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Autore: Iside13    18/03/2014    2 recensioni
Nella notte in cui Voi-Sapete-Chi è stato sconfitto, prima che Harry Potter fosse portato in Privet Drive, due uomini si incontrano nel luogo in cui tutto ebbe fine...O inizio.
Questa è la mia prima FF, che si ispira al primo capitolo di "Harry Potter e la Pietra Filosofale" e al racconto di Hagrid in "Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rubeus Hagrid, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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C’era un’aria pesante, a Godric’s Hollow. Sapeva di bruciato, di terrore, di silenzio. Rubeus Hagrid era ancora mezzo addormentato e tutto scombussolato dal risveglio brusco che aveva subito solo venti minuti prima, quando il Professor Silente in persona lo aveva destato e portato lì, prima di andarsene di nuovo e velocemente come era arrivato. “Cose importanti da sistemare”, aveva detto.  Hagrid non discusse, non discuteva mai le decisioni di silente. Grand’uomo, Silente..Gli doveva tutto, avrebbe fatto qualunque cosa per lui, anche farsi buttare giù dal letto nel cuore della notte per andare in quel luogo di devastazione, e morte.
Il cancello cigolò appena, continuando a penzolare su un solo cardine. Rubeus Hagrid era un uomo tutto d’un pezzo, ma non riuscì a trattenere un gemito d’orrore davanti alla scena che gli si presentava.
Il piano superiore della casa era stato sventrato da una forte esplosione. Qua e là c’erano brandelli di tende e carta da parati che bruciavano ancora. Non c’era uno spillo che fosse rimasto al suo posto, e c’era silenzio.
Era più grosso di qualsiasi uomo, eppure Hagrid tremava mentre saliva le scale della villetta dei Potter. Tremava perché sapeva cosa lo aspettava, sapeva cosa avrebbe visto.
 
E infatti di lì a poco ecco James. Gli occhiali fuori posto, la mano senza vita che ancora impugnava la bacchetta. Hagrid lo guardò solo per un momento; aveva gli occhi aperti, il volto contratto in una smorfia di odio e di paura, immobilizzato nell’istante in cui la maledizione l’aveva colpito. Hagrid si chinò, e con la sua manona sgraziata chiuse delicatamente gli occhi di James Potter.
 
Quando arrivò alla cameretta, grosse lacrime scivolavano sulla barbona ispida del mezzogigante, troppe per poterle ancora trattenere. La vista era così terribile che nessuno, forse solo il Signore Oscuro in persona, avrebbe potuto rimanere impassibile. Lily Potter giaceva riversa sul pavimento della camera del figlio, la chioma rossa le copriva in parte il viso, stravolto dall’ultimo inutile grido di supplica rivolto al suo assassino. Hagrid non ebbe neanche la forza di toccarla, era troppo anche per lui, troppo da sopportare in una volta sola. James e Lily, morti..Si, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato non c’era più, ma che prezzo era stato pagato..
 
Il piccolo Harry era ancora nella sua culla, gli occhioni verdi lucidi, guardava la sua mamma come se sperasse di vederla alzarsi in piedi da un momento all’altro. Stringeva con le manine le sbarre del lettino, e Hagrid dovette faticare non poco per convincerlo a staccarsi da quell’ultimo brandello della sua vecchia vita, della sua famiglia: «Povero, povero Harry» mormorò guardando con orrore la grossa cicatrice a forma di saetta, ultimo regalo di Tu-Sai-Chi, marchio indelebile della Maledizione Senza Perdono.
Dopo aver tirato rumorosamente su con il naso, Hagrid cercò delle coperte per avvolgere il bimbo: «Adesso ti porto da Silente, vedrai che lui lo sa cosa fare, ti manda dai tuoi zii Babbani e lì sarai al sicuro, sì..» mentre scendeva le scale, si voltò un’ultima volta per guardare i due giovani genitori che avevano sacrificato la loro vita per quell’esserino che era così piccolo da stargli comodamente in una mano.
 
Stava per raggiungere il pianerottolo, quando uno scoppio potente lo fece trasalire. Hagrid d’istinto ficcò il pupo in una delle tasche interne del suo pastrano, e cercò di nascondersi in cucina, mentre una grossa moto volante si avvicinava alla villetta.
Il mezzogigante tirò un sospiro di sollievo: Sirius! Gli andò incontro dopo aver tirato fuori Harry dal suo nascondiglio improvvisato: «Sirius Black! Mi hai fatto prendere un colpo, giuro..Pensavo che erano i Mangiamorte.»
Il volto del giovane uomo era una maschera di dolore, lo sguardo vuoto fisso sul punto in cui la Maledizione Senza Perdono era rimbalzata, causando l’esplosione: «James..Lily..Come è potuto succedere..» disse, con la voce rotta dalla disperazione. Ci mise un po’ per accorgersi di Hagrid, nonostante la sua presenza fosse piuttosto difficile da ignorare. Se Harry non si fosse messo a piagnucolare, forse avrebbe continuato a non vederlo:  «Harry! Hagrid..Allora è vero, è sopravvissuto » una magra consolazione, di fronte alla perdita dei suoi due migliori amici. Rivolse le mani tremanti verso il bambino « Dammelo, Hagrid..Io sono il suo padrino, lo curo io..» ma Hagrid era irremovibile: «Sirius non posso lasciartelo, Silente mi ha detto di portarlo dagli zii ed è quello che farò.. “Prendi Harry prima che il posto si riempie di Babbani”, così ha detto. Se l’ha detto Silente devi fidarti anche tu. »
Mentre Hagrid parlava, il cervello di Sirius era in vorticoso movimento. Si torturava, non si capacitava di come potesse essere successo, di cosa era andato storto. L’Incanto Fidelius era stato eseguito da Silente stesso, era impossibile che…ma in un lampo, nella sua mente si fece largo un’immagine, un volto. Peter. Solo lui avrebbe potuto…
 
Sirius Black ora sapeva cosa fare. La disperazione stava lentamente lasciando il posto alla rassegnazione, all’odio e alla vendetta. Sarebbe morto, se necessario, per affrontare l’assassino di Lily e James.
Guardò forse per l’ultima volta il piccolo Harry, con gli occhi pieni di lacrime amare. Avrebbe voluto dirgli così tante cose, che dalla bocca non gli uscì neanche un suono «Prendetevi cura di lui, Hagrid. Silente sa cosa è meglio per lui».
Sirius e Hagrid uscirono insieme dalla casa distrutta. Nelle case di maghi a Godric’s Hollow, avevano cominciato ad accendersi le luci, la notizia della dipartita del Signore Oscuro stava cominciando a girare. Presto quel posto sarebbe stato pieno di gente, e al dolore sarebbe seguita la gioia. Tutti, nel mondo magico, avrebbero festeggiato la sconfitta di Voldemort per mano del piccolo Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto.
Solo Sirius sentiva di non avere niente da festeggiare. Aveva un ultimo compito da svolgere. Indicò ad Hagrid la sua moto volante, che gli era costata fatica e sacrifici. Strano, ora non sembrava avere più molta importanza. «Prendila pure, a me non serve più» disse, e con un cenno della mano salutò il suo figlioccio prima di smaterializzarsi.
Il gigantesco Hagrid si mise in sella alla moto, sistemò di nuovo Harry all’interno del pastrano, coperto e al caldo, e spiccò il volo verso il Surrey, con un botto e una nuvola di fumo bianco. Silente lo stava aspettando.
  
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