Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Flos Ignis    20/03/2014    3 recensioni
Ohayo, minna!
Sono nuova del fandom, e questa è solo la mia seconda fanfiction, per cui vi prego di essere clementi e di farmi sapere se vi piace o meno, così da potermi migliorare. Spero comunque di intrattenervi piacevolmente!
Ambientata dopo il secondo film: Sakura fa un incubo che la tormenta, e capendo che si tratta di un sogno premonitore decide di consultare i Tarocchi delle Carte per scoprire cosa attende lei ed il fratello.
Nell'ombra si nasconde un Cacciatore.
Dalla Cina e dall'Inghilterra, due ragazzi accorrono per aiutare i loro amici in questa nuova impresa della Padrona della Carte.
In un gioco frenetico di guardie e ladri, a determinare la vittoria sarà solo la magia più forte di tutte.
L'Amore.
Ok, non sono brava nelle introduzioni, ma spero di avervi dato un'idea. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Lee Shaoran, Sakura, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji, Touya/Toy, Yukito/Yuki | Coppie: Shaoran/Sakura, Touya/Yukito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’arciere predatore
 

Quella notte il suo incubo era stato più vivido che mai.
Era una settimana ormai che dormiva poco e male a causa di quella visione, che notte dopo notte diventava sempre più nitida.
Aveva visto lo sfondo di un bosco, il crepuscolo inondare di fuoco il fogliame autunnale, il mantello nero e svolazzante al forte vento del misterioso aggressore, ma ancora non ne aveva scorto il volto al di là del suo ghigno predatorio. Non sapeva nemmeno quale carta avesse in mano, coperta da schizzi di sangue, o a chi, di preciso, Toy rivolgesse il suo grido angosciato:: non le sembrava stesse parlando con lei, né con l’arciere predatore, come l’aveva soprannominato, ma non c’era nessun altro lì con loro, a chi avrebbe dovuto urlare?
Il mal di testa era diventato un fedele compagno in quelle giornate di fine autunno: il fatto poi che fossero nello stesso periodo dell’attacco che aveva visto in sogno non l’aiutava a star tranquilla. L’unica cosa che aveva potuto fare era stato allertare Yuè del pericolo imminente, dicendo di tenersi estremamente vigile in quei giorni.
Lei, kero-chan e Tomoyo si erano spremuti le meningi per cavar fuori qualche idea decente per capire chi fosse l’arciere in nero grazie alle carte dei Tarocchi, ma gli unici passi avanti che avevano fatto era stato capire che di certo non si trattava della sua Carta della Freccia, dato che era una femmina e che era indiscutibilmente dalla sua parte, e che mentre faceva le carte era talmente concentrata su quel sogno, pur nel suo inconscio, che le sue fedeli amiche le avevano svelato solo i fatti riguardanti quell’occasione, non lo scopo o le cause reali di tutto ciò, bensì quelle più specifiche, legate a quel preciso istante che lei aveva predetto in sogno. Toy ferito.
Dunque, il fretello si era ferito per proteggere qualcuno, come suggeriva lo Scudo…?
La faccenda, poi, era ancora più grave di quanto non sembrasse all’inizio: non solo suo fratello era in pericolo, ma lo era anche molta altra gente, con ogni probabilità. Se lo scopo di quell’entità era combattere, contro di lei o contro Toy o contro chiunque altro, di certo non si sarebbe fermato fino a quando non fosse stato sconfitto. Sakura sperava tanto di sbagliarsi, ma queste certezze l’avevano arpionata durante quelle terribili ore che si concedeva per dormire, e non se ne volevano più andare.
E poi, il presentimento che quello che vedeva non fosse che la punta dell’iceberg… non era solo una sensazione. Era una previsione. Una catastrofica previsione.
 
-Allora Toy, hai deciso cosa fare una volta finito l’anno?-
-Te l’ho detto, ancora non lo so. Di vere passioni non mi pare di averne, non come quelle per la storia di mio padre o quelle per la ginnastica e i guai di Sakura…-
-Non ce la fai proprio a trattenerti, vero?-
-Che ci vuoi fare, sono fatto così. Il nostro rapporto è costruito su battibecchi, guai e affetto mascherato da antipatia. Ci sta bene così com’è-
-Ogni tanto però potresti semplicemente dirle che le vuoi bene senza stuzzicarla. Alle persone normali fa piacere sentirselo dire, sai?-
-Mi stai dicendo che io non sono normale?-
-Ti sto dicendo che, anche se le persone che ami non te lo dicono apertamente, a te non importa, perché lo percepisci grazie ai tuoi sensi. E anche se ora hai donato i tuoi poteri a me, per molto tempo hai percepito i sentimenti di chi ti stava intorno, e hai imparato a leggerli nei gesti degli altri. Ma la maggior parte della gente non è così fortunata, e per capirlo ha bisogno di una dichiarazione esplicita-
-Stiamo ancora parlando di Sakura?-
Yuki si era spinto di nuovo troppo oltre con le parole. Sapeva che il suo amico lo conosceva bene, e intuiva quando nascondeva parole tra le altre. Come in quel caso.
Aveva pensato che a lui sarebbe piaciuto sentirsi dire da Toy ‘ti voglio bene’, che lui voleva poterlo dire a Toy senza imbarazzo, senza dovergli nascondere i suoi sentimenti per paura di non essere ricambiato.
Perché aveva mentito a Toy, quando gli aveva domandato se era mai stato innamorato. Lo era. Del suo migliore amico.
 
Si separarono davanti alla casa di Yuki, ormai era tardi e Toy doveva andare a casa a cucinare per sdebitarsi con la sorella della sostituzione della settimana prima.
Per abbreviare la strada, Toy passò per il parco.
Se fosse stato ancora dotato dei suoi poteri, avrebbe sicuramente evitato di fare una strada così piena di cariche negative, ma essendo ora privo di protezioni soprannaturali non vide l’aria elettrica che avvolgeva come una cappa tutta la zona boscosa.
Continuò a camminare tranquillo e perso nei suoi pensieri, addentrandosi per un tratto tra quegli alberi che stavano perdendo copiosamente le foglie a causa del forte vento.
Non si accorse di un paio di occhi predatori che si erano puntati su di lui, per poi seguirlo come il cacciatore che era. Aveva annusato intorno a quel ragazzo una forte aura magica, ma era come se stonasse su quella persona. Non ci pensò più di tanto, e deciso a confrontarsi dopo tanto tempo con una forte avversario lo seguì, fremente per l’attesa ma eccitato dalla caccia.
Dopo tanti anni era finalmente tornato libero, libero di cacciare, libero di combattere, libero di uccidere.
 
Una scossa elettrica attraversò il cervello di Sakura nello stesso momento in cui lo sguardo dell’arciere nero si era posato sul fratello. Lei non poteva saperlo, ma per fortuna il suo istinto la costrinse a lasciare in sospeso qualsiasi cosa stesse facendo per correre più veloce che poteva verso la fonte di quel fulmineo disagio. Era andata a comprare il materiale per cucire un nuovo orsacchiotto con Tomoyo subito dopo la scuola, ma in quel momento dimenticò ogni cosa razionale.
Non sentì Tomoyo urlarle di fare attenzione, non si fermò dopo aver buttato a terra involontariamente qualcuno durante la sua folle corsa, non le importò nemmeno di essere in una via principale e piena di gente nonostante il freddo, in quel momento doveva solo correre il più veloce possibile, e per farlo aveva bisogno di un aiuto magico.
-Velocità! Aiutami!-
Il suo piccolo amico lilla apparve come una fantasma al suo fianco, invisibile per fortuna alle persone senza poteri magici, e cominciò a correre al suo fianco, infondendole il suo potere.
‘Devo sbrigarmi, devo arrivare in tempo! Si tratta di Toy, me lo sento…’
Il parco per fortuna era deserto, per cui Sakura potè prepararsi all’imminente battaglia.
-Chiave del Sigillo, sprigiona tutti i tuoi poteri magici! Risveglia il potere della stella! Luce stellare cancella l’oscurità e il male….. scettro a me!-
La sua Chiave si trasformò nello scettro della Stella, e in quello stesso istante Sakura sentì un breve urlo. Era suo fratello. Corse di nuovo, ma non dovette farlo a lungo.
Poco oltre il limitare del bosco lo trovò, steso faccia a terra, ma oltre il terriccio che ricopriva la sua divisa sembrava ancora illeso. Una freccia nera con un’aura pulsante era conficcata nel tronco a pochi centimetri da lì. Toy doveva essere inciampato, o forse si era accorto di qualcosa di strano appena in tempo per evitare il colpo.
Il sollievo che la invase fu di breve durata, perché appena volse lo sguardo le sembrò di vivere il suo incubo ad occhi aperti. Una maestosa figura in nero stava a qualche metro da loro, bardato in un lungo mantello che lo nascondeva completamente se non per le due braccia, ancora tese nello sforzo di lanciare una nuova freccia.
Era come lo vedeva in sogno: misterioso, pericoloso, con quel ghigno malvagio in volto. Non si era accorto di lei, era troppo concentrato su suo fratello, gli puntava dritto nella schiena una di quelle nauseanti frecce piene di magia viva e pulsante.
Sakura non fece in tempo a fare nulla, se non ad urlare un –Fermati!- disperato, prima che questi scoccasse.
-NO!-
Le parve di rivivere la situazione che si era creata con la Carta del Nulla. In quel momento Lee si era trovato in pericolo, e lei non aveva potuto fare nulla per aiutarlo. Lee aveva rischiato di perdere il suo cuore, e se non fosse stato per la sua amata carta dal cuore alato, non avrebbe potuto salvarlo.
Ma in quella situazione, Toy stava rischiando addirittura la sua vita. E ancora una volta si trovava impotente mentre una delle persone che amava di più a mondo era in pericolo.
Sentì solo qualcosa di molto caldo sfrecciarle via da una tasca, prima di sentire un rumore agghiacciante di vetri rotti e due urla angosciate, piene di paura e dolore.
Aveva chiuso gli occhi, ma li riaprì subito, ansiosa di sapere cosa fosse successo. Volle non averlo fatto.
La Carta della Specchio si trovava in piedi, nella sua forma originale, parata a protezione di Toy, con il suo specchio in mano distrutto dalla freccia, che nel frattempo si era misteriosamente dissolta. Frammenti di specchio giacevano, insanguinati, su suo fratello, ma lui non era ferito. Era lo Specchio ad esserlo. Sanguinava copiosamente, come se fosse un cuore trafitto a morte, e la bella ragazza che tante volte l’aveva aiutata aveva un’espressione sofferente in viso. Si accasciò a terra, come privata di forze per quel terribile attacco.
-NO! Perché l’hai fatto?-
Sakura aveva iniziato a vederci sfocato. Lo Specchio aveva fatto da scudo, proteggendo suo fratello, proprio come avevano predetto le Carte. La sua amica ora si era dissolta, tornando nella sua forma di carta, ma c’era qualcosa di strano: era macchiata di sangue, e il suo volto continuava a mostrare segni di un grande dolore. Dove di solito stava il suo specchio, la macchia più scura di sangue gocciolava per terra.
Non riusciva a crederci. Perché lo Specchio aveva agito così? Perché lei non era stata abbastanza abile, abbastanza forte da richiamare lo Scudo in modo che nessuno venisse ferito? Non era una degna padrona della Carte se permetteva alla paura di bloccarla, alle sue amiche si ferirsi…
-Perdonami…-
Un grande sconforto esplose dentro di lei; uscì allo scoperto, e finalmente si fece vedere anche dall’arciere, che ora mostrava un’espressione ancora più eccitata. La caccia stava rivelandosi molto più interessante del previsto.
Sakura si inginocchiò accanto al fratello ancora scosso dall’apparizione improvvisa di quella ragazza con lo specchio. Non sapeva chi era, ma aveva la sensazione di conoscerla… l’aveva salvato. E poi era sparita, sanguinante, dopo essersi accasciata a terra come un burattino senza fili.
Di fianco a lui apparve Sakura, con il volto bagnato di lacrime e la paura negli occhi. Gli pose una carta sul petto, dicendogli di badare a lei per qualche istante. Sua sorella faceva quasi paura in quel momento da tanto era pallida; i suoi occhi terrorizzati e supplicanti perdono gli strinsero ancora di più il cuore.
-Sorellina, cos’hai?-
-Hai rischiato di morire, ed io… non ho fatto nulla. Se non fosse stato per la Carta dello Specchio, tu ora…- nella giada dei suoi occhi tutte quelle emozioni scoppiarono facendola scoppiare in singhiozzi al suo fianco, mentre lo abbracciava stretto.
La Carta… ma certo. Quella che l’aveva salvato era la ragazza che spesso si era camuffata da sua sorella. Quella a cui aveva regalato i nastri per capelli il Natale precedente.
-Sakura… lei è mia amica. Ho sempre saputo quando era lei a prendere il tuo posto, ma le aveva chiesto di non dirti nulla, per questo non lo sapevi…-
Sakura singhiozzò ancora di più capendo il motivo che aveva spinto lo Specchio ad un tale rischio.
La sua paura unita a quella della carta le aveva consentito di agire di sua volontà, ponendosi a difesa di colui che per primo le era stato amico, quando ancora si divertiva a fare dispetti, da cui tra l’altro Toy stesso era uscito ferito.
Sakura si asciugò le lacrime, che avevano tirato fuori la rabbia che per un attimo l’aveva accecata e l’aveva quasi spinta ad usare la sua magia per fare molto, molto male a quel tipo.
Ora era di nuovo lucida, sebbene ancora piena di preoccupazione, soprattutto per la sua amica. Non sapeva che le Carte potessero sanguinare. Avrebbe preferito saperlo prima, o non saperlo mai. Di certo, non voleva scoprirlo così. Potevano anche… morire?
Non voleva pensarci. Doveva prima rendere inoffensivo quel tipo, che nel frattempo aveva preso ad osservarla attentamente.
-Dunque è tua la magia che aleggiava intorno a quel giovine. Ma certo, tu hai poteri magici estremamente forti. Anche più di colui che mi sta dando la caccia, sebbene quel ragazzino non sia niente male come avversario. Credo che prima di lui, mi occuperò di te, e poi della mia precedente preda. Potrei assorbire anche il suo nucleo di magia… in fondo, anche se per ora non è un gran che, un tempo lo era… tempo un anno e il suo sangue rinnoverà i poteri che ha perso. Sì, credo che farò proprio così…-
Sakura si mise a difesa del fratello, con lo scettro ben alzato, pronta a fare del suo meglio. Allungò una mano verso il marsupio con le Carte, pensando velocemente a quale potesse esserle utile, quando un fulmine cercò di colpire l’arciere e renderlo inoffensivo prima che scoccasse, ottenendo solo di farlo indietreggiare  e guadagnare tempo.

Tre paia d’occhi si sollevarono dal punto in cui era partito il fulmine: sul ramo di un albero spiccava la figura di un ragazzo con una spada in mano, vestito di una abito tradizionale verde con bordi dorati e un’espressione furente in viso.
  
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