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Autore: Shirokuro    19/03/2014    5 recensioni
{ anita centric; n/anita principalmente | longfic | storico of unima; introspettivo }
«Antea, vieni» disse, iniziando ad arrampicarsi sull’albero – e per la prima volta, la castana vide il Re scostare il suo lungo mantello, scoprendo come sotto di esso non fosse vestito di fronzoli e medaglie, ma con abiti semplici, quasi da contadino – assieme alla ragazza che con agilità balzava da un ramo a quello immediatamente più alto. La Signorina della città di mare di Unima li guardava senza riuscire a dire nulla. Invidiò il vestito bianco e leggero di Antea e Concordia, che era mille volte più pratico del suo già molto più semplice del dovuto. Si soffermò sui polsi della bionda che i fratelli avevano finalmente raggiunto: una serie di bracciali d’oro incastrati tra loro ognuno.
in corso il rifacimento: (filotimo) – antologie di vecchie rivoluzioni
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Touko
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Videogioco
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Storia interrotta definitivamente in favore del suo remake:
(filotimo) – antologie di vecchie rivoluzioni

 
Ok! Sono riuscita a scrivere questo primo capitolo della Long. Premetto che siete liberi di non leggerlo, serve come introduzione al personaggio di Belle e la sua relazione con Anita, nonché della stessa Anita. Accenati altri personaggi che più avanti potrebbero diventare rilevanti – ma comunque, non date nulla per certo. Per quanto il risultato non mi convinca poi tanto, mi ci sono impegnata molto, anzi, ci ho passato qualche ora sopra. 
Vabbé, io ho un mal di pancia che solo Iddio sa quanto, quindi sono rimasta a casa mia bella tranquilla e tutto e me ne sono approffitata e ho finalmente concluso. Inoltre è stato bello ricevere un paio di domande via MP riguardo alla Long, mi ha fatto pensare che ci sono ancora lettori che aspettano questa storia.
Comunque, non farò betare questa storia, e la ragione è che voglio fare tutto da sola per vedere dove posso arrivare senza ausili vari. Dopo avervi annoiati, io volo via a vestirmi per andare a far la spesa, buona lettura.

Beyond belief – First
   Congiunse le mani sulla lunga veste, mentre veniva percorsa da un brivido anomalo. Prese un gran respiro come era solita far in situazioni simili, dato che purtroppo accadeva spesso che quelle preparazioni insulse la rendessero tesa. La domestica bionda scoccò un’occhiata ad Anita, capendo le sue difficoltà e sorrise amichevolmente.
   A volte non poteva far altro che affidarsi alla docile Belle, sempre disponibile ed una vera amica, non solo la sua assistente. Rasserenata annuì come a dirle che andava già meglio e riprese a marciare verso il salone tesa. Mancavano due giorni all’atteso arrivo di Harmonia nella città del meridione.
   Come da previsione, c’era un gran fermento nella sala. Uno schiamazzo innaturale e stupidamente eccitato, fece salire il nervoso ad Anita in maniera pericolosissima. Continuava ad interrogarsi sul perché di tutto quel fermento – era sicurissima che non fosse stata la prima volta che i genitori vedevano il Re. Forse perché lì pernottava il citato? D’altronde, quella era l’unica vera casa signorile di Soffiolieve.
   Rassegnata, si diresse verso la madre, cauta. «Finalmente, sempre in ritardo?» fu la calda accoglienza che ricevette. La guardò con biasimo, prima di farle cenno di dirigersi nella direzione del fratello, il quale si stava preoccupando dell’organizzazione del salone – ovviamente, sarebbe stato accolto in quella sala il grande Re.
   Con un sospiro annuì e lasciò la bionda alla madre. Era una situazione imbarazzante, dopotutto: come avrebbe potuto mostrare il suo astio al Comandante di tutta la regione, rischiando l’odio dei genitori? Non era mai stata ritenuta irrispettosa nei confronti del Titolo del padre o degli altri nobili, semplicemente la definivano un’anarchica – secondo lei, un termine perfetto.
   Dopo aver percorso l’ampio salone, attese che Alcide si rendesse conto della sua presenza, cosa che accadde praticamente subito. Come da copione, arrivò la domanda della fanciulla.
   «Volevi un qualche aiuto, Fratello?» L’altro sorrise divertito – conosceva il suo odio per i preparativi vista la finalità – prima di rispondere.
   «Gradiremmo, io ed i nostri genitori, che ti occupassi delle portate della cena del giorno in cui arriverà il Re».
   Anita lo fissò con espressione di assoluta sorpresa ed in qualche modo, odio. Si avvicinò minacciosamente ad Alcide, sussurrandogli maliziosamente pericolosa, «Se c’entri qualcosa, anche un piccolo sprono ad assegnarmi questo compito ridicolo quanto nulla che fin ora abbia mai sentito, giuro che mando Snivy a distruggerti la camera da letto, stolto».
   «Non ho da temere, dato che l’unica cosa ridicola in questa situazione è il tuo Pokémon spocchioso» rispose aspro il giovane, sorridendo in maniera sarcastica. Dopo qualche secondo, Anita si ricompose e senza perdere lo sguardo ostile, annuì. Inutile era mettersi contro quel ragazzo che aveva il sostegno dei suoi genitori, così sorrise ed alzando l’indice verso il soffitto tornò a schernire il fratello.
   «Se qualcuno morirà avvelenato, sapremo a chi addossar la colpa».
   «Guarda, Sorella, che non ti abbiamo mai chiesto di preparare nulla, solo scegliere» fece notare Alcide, credendo che la gemella fosse quantomeno assonnata come mai vista l’affermazione ridicola.
   «Ma presenzierò nelle cucine» disse prima di sorridere e tornare verso Carolina – la madre – e Belle che, senza attendere alcun cenno, si inchinò alla signora e si sbrigò a seguire la padroncina una volta salutata la prima. Con un sospiro, Anita varcò la soglia del salone.
   Prima di arrivare in cortile, tra le due c’era un silenzio totale. Per qualche ragione era sempre stato così, quasi per evitare di esser sentite dai muri durante le loro singolari confessioni reciproche. Appena uscite rilassavano i muscoli di tutto il corpo, fino ad allora forzatamente mantenuti in quella posizione eretta ritenuta canonica per le signorincelle. 
   Dopo ciò, percorrevano tutto il cortile fino alla fontanella dedita ad un Samurott – simbolo della casata dei Bianco –, che per qualche oscura ragione si trovava nell’angolo più remoto dell’area. Finalmente, dalle labbra della bionda uscì un versetto acuto e soddisfatto, che rappresentava il suo sentirsi libera dall’oppressione della villa.
   All’interno dell’edificio si sentivano costrette a mille sforzi e questo loro modo di condividere il dolore, le aveva unite. L’unica differenza tra le due era certamente il fatto che Belle fosse una mera casalinga ed Anita una nobilsignora della tenera età. Però nulla aveva realmente impedito loro di stringere amicizia, tanto che erano diventate inseparabili. Con un po’ di fatica, la cameriera divenne la dama di compagnia della castana, sebbene fosse tutto molto approssimativo.
   Si sedettero ambedue sul bordo dell fontanella, liete. Invero, quello era l’unico luogo in cui potevano liberamente svagarsi. Da sempre. Anita aveva memoria di quando ci si tuffava dentro e la madre la sgridava, rischiando le peggiori crisi isteriche – benché questo fosse perché Carolina ogni volta diveniva un vulcano in eruzione e con la piccola, c’entrava poco e niente. Forse per questo le cercarono una balia in grado di tenerla a bada che era anche la madre della ragazza che ora le stava accanto.
   «Ordunque, cosa ti hanno fatto sapere od imposto?» domandò Belle. Con uno slancio delle gambe, diede dei calci in aria con aria infantile e nell’intanto Snivy si affrettava a raggiungere la padrona, accovacciandosi sul suo grembo. Anita sospirò e guardò l’amica di sempre. «Dovrei preparare un menù che sia di gradimento del Re».
   «E quindi? Non mi pare un incarico di grande importanza o complesso,» notò Belle, «anzi, non dovrai nemmeno cucinare» fece eco ad Alcide, involontariamente. La castana guardò l’acqua cristallina dietro di lei con la coda dell’occhio notando i piccoli Pokémon d’acqua che ci vivevano, meravigliandosi di come si trovassero bene in quella piccola fontanella circolare, coperta da rampicanti vari. Mentre la compagna attendeva la risposta, fissava la ragazza in maniera persa, forse perché si aspettava qualche battutaccia di basso livello riguardo la nobiltà e quelle cose che Anita odiava profondamente.
   «Questo non significherebbe, forse, assecondare i piaceri del Re? Sottostare a lui indirettamente?» domandò a se stessa, cercando di dare una risposta alla bionda. 
   «Tutti sottostiamo al Re».
   
«Non io. Io non voglio sottostare a nessuno» ribatté sicura. Odiava anche solo l’idea di esser ritenuta inferiore, un suddito di qualcuno di superiore. Alla fine, tutti i sovrani erano così, credeva. Dei buoni a nulla, fortunati per nascita, pensava Anita. «Tanto meno a qualcuno che non si è guadagnato il suo Titolo!» puntualizzò, stringendo la presa al bordo del marmo. 
   I genitori di Anita, avevano sempre desiderato che lei avesse almeno un Pokémon di tipo Acqua, per far onore alla casata. Invece lei si era sempre rifiutata, amava i Pokémon di tipo Erba e nonostante i signori Bianco erano sempre stati contrariati, il Professor Aralia le concesse uno Snivy ribelle che nessun abitante aveva desiderato – escludendo lei. «Non sottostarò mai a nessuno». Belle sorrise.
   Sapeva fare solo quello, le era stato impresso che solo sorridendo avrebbe vinto la vita che crudele ostacola i viventi. «Il padre del Re gli ha ceduto la carica, forse merita il suo Titolo».
   «O forse Ghecis Harmonia aveva bisogno di fare una lunga vacanza! Vorrei che questa monarchia finisse subito» ripeteva sempre. Sin dalla giovine età di soli quattordici anni non desiderava altro. Il diritto di nascita era una cosa stupida, pensava. Sospirò. «Ma non credo che questo gradirebbe saperlo mio padre» continuò rassegnata.
   Si alzò, prendendo in braccio il Pokémon che finalmente si era appisolato sul grembo della padroncina. Si incamminò verso la villa a passo regolare, lasciando la sua assistente da sola. 
   Il suo sguardo la rimirava nelle sue movenze. Così aggressiva eppure aggraziata. Era proprio particolare, la signorina Bianco. Anarchica e profondamente devota ai suoi ideali, le idee Illuministe le garbavano non poco e stava sempre con la sua amica. «Sei sempre una testa calda, Anita» disse mente la testa slittava a destra, incerta. «Avrei potuto aiutarti nel tuo incarico, comunque» continuò tra sé e sé, offesa.

   Erano passati due giorni e da allora Anita non aveva avuto modo di scusarsi con Belle per come l’aveva abbandonata; era troppo impegnata a discutere con Komor ed Alcide dei preparativi – per ironia della sorte – per l’accoglienza del Re, che si vociferava si trovasse già a Soffiolieve. 
   Quella stessa sera si sarebbe presentato alla Casa Bianco e senza alcun rischio di morire avvelenato, dato che il gemello l’aveva incastrata a mettere delle Baccaprugne potenzialmente purgative tra gli ingredienti per il dolce – peccato che effettivamente la Torta di Baccaprugne ne necessitava. Risolta la faccenda, i due Fratelli dovevano occuparsi di tutto il resto assieme al Consigliere fidato di Alcide.
   Attualmente si discuteva della camera da letto del Re, che per uno scherzo del Destino sarebbe stata posta accanto a quella di Anita. Mordendosi l’indice, accettò senza troppi capricci. Dopo un’interessantissimo diverbio sul colore che le lenzuola avrebbero avuto, la ragazza poté congedarsi. 
   Da un po’ si interrogava su come potesse essere Gropius Harmonia, con un nome simile sicuramente era un tipo pompato, orgoglioso. Magari era pure muscoloso e si faceva valere tanto da aver ottenuto il suo Titolo prima della morte del padre. Mentre si dirigeva verso la fontanella non faceva altro che interrogarsi a proposito. Come si sarebbe trovata con il suo peggior nemico inconsapevole di esserlo? Non poteva immaginarlo. Le avevano riferito le più svariate dicerie, come il fatto che non apprezzasse i Pokémon sfruttati a fini commerciali e simili.
   Intanto la lunga veste seguiva i movimenti leggeri della ragazza, che sospirando si sedette sul bordo della fontanella. Roteando, la gonna si adagiò lungo le gambe affusolate di Anita. Aspettò che si facesse sera, silenziosa ed in ansia. Non vide Belle, quindi dedusse fosse occupata.
   Sentì un gran vociare improvvisamente, degli zoccoli di Pokémon rapidi. Un nitrito. 
   «Finalmente è arrivato!» 
   Arceus, dammi tu la forza.
   
 
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