Sei a un funerale. Il suo funerale. Le hai sempre detestate, quelle ridicole celebrazioni intrise di lacrime e chiazze di sangue secco – quasi a dire "guarda come il male ci distrugge, Marlene McKinnon. Guarda come il tuo ricordo ci logora dentro, guarda quanto la tua morte ci abbia resi vulnerabili". Sono passati pochi mesi dal funerale di Benjy, il ragazzetto dai capelli color paglia di cui Moody ritrovò solo una coscia: quella sera, il naso rosso di raffreddore, ti stringesti a lei e una lacrima ti rigò il viso, solitaria. Questa volta, invece, abbassi lo sguardo sulle tue scarpe, e il rumore della pioggia si mischia a quella del tuo pianto perché sai che, questa notte, non avrai nessuno a stringerti fra le braccia. Ci avevi sperato, ci avevi sperato davvero; sapevi che la guerra ti avrebbe spezzato ancora una volta eppure, sciocchi, ci avevate provato.

"Ho diciotto anni e già la felicità ha il sapore della memoria."

Il tuo sguardo cade sul cartellone pubblicitario sotto il quale l'Ordine si ripara dalla pioggia, affranto: ci passerà su, come ha sempre fatto. Come, d'altronde, hai fatto anche tu. Eppure sai (e forse, a suggerirtelo, è la fitta al cuore che hai sentito nel momento in cui Alastor ha varcato la porta del Quartier Generale, brandendo una copia della Gazzetta del Profeta) che, questa volta, non passerà. Perché la guerra ha portato via tuo fratello, Benjy, persino Marlene – la tua Marlene; la bella, piccola Marlene – e quel che resta del tuo cuore è sul punto di crollare sotto la tempesta che infuria sui tetti di Londra. La stessa Londra babbana che, anni addietro, ti aveva portato a vedere. E sei solo, Sirius – più solo che mai.

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