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Autore: voiangel    16/03/2014    0 recensioni
Gli Hunger Games sono terminati, eppure noi siamo sempre nell'Arena.
Vivo nella paura da quando ho sedici anni.
Vedo ibridi ovunque, potenziali pericoli di morte e sono diventata paranoica.
Tutto quello che voglio e' vivere felice con la mia famiglia.
Eppure anche questo, quando nemmeno volevo una famiglia, mi e' stato vietato.
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La quiete mattutina quel giorno fu interrotta da dei strani rumori provenienti dal piano di sopra.
Lascio le tazze nel lavandino e salgo di corsa le scale fermandomi sull'ultimo scalino. 
Non capisco cosa sia, ho paura. Ho sempre paura oramai, per qualsiasi sciocchezza. 
Sento dei passi, un calcio, probabilmente rivolto ad un mobile, e dei bisbigli. 
Inizio a camminare passando davanti al bagno. 
Le mattonelle bianche riflettono la luce del sole nei miei occhi, facendomi storcere il naso. Il bagno è vuoto. 
Proseguo passando accanto alla camera dei bambini. 
In disordine, come sempre. Giochi qua e là, una bambola è sulla sedia, con la testa inclinata verso destra. Gli occhi fissi a terra e quel sorrisetto mi fanno rabbrividire, così, costatando che è vuota, preferisco proseguire. 
Mancano tre stanza da perlustrare, ma la terza è quella da cui provengono i rumori.
Camera nostra, impregnata di bei ricordi e incubi. 
Lui è in terra, seduto con le gambe incrociate, davanti a lui i bambini. 
La maggiore tiene per mano il fratellino che singhiozza. 
Non capisco cosa li turbi tanto fino a quando non guardo la faccia di mio marito. 
Gli occhi azzurri sono contornati da occhiaie, occhiaie violacee, che quasi sembrano lividi. La bocca rosea è ora di una strana tonalità di porpora. 
Il sorrisetto e gli occhi fissi su di me mi ricordano inevitabilmente la bambola di Primrose. Quella bambola macabra dall'espressione omicida. 
Il viso del biondo è pesto, quasi irriconoscibile. 
Eppure io quel viso, quell'espressione e quegli occhi assenti li riconosco. 
Li aveva lo stesso giorno che tentò di uccidermi. 
Quando lo portarono da me.
Ricordo perfettamente la mia euforia nel rivederlo, la voglia di abbracciarlo, di inalare il suo profumo e si, di baciarlo. Ricordo che avevo una pazza voglia di baciarlo. 
Ricordo anche le sue mani sul mio collo, tutt'altro che gentili. 
Ricordo la sua stretta e il suo sguardo furioso.
Lo stesso che ha in questo momento. 
Inizio a pensare che devo correre via, il più lontano possibile, non voglio che Finnick e Prim vedano Peeta che tenta di uccidermi. 
Penso che devo rifugiarmi nei boschi, magari andare al fiume, lui non sa come arrivarci. 
Ma non posso, devo portare via i miei bambini. 
Il questo momento Peeta non sa chi sono io, pensa che lo voglia uccidere, crede che io voglio fargli del male e l'unica cosa che ha in mente è che deve uccidermi, in qualsiasi modo, e non credo si faccia scrupoli a far del male ai suoi stessi figli per attirarmi. 
Non in queste condizioni. 
Non so come prenderli, non so come avvicinarmi senza che Peeta possa fare qualcosa contro noi tre.
Mi sento di nuovo che fossi nell'arena. 
Mi vengono alla mente i pensieri che mi frullavano in testa quando lo vidi coi favoriti. 
E' un nemico. Non mi devo fidare. Lui non si farà problemi ad ammazzarmi. 
Allungo con cautela la mano dietro alla schiena sentendo già sulle mie dita il ferro freddo delle frecce, ma sulla mia schiena non c'è nient'altro che la mia treccia. 
Devo correre, devo essere veloce a prenderli e correre con loro nei boschi.
Correre veloce come Faccia di volpe, quando prese lo zaino, alla Cornucopia. 
Fu scattante, strategica e furba. 
Cosa che devo essere anche io, ora. 
In questo momento, come allora, non devo salvare solo me. 
Devo salvare loro. 
Devo salvare Prim e Finnick. 
Devo proteggerli e non posso fallire come con Odair e mia sorella. 
Iniziano a scorrermi davanti agli occhi gli ibridi, i brandelli di carne di Finnick e la sua testa che rotola vicino a quelle bestie. 
Poi mia sorella ustionata, che esplode con quel paracadute.
Tutto pur di rimuovere dalla mente quelle immagini. 
Guardo Peeta, ha capito bene che sto ripensando alle strategie degli altri tributi per scampare da quella situazione tanto pericolosa quanto triste. 
Lui ha vissuto con me gli Hunger Games, lui saprà anticipare qualsiasi cosa io faccia. 
Potrei semplicemente attaccarlo e...no, non potrei mai fargli del male. 
Penso a delle parole, parole poco nitide, dette da una voce impastata. Dice che se fossi stata io quella depistata, di sicuro Peera non si sarebbe comportato come io faccio con lui. 
Ed è allora che so quello che devo fare. 
Faccio il mio primo passo e mi fermo. Attendo una sua reazione ma continua a guardarmi macabro e sospettoso. 
Inizio a girargli intorno con estenuante lentezza, fino a quando non gli sono di fianco. 
Si gira di scatto verso di me. Ora siamo uno di fronte all'altro. 
Entrambi forgiati, in un modo o nell'altro, dalla cattiveria di Capitol City. 
Ibrido guarda ibrido. 
Katniss guarda Peeta. 
Peeta guarda Katniss. 
Alleata guarda nemico.
Nemica guarda nemico. 
Innamorata guarda ibrido.
Senza nemmeno accorgermene porto la mia mano sui suoi polsi, aspettandomi il contatto col freddo metallo delle manette. Ma niente, non ci sono. 
Mi guarda confuso senza muovere un muscolo, porta gli occhi alla mia mano, così le nota. Nota le cicatrici. 
Di scatto chiude gli occhi e digrigna i denti. Quando li riapre mi osserva con confusione. 
"Non permettere che ti portino via da noi." 
Le vene sulla sua fronte si gonfiano. 
"Peeta, Peeta resta con me." sussurro sul punto di piangere. 
Lo sento rabbrividire, il suo viso impallidisce, gli occhi sono rossi.
"Sempre." ansima sul mio collo. 
Restiamo abbracciati per qualche secondo, fino a quando irrompono i pianti dei bambini di fronte a noi. 
Li stringo entrambi fra le braccia, allora rammento che poco prima Peeta sussurrava. 
"Cosa stavi dicendo prima ai bambini?" chiedo con tanta curiosità che pare quasi palpabile. 
"Non ricordo." bofonchia dandomi un bacio sulla fronte. 
I suoi occhi sono tornati dolci, buoni e amorevoli, così come i suoi baci, il suo tocco e la sua voce, eppure qualcosa sembra turbarlo. 
Lo vorrei tempestare di domande ma è già uscito dalla stanza.
Il resto della giornata trascorre tranquillamente. 
Giochiamo insieme con Prim e Finnick, facciamo una passeggiata con nonno Haymitch e mangiamo. 
I piccoli si addormentano facilmente mentre io non riesco proprio a prendere sonno. 
E' la prima volta dopo tantissimo tempo che gli viene un attacco, dovrò aspettarmene altri? Funzionerà sempre questa frase? Saprà sempre ritornare indietro da quel posto in cui si trova quando non è lucido? 
Non trovo risposte a queste domande. 
Continuo ad agitarmi nel letto, non trovo nemmeno una posizione comoda questa sera, a quanto pare. Ho paura di addormentarmi. I ricordi degli Hunger Games che ho fatto riaffiorare oggi mi tempestano la mente, assieme alla morte di Boggs, Leeg 1 e Leeg 2 e tutti gli altri compagni di squadra. Mi torna alla mente Darius, Cinna e la senza-voce.
Di sicuro mille e mille incubi caratterizzeranno questa notte.
Ma che importanza hanno se quando sono sveglia vivo il peggior incubo? 
Ho paura. Non voglio perdere il ragazzo del pane.
  
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