, data la recente scoperta, si sarebbe sentito più al sicuro, ma non fu così. Ogni passo era un fremito. Ogni volto roccioso un brivido. Quella selva lo opprimeva. Matthew continuò ad avanzare, cercando di mantenere sempre la stessa direzione presa. All’improvviso accadde qualcosa che lo animò. Giungeva da lontano, ma era netta e precisa non aveva dubbi, cristallina come un sasso che cade nell’acqua. Una voce stridula e fredda. Non riusciva a capire cosa dicesse, ma Matthew capì che quella era la sua speranza di salvezza. Corse come un forsennato, nei limiti della sue possibilità, in direzione del fragore e, ivi giunto, nascosto dietro un cespuglio, ciò che vide lo lasciò basito. E ancora una volta, nulla aveva senso. Di fronte a lui, illuminato da un raro raggio di sole che era riuscito a farsi largo in quella boscaglia, stava solitario un uomo di mezza età, con un completo da esploratore e un retino in mano che agitava come un forsennato.
«Neanche questa! Neanche questa! Neanche questa!!»
L’uomo era in preda a spasmi convulsi e incontrollati. Urlava quelle parole ai quattro venti, irato più di Zeus in persona. Il retino che stringeva dalla lunga asta metallica si muoveva su e giù fra gli alberi in un incessante battito ritmico. Dall’oscurità, Matthew non riusciva a osservare bene, perciò cercò di avvicinarsi con moderazione. Fu inutile. Un “crack” provocato dalla rottura di un ramo sotto il suo piede rivelò immediatamente la sua posizione. L’uomo si voltò in tutta fretta, e rimase stupito nel vedere di fronte a sé quel ragazzotto. Matthew, d’altro canto, era basito quanto lui.
L’uomo era tozzo e dal volto pungente, magro e dai radi capelli bianchi. Inforcava un paio di microscopici occhiali tondi, dietro i quali si riuscivano a distinguere castani occhi da talpa sormontati da folte sopracciglia nere. Il naso era grosso e adunco, e spiccava netto su quella faccetta da rospo.
«Chi sei tu? Ladro! Ladro! Vuoi rubarlo? Vuoi rubarlo? È mio! L’ho visto io! Lo troverò prima di tutti gli altri! Io!!»
Era folle, esaltato. Matthew cercò di parlare, ma riuscì a formulare solo poche parole, rantoli che spaziavano dal “Chi sei?” al “Cosa cerchi?”.
«Non fingere di non sapere!», disse l’uomo, «So cosa stai cercando di fare! Vuoi confondermi! Ma lo troverò io! Sarà il re della mia collezione!»
«Cosa collezioni?», disse Matthew con un sibilo.
«Farfalle! Farfalle!! Cos’altro, secondo te? Ah, ma non mi avrai! Sarò io a trovare il Brucaliffo, la leggendaria farfalla blu! Alice l’ha vista! La Regina la tiene prigioniera! Nessuno le crede, ma è qui, ne sono certo! È qui! Non provare a rubarla! La troverò io!»
E detto questo, l’uomo, con un balzo, si inoltrò nella jungla, producendo una risata dal gusto di delirio.


L'Angolo dell'Autore
Eccomi con il consueto aggiornamento! Buona lettura! ^^
  
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