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Autore: Vejitina    03/07/2008    2 recensioni
Harry-Draco! Harry rabbrividì davanti al volto del vincitore sorridente e della sua bacchetta puntata alla gola. “Cosa c’è?” disse l’uomo incappucciato di fronte a lui. “Hai ancora paura del buio, Potter?” Si tolse il cappuccio, facendo scivolare fuori i sottili capelli biondi. “... o è di me che hai paura?” Draco Malfoy lo stava aspettando... Solo una battaglia priva di guerra, restò a raccontare il loro amore...
Genere: Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qua con l’ennesima yaoi. Mi sono sforzata seriamente di finire i miei due lunghissimi racconti etero, ma ho fallito!

 

Quindi eccovi una Harry-Draco basata sull’amore unico che una persona riesce a provare solo per il suo acerrimo nemico. Sinceramente non so dove potrebbe andare a parare questa storia, nella mia testa il racconto è ancora in corso, quindi forse ci metterò un po’ ad aggiornare..

 

 

Voi intanto...

Commentateeeeeeeee!!!!! (come al solito!)

 

Attenzione: Le parti scritte con caratteri più piccoli sono flashback!!

 

...E TUTTO ATTORNO NON CI RIMANE CHE IL BUIO

 

Solo una battaglia priva di guerra,

restò a raccontare il loro amore...

 

Capitolo 1

 

 

Un suono di una civetta echeggiò lontano. Mentre lei cacciava la sua preda in quella notte maledetta, la nebbia saliva sotto una luna piena lucente. Il fiero rapace stanava il proprio avversario nella fitta foresta, non lasciandogli nemmeno il pensiero della propria morte, indifferente di tornare a casa a spese di sangue innocente.

La civetta non era sola quella notte.

Altre fiere si aggiravano nel buoi in cerca della propria soddisfazione. L’unica cosa da stabilire durante quell’improvvisata battuta di caccia era chi dovesse morire, chi sarebbe diventato il cacciatore e chi la preda.

Un giovane ragazzo moro si sedette esausto dietro un grosso tronco, riposandosi e attendendo. Inspirò aria dai polmoni doloranti, regolò il respiro mozzato, strinse a sé la bacchetta, pronta a scattare. La luna splendeva nel cielo, mentre le bestie sotto di essa si aggiravano guardinghe nella tenue oscurità. Era tutto troppo luminoso in effetti... il ragazzo avrebbe preferito meno luce... rendeva i colpi meno precisi e dolenti. Quando riprese tutto il suo fiato, scrutò le ombre, alzando appena l’asticella stretta nel suo pugno sudato.

Il silenzio lo accolse rendendolo sordo. Qualcosa si aggirava in quei rami. Sforzò il cervello a prestare attenzione ad ogni singolo rumore e ad ogni movimento. Doveva rispondere prontamente alla minaccia o non avrebbe mai avuto salva la vita. Un secondo e avrebbe perso tutto. Il martellare incessante del suo cuore coprì i rumori circostanti. Cercò di controllare il proprio battito per non cadere vittima della sua stessa paura.

Lui era vicino.

Lo sentiva.

Almeno questo lo percepiva.

Ma perché si trovava qui?

Non doveva andare così. Dannazione! Cacciava o veniva cacciato?

Non importava... Non avrebbe mai perso contro di lui.

Non contro di lui...

 

 “Harry, cosa c’è?”

 “Niente. Perché?”

 “Sei pallido.”

 “Davvero?” il giovane grifondoro si scrutò nello specchio del corridoio del quarto piano della scuola. Sembrava molto sciupato. Non dormiva bene e questo risentiva su tutto il resto. La giovane e rosata carnagione pareva spenta, solo gli indomiti ricci neri sembravano non voler crollar sotto il peso della stanchezza. Sotto la chioma, sulla fronte, vi era impressa una cicatrice, unico simbolo della battaglia dei suoi genitori contro l’Oscuro Signore. Sotto ancora due magnifici e splendenti occhi verdi.

La giovane ragazza castana al suo fianco lo osservò con estrema curiosità. Sarebbe stata una ragazza molto carina se avesse posato quei libri e si fosse messa il rossetto, ma questo non era decisamente nei suoi pensieri. Harry scommetteva che quella sua vigile testolina stava già elaborando una lista di validi motivi del suo malessere. Purtroppo solo lui ne comprendeva il motivo. Hermione non si sarebbe mai spinta a tanto. Era intelligente, non veggente.

 “Vado un attimo in bagno. Ci vediamo di sopra.”

 “Ti aspettiamo.” Disse Ron. Il suo migliore amico, che probabilmente aveva più lentiggini che tatto, non comprendeva mai quando voleva star solo e ultimamente questo succedeva molto spesso.

 “Non serve. Ci vediamo nella sala comune.”

 “Ma...”

 “Andiamo, Ron.” Lo trascinò Hermione. Se Ron non era perspicace, la capacità e l’intuito di Hermione compensavano a modo loro i difetti dell’amico, rendendo possibile sopportagli insieme.

I suoi amici si diressero verso la loro torre e lui rimase solo, sperando di restarci a lungo. Doveva riprender fiato.

Entrato in bagno, si addossò alla parete. Non ce la faceva più. Il sesto anno era già duro da sopportare senza che ci si mettessero anche i suoi ultimi sogni. Come se la battaglia contro il Signore Oscuro non fosse già ardua per tutti, ora c’era qualcosa che rischiava di farlo impazzire.

Si lavò la faccia con l’acqua del rubinetto, cercando di far diminuire il mal di testa.

Cosa gli stava accadendo? Questi nuovi incubi, non erano come i precedenti, non erano ricordi o interferenze di Voldemort. Aveva imparato a conoscerne la differenza. Erano spaventosi e crudeli ma erano cose reali, successe veramente. In questi suoi ultimi sogni invece non c’era verità, era solo uno stupido maledetto sogno. Non che ricordasse gran che la mattina, si svegliava ansante e sudato, con il batticuore e le immagini raccapriccianti nella sua testa, un volto, un giovane uomo coperto di sangue che allungava le mani verso di lui, speranzoso, forse, che lui potesse salvarlo. Che follia! Lui cosa poteva fare? Lui non poteva salvare nessuno...

Si guardò nello specchio, riconoscendo i suoi occhi verdi dietro la patina di sporco e vapore. Suo padre era stato un bel ragazzo da giovane. Aveva successo con le ragazze. Lui invece era un disastro, non era bello e non era bravo. Era solo discreto a quiddich! Che consolazione!

Per un attimo gli parve di intravedere un’ombra dietro di sé, ma sapeva che era la stanchezza, l’insonnia.

Il ricordo del ragazzo del suo sogno, che protendeva le mani bagnate di sangue verso di lui, gli fece accapponare la pelle.

Perché proprio adesso?

 “Hai ancora paura del buio, Potter?”

Si girò di scatto e vide un giovane ragazzo biondo uscire da un gabinetto. Gli ci volle meno di due secondi per riconoscerlo e meno di tre per storcere la bocca in una smorfia di disgusto.

Draco Malfoy.

Il ragazzo con un fisico asciutto ed alto quanto il suo, sfoderava un ghigno mentre si sistemava i capelli perfettamente in ordine allo specchio accanto al suo. La carnagione chiara e i capelli di un biondo chiarissimo lo rendevano molto più pallido di lui in quel momento, ma quello che lo aveva sempre colpito erano i chiari occhi grigi, sfavillanti nella loro superbia, ma tristi e terribilmente taglienti.

 “Che cosa vuoi, Malfoy?”

 “Ti ho chiesto se hai ancora paura del buoi. Stai tremando.”

 “Tu sragioni Malfoy, saranno tutti quegli incroci che combinate nelle famiglie purosangue.”

Pari.

Draco storse la bocca indispettito, ma non rispose.

 “Beh, se non vuoi dirmi cosa ti preoccupa chiederò in giro. Dirò a tutti che ti ho trovato nei bagni che piangevi come una femminuccia.”

 “Fai pure. Non sono io quello che è stato visto piangere per paura di un ippogrifo.”

Spalancò leggermente gli occhi grigi per poi ritrovare la compostezza, sfoderando un temibile ghigno e avvicinandosi di un passo. “Non abbiamo più tredici anni, Potter.”

Il modo in cui disse quella frase non gli piacque per niente. “Lo so e sembri il solo essersene dimenticato.”

Incassò anche quell’ultimo colpo con compostezza. Oggi andava proprio bene con Malfoy. Due a uno! Giorno da ricordare. Se solo non fosse certo che si sarebbe vendicato il triplo, sarebbe stato un giorno perfetto.

 “La pagherai per questo, mezzosangue. La pagherai.”

Gli lanciò un’occhiata di disguosto prima di andarsene dal bagno imbufalito.

Forse aveva esagerato. La rivincita di due secondi valeva la vendetta di Malfoy per tutto l’anno? Forse sì...

 

 

Un refolo di vento spostò qualche ciocca sul suo volto, nascondendo una buona volta quella maledetta cicatrice. Alzò la mano per spostare i capelli in disordine, quando la bloccò a mezz’aria. Non poteva permettersi di bloccare la propria visuale anche solo per qualche attimo. Le tenebre non davano tregua, quindi perché concedere un inutile vantaggio?

Un rumore dietro di lui, un refolo alla sua sinistra scosse un albero vicino. Gli parve di sentire un sussurro...

Era lui... era lui, lo sapeva.

Lo stava rendendo pazzo. Si sentì braccato come una preda, senza una via d’uscita. Non ce l’avrebbe mai fatta a uscire vivo da questo bosco. Lui era troppo potente per fuggirgli...

Gli mancò l’aria.

Cercò di inspirare forte.

Doveva calmarsi.

Calmarsi...

L’aria attraverso i polmoni lo placò, ridandogli un po’ di lucidità.

Il ragazzo fece saettare gli occhi verdi sulle ombre attorno a lui per assicurasi di esser sempre solo. Sospirò. Si appoggiò di nuovo all’albero, ritornando con la mente agli incantesimi utili. Perché farlo non lo capiva visto che nel momento del bisogno avrebbe usato i primi che gli venivano in mente, come al solito.

Si voltò verso un movimento sospetto. Qualcuno strascicava i piedi nella sua direzione, un rumore di passi incespicante a pochi metri da lui.

Si acquattò contro l’albero, restando immobile.

Non vide nulla, ma nel fitto bosco di notte non poteva che esser lui. Trascinava la gamba che lui stesso gli aveva ferita poco prima.

Che idiota! Si era pure dimenticato di fare l’incantesimo tacente alle scarpe. Si stava scavando la fossa da solo.

Si alzò in piedi, stringendo la bacchetta.

Ce l’avrebbe fatta! Doveva solo attendere che lui compisse gli ultimi metri in modo da trarlo in un imboscata.

 “Potter!”

Harry si girò verso il richiamo alle sue spalle.

Il cuore tornò a battere all’impazzata alla vista di una conosciuta sagoma nera. Merda! Gli aveva buttato una semplice esca e lui aveva abboccato come un idiota.

Rabbrividì davanti al volto del vincitore sorridente e della sua bacchetta puntata alla gola.

 “Cosa c’è?” disse l’uomo incappucciato di fronte a lui. “Hai ancora paura del buio, Potter?”

Si tolse il cappuccio, facendo scivolare fuori i sottili capelli biondi.

 “... o è di me che hai paura?”

Draco Malfoy lo stava aspettando...

 

 

Fine primo capitolo

 

  
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