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Autore: Lady Moonlight    17/03/2014    2 recensioni
La giovane Freya Gadamath non conosce quasi nulla di faccende che riguardano Vampiri, Fate, Unicorni ed altri esseri sovrannaturali. Trascorre la sua vita praticando la professione di Guaritrice, cercando di aiutare la gente bisognosa.
Tutto cambia quando il vescovo di Shang la dichiara una strega, condannandola al rogo. Prima che la cerimonia della sua morte abbia inizio, però, un avvenimento improvviso cambia le sorti del suo destino.
Freya avrà salva la vita solo se adempirà al compito che il vescovo le ha assegnato.
Ma lei non ha idea di quanto quell'incarico sia complesso, soprattutto se la questione riguarda un Angelo precipitato dall'Eden.
[Le tenebre dei suoi occhi si fecero più confuse e più minacciose. Respirò, sapendo che ogni boccata d'aria poteva rivelarsi l'ultima, per lei.
Poi la voce assunse sfumature più incerte, quasi avesse intuito la paura che, ora, animava la sua vittima. Sembrava che si stesse gustando il momento, meditando su quale fosse l'istante più ideale per sopprimere definitivamente la preda.
Quando, infine, le tenebre giunsero fino a lei e per lei, la ragazza comprese che il suo destino era sempre stato quello... fin da quando quel gioco aveva avuto inizio.]

Seguito di: Contratto di Sangue-L'ombra del principio
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Contratto di Sangue'
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24
Cassandra Rainsworth
 

 
 
"Ehi, Amelia! Ehi! Sei la mia sorellina, vero? Vero?"
"Ti chiamerai Cassidy."
"Amelia!"
"Resterai con me per sempre, Cassidy. Ti è piaciuta la canzone?"
"Dov'è Amelia?"
"Profumi di rosa... Disgustoso. Ricordi cos'è una rosa?"
"A... Ame-Amelia?"
 
 

"Amelia?"
"Chi dovrebbe essere?" domandò Freya, osservando le mosse della vampira.
I movimenti di Cassidy apparivano scoordinati come se muscoli e cervello non la pensassero allo stesso modo. La vampira ondeggiava da un punto all'altro con fare confuso e lei non si trovava a suo agio di fronte ad un comportamento tanto bizzarro.
Freya mosse appena le dita della mano per intimare ai rampicanti di fermarsi e fu in quel momento che una vampata di fuoco nero circondò tutta la zona circostante e dalle fiamme emerse la figura di Sebastian.
 
 
Cassidy ricordava.
Amelia era nata in un torrida giornata estiva e quando la balia gliela aveva messa in braccio, lei aveva pensato che quella creatura grinzosa e piagnucolante fosse la cosa più brutta che avesse mai visto.
Non le era importato.
Nei primi tempi, Amelia aveva avuto l'abitudine di chiamarla Cassidy e l'abitudine si era estesa fino ai primi anni di adolescenza.
Sua sorella preferiva chiamarla così, raramente si appellava a lei con il suo vero nome: Cassandra.
 
 
"Ah." Cassidy schiuse appena le labbra ed i suoi occhi si mossero prima sulle sue mani artigliate, poi verso la creatura che un tempo aveva amato. Lo amava ancora?
Amelia era morta, molto tempo prima, ma lei non aveva mai smesso di volerle bene.
Ma ora...
Tutto era diverso. Lei era... Non era più Cassidy, ma nemmeno era Cassandra Rainsworth. Era qualcosa di insolito, qualcosa di nuovo.
Non riusciva a capire appieno cosa significassero quei pensieri. Ogni idea nella sua mente era confusa. E c'era una strana voce, una presenza...
"Cassandra."
Lei non diede molto peso al richiamo di Sebastian. Si concentrò sulla ragazza, invece, la persona di cui Lilith le aveva parlato. Non le piacevano gli occhi viola con cui la fissava, con cui sembrava soppesare ogni sua mossa.
Sentiva odore di sangue nell'aria, quello di Lucifero mischiato a quello di un angelo. Mikhail.
"Sembri... diversa." commentò la fata, guardinga. "I tuoi occhi... Stanno diventando grigi."
Cassandra non ci badò. Stava cambiando, e il cambiamento stavo portando alla luce sgradite consapevolezze.
Si portò una mano tra i capelli, con foga, con il bisogno febbrile di svegliarsi dall'incubo che stava vivendo e tornare alla realtà. Ma non accadde e le braccia caddero a peso morto al suo fianco.
"Profumi di rosa... Disgustoso. Ricordi cos'è una rosa?"
La voce di Lilith riempiva la sua mente ed ogni pensiero era indirizzato verso la vampira. Era lei la rosa, perché il commento non era indirizzato al fiore, ma al casato Rainsworth, una famiglia di rovi e sangue.
Una stirpe di combattenti.
Un fiore che soffoca gli altri fiori.
"Ora ricordo..." mormorò con un sorriso ambiguo.
 
 
"Cassandra." chiamò Sebastian, ignorando le grida di suo padre. "Sei... morta." decretò con fare ovvio. Morta e rinata.
Non riusciva a toglierle lo sguardo di dosso. Era alla ricerca di un segno, di un qualcosa che potesse ricordargli la ragazza che aveva amato in passato, ma c'era solo rabbia e smarrimento negli occhi della vampira.
"Mi chiamo Cassidy, ora." replicò lei, puntando lo sguardo su Freya. "Un nuovo nome e una nuova esistenza." proseguì, chiudendo e riaprendo il pugno con fare pensieroso. "È tutto così..." esitò. "...così nuovo. Ho visto Amelia." aggiunse.
Sebastian si limitò a chinare la testa di lato. "Lei è morta molto tempo fa. Tu sei morta. Ogni cosa è morta..." disse brusco. "Chi ti ha fatto questo?"
Lei sorrise, un gesto ambiguo, e a lui non rimase altro che fissarla. "Sono certa che conosci la risposta."
Fu Freya a farsi avanti e a guardare Cassandra con un'insolita comprensione. Come se lei potesse sapere qualcosa.
Lo irritò. Morwen gli aveva tolto tutto e ora quella fata sconosciuta si metteva davanti a lui, come se la sua presenza fosse irrilevante. Le fate erano arroganti, ma quella in particolare...
Avanzò di qualche passo, ma Freya parlò per prima. "Lilith."
E quell'unico nome bastò. Lucifero e Michele smisero di fronteggiarsi. Le fiamme nere cessarono di bruciare attorno a loro e Sebastian gridò.
"La storia tende a ripetersi. Ed è straordinariamente vero, non è così, Semiael?" intervenne Morwen. "Per essere ciò che sei nei secoli hai stretto legami piuttosto... curiosi. E ognuno di essi è stato spazzato via come un ramoscello nel vento. Ed ora questa..." la regina ebbe un fremito e il corpo di Freya si voltò verso Cassidy.
"Chi sei tu?" domandò la vampira, socchiudendo gli occhi.
"Cara, piccola, inutile, ragazza... Non sono certo io quella ad essere confusa." proclamò Morwen con un certo divertimento. "Ed è piuttosto chiaro che il canto di Lilith ha operato a lungo sulla tua mente."
Sebastian strinse i pugni, evitando di pensare a sua madre, ma la risata di Lilith gli riempì la mente. Cassandra era morta e lui continuava a ripetersi quelle parole cercando di trarne conforto. Qualunque cosa fosse diventata, la persona davanti a lui non era la stessa di cento anni prima.
"Cassidy!" la voce di Lucifero lo riportò alla realtà dei fatti.
Michele era a terra, il tronco di un albero spezzato alle sue spalle, e suo padre si stava avvicinando a loro con passo lento. Stringeva Exaniha tra le mani con un'espressione infastidita sul volto e fiamme smeraldo avvolgevano la lama.
C'era stato un tempo in cui Sebastian aveva temuto la forza di Lucifero. L'aveva visto decimare eserciti e distruggere città, strappare cuori dal petto e ridurre in cenere grandi civiltà... Ed era sempre stato al suo fianco.
Ma poi le cose erano cambiate. Gradualmente, prima che potesse rendersene conto, suo padre era diventato un nemico, un avversario.
Cassidy non rispose al richiamo di Lucifero. Afferrò una ciocca di capelli, torcendoli tra le dita come una bambina indispettita. "Amelia lo aveva detto. Mi aveva avvertito che un giorno mi sarei risvegliata in un mondo di sangue."
Amelia.
Sebastian non aveva più pensato a lei dal giorno del funerale. Era diventato bravo a rimuovere velocemente i ricordi più sofferenti, seppellendoli in un angolo della mente.
Amelia era sempre stata un bambina minuta e fragile. Adorava ogni cosa facesse la sorella e Cassandra aveva sempre cercato di proteggerla. Era stato intorno ai cinque anni che aveva cominciato a sviluppare doti insolite. In seguito si era scoperto che i sogni di Amelia rappresentavano eventi futuri, quasi sempre riguardanti cose di poca importanza come l'andamento del clima o il cibo che i domestici avrebbero servito a casa Rainsworth.
"Lilith ti sta aspettando, Cassidy." intervenne Lucifero con tono suadente. "Perché non torni nella foresta... e mi attendi lì?"
La vampira chiuse e aprì gli occhi un paio di volte, apparentemente confusa.
"Qualcun altro mi sta aspettando." replicò Cassidy, lasciando cadere mollemente le braccia lungo i fianchi.
"Nessuno ti sta aspettando." obiettò il Caduto. "Tutti quelli che conoscevi sono morti. Lilith si è presa cura di te. Intendi deluderla?"
Cassidy alzò la testa e Sebastian ricambiò l'occhiata guardinga che gli indirizzò.
"Lui mi attende da molto, moltissimo tempo." disse lei. "Ma non sei tu." affermò, quasi dispiaciuta.
 
 
Freya aveva afferrato un ramo spezzato e con un gesto della mano aveva lasciato che i rovi lo ricoprissero. I vampiri erano talmente concentrati su Cassidy che nessuno dei due si era reso conto del suo gesto. Se da un lato provava una sorta di affinità con quella sconosciuta che aveva saggiato i poteri di Lilith, dall'altro la metteva a disagio.
Guardò Michele, ma l'angelo era troppo debole per essere di qualche aiuto e lei distolse lo sguardo per indirizzarlo nuovamente davanti a sé.
"Dovete lasciarmi andare." esordì Cassidy, mettendo in evidenza i canini.
Lucifero avanzò verso la vampira, ma Sebastian si frappose tra lui e la ragazza dicendo qualcosa al padre che Freya non riuscì a sentire.
"Puoi venire con me, Cassandra, tu ed io... come una volta." propose Sebastian. "Ti porterò a casa. Conoscerai la tua famiglia..." proseguì.
"Le cose sono cambiate." obiettò l'altra, scrollando le spalle. Sembrava indifferente a qualsiasi cosa le venisse detta e Freya non poteva darle torto. Ci era passata anche lei, quando dopo centinaia d'anni si era risvegliata in un mondo diverso da come lo ricordava. "Dimenticami, Sebastian. Non c'è spazio nel mio cuore per te o per una famiglia sconosciuta. L'unica cosa che mi manca è il sole, ma non sarebbe molto salutare per me attendere l'alba, vero?" considerò amaramente.
"Tu verrai con me." sibilò Lucifero e si gettò su Cassidy, spingendola verso il lago.
Quello che seguì avvenne così in fretta he Freya ebbe difficoltà a capire cosa fosse successo.
Cassidy era immersa nell'acqua, le mani di Lucifero strette attorno alla gola e le ali di pipistrello spalancate verso la luna. Sebastian li aveva raggiunti immediatamente, scagliandosi sul padre e allontanandolo con forza dalla ragazza. Poi era accorso Michele e Freya lo aveva fermato prima che potesse unirsi allo scontro.
"Non avvicinarti all'acqua." gli ordinò sbrigativa, prima di allungare il braccio e far sbocciare dal nulla dell'edera rampicante. La pianta si mosse silenziosa verso il lago, nascosta su fondale, e Freya le comandò di avvolgersi attorno al busto della vampira, immobilizzandola.
Guardò Cassidy mentre cercava di dibattersi e utilizzò i suoi poteri per trascinarla a riva. Le impedì di parlare, ma era sicura che quella prigionia improvvisa non avrebbe retto a lungo. Dovevano andarsene da quel posto.
Avvertiva un leggero senso di malessere, di nausea, e Morwen aveva cominciato a strillare nella sua mente, nel tentativo di prendere il controllo su di lei.
Nemmeno la brezza leggera del vento riusciva a distrarla dalla sensazione che qualcosa si stava agitando nella profondità di quel lago.
Un tremito attraversò il terreno e l'acqua del lago si increspò, creando onde sempre più grandi che dal centro si disperdevano verso la riva. Sebastian e Lucifero si fermarono a poca distanza l'uno dall'altro e Freya si immobilizzò quando i suoi occhi scorsero la sagoma di una creatura gigantesca avvicinarsi alla superficie.
La cosa emerse un attimo più tardi, schizzando acqua in ogni direzione. Era grigia, dalla pelle grinzosa e con una serie di protuberanze simili a tentacoli. Il suo corpo era di una forma indefinita e ricoperto di alghe, ma aveva una bocca provvista di denti acuminati e una serie di occhi su entrambi i lati del viso. Freya si rese conto che aveva quattro zampe e che in quel momento stava poggiata con quelle posteriori. Assomigliava vagamente ad una tartaruga gigante senza guscio, uscita direttamente dal peggior incubo di un bambino.
Era alta quattro volte l'albero più alto della foresta e sul dorso, dove avrebbe dovuto trovarsi la corazza si agitavano i tentacoli.
"Credo che li utilizzi per catturare le prede. Immaginala mentre si confonde sul fondale e un branco di pesci le nuota a pochi metri di distanza." intervenne Morwen. "Non avrebbero nemmeno il tempo di accorgersi di essere finiti nello stomaco di un mostro."
Freya non si sforzò di rispondere, troppo turbata dal lamento emesso dalla bestia. Gli uccelli si levarono in massa dai rami, volando rapidi verso l'interno della foresta, un luogo che anche a lei sarebbe piaciuto raggiungere.
"Un mostro che hai creato tu!" gridò furibonda, rivolgendosi infine alla regina Unseelie. "Tu hai dilaniato il mondo con la tua guerra e la magia delle fate!" ansimò, ma non aveva tempo per pensare a Morwen. La creatura stava avanzando e i suoi tentacoli si erano protesi in avanti cercando di afferrare i due vampiri ancora nel lago. Ogni volta che uno di quelle cose sfiorava l'acqua, il colpo ricordava quello inferto da una frusta, ma dieci volte più forte e letale.
Attirati dal frastuono di quanto stava accadendo, gli abitanti del villaggio di pescatori stavano avanzando verso il lago con torce che splendevano nel buio.
"Michele..."
"Ho visto." le rispose l'angelo, girandosi per guardare un'acrobazia aerea compiuta da Lucifero per evitare un tentacolo del mostro. Tornò a fissare i pescatori emettendo un lamento soffocato. "Fiocine e frecce spuntate. Se anche tentassimo di fermarli, non tornerebbero mai al villaggio."
"Posso fermare la creatura, ma solo per pochi minuti. Dobbiamo andarcene. Lasciamo che se ne occupi Lucifero, lui non si ritira mai da uno scontro." fece notare Freya, distogliendo lo sguardo dalle prime vittime umane mietute dal mostro. I corpi che quello catturava venivano inghiottiti poco dopo e la parte più debole di lei le consigliava di abbandonare tutto e tutti in quel momento e fuggire. "Michele!" esclamò, afferrando l'angelo per il polso, prima che lui tentasse di correre verso gli uomini del villaggio. "Quella bestia va oltre le nostre possibilità. Forse ne avremmo avute in un tempo diverso, ma guardaci. Siamo stanchi, feriti... Tu devi salvare Clare, io ciò che rimane della mia razza... Se ora restiamo, è vero lasceremo molte vittime alle nostre spalle, ma se rimaniamo qui-" gli fece notare, alzando l'indice verso i corpi dilaniati in riva al lago "...diventeremo concime per i pesci." puntualizzò tagliente. "Non è questo il tuo destino."
"Né il nostro." si intromise Morwen.
Freya tacque, la testa piena delle grida dei pescatori e negli occhi l'immagine di Kayle che si muoveva sulle acque del lago come un ballerino, leggero come una piuma trasportata dal vento. Non era goffo e rallentato come Lucifero o Sebastian che affondavano nell'acqua o che per muoversi in aria dovevano utilizzare le ali.
Lei lo aveva lasciato ai piedi di una tomba e ora lo stava condannando ad una morte certa.
Dietro d lei, Cassidy si agitava nel tentativo di liberarsi, ringhiando come un animale ferito e Freya pensò che era proprio così che appariva. Le liane stringevano con forza la sua pelle cadaverica e le spine la trafiggevano coprendola di graffi ed escoriazioni.
"Tienila d'occhio!" ordinò Freya a Michele, prima di correre verso la riva del lago.
 
 
C'era stato un tempo in cui Titania si era fidata di lei, in cui la Corte Seelie le si era stretta attorno per nominarla regina e Brandon le aveva dimostrato una devozione ceca e assoluta.
Era la maledizione della stirpe dei Pendragon. Freya aveva provato ad attenersi a quelle aspettative, ma aveva fallito, così come i suoi familiari prima di lei.
Nessuno si era mai posto il problema di ciò che volesse lei, tutti avevano dato per scontato che desiderasse diventare regina. Forse era stato per via del suo legame con Titania, ma le fate l'avevano eletta a loro guida e lei aveva accettato in modo passivo.
Poi, Titania era morta e lei aveva dovuto agire. Shyn-Lu aveva avuto ragione quando le aveva detto che era l'unica a poter cambiare la situazione creata da Morwen, ma anche allora Freya aveva esitato per molto tempo.
Era stata una codarda.
Aveva avuto paura. Le erano state addossate responsabilità che non sarebbe mai stata capace di gestire, troppo giovane e immatura per comprendere la portata degli eventi che stavano avvenendo.
New York era bruciata, gli angeli erano scesi sulla Terra per combattere e il mondo era mutato prima che chiunque se ne rendesse conto.
Aveva conosciuto il sangue e infine la follia di Morwen nella sua mente.
Poi era rinata in un laboratorio, più fragile e indifesa di prima, aveva conosciuto la crudeltà del nuovo mondo e ora era lì, sulle sponde di un lago, di fronte ad un mostro creato da sortilegi e maledizioni.
Inutile.
Era così che Morwen l'aveva definita e lei era stufa di tutto. Quell'inerzia che la trascinava in avanti doveva cessare.
Il cambiamento era prerogativa delle fate e Freya si era stufata di giocare a fare l'umana.
Raggiunse la riva del lago con quella nuova consapevolezza e fece un respiro profondo. Quando espirò l'aria attorno a lei si fece sempre più fredda, gelida.
L'acqua del lago diventò ghiaccio all'istante, cristallizzandosi.
 
 
A Sebastian erano bastati pochi secondi per avvertire il cambio di temperatura. All'inizio non ci fece caso. La lotta con suo padre richiedeva tutta la sua concentrazione e preoccuparsi di un po' di freddo non era certo produttivo.
"Questo combattimento non ha senso." disse Lucifero, quasi rassegnato all'idea di dover sostenere quella conversazione.
Sotto di loro, il mostro emetteva suoni striduli e fastidiosi, ma Sebastian lo ignorò.
"Perché ha voluto trasformare Cassandra?" gli domandò con astio. "Perché trasformarla nel mostro che tanto odiava?" riprese, ignorando la sensazione che la bisnonna di Clare era lì, a portata di mano.
"Tua madre... ha sempre avuto un debole per le ragazze che riuscivano ad ottenere la tua attenzione. Voleva essere certa delle loro intenzioni, era così gelosa, così protettiva con te. Dopo i fatti di New York..." Lucifero si interruppe.
"Non ha più importanza." tagliò corto Sebastian, serrando la mascella. Distese le ali e si lanciò sul padre, cercando di colpirlo ad una spalla ma il vampiro si scosto con un sorriso divertito sulle labbra.
"La odiava, detestava ogni singolo membro di quella famiglia. Con il loro potere, il casato dei Rainsworth... Quando Cassandra morì-" continuò Lucifero, cambiando bruscamente discorso. "...Lilith pensò di farne la schiava che avrebbe distrutto quella dinastia, ma qualcosa andò storto, forse perché lei era una Guardiana. All'epoca ero intrappolato, come sai, non ho idea di cosa sia accaduto. Cassidy ha perso il controllo, è impazzita e Lilith ha fatto ciò che riteneva più giusto; le ha cancellato i ricordi."
Sebastian attaccò nuovamente, finché entrambi precipitarono avvinghiati l'uno all'altro cadendo su una lastra di ghiaccio. Quando si separarono, notarono che l'intera superficie del lago si era cristallizzata e che ciò aveva impedito al mostro di avanzare verso gli umani. Quest'ultimi erano rimasti interdetti da quanto avvenuto e sembravano indecisi su come fosse meglio agire.
"Un tempo li amavo, ci crederesti?" disse suo padre, facendolo sobbalzare. Erano rare le volte in cui Lucifero faceva riferimento a come doveva essere stata la sua vita prima della Caduta e Sebastian non replicò.
Sotto di loro il ghiaccio mutava in continuazione, crepandosi e risaldandosi a un ritmo innaturale. Lui alzò lo sguardo verso la riva, dove Freya aveva un ginocchio poggiato sul terreno e una mano protesa in avanti a contatto costante con l'acqua ghiacciata.
"I Pendragon hanno sempre posseduto una forza notevole." commentò Lucifero. "Ma la ragazza non potrà resistere che per pochi minuti." affermò, alzando Exaniha.
 
 
"Devi liberarmi." ordinò Cassidy, guardando Michele negli occhi.
L'angelo la fissò per pochi istanti prima di tornare al punto dove Freya era china sul lago. Sebastian e Lucifero si stavano fronteggiando e lui era stato costretto a farsi da parte come il più vile degli uomini.
"Se vuoi salvare Clare devi lasciarmi andare." disse la vampira, tentando di mettersi in piedi.
Lui si voltò di scatto. "Cosa stai dicendo?"
"L'unicorno dentro di lei ha bisogno di un corpo. Clare è troppo debole, ma io no." sibilò con una smorfia.
"Perché non sei più umana..." considerò Michele. "... e sei una Rainsworth."
"Lui mi sta chiamando da lungo tempo. Posso aiutarlo e anche Clare."
Erano a pochi passi di distanza e lui la guardò negli occhi.
Salvare Clare.
Era tutto ciò che desiderava, ciò che andava fatto, eppure fidarsi di quella vampira lo inquietava. L'instabilità emotiva di Cassidy le ricordava la follia di Freya e Morwen.
"Lo sai che se torno con Lucifero non potrò più aiutarla. Il patto che la mia famiglia ha stretto con l'unicorno si è spezzato. Lui tornerà come ultimo della sua specie che tu lo voglia o no. Se per tornare nel mondo utilizzerà il corpo di Clare lei smetterà di esistere." aggiunse Cassandra, piegando il polso all'indietro. "Tu non desideri vedere il suo cadavere."
Michele sfiorò l'elsa della spada e scosse la testa. "Sebastian, lui-"
"Mi amava." lo interruppe Cassidy, mostrandogli un sorriso ambiguo. "Ma i sentimenti cambiano. Tu dovresti saperlo. Conosco la tua storia e quella di Lucifero."
Lui non lo negò. "Sebastian non ti lascerà sacrificarti ora che ti ha ritrovata. Dovrebbe scegliere tra te e Clare." considerò, rendendosi conto che il freddo si stava intensificando.
"Esiterà, lo conosco. Cercherà altre possibilità e nel frattempo la vita di Clare si spegnerà come una candela ormai consumata. Non accetterebbe mai la mia scelta, ma tu sì." continuò lei, inclinando la testa di lato. "Odio ciò che Lilith mi ha fatto ed ora che ricordo..."
Cassidy aveva un'espressione folle, i canini premuti sulle labbra e si muoveva a scatti come una bambola agitata da una bambina. "Amelia mi sta aspettando. All'inizio ho pensato di attendere l'alba e bruciare come le streghe del passato, ma-"
"Cassandra." la chiamò Michele. "Desideri morire?" Lo sguardo di lei si addolcì e per un breve istante all'angelo parve quasi umana.
I rovi di Freya si strinsero attorno a Cassidy con più forza, quasi avessero intuito che qualcosa di sbagliato stesse avvenendo.
"Per gli umani la morte è una liberazione. Dovevo morire quella notte nevosa di cento anni fa. Questa esistenza è una maledizione. Sebastian non mi capirebbe. L'ho amato, ma tutto è diverso ora. Non ricambio più quel sentimento. Sono diventata il mostro che avevo il compito di distruggere. Detesto me stessa e detesto lui." ringhiò Cassandra con rabbia, sputando un grumo di sangue sul terreno. "Voglio morire." confermò.
Michele annuì. Molti vampiri che aveva incontrato in passato desideravano la medesima cosa e lui non si era fatto scrupoli ad accontentarli. Quel che i Caduti non avevano mai compreso era che gli umani non erano fatti per essere eterni. Il tempo si prendeva gioco di loro e con gli anni anelavano inevitabilmente alla morte.
"Perché vuoi salvare Clare?" decise di domandarle.
"Quella ragazza..." Cassidy si voltò verso il lago, la testa inclinata di lato. "Rimane sangue del mio sangue. E, dopotutto, avrò la possibilità di redimere un pezzo della mia anima se la aiuto. L'immortalità mi ha fatto temere la morte. Da umana non avevo paura di morire, uccidevo i vampiri perché ero convinta che la morte fosse la cosa migliore per loro."
"È un tua scelta, Cassandra. Vivere o sacrificarti... per lei."
La vampira sogghignò, alzando le spalle con fare incurante. "Ho passato la vita sacrificandomi per il Regno di Ziltar. Non credere di potermi mentire. Tu vuoi disperatamente che Clare viva. Hai mai notato come la tua voce si ammorbidisce quando pronunci il suo nome?"
Michele rimase interdetto, chiedendosi se fosse vero. Clare lo aveva aiutato e lui aveva fatto lo stesso per lei. Ma non poteva mentire, dicendo che sarebbe rimasto indifferente alla sua morte. Era strano il legame che aveva creato con lei e la cosa lo metteva a disagio.
Ricordava ancora il momento in cui Clare, nel sogno, aveva sfiorato le se ali e lui l'aveva lasciata fare. Un gesto che non aveva mai concesso di compiere a nessuno.
"Non temere." lo rassicurò Cassidy, allungando le braccia avvolte dai rovi nella sua direzione. "Sarà il nostro segreto." sentenziò la vampira, mentre la spada di Enuwiel recideva le piante che la tenevano imprigionata.
 
 
Freya annaspò in cerca di aria, artigliando il vento come se in esso potesse trovare sostegno. Alla fine cadde in avanti, a quattro zampe come un animale e lasciò che gli occhi osservassero i primi segni di disgelo sul lago.
Era stanca, sfinita. Sentiva ogni forza abbandonarla come se il ghiaccio avesse intaccato anche lei dall'interno.
Aveva intrappolato la creatura per pochi minuti e sperò che fossero bastati per risparmiare qualche vita umana. Si rifiutò di pensare alla vita di Kayle che era caduto in acqua quando un tentacolo del mostro l'aveva gettato negli abissi.
L'aveva ucciso, ne era convinta: surgelato come un pezzo di carne morta.
Sarebbe diventato l'ennesima vittima rimasta sulla sua coscienza, un altro membro del suo popolo morto per la sua inettitudine.
"E allora trova quella dannatissima Pietra delle Lacrime!" s'intromise Morwen, indifferente al suo dolore. "Con essa salverai chiunque vorrai e il nostro popolo tornerà a vivere!" esclamò con rabbia.
Freya fece per parlare, quando un suono attutito, quasi un rimbombo, attirò la sua attenzione. Si mise in piedi con fatica, lasciando ciondolare le braccia lungo i fianchi e osservò davanti a lei.
Il rumore si ripeté, ma inizialmente non accadde nulla.
Sembravano dei colpi come se qualcuno... No, si corresse, non qualcuno, ma Kayle!
"È sopravvissuto." commentò Morwen con una sfumatura di incredulità nella voce.
Freya mosse un passo verso il lago, ma le gambe le cedettero nuovamente.
Una crepa e poi un'altra andarono a formarsi sulla superficie, poi il ghiaccio si ruppe, schizzando ovunque proiettili di ghiaccio e Kayle emerse dal lago. Teneva la lancia nella mano destra, aveva le labbra violacee e gli occhi erano di una cupa sfumatura cremisi.
 
 
Le mani di Lucifero grondavano sangue e il vampiro le osservò sorpreso. Le ali rallentarono la loro spinta verso l'alto e lui piegò la testa in avanti, totalmente incapace di spiegarsi come una punta di ghiaccio, grossa quanto il suo braccio, l'avesse potuto perforare all'altezza dello stomaco.
L'espressione di Sebastian gli diceva che anche suo figlio era stupito quanto lui. Un rivolo di sangue gli corse lungo il mento e le dita che stringevano Exaniha ebbero un tremito incontrollato.
Soffocò un gemito di dolore, voltandosi di lato per capire cosa fosse successo. E fu allora che vide il ragazzo emerso dal ghiaccio muoversi verso la creatura, urlando di rabbia.
Con fatica ripose Exaniha nel fodero e strinse le mani sul pezzo di ghiaccio intrappolato nella sua carne. Lo strappò ringhiando e il sangue zampillò sotto di lui, tingendo il ghiaccio di rosso.
Sebastian non si era mosso, ma quando Lucifero avanzò verso di lui, per rassicurarlo sul fatto che non sarebbe morto, suo figlio lo afferrò, sostenendolo come se temesse che potesse precipitare.
"Padre..." boccheggiò, premendo la mano libera sulla sua ferita.
"Non credo di averti mai visto tanto sconvolto. " gli disse con una smorfia. "Ora ti renderai conto che posso morire come un umano." aggiunse, quasi sollevato all'idea che Sebastian si rendesse conto una volta per tutte che anche la Stella del Mattino non era infallibile.
"Non credo che-"
"Portami a terra." ordinò, indicandogli un punto nel bosco.
Scesero ad una lentezza esasperante, con lo squarcio nel suo corpo che stentava a rimarginarsi. Si domandò come fosse stato così assorbito dalla lotta con suo figlio da dimenticarsi di prestare attenzione a ciò che gli stava attorno. Un errore simile non era degno del suo nome e l'umiliazione di farsi aiutare da Sebastian era...
Sibilò quando toccarono il terreno e Semiael lo appoggiò al tronco di un abete morente.
Prima che suo figlio ritirasse la mano, lui gliela afferrò, trattenendolo un istante.
"Semiael... Stai tornando da loro?"
"La tua ferita non è così grave. Ti basterà nutrirti di qualche umano e tornerai in forma." gli rispose cupo, allontanandosi di qualche passo.
Lucifero non fu sorpreso di quel gesto. Sebastian voleva tornare indietro, da loro, e anche se voleva fermarlo non lo avrebbe fatto. Al momento della Caduta, lui stesso aveva fatto una scelta e suo figlio meritava di avere la stessa possibilità.
"Da quando hai incontrato la Custode delle anime sei cambiato. L'attaccamento verso i mortali non porta mai a nulla di buono." Con quelle parole stava aggiungendo sale ad una ferita mai guarita dal passato di Sebastian e il modo in cui lui lo guardò gli diede ragione. "Clare Rainsworth si sta smarrendo. Riesco a sentirlo." spiegò Lucifero, ripulendosi il volto dal sangue. "Nel remoto caso tu riuscissi a raggiungerla in tempo, non sarà più la stessa ragazza che conoscevi."
Sebastian strinse i pugni e gli diede le spalle. "Allora, concorderai che sto perdendo minuti preziosi." lo provocò.
Lucifero dischiuse le labbra, compiaciuto da quella risposta.
Sebastian distese le ali, fletté le gambe per compiere un balzo in avanti e lui lo osservò allontanarsi, pensando a come avrebbe reagito Lilith quando le avrebbe raccontato quanto era accaduto quella notte.
 
 
 
 

Questo capitolo non è stato betato.
 


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