Between the hungry
Quasi morti
«Corri!»
gridai,voltandomi verso Lucas.
Varcammo la
porta dell’ospedale con una velocità
impressionante. Mi ci ero buttata addosso
per la fretta e mi faceva male la parte destra del busto. Mi guardai
indietro,Lucas cominciava a rallentare,gli faceva male il braccio.
Aveva il
viso umido di lacrime,l’espressione contratta ed ansimava.
L’adrenalina
scorreva veloce,alimentava i corpi di energia,ma in ugual modo li
danneggiava
con lo stesso ritmo della nostra folle corsa. Lo percepivo
distintamente in
ogni fibra del mio corpo,quell’istinto,quello che al momento
giusto mi avrebbe
trasformata in un’assassina di assassini,quello che avrebbe
scatenato la bestia
assopita all’interno di ogni sopravvissuto. Mi faceva male lo
stomaco e non
sentivo le gambe. Continuavo a rivedere la carne di Mandy divorata in
quel modo
brutale,sconcertante. Era pazzesco,ma non avevo tempo per cercare una
spiegazione. Dovevamo andarcene di lì,ed andarcene alla
svelta.
«Accelera
il
passo!»
Mi voltai
per controllare quanto indietro fosse Lucas,e lo vidi fermo,in
ginocchio,con
una mano sulla spalla dolorante e senza fiato. Merda. Si era fermato.
«Lucas,devi
alzarti!»
«Fa
male!»
urlò lui di rimando,strofinandosi il dorso della mano sul
viso.
«Andiamo!»
Mi avvicinai
e lo aiutai ad alzarsi da terra,poi la corsa continuò.
Vedevamo la Volksvagen
grigia in lontananza,ma sembrava che la distanza continuasse ad
aumentare
anziché diminuire. Lucas cominciava a
rallentare,così come ero costretta a fare
io per trascinarlo con me.
«O mio
Dio!No!» gridò qualcuno poco distante da
lì.
«Continua
a
correre verso la macchina e non fermarti,torno subito!»
Cambiai
improvvisamente direzione e mi infilai
tra due vetture scure e polverose all’inseguimento di quelle
grida che non si affievolivano neppure un po'. Fui veloce,strisciai
lungo le
automobili di fianco fino a che non mi ritrovai di fronte ad uno
spettacolo di
cui avrei preferito fare a meno. Le urla erano cessate,ora si udivano
solo
lamenti,versi animali e mostruosi,il rumore della carne che si staccava
di
netto dalle ossa. La donna era a terra e di nuovo la scena di poco
prima si
ripeteva. Lui,o forse lei,le divorava il petto. Le interiora erano
sull’asfalto,viscide e piene di sangue.
«Cristo!»
Altre
urla,più numerose,più disperate,smorzate ancora
più velocemente di quelle
precedenti. Quel parcheggio era ormai la terra che ospitava la
strage,il
massacro. Mi veniva da vomitare e tossii un paio di volte in preda ai
conati.
Respirai a fondo,chiusi gli occhi e tornai a correre rapida tra le
automobili
nel parcheggio. Vidi la Volksvagen,vidi mio fratello e avrei potuto
giurare che
stava tremando. La colonna sonora dell’inizio della fine
erano le grida
angoscianti delle povere vittime.
«Stai
bene?»
Lucas non
rispondeva.
«Stai
bene?!» ripetei ancora una volta,preoccupata.
I suoi occhi
erano pieni di terrore,poi alzò il braccio destro e
puntò l’indice esattamente
dietro di me. Mi voltai. Erano almeno in dieci. Infilai la chiave nella
serratura,ma questa non girò,era come bloccata. La tolsi e
riprovai di
nuovo,ma il problema si ripeté.
«Santana!»
urlò mio fratello in preda al panico.
«Dios,por
favor!»
La chiave
non ruotava,era vincolata nella serratura. Mi girai e per un istante mi
fermai
ad osservare quei corpi che si avvicinavano lentamente,emettendo versi
terribili,come
se per una qualche correttezza,che però non
possedevano,fossero stati costretti
ad avvisare del loro arrivo. Li contai alla svelta ; erano undici,ma ne
potevo
vedere altri poco distanti dal loro gruppo. Avevano la pelle
bianca,tendente al
verdastro,ed un aspetto terrificante. Gli indumenti che indossavano
erano
sporchi di sangue,così come i loro volti,così
come la carne che gli penzolava
dalle braccia o quella mancante sul viso. Che esseri erano mai
quelli?Da quale
inferno erano saltati fuori? Lucas mi guardò con gli occhi
sbarrati come a dire
: “ed ora cosa facciamo?”. Mi guardai attorno,i
lamenti si facevano più forti e
la mia disperazione aumentava. Stavamo per morire,io e Lucas stavamo
per
morire. Le nostri brevi vite avrebbero visto probabilmente la peggiore
delle
fini su quella terra : saremmo stati dilaniati. Mi portai una mano sul
viso,guardai all’interno dell’auto attraverso il
finestrino,e poi decisi. Non
avevo tempo per pensare,non avevo tempo da sprecare e non avevo
nient’altro in
mente. Loro si avvicinavano,sempre più numerosi,le persone
scappavano tra le
grida e il panico regnava.
«Stai
indietro!» ordinai a Lucas.
Presi un
minimo di rincorsa : quella poca che non mi permetteva di finire tra le
braccia
dei morti,e diedi un calcio al finestrino. Non si ruppe.
«Ci
uccideranno!» strillò mio fratello.
Niente
rincorsa,tirai un calcio con tutta la forza che avevo,con tutta la
rabbia e la
paura che avvertivo nelle vene. Il vetro si frantumò in
tanti piccoli pezzi.
Strisciai dentro e aprì lo sportello a Lucas che si
buttò sul sedile
alla svelta. Infilai la chiave,accesi il motore,e quando il primo morto
tocco
il cofano con una delle sue sudice mani,io schizzai via come un razzo.
*
Nelle strade
regnava il caos. Il tragitto dall’ospedale a casa fu
probabilmente il più lungo
di tutta la mia vita. Le persone urlavano in strada,correvano inseguite
da
quegli schifosi mostri,o caricavano le macchine pronte a fuggire. I
morti
attaccavano le vetture e circondavano le case sempre più
numerosi. Le strade di
Lima erano intasate,tutti fuggivano,ma loro erano dovunque.
«Stai
bene?»
chiesi a mio fratello che ansimava sonoramente e aveva la fronte velata
dal
sudore.
Non rispose
immediatamente ; forse era impegnato ad osservare i morti che avevano
circondato
una delle macchine che avevamo di fronte o ad ascoltare i clacson
impazziti.
«Certo,»
rispose con la voce che tremava «ho soltanto una spalla
lussata e ho appena
assistito a dei mostri divorare delle persone vive. No,sul
serio,è tutto ok».
Il suo
sarcasmo era quasi confortante,ma neppure quello serviva a
sdrammatizzare la
situazione. La verità era che ero troppo sconvolta per
provare a rassicurarlo di
fronte all’evidente inferno che si stava scatenando. Ancora
non avevo preso
completamente coscienza dei fatti,forse ci sarebbero volute ore. Ero
concentrata sulla situazione alquanto complicata : noi due bloccati in
una
macchina con un finestrino rotto,in una città piena di morti
che per qualche
assurdo motivo si erano rialzati ed avevano cominciato a divorare la
gente.
«Merda»
borbottai quando una di quelle cose si girò al suono del
clacson.
Prima
uno,poi due,poi tre si voltarono verso la nostra automobile. Restarono
qualche
secondo fermi,poi le loro maledette gambe molli cominciarono a muoversi
con
l’evidente intenzione di aggredirci. La coppia dietro di noi
uscì rapidamente
dalla vettura e cominciò a correre,forse in previsione della
brutta fine che
avrebbero fatto se fossero rimasti lì dentro. Per noi era
ancora più pericoloso
: con quel maledettissimo finestrino rotto alla mia sinistra,eravamo
dei
bersagli decisamente facili da divorare. Ma che cosa dovevo fare?Che
cosa
potevo fare in quella situazione a dir poco surreale?Avevo lo stomaco
sottosopra,la testa che mi scoppiava,e il cuore che aveva preso ormai
da tempo
un ritmo inverosimile. Sentivo ancora l’adrenalina nelle
vene,così come
probabilmente la sentiva Lucas. I due giovani che avevano optato per la
fuga a
piedi furono rapidamente braccati dalle creature e divorati di fronte
ai miei
occhi e a quelli di mio fratello.
«Aiuto!»
fu
l’ultimo grido acuto della ragazza,prima che uno di loro le
mordesse il collo e
l’atterrasse così come era successo al ragazzo.
«Non
guardare» sussurrai a mio fratello,deglutendo a fatica.
Di nuovo i
clacson a far compagnia alle urla,e allora si scatenò il
disastro. Tre morti si
avvicinarono allo sportello di Lucas e cominciarono a colpire il vetro
goffamente,posando il viso sfigurato sulla superficie opaca del
finestrino.
«Santana!»
gridò Lucas,scattando verso di me.
Bloccati. La
morte ci inseguiva ancora e la mia speranza non faceva altro che
vacillare. Mi
tremava ogni singolo muscolo,la vista si era improvvisamente offuscata
e l’adrenalina
era aumentata così come la velocità con la quale
il sangue mi pulsava nelle
vene. Stavamo per morire,era giunto il momento. Uno di quei mostri
aggirò la
macchina e si avvicinò dalla mia parte ; gli altri
continuavano a colpire lo
sportello destro,con quella loro sorta di ringhio,di verso che faceva
venire la
pelle d’oca.
«Ti
voglio
bene Lucas» dissi,stringendo la sua testa al mio petto.
Era la fine.
Quelle sarebbero state le mie ultime parole,le uniche di cui non mi
sarei mai
pentita. Chiusi gli occhi,i lamenti si avvicinavano,rimbombavano nella
testa,assorbivano ogni pensiero a sé e lo
inglobavano,annullandolo del tutto.
Quando già immaginavo il contatto dei denti sulla mia pelle
o le unghie a
graffiarla,sentii il rumore sordo di più colpi susseguirsi.
Sette,forse otto
colpi,ma non erano di una pistola. Niente più lamenti
vicini,per un istante
avvertii il silenzio e non fui mai grata come in quel momento di quella
fugace
illusione piena di pace.
«Andiamo!Uscite
dalla macchina» esclamò qualcuno.
Aprii gli
occhi leggermente,pronta a richiuderli se fosse stato necessario.
C’era un
ragazzo con una mazza da baseball insanguinata in mano,gli occhi
sgranati e la
bocca aperta per prendere quanto più fiato i suoi polmoni
fossero in grado di
accogliere. Si era piazzato esattamente di fronte alla vettura e ci
guardava
aspettandosi una qualche reazione che il nostro shock non ci permetteva
di
compiere. Lo scrutai meglio,mi era familiare. Era robusto,con spalle
larghe,bicipiti
sviluppati e degli strani capelli neri con un taglio da moicano. Il
resto non
riuscivo ad individuarlo con nitidezza,ma quello fu sufficiente per
permettermi
di riconoscerlo.
«Noah
Puckerman?» domandai a bocca aperta.
Il ragazzo
scosse la testa scocciato e stralunò gli occhi
«vogliamo andare o aspettiamo
che un’orda di quei mostri ci divori tutti?Faremo dopo le
presentazioni!»
Lucas mi
guardò meravigliato e poi aprì lo
sportello. I morti erano a terra,con il
cranio fracassato,e finalmente privi di vita. Ce n’erano
altri poco più in là e
le urla non accennavano a smettere.
«Seguitemi!»
ordinò sicuro il ragazzo.
Ero confusa.
«Dove?Devo
riuscire a tornare a casa…mia madre sarà
preoccupatissima».
Lui mi
guardò e scosse la testa.
«Non
se ne
parla!Vi faranno a pezzi prima di arrivare. Abito qui vicino,ma
dobbiamo
sbrigarci!»
Lo guardai
sconvolta. Dovevo raggiungere mia madre!Dovevo farlo!
«Nostra
madre è sola in casa,potrebbe essere in pericolo!»
esclamò mio fratello.
Lucas aveva
ragione. Dio,l’improvviso pensiero di quelle cose che
cercavano di entrare,di
divorarla…
«Dobbiamo
tornare a casa!»
La
preoccupazione
mi stava corrodendo ogni cellula del corpo,ogni singola emozione era
come un acido corrosivo
e letale. Il ragazzo impugnò saldamente la mazza in mano e
colpi alla testa uno
di quei morti che si era avvicinato. Era una scena disgustosa,il sangue
era
schizzato fin sulla mia maglietta e il cranio era stato fracassato.
«Buona
fortuna allora!» esclamò il tipo,cominciando ad
incamminarsi.
Guardai
Lucas disperata,alla ricerca di un suggerimento sul suo viso,ma
l’unica cosa
che riuscii a notare fu la sua paura.
«Aspetta!»
strillai al ragazzo che si era allontanato fin troppo velocemente.
Lui si
girò
e mi guardò con fare interrogativo.
«Veniamo
con
te!»
«Santana!»
esclamò sorpreso Lucas.
«Abbiamo
bisogno di lui.» sussurrai un po’ troppo ad alta
voce «Ha ragione : da soli non
riusciremo mai a raggiungere casa».
«Seguitemi,veloci!»
Corremmo fin dove si era fermato e poi proseguimmo per un centinaio di metri fino alla sua abitazione. Lo spettacolo era pazzesco : sembrava un film,uno di quelli con gli effetti speciali e tutto il resto. Non riuscivo ad alzare la testa,continuavo a fissare i miei piedi,a fissare l’asfalto o l’erba,forse perché sapevo che non avrei retto ancora a lungo se avessi continuato ad assistere a quelle scene mostruose.
Salve gente!Come va?
Dovete scusarmi per il ritardo nella pubblicazione,ma ultimamente il tempo sembra passare un po' troppo in fretta e a malapena mi lascia modo di respirare. Comunque,bando alle ciance... la situazione che abbiamo visto nello scorso capitolo si è evoluta e la povera Santana ha rischiato diverse volte di finire tra i denti di quegli schifosissimi zombie,ma...sorpresa delle sorprese : Noah Puckerman la salva da una morte inevitabile. Ci credete se vi dico che è solo l'inizio e che presto coinvolgerò personaggi a noi molto familiari?
Beh,con la speranza che questo capitolo via sia piaciuto,mi auguro che continuiate a seguire la storia.
P.S. Se ne
avete voglia,fatemi sapere come vi è parsa la storia
finora...sono curiosa di leggere i vostri pareri! :)