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Autore: Rebs Herondale    18/03/2014    0 recensioni
[Crossover TwilightxShadowhunter]
"La verità è disordinata. è cruda e scomoda. Non si può incolpare la gente per preferire le bugie." Holly Black
Cosa spinge Isabella Morgenstern, una delle più brave Shadowhunters in circolazione, a lasciare la sua casa, la persona a cui tiene di più al mondo e la sua patria, per trovare rifugio all'Istituto di New York?
La risposta è semplice. Ed ha un nome: Aro Morgenstern. Egocentrico tiranno con manie di grandezza, disposto a calpestare tutto e tutti per ottenere quello che vuole. Bugiardo, freddo e calcolatore. Il nemico numero uno del Conclave. Ed è suo padre.
'Cosa faresti se all'improvviso scoprissi che tutto il tuo mondo è stato fondato su una bugia?'
Sotto falsa identità, Isabella troverà asilo da un gruppo di ragazzi dell'Istituto. Persone che, senza saperlo, cambieranno la sua vita per sempre.
Ma nessuno sfugge al proprio destino e alla fine Bella dovrà fare i conti con la verità.
Perchè Isabella è speciale. Ed è l'arma indispensabile di Aro per vincere la guerra.
E lui non si fermerà finchè non l'avrà ottenuta.
"Le cose crollano così facilmente quando sono state tenute insieme con le bugie." Dorothy Allison
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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City of Lies



Bugie e segreti, Tessa, sono come un cancro nell'anima. Mangiano via ciò che è buono e lasciano solo distruzione dietro. " 
Cassandra Clare ,”Il Principe” -
 


2.I’ll find you…             
 

But in the end you’ll see,
You-won’t-stop-me.
I am a fighter and I ain’t  goin’ stop.
There is no turning back.
I’ve had enough!
-Fighter- Christina Aguilera
 

Continuai a correre, sentendo dietro di me i passi concitati dei miei inseguitori.
“Ancora un po’!…Ci sei quasi!” mi dicevo nella mente ogni volta che inciampavo o che riprendevo fiato, stanca. Non dovevo mollare.
Sentii un sibilo e mi scansai in tempo, evitando una freccia.
“Però, i tuoi sgherri hanno una buona mira!” pensai beffarda, asciugandomi la fronte, e ripresi a correre.
-Non dovete ucciderla, branco di idioti! La voglio VIVA! – urlò la sua voce alle mie spalle, fin troppo vicina.
“Accidenti!” Dovevo prendermi del vantaggio o non ce l’avrei mai fatta.
Aumentai la velocità, sentendo i muscoli bruciare, ma fregandomene. Non era il momento.
Vedevo gli alberi e le piante intorno a me susseguirsi in un ammasso sfocato e i rumori alle mie spalle si fecero sempre più flebili.
“Dai…Ce l’hai quasi fatta!...”
In lontananza, vidi un’enorme roccia conficcata nel terreno.
Sorrisi.
“Perfetto!”
Feci un ultimo sforzo e mi accasciai ai piedi del masso, tirando fuori lo stilo.
Cominciai a disegnare, cercando di fare il più in fretta possibile.
-ISABELLA! Fossi in te tornerei immediatamente qui, o potresti non riconoscerti più dopo che ti avrò presa!- ringhiò minaccioso, avvicinandosi.
Feci tutto ancora più freneticamente, sentendo i sibili delle frecce intorno a me e i passi farsi sempre più vicini.
Quasi urlai di sollievo quando finalmente finii di tracciare le linee nere e il portale si aprì.
Stavo per entrarci, quando sentii un dolore alla spalla destra. Gemendo, mi portai una mano sulla parte lesa e trovai un pugnale conficcato in essa.
“Non ho tempo, per l’Angelo!..”
Digrignai i denti e lo estrassi, producendo un urlo strozzato. Con la mano imbrattata di sangue che ancora stringeva il coltello e gli occhi che lanciavano lampi, mi girai verso colui che mi aveva colpita.
Non mi sorpresi più di tanto quando scoprii chi era l’artefice.
Fissai quegli occhi che erano lo specchio dei miei e, raccogliendo le poche energie, portai il braccio sinistro indietro e lancia il pugnale. Peccato che i suoi riflessi in quel momento fossero molto più in forma dei miei.
Con un semplice movimento, lo schivò e mi sorrise maligno.
-Puoi scappare dove vuoi, Isabella, ma lo sai che ti troverò ovunque andrai.- sussurrò, con quel tono di voce che mi metteva i brividi.
Decisi di non perdere un minuto di più e, non prestandogli più attenzione, mi affrettai ad entrare nel portale.
Ma sentii comunque quello che disse dopo.
-Ti troverò, Isabella. Le famiglie non devono stare separate…-
 

Atterrai malamente sul marciapiede, sbucciandomi le mani e sentendo una fitta alla spalla. Vidi numerose gocce di sangue cadere al suolo, più di quelle che credevo.
“È più grave di quanto pensassi…”
Premendo la mano sulla ferita, cercando di fermare l’emorragia, mi alzai barcollando dal suolo.
Piano, feci i primi passi, ignorando il dolore ad ogni parte del corpo.
Solo quando alzai il capo, mi accorsi di non avere idea di dove mi ero teletrasportata. Non avevo pensato ad un luogo preciso, quindi potevo essere ovunque.
Studiai gli enormi grattacieli, il via vai di persone ai lati della strada, il traffico nonostante l’ora tarda. Non c’era niente che potesse distinguerla da qualsiasi altra metropoli.
Girai l’angolo e rimasi sorpresa. Mi trovavo in una lunga via, costeggiata da grattacieli ed edifici altissimi, su cui brillavano numerosi cartelli pubblicitari. Auto e taxi correvano veloci e tantissime persone passeggiavano, bevevano ad uno dei tanti pub e bar o parlavano concitati al telefono. Alzai la testa, in cerca di un riferimento e scorsi un cartello.
Times Square.
Spalancai la bocca.
Ero a New York.
Non era la prima volta che vedevo la città, ma l’ultima volta era stato per il mio ottavo compleanno e da allora ne era passato di tempo. Erano cambiate molte cose.
Mi rattristai, continuando a camminare e facendomi spazio tra la folla che, sorpresa, non capiva chi la stava spintonando, non riuscendo a vedermi.
Forse, avevo capito perché il portale mi aveva portato lì.
Quello fu l’ultimo compleanno che passammo tutti insieme.
L’ultima volta che mi sentii davvero felice.
E, probabilmente, il mio inconscio continuava a pensarci e dovevo averlo in mente quando sono entrata nel portale.
Mentre continuavo a fare teorie, non mi accorgevo che stavo continuando a camminare. O almeno, lo notai solo quando, inciampando, mi ritrovai di fronte ad un grande cancello.
Intorno a me non c’era più la luminosa e caotica vita della città.
Lì era tutto silenzioso e buio.
Disorientata, alzai la testa e rimasi ancora una volta sorpresa.
Davanti a me, una grande cattedrale in stile gotico, i cui pinnacoli svettavano verso il cielo. Le pareti di pietra, le numerose finestre istoriate, da cui fuoriusciva un lieve bagliore, e un enorme portone al centro della struttura, per l’ingresso.
C’era qualcosa di fianco ad esso.
Strizzai gli occhi, la vista mi si stava appannando, segno che le energie erano al limite.
Sulla parete c’era una targa in ottone, su cui risaltava una scritta:
Istituto di New York.
Sentii una consapevolezza farsi spazio in me.
Avevo già visto quel posto…
 
-Che cos’è?- domandai con la mia vocina acuta, fissando il grande edificio davanti a me.
-È un Istituto, Bella. L’Istituto di New York.- rispose una voce, indefinita, non riuscivo a ricordare a chi appartenesse.
-E a cosa serve?- continuai, stringendo la mano dell’altra figura.
Non riuscivo a vederla in viso ed era estremamente frustrante.
-È un luogo dove i Cacciatori possono vivere, o anche solo fermarsi per qualche giorno, dove possono allenarsi. Di solito, si viene mandati qui quando si deve compiere una missione.- mi spiegò dolcemente la voce.
 
Sbattei le palpebre, ritornando alla realtà.
Era il posto perfetto per me in quel momento.
Barcollando e con la vista annebbiata, mi avvicinai al portone.
Alzare una mano per suonare il campanello fu un agonia.
“Chiunque ci sia là dentro, per favore, faccia presto!” pensai, accasciandomi sul legno.
Non so quanto tempo passò, prima che sentissi dei passi veloci avvicinarsi e la porta aprirsi.
Non essendo più sostenuta, caddi al suolo, boccheggiando, mentre tre paia di occhi mi guardavano stupiti.
Riuscii solo a sussurrare un “Aiutatemi”, prima che tutto diventasse buio.
 

 


Ecco Times Square: http://thejetlife.com/wp-content/uploads/2013/06/Times_Square.jpg
 
 E qui l’Istituto: http://www.supadu.com/images/working2/s728289/1.jpg
 
 
  
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