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Autore: Ily Briarroot    20/03/2014    2 recensioni
Due sorelle divise da un destino che le segnerà profondamente. Due cuori profondamente uniti ma costretti a separarsi. Due cuori che battono all'unisono, ma che non sono liberi di farlo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Settimo capitolo

 

Non farlo, non sai a cosa vai in contro!”.
Un tono duro, un'espressione indecifrabile sul viso, la frangia ramata che copriva gli occhi chiari.
Sì che lo so. Ti ho fatto una promessa anni fa e intendo mantenerla”.
Falsa sicurezza, battiti veloci, respiro mozzato. Finta serenità.
Akemi, è una pazzia! Non ti lasceranno scampo”.
Rabbia, convinzione. Senso di protezione.
Ti porterò via, Shiho. Ti porterò via da loro, so cosa fare. Non preoccuparti”.
Un occhiolino, un sorriso affettuoso. Una voce dolce da ricordare per tutta la vita.

Akemi camminava spedita, lasciando che i propri passi echeggiassero lungo il corridoio buio. L'edificio fatiscente in cui aveva ricevuto l'appuntamento era più lugubre che mai. Non si fermò mai, non si guardò indietro. Lo sguardo deciso, gli occhi avevano perso tutta la loro dolcezza.
“C'è qualcuno?! Rispondete, avanti!”.
La risata cristallina di una voce, quella più grossa in sottofondo. Scarpe di vernice che scricchiolavano a contatto con l'asfalto rugoso.
“Ma guarda, ecco la nostra Akemi”.
Un uomo alto, interamente vestito di nero, fece la sua comparsa dall'ombra alle sue spalle. Gli occhi di ghiaccio le facevano venire i brividi ogni volta, mentre i capelli biondo platino attorniavano il suo viso spigoloso.
Gli si avvicinò un altro uomo, il ghigno stampato in faccia, più basso e tarchiato. Gli occhiali da sole non le permettevano di scrutarlo appieno.
“Finalmente” rispose lei, cancellando ogni traccia della dolce bambina che era stata in passato. Non si mosse, attenta ai due con il cuore in gola. Attendendo ogni loro movimento, cercando di cogliere ogni dettaglio nei loro modi di fare.
“Avanti, bellezza. Cos'avresti da comunicarci di tanto importante?” chiese il primo, la sigaretta accesa stretta tra i denti, in un terribile ghigno.
La giovane donna fece un passo in avanti, un braccio lungo il corpo e l'altra mano che stropicciava il tessuto del foulard che aveva intorno al collo.
“Voglio che lasciate andare me e mia sorella!” affermò decisa, guardando il biondo negli occhi gelidi.
“Cosa?!” esclamò l'altro uomo, quasi a bocca aperta. Il suo compagno sorrise, allungando la mano sinistra nella sua direzione.
“Sta' calmo, Vodka” disse, senza neanche guardarlo. Rimase con lo sguardo fermo sulla ragazza, il cuore che le martellava nel petto.
“Ma, Gin... “
“Penso si possa fare” concluse poi il più alto subito dopo, immobile. Ritrasse la mano senza neanche degnare di uno sguardo l'espressione confusa del collega.
Akemi sussultò, sgranando gli occhi. Credette di aver capito male o di aver frainteso qualche sua parola. L'unica cosa di cui era certa, era che non poteva abbassare la guardia.
“Io e mia sorella possiamo davvero lasciare l'organizzazione? Mi stai prendendo in giro?” chiese poi, un po' più tranquilla.
Il solito ghigno si dipinse nuovamente sul volto di Gin, che buttò a terra la sigaretta pestandola successivamente con il piede.
“Affatto” rispose lui, osservandola interessato, “Tu porta a termine una rapina da cento milioni di yen e noi ti permettiamo di uscire dall'organizzazione. Insieme a Sherry”.
Gli attimi che seguirono furono di sbigottimento.
Akemi rimase ferma, a rimuginare sulle sue parole. Cercando di trovare un senso che lì per lì non riuscì a comprendere.
Vodka ancora più stupefatto, guardava il suo compare con un'espressione indecifrabile. Decise tuttavia di non parlare e di assecondare le sue parole.
“Allora? Sarà il tuo biglietto d'uscita. Che ne dici?”.
La ragazza rimase a fissare l'asfalto incerta. Doveva riflettere. Doveva farlo prima di accettare. Ma decise ugualmente di tentare.
“Accetto” rispose, lasciando perdere l'indecisione del momento.
Gin sorrise sghembo, abbassando leggermente lo sguardo.
“Ti saranno inviate tutte le informazioni il prima possibile, luogo, orario, tutto ciò che ti serve. Anche il nome dei complici. Mi raccomando” disse sprezzante, prima di voltare i tacchi e andarsene, con Vodka che lo seguiva senza fiatare.

La lettera arrivò tre giorni dopo, era appena oltre la porta, sul pavimento.
Conteneva tutte le indicazioni per portare a termine il piano. Akemi lesse le lettere ordinate scritte accuratamente con l'inchiostro nero, mentre percepiva dentro di se' un senso di nausea aumentare pian piano al solo pensiero di ciò che avrebbe dovuto fare.

L'ultima volta. Questa è l'ultima volta che avrò a che fare con loro.

Lesse la cifra che le aveva anticipato Gin – cento milioni di yen.
Lesse il luogo della rapina, il nome della banca.
Lesse il nome di due persone che non aveva mai conosciuto, due uomini, che avrebbero dovuto farle da complici.
Lesse l'impronta dell'organizzazione su quel foglio. Rabbia. Angoscia. Paura. Lesse tutto ciò.
Lesse anche un barlume che, per quanto piccolo e insignificante, sapeva di speranza.

“Masami Hirota... “.
Ormai era diventato quello il suo nome. Da giorni, settimane intere in cui cercava di mettere insieme il denaro, di fare conti, di organizzare e coordinare l'attività dei due uomini che le facevano da spalla.
Per la prima volta, la sua concentrazione fu attirata da uno strano bambino. Un bambino vispo, forse di dieci anni, con un paio di occhiali forse troppo grandi per un esserino così piccolo.
Sveglio, incredibilmente sveglio. Vedeva i suoi occhi limpidi, il suo sguardo sincero. Lo osservava con la coda dell'occhio, sorridendo.
Guardava le persone, gli alberi, il mondo stesso. Vedeva quel bambino e la voglia di vivere tornava implacabile. Rivedeva Dai e le mancava. Le mancava da morire.
Sorrideva, dietro alla finta montatura che nascondeva i suoi grandi occhi verdi. Voleva farlo, voleva assaporare tutto ciò che poteva, voleva assaporare le cose belle. Ancora. E ancora.
In qualunque modo sarebbe finita, lei voleva farlo. Non era sicura di nulla, non le importava. Stava rischiando la vita perché non ne voleva una all'oscuro di tutto, perché non ne voleva una a metà. Stava rischiando la vita per ridarla a sua sorella.
Masami Hirota portava avanti il piano.
Akemi Miyano sorrideva alla vita.
 

* * * * * * * * * * * * *

 

Note dell'autrice: rieccomi ad aggiornare dopo un sacco di tempo causa studio e uno strano baco che mi ha cancellato ogni mia fanfic e finché non me lo hanno sistemato sono rimasta bloccata! Ma eccomi qui :)

Ci tengo a dire, non so se sia importante o meno sottolinearlo (lo faccio comunque), che alcune volte delle frasi di Akemi o di Akai – come nel capitolo precedente – sono esattamente le stesse dell'anime :) non voglio cambiare niente di ciò che abbiamo visto noi in quel senso e penso proprio che capiterà anche nei capitoli successivi! Alcune situazioni si collegano necessariamente a spezzoni che abbiamo visto, quindi è inevitabile.

Detto questo, grazie ancora infinite per le recensioni, le leggo sempre anche se qualche volta mi dimentico di rispondere! Spero di continuare a piacervi :) alla prossima!

  
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