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Autore: Lachiaretta    21/03/2014    11 recensioni
Una storia molto particolare. La mia!! Perché josh Hutcherson ti entra dentro per non uscire più!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ME & JOSH'
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Ciao a tutti. Oggi mi sono decisa di raccontarvi una storia molto particolare. La storia di come io ho conosciuto Josh Hutcherson.

Cominciamo da me. Mi chiamo Chiara e ho 30 anni.
Dopo essermi laureata in giurisprudenza mi sono specializzata nel settore fallimentare e in particolare nella ristrutturazione di grosse aziende sull’orlo del fallimento. Non voglio sembravi superba ma nel mio lavoro sono molto brava, tanto da portarmi da una piccola cittadina italiana alla grande New York. Se me l’avessero detto qualche anno fa non ci avrei mai creduto.
Sono giovane (si dai.. 30 anni sono giovane e a chi pensa il contrario vi dico “Tranquille ci arriverete anche voi e vi sentirete giovani”) in carriera, non sono sicuramente brutta.
Cosa mi manca nella vita? L’amore direte voi! Eh già. Però l’avevo trovato, ma questo mio continuo viaggiare non mi ha permesso di trattenerlo al mio fianco. Messa alle strette tra l’amore e la carriera, ho scelto la carriera. Scelta giusta? Scelta sbagliata? Boh. Ma questa è un’altra storia.

Ora sono un’italiana a New York. Niente di peggio. Sono giorni che lavoro 20 ore al giorno per la ristrutturazione di questa grossa società (di cui per motivi di privacy non posso ovviamente dirvi il nome). Finalmente siamo arrivati a degli accordi e abbiamo deciso di prenderci una pausa fino a lunedì per rifletterci sopra.

Quindi: è giovedì sera, sono a New York, sono sola e non conosco nessuno. Gli ultimi giorni li ho trascorsi in un ufficio dal quale non sono mai uscita. È ora di muovermi un po’ direte, ma dove posso andare da sola in una città che non conosco di notte? Torno nella mia lussuosa stanza, pagata ovviamente dalla mia società, mi concedo una doccia e mi infili un paio di jeans aderentissimi, una magliettina nera lunga con borchie sulle spalle, e ai piedi scarpe rosso fuoco con plateau e tacco altissimo. Mi guardo soddisfatta allo specchio. Sistemo i lunghi capelli neri che mi cadono morbidi sulle spalle e passo al trucco. Matita nera intorno agli occhi, mascara, e rossetto rosso. Niente di più. La semplicità è il mio forte. Esco dalla stanza decisa ad andare a bere qualcosa e … finisco al bar dell’Hotel. (Lo so, sono triste. Ma dove volete che vada da sola in questa città. Mi farò domani un giro).

Bene. Ora sono seduta in bilico su uno sgabello del bar. Il barista mi si avvicina. Come tutti i baristi di questi lussuosi alberghi è veramente molto carino. Chiede se voglio bere qualcosa al bar o accomodarmi per la cena. Io in realtà avrei fame ma mi mette a disagio sedermi da sola, decido quindi di bere qualcosa al bancone, sperando di ricevere anche qualche stuzzichino. Vorrei ordinare un prosecco ma poi mi ricordo di non essere in Italia (sarebbe come ordinare una pizza). Mi limito a dirgli “Fai tu. Basta che sia forte!” Il barista mi guarda divertito. È veramente carino.“Giornata difficile?” “Diciamo settimana impegnativa. Ho bisogno di staccare.” Lui mi sorride e tiratosi indietro mi volta le spalle. Dopo pochi istanti mi porta un bicchiere da cocktail con all’interno un drink rosa. “Prova questo. Dovrebbe fare al caso tuo.”  Prendo il bicchiere e annuso profondamente il liquido. Sa di fragole, frutto della passione e vodka. Ne bevo un sorso ed è veramente buono, dolce, ma allo stesso tempo anche forte, molto forte. “Direi che era proprio quello di cui avevo bisogno.” E non posso fare a meno di sorridergli. Mi sento già ubriaca!!!
“Non sei di queste parti vero?” Mi chiede lui incuriosito. “No. Sono italiana.” “Ah. Pizza?? (che desolazione. Certo non si può avere tutto dalla vita, o bello o intelligente) Non l’avrei detto però. Parli bene inglese.” (Grazie cari mamma e papà per tutti le estati che mi avete mandata all’estero a studiare le lingue)
Ah ovviamente le conversazioni sono tutte in inglese anzi americano che è pure peggio ma per venirvi incontro le sto traducendo in italiano il più fedelmente possibile! ;) Ma ritorniamo al bar.

Racconto all’avvenente barista che sono lì per motivi di lavoro e che mi dovrò fermare ancora per qualche giorno. Non vi dico la sua faccia quando ha saputo che alloggiavo in albergo già dall’inizio della settimana ma che avevo solo portato le valigie e che mi ero trasferita in ufficio dove ho mangiato e dormito per giorni. "Ora però ho qualche giorno libero e voglio visitare New York". Non posso certo starmene sempre chiusa in una stanza. Chissà quando mi ricapiterà di tornare in questa città!! “Cosa mi consigli di andare a vedere?”
Il ragazzo inizia ad illustrarmi una lunga lista di palazzi, monumenti, musei. Mi sta ubriacando di informazioni quasi come con il suo cocktail di cui mi ha servito un altro grosso bicchiere. Alla fine prende la palla al balzo e, con uno sguardo che definirei come molto malizioso, mi dice “Beh se vuoi potrei farti da cicerone e accompagnarti io nei posti che vale la pena vedere.” Non ho ancora risposto quando la mia attenzione viene attratta da una risata al mio fianco. Seduto accanto a me, non so da quanto tempo, c’è un giovane ragazzo dai capelli castano chiari con striature bionde. Nonostante la penombra del bar indossa un paio di occhiali da sole.
Ragazze anche lui sembra veramente carino. Ma i bei ragazzi vivono tutti a New York?
Anche il barista sembra non essersi accorto prima del ragazzo. Con molta educazione ed evidente imbarazzo chiede al giovane se preferisce consumare qualcosa al bancone o sedersi ad un tavolo. Il ragazzo gli risponde che sta aspettando una persona per cena e che nel frattempo vorrebbe avere un vodka-tonic ghiacciato. Il barista si allontana per preparare il drink, ancora visibilmente in imbarazzo.
Mi volto verso il giovane e un po’ irritata per come si era intromesso nella mia conversazione. In realtà ho solo paura che stesse ridendo di me. Gli chiedo cosa  lo avesse divertito tanto. Nel frattempo finisco di bere il secondo cocktail. Lui ricomincia a ridere e facendo il verso al barista “Se vuoi potrei farti da cicerone e accompagnarti io nei posti che vale la pena vedere” Poi sorride e finisce la frase ancora più divertito “compresa la sua camera da letto.” E ride ancora più a crepapelle mostrando la sua dentatura perfetta e bianchissima. È veramente carino. Mi ricorda qualcuno ma dubito di averlo mai incontrato prima. Intanto il barista torna ad unirsi a noi servendo al ragazzo il drink che aveva ordinato, senza però dire più una parola. Si deve essere accorto che lo sta prendendo in giro. Il ragazzo si volta verso di lui e gli fa notare che ho finito il mio drink. Appena intravedo il suo profilo, mi illumino. Ecco a chi assomiglia. E senza pensarci esclamo a gran voce. “PEETA!!”
Il ragazzo si gira nuovamente verso di me, sembra confuso. “Scusa?”
“Sei Peeta. Peeta Mellark. Anzi no, che scema. JOSH!” Lui si innervosisce immediatamente e mi fa cenno di abbassare la voce. Si alza e avvicina il suo sgabello al mio. Guarda il barista che mi consegna un nuovo bicchiere e gli fa cenno di allontanarsi. Quindi mi sussurra all’orecchio “Abbassa la voce. Non voglio che tutto il bar e il ristorante mi saltino addossa alla ricerca di un autografo.” Poi sorridendomi divertito “Le fan sono ovunque sai. Anche dove meno te le aspetti.” Si sta riferendo anche a me. Ovviamente non poteva pensare che una trentenne impegnata a bere alcool e a flirtare con il barista fosse una sua fan! Gli sorrido di rimando “Scusami. Mi è venuto spontaneo.” “Non c’è problema. Basta che non urli il mio nome.” “Josh o Peeta?” Gli chiedo divertita ricordando il suo stupore a sentirsi chiamare con il nome di uno dei personaggi da lui interpretati.
“Guarda che ho fatto anche altri film?” Mi risponde lui indispettito. “Ma devi ammettere che Hunger Games è stato sicuramente il più bello!” Vedo la sua faccia un po’ delusa e decido di migliorare la mia frase “Però anche viaggio nell’isola misteriosa non era male” Dico titubante, sperando che non capisca che in realtà non ho mai visto quel film. Lui continua a sorridermi e dopo aver urtato il suo bicchiere sul mio e bevuto un grosso sorso del suo drink, mi porge la mano “Piacere Peeta!”.
Vi giuro ragazze che ho ringraziato in tutte le lingue da me conosciute la penombra del bar altrimenti avrebbe potuto vedere le mie guance arrossarsi dall’emozione e imbarazzo. Stavo stringendo la mano a Josh Hutcherson. Era a pochi centimetri da me. L’avevo chiamato per sbaglio Peeta e lui, dopo vermi offerto da bere, invece di offendersi, mi invita a chiamarlo ancora così. 
“Chiara. Mi chiamo Chiara” “Non sei di queste parti vero?” Mi dice lui prendendomi in giro, ricordando la scena del cicerone. “Evidentemente” gli dico alzando gli occhi al cielo “Sono italiana.” E dentro di me prego che non faccia alcun riferimento alla pizza. E invece lui si illumina “Bella l’Italia. Ci sono stato per il Festival del Cinema, anche se non ho visto molto. Spero di tornarci presto. Di dove sei di preciso?” Gli spiego che sono di una piccola città vicino a Venezia e ragazze vi giuro che mi è sembrato rimanerci male quando gli ho confessato che non ero andata a vederlo al Festival del Cinema. Con orgoglio gli spiego che non sono una sua grande fan, come lui crede, ma che adoro Hunger Games. Lui continua a fissarmi e a farmi domande. “Come mai sei qui?" Gli spiego di me, dei miei studi e del mio lavoro. Lui sembra molto interessato. Conclude dicendomi “Di solito le mie fan non hanno molto da dirmi se non –Ti amo – o – Sposami –.” Ora sono io a ridere “Infatti ti ho detto che non sono una tua fan!” “Ah. Peccato stavo per concederti una foto con me ma se non la vuoi..” Lascia la frase sospesa a mezz’aria e fa per alzarsi, dopo aver finito in un sorso il suo drink.
Credetemi che non so cosa mi sia passato per la testa ma non volevo se ne andasse così. Cioè ragazze, ero con Peeta Mellark.
Lo afferro per un braccio decisamente muscoloso e sbuffando con lo sguardo al cielo “Va bene dai, se insisti. Facciamo questa foto. Ma solo una però, anche se non vieni bene” In fondo volevo un ricordo di questo evento. Quando mai mi ricapiterà un’occasione di questo genere.
Lui rimane stupito dalle mie parole e dopo averle comprese appieno scoppia in una fragorosa risata. “Tu sei veramente fuori di testa.”
Si avvicina ancora a me tirando gli occhiali da sole sopra la testa. Io porgo il mio I-phone al barista e gli chiedo di scattarci la foto. Lui mi mette un bracco intorno alla spalla e avvicina il suo volto al mio. Il barista ci scatta la foto.

In quel momento sentiamo un colpo di tosse alle nostre spalle. Entrambi ci voltiamo e, in piedi, dietro di noi c’è una ragazza dalla carnagione scura e capelli neri ondulati. È molto bella e ben vestita. Fissa infastidita il braccio di Josh sulla mia spalla. Non appena se ne accorge lo toglie di scatto. “Disturbo?” La tensione potrebbe tagliarsi con il coltello. Deve essere l’ospite che attendeva per cena. Scatto in piedi all’improvviso senza permettere a Josh di dare alcuna spiegazione “No. Anzi per me è ora di andare.” Afferro il telefono dalle mani del barista e lo ringrazio. Prima di andarmene mi giro nuovamente verso di loro. Lei mi guarda con aria assassina. Lui sembra dispiaciuto dalla situazione. Poi le parole mi escono dalla bocca. Giuro che non sono riuscita a fermarmi.
“Grazie di tutto Peeta. È stato un piacere.” E agito il telefono con a tutto schermo la foto appena scattata. Poi mi giro di nuovo e a grandi passi esco dal bar. Prima di uscire riesco a sentire la voce irritata di lei urlare “PEETA???”

Ora sono stesa nel grande letto della mia stanza. Per una notte potrò dormire comodamente. Prima di addormentarmi prendo il telefono e per la prima volta guardo la foto appena scattata. È molto bella. Lui ha un sorriso raggiante. Mio malgrado però rimango delusa nel notare i suoi occhi. Mi aspettavo i profondi laghetti azzurri descritti nelle pagine del libro, eppure lo sapevo che l’attore scelto per interpretare Peeta Mellark aveva gli occhi marroni. Però la foto è molto bella. La guardo un’ultima volta prima di poggiare il telefono sul comodino e spegnere la luce. Un ultimo pensiero mi invade la testa.

HO CONOSCIUTO PEETA MELLARK!!!   
   
 
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