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Autore: Inathia Len    22/03/2014    2 recensioni
Sono passati cinque anni dalla creazione degli Hunger Games, quando il giovane John Watson viene selezionato alla Mietitura del suo Distretto.
Dalla storia:"-Hai ragione tu, sono i Favoriti quelli da eliminare, che ci potrebbero causare più problemi. Sally e Anderson hanno avuto fortuna, ma senza le tue bombe non sarebbero andati da nessuna parte. E poi, se non gli diamo subito la caccia, si sentiranno al sicuro e magari saranno loro a fare un passo falso.-
-Questo sì che si chiama pensare- commenta Sherlock.
-Quindi è deciso. Dove pensi si siano nascosti?-
-Dove ti rifugeresti tu, se fossi un Favorito e la altre due alleanze si stessero scontrando nei vicoli?-
-Lontano dai vicoli- mormoro, arrivandoci dopo. –In piazza, alla Cornucopia- rispondo poi e a Sherlock brillano gli occhi."
Mio primo cross-over, quindi siate clementi. Anche se le recensioni fanno sempre piacere e aiutano a migliorarsi :-)
Genere: Avventura, Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO8

 

Quando arriviamo, casa è un disastro. Evidentemente Sally e Anderson, sempre che siano stati loro, sono tornati allo scantinato e hanno recuperato gli esplosivi, per poi piazzargli nell'appartamento a piano terra. Del 221B non è rimasto praticamente niente, persino i pezzi della poltrona su cui stava Greg ieri sono divelti in strada. Il mio cuore perde un battito quando vedo due hovercraft avvicinarsi ed estrarre dalle macerie quelli che una volta erano Molly e Lestrade.

Faccio per avvicinarmi, ma Sherlock mi trattiene, stringendomi forte la mano e guardando come ipnotizzato la casa.

-Lasciami andare- dico, cercando di mantenere un tono di voce calmo. Pessimo risultato, ovviamente.

-John, non capisci, fa parte del loro piano, averci qui...-

-Sono stufo di piani e macchinazioni, Sherlock. Sono stufo di tutto quanto. Voglio solo entrare e vedere se Mary sta bene. Non portarla con noi, invitarla per il the o altro. Solo. Vedere. Se. Sta. Bene- scandisco e libero la sua mano dalla mia. -E tu, o entri con me o non provare a fermarmi. So sparare anche io, lo sai.-

E avanzo tra le macerie, certo che Sherlock sia dietro di me, la pistola in pugno. Intorno a noi, tutto tace e mi fa temere per il peggio per Mary. Corro dentro -sempre che di “dentro” si possa parlare- facendo attenzione ai vari detriti e comincio a chiamare il suo nome con quanto fiato ho in gola. Non faccio in tempo a dire -Mary- una terza volta che uno sparo poco lontano mi gela.

-Fa che non sia lei, fa che non sia lei- continuo a ripetere, senza considerare quando sia stupida come preghiera. Colgo un movimento alla mia sinistra e mi precipito in quella che una volta era la cucina, ma che ora è riconoscibile solo da un lavandino rotto che zampilla acqua.

Mary è per terra, colpita all'addome dalla pistola che Mycroft ci aveva inviato per salvarla. Sherlock mi dice qualcosa sul fatto che ci pensa lui a Sally e Anderson, ma non lo ascolto granché.

-Mary, Mary, riesci a sentirmi?- le chiedo, scuotendola fino a quando non apre gli occhi. È viva. Non ancora per molto, ma adesso è qui con me. E ripenso alla mia promessa di proteggerla, perché se me l'avessero portata via mi avrebbero derubato di casa mia. Quand'è che Sherlock Holmes è diventato più importante?

-John- rantola lei, ma io la zittisco. Non deve affaticarsi. Le premo con forza il ventre, sperando stupidamente di arrestare il flusso di sangue.

-Dove sono Molly e Greg?- chiede in un sussurro che mi spezza il cuore.

Evito di risponderle, ma lei ha già capito.

-Che cosa è successo?-

-Ci eravamo accorti che ve ne eravate andati e stavamo decidendo il da farsi quando…-mi spiega, ma poi blocca, pallida come un cencio.

-L’esplosione, certo- continuo io, per agevolarle la cosa, e lei annuisce.

-Ma poi sono arrivati Sally e Anderson, per controllare se eravamo ancora vivi. Hanno gridato anche i vostri nomi, non sapevamo che ve ne eravate andati questa notte. Molly era già… mentre io e Greg ci eravamo messi sotto l’architrave. Gliel’ho detto io, sai? Ti ricordi a casa?-

Il flash di tutte le volte in cui era suonato l’allarme durante la guerra mi invade la mente. Il panico, i rumori, i sussurri… tutto. Quando sentivamo la sirena dovevamo correre al punto più sicuro della casa, i rifugi erano solo per i pochi ricchi del Distretto.

-Ma Molly non ha fatto in tempo- continua Mary, cominciando piangere. –Ed è tutta colpa mia!-

Prendo la sua testa sulle ginocchia e le passo una mano tra i capelli, mentre lei consuma tutte le sue lacrime, facendo piangere anche me. Non voglio che muoia, voglio svegliarmi domani e scoprire che questo è solo un incubo orrendo.

-Non è colpa tua, nulla di tutto questo lo è. No, tu sei stata coraggiosa per quello che hai fatto. In pochi avrebbero pensato anche alla salvezza degli altri- le sussurro, mentre lei chiude gli occhi.

-Tu lo avresti fatto. Tu sei tornato per noi, hai aiutato Greg- sussurra, con la poca voce che le rimane. –Devi vincere, John. Trova Sally e Anderson, vendicaci. E poi vinci, torna a casa e dai un bacio alla mia mamm…- ma non fa in tempo a finire la frase che sento il cannone.

Rimango con lei a tenerle la mano fino a quando non scende l’artiglio metallico a strapparla. Solo allora mi alzo, pulendomi il sangue sui jeans.

-Sherlock!- grido, cercandolo fuori in strada. Lui è lì, fermo e seduto per terra che giocherella con la pistola. –Dobbiamo andare a cercare Sally e Anderson- dico, mentre lui solleva un sopracciglio.

-È morta, vero?-

-Sì, e allora?-

-Ti ha fatto promettere di vincere- e questa non è una domanda. Mi guarda fissa come è solito fare, solo che adesso lui è seduto e sono io quello in alto. Sembra così piccolo e vulnerabile, decisamente non le due parole che di solito userei per descriverlo. È come se lo Sherlock che ho imparato a conoscere, quello tutto deduzioni e sangue freddo, ma pronto ad aiutare e a farsi due risate, mi stia scivolando tra le dita, sostituito da questo ragazzo che non conosco e che mi fa paura, perché non so cosa aspettarmi da lui.

-Quindi?- lo incalzo, dato che sembra intenzionato a rimanere lì fermo con lo sguardo fisso per tutto il resto del tempo.

Sherlock scrolla le spalle e io mi siedo accanto a lui.

-Ehi, che succede? Il grande Sherlock Holmes è in panne?-

-Non so cosa decidere. Da una parte, vorrei inseguire Sally e Anderson per quello che hanno fatto qui, a delle persone a cui tu tenevi; dall’altra, so che Irene e Moriarty sono più pericoloso e la loro inattività è sospetta. Non vorrei che stessero pensando a qualcosa di grande e noi ci finissimo dentro con tutti e due i piedi.-

-E tu stai pensando a tutto questo? Cavolo, come fa a non esploderti la testa?- butto lì, sperando di tirarlo su di morale.

-Come deve essere monotono non essere me- mormora. –E come deve essere silenzioso e noioso nei vostri cervelli!-

Evito di rispondergli.

-D’altra parte, non possiamo nemmeno sperare che si eliminino da soli- continua a pensare ad alta voce Sherlock.

-Allora andiamo a cercare la Adler e Moriarty- dico alla fine.

-Lasci perdere la tua vendetta?- chiede Sherlock, sorpreso.

-Hai ragione tu, sono i Favoriti quelli da eliminare, che ci potrebbero causare più problemi. Sally e Anderson hanno avuto fortuna, ma senza le tue bombe non sarebbero andati da nessuna parte. E poi, se non gli diamo subito la caccia, si sentiranno al sicuro e magari saranno loro a fare un passo falso.-

-Questo sì che si chiama pensare- commenta Sherlock.

-Quindi è deciso. Dove pensi si siano nascosti?-

-Dove ti rifugeresti tu, se fossi un Favorito e la altre due alleanze si stessero scontrando nei vicoli?-

-Lontano dalle stradine- mormoro, arrivandoci dopo. –In piazza, alla Cornucopia- rispondo poi e a Sherlock brillano gli occhi.

  
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