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Autore: kk549210    16/03/2014    2 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Harm uscì dal bagno e ai suoi occhi si offrì lo stesso quadro della sera precedente: la moglie seduta sul letto, intenta a leggere un libro. Era evidente che anche lei era preoccupata e cercava di distrarsi per sciogliere la tensione del momento. Ora lui non doveva lasciare passare altro tempo, ma sforzarsi di cogliere l’occasione per aprirsi con Livia e cercare di ristabilire una vera comunicazione. Si era reso conto che lei aveva compreso il suo imbarazzo nel parlare a quattr’occhi e voleva forse creare per lui una situazione più intima e accogliente.
-Vieni, tesoro – gli disse appoggiando libro e occhiali sul comodino e invitandolo sotto le coperte.
Harm si coricò accanto a lei e accostò la testa alla sua spalla.
-Posso starti vicino, così? – le chiese con un pizzico di timidezza.
-Certo, non siamo mica divorziati. Almeno, non ancora – rispose lei con un sorriso scherzoso, che accompagnò con una delicata carezza sulla guancia.
-Non mi lasciare – le sussurrò il marito all’orecchio – Ho fatto delle cose terribili…
-Sst, sta’ sereno. Scaccia via quest’idea balzana … – lo rassicurò lei – Vuoi che spenga la luce? Ti può aiutare a esprimerti più liberamente… e a non sentirti giudicato.
-Tieni solo quella sul tuo comodino, però, ti prego, non mi fissare…
-Va bene. Tu chiudi gli occhi e respira profondamente. Riuscirai a sentirti più rilassato…
Lui si affidò ai consigli della moglie e si sentì molto più sereno, ma aveva bisogno di lei per riuscire a rompere quella spessa coltre di ghiaccio che si era rappresa intorno al suo cuore.
-Livia, non so da che parte farmi. Ho un tale groviglio qua dentro. Perché non mi fai tu qualche domanda?
Lei sospirò e lasciò passare qualche minuto, nel silenzio e nella pace di quella luce soffusa.
-Ti andrebbe di raccontarmi che cosa è successo veramente a Miramar? So che è iniziato tutto di lì… Mi hai detto solo che dovevi indagare sulla morte di un tuo amico…
“Ha colto il nocciolo della questione. Ha capito la vera origine della mia angoscia. Non posso più tacere”.
-Luke Pendry era il mio migliore amico. Il mio compagno di stanza all’accademia di volo. Si è letteralmente schiantato con il suo F-14 durante un’esercitazione. Tutta colpa di uno strumento elettronico tarato male. All’inizio davano la colpa a lui. “Errore umano”, sostenevano quelli della ditta fornitrice, ma il mio istinto mi diceva che non era così. Non volevo credere che Luke fosse così incosciente da gettare via la sua vita e quella del suo RIO.
Harm fece una lunga pausa di silenzio. “Solo dettagli…” pensò Livia “Il macigno deve ancora tirarlo fuori”.   
-Glielo dovevo, Livia. Non potevo permettere che la sua memoria venisse infangata, che Luke passasse per un aviatore esaltato che pur di essere sempre il migliore gioca a fare il pazzo per il cielo… Luke ha lasciato un bambino di otto anni, Josh…
“Un orfano figlio di aviatore. Come te, amore mio. Quanto dolore ti sarà costata questa indagine: solo ora me ne rendo conto” si disse Livia e si strinse più vicina al marito per fargli sentire la sua calda vicinanza e il suo affetto.
-…  è già brutto crescere senza padre. Doversene vergognare, poi, è terribile. E allora, per dimostrare che Luke non aveva colpa, ho fatto una stupidaggine colossale. Una cosa che non mi perdonerai mai.
-Niente è imperdonabile, se chiedi perdono… - osservò lei con dolcezza.
Harm rimase di nuovo in silenzio. Si sentiva tremendamente in colpa per avere messo a repentaglio la propria vita per un principio. O meglio, di averlo fatto per Annie e per Josh. Aveva rischiato di lasciare sole la sua Livia e la loro piccola creatura non ancora nata per un’altra donna, per una famiglia non sua.
-Ho riprodotto le stesse condizioni dell’incidente. Ho fatto cinque appontaggi e poi il volo radente, come lui. Per un pelo non mi sono schiantato anch’io, Livia! – disse con un profondo e angosciato sospiro.
“Non hai fatto una stupidaggine. Hai fatto una solenne cazzata” pensò lei, sentendosi gelare il sangue nelle vene. Ma Harm non aveva bisogno di un severo giudizio, si stava già condannando da solo a sufficienza.
-Sentirti in colpa ora non serve a nulla, ti tira solo più giù. E’ passato, ormai. Quello che conta è che per il futuro tu eviti di metterti in pericolo…
- Non sono solo un avvocato, non posso garantirtelo al cento per cento. Ma starò attento, te lo prometto – e nella semioscurità aprì gli occhi e cercò il suo viso- Mi perdoni, allora?
-Sì – disse lei con schiettezza. Tenergli il muso non serviva a nulla. E poi, statisticamente parlando, era più pericoloso guidare l’auto che pilotare un F-14. Avevano entrambi le stesse probabilità di morire, lasciando l’altro solo.
-Non è tutto, Livia… - fece lui staccandosi da lei e chiudendo di nuovo gli occhi.
-Per via del bambino? Il figlio del tuo amico?
-Sì, ma non solo. Quando sono andato a casa sua, lui mi guardava dalla finestra con quel suo visetto così triste. Mi sono rivisto in lui, capisci? Quando alla vigilia di Natale del ’69 vennero due uomini in divisa a casa nostra… Sono stato davvero stupido a fare quel volo radente. Ho rischiato di non vedere mai nostro figlio… di lasciarlo solo, ancora prima che nasca… Mi sento tanto in colpa che vorrei sprofondare.
- Lascia stare, Harm. Ti ho già perdonato. Siamo qui tutti e tre, stiamo bene. E’ questo quello che conta.
-Sai a che cosa pensavo guardando l’ecografia? – disse Harm cambiando argomento, poiché la terza rivelazione, quella su Annie, gli costava davvero tanto.
-Dimmi…
-Mi piacerebbe tanto che fosse una bambina. Per rompere la maledizione dei Rabb, questa catena di morti e di orfani.
Livia rimase per un po’ in silenzio, a riflettere. I percorsi della mente di Harm a volte sapevano essere parecchio contorti. E a seguirli c’era davvero da smarrirsi, peggio che in un intricatissimo labirinto.
-Se hai cambiato idea e vuoi sapere di che sesso è questo piccolo tesoro… – disse accarezzandosi il ventre.
-… no, va bene così. Voglio aspettare fino a che non la vedo in faccia…
Lei sorrise dolcemente. Harm si girò sul fianco e le si accoccolò vicino. Livia gli accarezzò delicatamente i capelli.
“Non posso tradirla in questo modo. Devo parlarle, ma non so come fare”.
“E’ tenero e indifeso come un bambino. Deve ancora finire di vuotare il sacco, ma non sa da che parte farsi…”
-Mi sembri molto stanco. Spengo la luce, così possiamo dormire – fece lei allungando la mano verso il comodino. La stanza rimase immersa nella completa oscurità.
-Livia…
-Sì, tesoro…. – replicò lei tornando ad accarezzargli la testa.
-Tu mi ami ancora?
- Certo, Harm. Non ho l’amante chiuso nell’armadio. La nostra luna di miele è finita da un pezzo, e l’amore si è trasformato. È diventato più profondo, più concreto. Queste cose che ci stiamo dicendo stasera ci aiuteranno ad amarci di più, a volerci bene sul serio.  
Harm ruminò queste parole di Livia nella sua testa e nel suo cuore. Erano di nuovo sintonizzati sulla stessa frequenza, una nuova e che avrebbe garantito una comunicazione più efficace.
-Hai detto che avevi qualcos’altro da dirmi, oltre al fatto del bambino di Luke…
“M’ha beccato! Ha fatto finta di badare agli altri discorsi, ma in realtà non le era sfuggito il filo… per fortuna che non fa l’avvocato, altrimenti mi ridurrebbe in mutande ad ogni processo!”
-Sì, Livia… la moglie di Luke, Annie…
-Hai cercato di rincuorarla…
-Sì. Abbiamo parlato molto. Di Luke, del passato…
Per alcuni minuti calò di nuovo il silenzio.   
-Rivederla mi ha turbato più di quanto immaginassi. Ai tempi dell’Accademia di volo, quando l’ho conosciuta, mi piaceva molto. Anzi, penso di esserne stato innamorato.    
- E ora, lo sei ancora?
- No, ma rivederla mi ha fatto uno strano effetto. Mi ha fatto ripensare a quando ci provai con lei, ma lei preferì Luke. C’ero stato male all’epoca, sai?
-Lo posso immaginare. Non c’è situazione peggiore che trovarsi in competizione con un amico in faccende di cuore.
-Sei gelosa?
-No, Harm. Se tu non me ne dai motivo…
- Mi sento tanto in colpa, anche di questo. E’ un po’ come se ti avessi tradito…
-Se non sei innamorato di questa Annie e non hai fatto niente di male con lei, perché ti devi sentire in colpa? Sei solo stato gentile e premuroso con una persona cara che sta soffrendo.
-Mi perdoni?
-Sì, anche se mi sembra che non ci sia nulla da perdonare. Se sei stato innamorato di altre ragazze, è la cosa più naturale del mondo. Io e te non ci siamo messi insieme a quindici anni, ma non mi sembra il caso di darsi alla gelosia retroattiva. Anch’io ho avuto dei fidanzatini a Firenze, cosa credi? – fece lei virando al tono scherzoso.
-Non mi ci far pensare che mi va il sangue alla testa…
-Dai, Otello… smettila! Piuttosto, visto che sei in vena di confessioni… hai altre donne nascoste nell’armadio?
-Solo una. Diane, una mia compagna di Annapolis. Ma non penso che salterà fuori, dato che è imbarcata sulla Seahawk.
-L’importante è che non ti mandi in pappa il cervello…
-Di lei ero veramente innamorato, ma non ci ho mai fatto niente. Solo qualche bacio, e tante lettere d’amore.
“Lettere d’amore? Non ce lo vedo proprio… Il rude Harmon Rabb si è salvato anche dal dover scrivere le promesse matrimoniali, visto che ci siamo sposati con rito cattolico, altrimenti l’avrei visto molto in crisi…”
-Sai il paradosso, Livia? Sono stato a letto con un bel po’ di ragazze, ma mai con quelle di cui ero innamorato…
- Da Otello a Don Giovanni… spero solo che tu non ti metta a sciorinare la serie completa delle tue conquiste!
-Non scherzare, amore. E’ stato così fino al nostro matrimonio. Tu sei la quadratura del cerchio. La pace di questo animo incasinato e di questo corpo sempre in ebollizione.
Livia gli accarezzò il viso e lo baciò con delicatezza. Harm rispose con appassionata levità. Era la serata della tenerezza e della riscoperta.
-Ti amerò per sempre -  le sussurrò all’orecchio, e si abbandonò al sonno tra le sue braccia, sereno e appagato.
 
 
 
NdA: “Ti amerò per sempre –La scienza dell’amore”  è anche un libro di Piero Angela di qualche anno fa (2005 ca). E’ un bel saggio divulgativo pieno di curiosità scientifiche, quanto mai veritiere se confrontate con l’esperienza diretta dell’innamoramento e dell’Amore.         
  
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