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Autore: kk549210    19/03/2014    2 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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La corte marziale non lasciava spiragli positivi. Poche le prove a discarico del loro cliente. La radio del tenente Painter irrevocabilmente muta. Il cadavere del pilota dell’F-14 caduto, il tenente Winstler, talmente devastato dalle ferite che era quasi impossibile ricostruire le cause della morte. Il tenente Arnoldi, il RIO del CAG, confuso e spaventato dal pubblico ministero, l’implacabile capitano di fregata Alison Krennick, uno dei migliori avvocati del JAG che era stata inviata a Napoli proprio per il prestigio di quella causa e l’alta posta in gioco. Quella donna era un’autentica cagna da punta, affamata di successo in aula. E non solo di quello.   
-Ragionando sempre in via ipotetica, propongo questo accordo. Il CAG si dimette e io sciolgo la corte marziale – disse la loro bionda e accigliatissima avversaria.
-E io le rispondo di andare a farsi fottere. Ipoteticamente, ovviamente! – rispose Boone stizzito. Si alzò dalla sedia e uscì dallo studio del pubblico ministero, seguito a ruota da Meg.
-Il CAG ha ragione. Andiamo avanti con il processo – osservò il giovane neocapitano congedandosi dalla controparte.
-Allora è  vero quello che si dice di lei, che lei è un cowboy… - fece lei lanciandogli un’occhiata molto allusiva.
-No, sono solo un avvocato del JAG che è onorato di confrontarsi con lei in aula – replicò Harm con tono pacato.
-Vediamo se la penserà così alla fine del processo – replicò la Krennick un po’ irritata.
Meg capì subito quali erano le intenzioni di quella donna. Vincere, su tutti i fronti.
 
 
-Il segnalatore di Painter è attivo – comunicò De Palma, un giornalista invadente, vecchia conoscenza di Harm, che li aveva appena raggiunti nel ristorante di Napoli dove Meg, Rabb e Boone stavano cenando.
-Torno sulla Seahawk… e lo vado a cercare – disse di slancio Harm alzandosi da tavola – Tenente, le affido la direzione del processo!
-Ma capitano! – obiettò lei smarrita.
-Dovrà imparare, prima o poi – la rimbeccò lei – E’ un ordine, Meg.
-Sì, signore – disse lei chinando il capo.
Il problema non era affrontare la Krennick in aula, o gestire quell’osso duro di Boone, che era tutto tranne il cliente ideale. Il pensiero di lui, là fuori, a lanciarsi da un elicottero dei Marine, chissà dove, tra le stoppie dei campi della Bosnia, le faceva tremare le vene e i polsi.
Come previsto, il CAG fece di tutto per renderle la vita grama. Prima criticò aspramente la sua strategia difensiva, poi tagliò corto e la licenziò. L’arringa fu un’accorata e vibrante autoapologia. “È meglio difendere i propri uomini in combattimento, anche se si è impopolari. Il giorno che tradissi la loro fiducia, darei io stesso le dimissioni”. Ma il verdetto di non colpevolezza arrivò comunque. Anche se di stretta misura, quattro giurati contro tre.
-Ero sicura che fosse innocente, capitano – disse la Krennick stringendogli la mano, quando furono ritornati sulla Seahawk – facevo solo il mio lavoro.
Sul ponte di volo il vento soffiava forte. Da un elicottero appena posatosi, uscì fuori il tenente Painter, sorretto da Harm. Finalmente era tornato, sano e salvo. Meg sentì il cuore sussultarle pazzamente nel petto. Sollievo ed emozionante eccitazione si agitavano in lei. Una berrettaccia di lana nera, la tuta mimetica dei Marine e il volto imbrattato di nero, su cui spiccavano brillantissimi i suoi occhi chiari, lo rendevano insolito e magicamente eroico. In una parola, irresistibile. Lei dovette fare le acrobazie per trattenere il rossore che la imporporava tutta. Rabb si avvicinò al CAG e gli porse un pezzo di stoffa del paracadute di Painter.
-12,7 millimetri. I proiettili in dotazione agli Hind russi – sentenziò Boone con sicurezza.
-Vorrei vedere la faccia di quei tre che hanno votato contro – disse Meg.
-Non si può sapere chi sono – fece la Krennick molto seria.
-Io lo so… accidenti se lo so! – rise Boone.
-Come fa a saperlo? –chiese Meg allibita.
-Lui è il CAG! – esclamò Harm con un sorriso intrigantissimo.
-Signori, il caso è chiuso. – annunciò la Krennick – Siete liberi fino a stasera alle 21. Fatevi trovare all’aeroporto di Capodichino. Abbiamo un volo di linea alle 22,30.
-Allora ne approfitto per fare un salto a Roma… - disse Harm controllando l’orologio. Aveva nove ore esatte. Con un Eurostar avrebbe fatto in tempo ad andare e tornare con comodo.
-Turista nella Dolce Vita? – chiese Meg incuriosita.
-No, affari di famiglia – rispose laconicamente Harm, andando a fare i bagagli.
“Tanto non mi scappi, bel maschione” pensò la Krennick guardandolo mentre si allontanava.
  
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