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Autore: OfeliaMontgomery    21/03/2014    1 recensioni
Cos'hanno in comune Ofelia Montgomery, Rebekah Warner, Arlene Douglas, Georgia Adams, Delia Morton e Nora Day? Il corpo.
Dal primo capitolo:
Il signor Nicholas Hudson, il guardiano del cimitero restò stupito nel vedere Ofelia Montgomery camminare per le strade della città, di notte e da sola.
– Signorina Ofelia che ci fa qui da sola? E per giunta così? – chiese l’uomo indicando l’abbigliamento strano della ragazza, portava ancora la camicia da notte ed era scalza.
– Non so chi sai questa Ofelia, il mio nome è Georgia Adams e sono venuta a trovare il mio defunto marito – parlò la ragazza con voce quasi metallica facendo qualche passo verso l’entrata del cimitero.
Genere: Dark, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ofelia quel pomeriggio andò a lavorare. La sua piccola bottega di erboristeria era stata chiusa anche per fin troppo tempo, la madre non aveva avuto testa per riaprirla.
La ragazza in quel momento stava servendo una cliente che le aveva chiesto un detergente intimo.
– Deve usare questo: Aloevera2 Detergente Intimo Ultradelicato; deterge e aiuta a contrastare secchezza, prurito e irritazioni intime – spiegò Ofelia spostandosi una ciocca ribelle da davanti agli occhi.
– Lo prendo subito – disse la signora tirando fuori il borsellino dalla sua borsa.
– Certo signora, sono 9 dollari – riferì Ofelia passando il prodotto nello scanner – Basta così? – chiese ancora la ragazza.
La donna annuì dando ad Ofelia 10 dollari, – Ecco a lei il suo resto e non dimentichi lo scontrino – disse Ofelia mettendo il prodotto in un sacchetto di plastica per poi consegnarlo alla signora.
– Il prossimo – gridò Ofelia guardando la lunga fila di clienti. Passò tutto il pomeriggio a servire i suoi clienti, fin quando non arrivò l’orario di chiusura, cioè le 20.00.
Ofelia stava per chiudere la bottega ma un ragazzo dagli occhi di ghiaccio e dai capelli neri corvino la fermò – Ho un bisogno urgente di questa crema – parlò velocemente mostrandole il biglietto con il nome della crema.
– Può venire domani, ora siamo chiusi – informò Ofelia chiudendo a chiave la porta della bottega.
– La prego – supplicò il ragazzo facendo incontrare i suoi occhi color ghiaccio con quello color nocciola di lei.
Ofelia sospirò strappando dalle mani del ragazzo il foglio – Solo cinque minuti e che non ricapiti più, ci sono gli orari scritti proprio lì fuori – disse la ragazza riaprendo la bottega ed entrandoci dentro. Accese la luce ed aspettò che il ragazzo entrasse dentro per poi chiudere la porta.
– E’ già venuto altre volte qui? È registrato oppure no? – chiese Ofelia accendendo il computer dietro al bancone bianco.
– In verità mi sono trasferito questa mattina, mi hanno detto che qui c’era una buona bottega di erboristeria e diciamo che mi sono perso prima di riuscire trovarvi – spiegò il ragazzo alzando le spalle.
Indossava un lungo cappotto nero che lo faceva sembrare ancora più slanciato. Un paio di pantaloni di jeans leggermente strappati facevano intravedere i peli delle gambe.
Alle mani portava dei guanti che tolse proprio in quel momento andando ad appoggiarli sul bancone. Le mani erano molto screpolate e si vedeva chiaramente che gli davano fastidio.
– Mi può dire il suo nome e cognome? –
– Evan Allen –
– Età? Numero di cellulare o telefono?– chiese Ofelia inserendo i dati nel computer – Mi perdoni per tutte le domande, ma servono per la registrazione. Stia tranquillo sono private – spiegò la ragazza alzando gli occhi e puntandoli verso il ragazzo che si stava grattando le mani.
 – Se continua così le irrita solamente, aspetti qui – disse Ofelia andando a prendere un tubetto di crema nello sgabuzzino – Mi dia le mani – disse lei.
Il ragazzo gli porse le mani e si lasciò spalmare la crema dalla ragazza. Gliela spalmò lentamente senza fare troppa pressione e senza irritare ancora di più la pelle.
– Ecco fatto. Ora non si gratti più signor Allen – disse Ofelia sorridendogli gentilmente.
– La ringrazio signorina Montgomery – la ringraziò ricambiando il sorriso, – Comunque ho ventidue anni, non ho né il cellulare né il telefono di casa, io e la tecnologia siamo due cose diverse – riferì ridendo. Aveva una risata dolce ed un sorriso bellissimo, poté costatare la ragazza.  Il sorriso di Ofelia si allargò ancora di più dopo averlo visto ridere poi rise anche lei – Non importa, uhm non manca niente, ma se in caso vuole farsi portare a casa i prodotti mi deve dire dove abita e la via – disse controllando il computer.
– Non ce n'è sarà bisogno ma grazie – disse gentilmente il ragazzo.
– Va bene, allora per la crema sono 9 dollari – disse Ofelia mettendo la scatola in un sacchetto di plastica e consegnandolo al ragazzo.
Evan le diede nove dollari giusti poi prese il sacchetto e le sorrise – Spero di vederti ancora Ofelia, giusto? – chiese gentilmente il ragazzo.
– Sì, Ofelia. Beh mi trovi sempre qui oppure in giro – rispose Ofelia sorridendo prima di spegnere il computer.
Uscirono dalla bottega insieme, Evan indossò i suoi guanti poi si guardò in giro spaesato, non sapeva nemmeno lui dove andare. Ofelia se ne accorse subito – Vuoi un passaggio a casa? E’ meglio non andare in giro da soli alla notte, soprattutto in questa cittadina – riferì gentilmente.
Lui annuì gentilmente – Grazie, in realtà non so nemmeno da che parte girarmi quindi ti ringrazio davvero – disse Evan sorridendo cordialmente ad Ofelia.
Salirono sulla macchina di lei, era piccolina, ma accogliente ed era abbastanza fredda e profumava di pulito. Partirono subito, Ofelia accese anche il riscaldamento per riscaldare un po’ la macchina. Giudò per una decina di minuti poi Ofelia fermò la macchina. Erano arrivati davanti all’edificio in cui si era appena trasferito Evan. Era alto, grigio e faceva quasi venire i brividi da quanto era tetro quel posto.
– Tu vivi qui? –
– Sì, è un problema? –
– No, è solo che prima che lo ristrutturassero era un manicomio quindi mi fa un po’ strano venire qui – spiegò la ragazza scrollando le spalle.
– Manicomio o non manicomio era l’unico edificio dove gli appartamenti costavano poco, quindi va più che bene – disse il ragazzo slacciandosi la cintura di sicurezza poi aprì la portiera della macchina ma prima di uscire si girò verso la ragazza sorridendole e disse – Ciao Ofelia, ci vediamo in giro –.
Evan uscì dalla macchina ed incamminandosi nell’oscurità di quell’edificio e spari nel buio lasciando Ofelia da sola in quel parcheggio desolato.

 
  
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